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Autore: ambra_chiara    09/06/2014    1 recensioni
Buonsalve a tutti! Mi chiamo Ambra, sono una mezzosangue figlia di Era e di Zeus, sembrerebbe epico detto così, ma non lo è molto... prima di tutto non li ho mai visti e non mi hanno certo ereditato i loro poteri, sono una comune mezzosangue.
L'unico mio contatto con i miei genitori è quella collana che porto al collo, un piccolo cordoncino nero con appeso un pezzo di ossidiana lavorato con estrema cura, lunga e sottile.
Quello non è solo un semplice gioiello, è allo stesso tempo un cappio al collo...
Grazie all'aiuto dei miei amici riuscirò a sconfiggere un nemico invisibile?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le tre pietre '
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Mi svegliai che ero in groppa a Buckie, mentre qualcuno lo guidava e cercava di non farmi cadere perché il mio cavallo andava a una velocità sorprendente.
“Am!” disse il cavaliere
“Jim… perché mi sveglio sempre vedendo la tua brutta faccia?”
“Ok. Stai abbastanza bene” disse lui con una smorfia che doveva assomigliare a un sorriso.
Smontò da cavallo e mi prese imbraccio tenendo con uno il busto e con l’altro le gambe, tipo gli eroi epici dei film.
“Sei ingrassata”
“Se potessi ti picchierei” dissi con un tono tutto tranne che cattivo.
Entrò in infermeria e mi poggiò sopra a una brandina mentre mi porgeva un bicchiere d’acqua
“Bevi” in quella entrò Chirone
“Ambra! Miei dei…” si avvicinò “Sei più bianca di un fantasma”
“Chirone… sta bene. Mi dispiace per tutto” dissi
“Tranquilla, tu non hai fatto nulla, anzi hai salvato tutti noi… Vado a radunare i mezzosangue, li calmo perché sono nel panico, tu stai qui ok?”
“Dove dovrei andare?” chiesi, il centauro sorrise un po’ e poi se ne andò.
Il figlio di Apollo se ne stava in un angolo dell’infermeria, quando Chirone uscì dalla stanza con il suo fondoschiena equino ingombrante si avvicinò e mi tenne alzate le gambe
“Certo che sei svenuta due volte in una sola settimana”
“E non è ancora finita” ridacchiai “per non parlare del fatto che ho conquistato un nuovo potere! Che bello! Altro che Percy Jackson! Sono magnifica” dissi con un fil di voce e ridacchiante, ma Jim rimaneva zitto e serio
“Che c’è?”
“Ambra sei in pericolo, rischi ogni minuto la vita, e neanche te ne accorgi”
“Secondo te non me ne rendo conto?”
“Sei qui a ridere e scherzare, quando hai appena rischiato di morire: quella donna ti ha proposto di diventare suprema sovrana del mondo, e hai detto di no! L’hai fulminata e hai salvato tutti noi da un congelo perenne! E tu ridi e scherzi?”
“Cosa dovrei fare?”
“Non so… pensarci magari? Parlarne? Avere paura? Anche vantarti va bene! Basta che ne parli!”
“Tu credi che io non ci stia pensando?” dissi sedendomi e abbassando le gambe, anche se le teneva Jim, sentì un giramento ma non ci feci caso “Che non ci perdi il sonno la notte? Che non pensi in continuazione a questa faccenda?”
“non sembra”
“se sono una splendida attrice non vuol dire che non mi importi!” dissi con uno sbuffo e facendomi ricadere a peso morto sulla branda perché i giramenti erano troppi
“Non ne parli mai! Fai finta di nulla”
“Ne ho parlato… oggi pomeriggio”
“ma insomma, hai detto solo che hai paura! Nient’altro!”
“è vero! Ho paura! Ogni volta che chiudo occhio mi vengono in mente le immagini delle esplosioni! Penso a cosa avrei perso se fossi morta, penso a quanto soffrirò quando la maledizione mi colpirà… ma non ha senso esporre la mia tristezza a tutti! Io devo combattere, devo combattere per sopravvivere, devo lottare per coloro che sono sempre stati vicino a me” dissi alzandomi di scatto e cercandomene di andare, ma Jim mi prese per le spalle
“Ambra, non sei da sola ok? Non lo sarai mai… faremo tutto il possibile capito? Tutto pur di salvarti”
“Ho paura che non sia abbastanza” Jim mi abbracciò e io ricambiai, per cercare un conforto fraterno e anche perché se non mi aggrappavo a qualcuno sarei caduta.
In quella entrò Taylor, io mi staccai subito così non avrebbe frainteso.
“Ciao Ambra” mi salutò, la prima volta che mi chiamava per nome “Vieni alla casa grande, Chirone ti aspetta…” annuì.
“Ti accompagno” si propose il figlio di Apollo
“Chirone ha detto da sola” lui annuì e mi mise una mano sulla spalla per poi lasciarmi andare.
Il cielo era pieno di stelle, le osservavo e le contavo… quasi inciampai nel vestito.
Pensai di trovare fuori dall’infermeria Buckie, ma evidentemente qualcuno l’aveva messo via nel box.
Sospirai e calciai i sassolini tenendo la gonna in mano perché era lunga e cercando di cacciare via il mal di testa opprimente.
Prima di andare alla casa grande, passai dalla Casa di Afrodite, Michelle era seduta fuori su una sedia, guardava il cielo.
Appena mi vide smise di piangere e mi abbracciò
“Michelle…”
“Mi dispiace”
“Per cosa?”
“Per tutto, ora capisco, la maledizione, l’esplosione, mi dispiace per non averlo capito e aiutato”
“Tranquilla… ti chiedo perdono io non ti ho raccontato nulla, e anche perché non sono stata tanto presente in questo periodo”
“Mi prendi in giro?” ridacchiò.
Si staccò da me giusto per prendere un fazzoletto dalla felpa che si era messa sopra al pigiama e si asciugò le lacrime
“Ho sentito e visto tutto, non posso ancora crederci…” disse lei
“Non piangere che poi piango pure io” mi scappò una lacrima e scoppiammo entrambe a ridere
“Ne parliamo domani… ora devo andare da Chirone”
“Ok” ci demmo un ultimo abbraccio poi lei andò a letto, io alla casa grande.
Ma non sapevo che quella notte avrebbe avuto bisogno di me per affrontare il pericolo.
  
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