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Autore: giascali    09/06/2014    7 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eracl.
 
E poi Ilio dice di essere lei quella sfortunata. Se lo dirà un’altra volta, giuro che la uccido.
- A che stai pensando, cugino? – mi domanda con un insopportabile sorriso straffottente Gene, appoggiato alla parete sinistra del corridoio. È cambiato dall’ultima volta che l’ho visto: sembra più alto e i suoi capelli ricci sono cresciuti.
- Al fatto che dovresti tagliarti i capelli. – ribatto con la stessa espressione, per poi assumere la sua stessa posizione. – Se vuoi ti aiuto. Però non ho delle forbici con me. Magari potrei strapparteli. –
Gene fa una smorfia. – Ti piacerebbe. –
-Non sai quanto. – sorrido, impugnando meglio la mia spada, e mi lancio su di lui.
Evita il mio affondo e gira su se stesso, per poi tentar di colpirmi alla spalla, incontrando però la mia lama. Per un attimo rimaniamo immobili, l’uno di fronte all’altro, guardandoci negli occhi, poi io allento la presa e arretro, evitando la sua spada che si conficca a terra.
Mi appoggio alla mia, guardandolo con un sorriso cercar di liberare la sua arma.
Quando ci riesce, fa un ringhio e si scaglia su di me. Paro il suo colpo e ne tento uno, riuscendo a ferirlo al braccio. Non è una ferita molto profonda ma è proprio sul braccio che sta usando per tenere la spada e, beh, quindi non da sottovalutare.
Sembra però non farci caso e continua a sferrare affondi, che schermo tutti, o quasi, e parate.
-Non male. – mormora dopo un po’. – Com’è che combatti decentemente oggi? – fa un passo a sinistra, sfuggendo ad un mio attacco.
-La tua faccia mi motiva a migliorare. –
Fa una risata sarcastica. – Anche la tua, se per questo. –
Incrociamo di nuovo le lame ma questa volta decido un approccio diverso e, con una rotazione del polso, lo disarmo.
Gene scocca la lingua con un’espressione seccata in viso e fa un ampio gesto con la mano destra, creando una ventata che mi spedisce a terra, a qualche metro da lui. Faccio cinta che non mi stia facendo malissimo il fondoschiena e mi rialzo con un balzo, pronto a ricambiare il favore, quando, però, sento un fracasso infernale alle mie spalle. Per un momento, Gene ed io interrompiamo il nostro scontro e ci voltiamo entrambi nella stessa direzione. Dietro di me, alla parete si è creato un buco dalla forma quasi rotonda, da cui sta uscendo Tia.
Tiene in mano un martello enorme, di roccia. Si sta guardando attorno con aria confusa, come se non stesse capendo bene dove si trova, poi incrocia il mio sguardo e sorride, dopo però nota Gene ed assume un’espressione indecifrabile. – Umh. Credo di essermi persa. –
-Dici sul serio, nana? – domando cercando intanto di reprimere una risata.
Tia incrocia le braccia. – Ti sembra che stia scherzando, brezza estiva? – mi scocca un sorriso divertito e canzonatorio.
Prima che possa ribattere, Gene ci interrompe. – A quanto vedo le cose non sono cambiate, tra voi due, eh, Tia? -  la ragazza si volta verso di lui. - La mia proposta rimane sempre valida. – aggiunge poi con tono più insicuro. Si mordicchia il labbro inferiore.
Tia si scosta un ricciolo dalla fronte. – Ti sbagli, armadio. – mi lancia un breve sguardo. – Sono cambiate un po’ di cose e la mia risposta rimane la stessa. –
Gene ci mette qualche secondo per capire cosa intende, poi si mette a ridere, come solo, a mio parere, uno psicopatico potrebbe fare. – Oh, quindi mio cugino finalmente ha deciso di farsi avanti o come al solito hai dimostrato di essere tu quella coraggiosa? – Si china e raccoglie qualcosa da terra. - È davvero fantastico. – dice poi con tono sarcastico. – Davvero… ma anche un peccato. –
-Aspetta, cosa? –
Il Discendente dell’Aria porta il braccio sinistro indietro, per poi muoverlo in avanti. In volto ha un’espressione feroce ed è solo in un secondo momento che mi rendo conto di cosa ha raccolto: uno dei detriti del muro da cui è uscita Tia.
Alzo la mano, cercando di concentrarmi per dirottarlo con una corrente d’aria, ma il mattone interrompe la sua traiettoria e metà del suo percorso, come se avesse incontrato una parete invisibile, e cade a terra. – Ma cosa… - faccio un passo in avanti, guardando incuriosito e allo stesso tempo sbalordito quello che mi sono appena ritrovato davanti al naso. È traslucido, spesso e resistente. Vi appoggio una mano.
-Ti consiglio di non riprovarci, Gene. – dice con voce minacciosa Tia. – Altrimenti la prossima volta non mi limiterò a bloccare il mattone. –
Ci giriamo verso di lei, ricreando una situazione che è successa appena dieci minuti fa’. Tia ha lanciato a terra il suo martello ed ora stringe entrambe le mani a pugno. Le sue labbra sono serrate e gli occhi ora sono interamente verdi. Non l’ho mai vista così. Non posso fare a meno di sorridere in modo sghembo. – Ti consiglio di starla ad ascoltare, cugino. – mormoro, chiedendomi se Tia avrebbe la stessa reazione con i suoi possibili futuri figli. Oh, poveri ragazzi. Che madre che capiterà loro.
Gene scocca la lingua, riportandomi alla realtà. – Che carino, ti fai difendere da lei. – incrocia le braccia al petto, assumendo un’espressione odiosa che mi fa digrignare i denti. – È fantastica, vero? Sicuro che la meriti? -
Mi lancio su di lui. Gli sferro un pugno mentre con l’altra mano lo tengo per la maglia grigia. Dal naso comincia scendergli del sangue ma non smette di sorridere sprezzante. È inquietante come il suo sangue riesca a brillare in questi corridoi in penombra. – Dai, fallo. Sfogati. Dimostrale che sei un bravo ragazzo. Falle vedere quello che sei. – pronuncia “bravo ragazzo” con tono tanto sarcastico da farmi desiderare di dargli un altro pugno. Serro ancor di più la mano ed intanto riesco quasi a sentire le mie iridi estendersi, fino a coprire la pupilla e il bianco del bulbo oculare.
-Eracl. – mi richiama una voce. Ci metto un po’ per capire che si tratta di Tia. – Lascialo. Non ne vale la pena. – fa una pausa. – So dove dobbiamo andare. –
-E cosa vi dice che io permetterei di andarvene? – domanda mio cugino. Non sembra intimidito. Ora la sua attenzione è rivolta solo a Tia.
La ragazza accenna un sorriso malandrino e scocca le dita. Il pavimento pare rialzarsi, finché non si rompe e dall’apertura escono delle radici di un bel verde intenso. Queste crescono, fino a raggiungere i piedi di Gene ed iniziano a diventare più spesse, man mano che salgono lungo il corpo di mio cugino. Mollo la sua maglietta, quando le radici mi sfiorano.
Sia mai che Tia si sbagli e debba finire legato a Gene. Faccio un passo indietro. – Questo. – risponde Tia con tono soddisfatto. Mi tende la mano. – Andiamo. – la afferro.
-Tia. – la richiama Gene, quando siamo al foro del muro. Tia si volta ed incontra il suo sguardo. – Se… le cose fossero state diverse, se io non fossi quello che sono, la risposta sarebbe stata la stessa? –
Per un minuto Tia non risponde, limitandosi a rimanere in silenzio. Sta praticamente torturandomi sia psicologicamente  che fisicamente, da quanto sta stringendo la mia mano. – No, sarebbe stata la stessa. – volge lo sguardo su di me per poi farlo ritornare su Gene. – Scusa. – e poi attraversiamo l’apertura.
Inavvertitamente scoppio a ridere, non riuscendomi a trattenere. Tia si volta verso di me e sorride.
Mi fermo un attimo a guardarla, incantato per poi chinarmi su di lei e baciarla.
Subito lei si alza sulle punte per starmi più vicino, mettendo le sue mani tra i miei capelli, mentre le mia hanno raggiunto i suoi fianchi. Muovo le labbra sulle sue, godendomene la morbidezza e il suo odore floreale. Credo che non capirò mai di che fiore si tratti ma non me ne dispiace. Ci stacchiamo solo per riprendere fiato e questo accade, beh, dopo un bel po’ di tempo.
Mi allontano da lei di pochi centimetri, sufficienti per permettermi di guardarla in viso.  Ha le labbra leggermente gonfie e più rosse del solito. Ha il respiro pesante e i capelli sparati in tutte le direzioni ma non credo che potrei trovare un momento in cui mi è sembrata più bella. – Ti amo. – mi sento dire, per poi mordermi la lingua. Idiota.
-Ti dispiacerebbe se adesso dicessi “lo so”, tipo principessa Leila di Star Wars? –
Faccio un sospiro divertito. – Ammettilo: rovinare questi momenti è il tuo terzo Talento. –
Sorride, prima di avvicinare ancor di più le nostre labbra tanto che adesso si sfiorano, mentre sussurra: - La tua capacità deduttiva mi stupisce sempre di più, brezza estiva. -



Note dell'autrice:
scusate ma queste note saranno molto brevi, devo uscire e ho tipo 5 minuti per prepararmi ma come un'idiota ho voluto finire il capitolo a tutti i costi. Credo che se ne capisca il motivo per quello che succede :)
Scusate se ci sono degli errori, poi provvederò a correggerli tutti :)
Un grazie a chi ha recensito il precedente capitolo, presto risponderò a tutti.

 
   
 
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