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Autore: alicehorrorpanic    10/06/2014    13 recensioni
[Piccola revisione in corso: fino al settimo capitolo modificato]
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«Senti coso, tu non mi trascinerai da nessuna parte, punto primo» gli puntai un dito contro e presi un respiro «punto secondo, non sono una di quelle che cascano ai tuoi piedi con un battito di ciglia»
«A me sembra che non ti sia dispiaciuto così tanto guardarmi»
Inclinai la testa e lo esaminai.
«Detto tra me e te, ho gusti più raffinati»
Lui rise, tenendosi la pancia con le mani.
«Non inventare cazzate solo per non ammettere la verità»
«Non sto dicendo cazzate»
«Allora vorresti dire che preferisci un tipo come Fiocchi, secchione, occhialuto, basso, a uno come me, alto, bello e affascinante?»
«E arrogante, stronzo, idiota» elencai con le dita «potrei continuare fino a domani mattina» lo fissai inclinando la testa.
«Se passi con me la notte puoi continuare a insultarmi fino a domani» ghignò e cercò di avvicinarsi di nuovo.
Più cercavo di mantenere le distanze più lui era vicino.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'killkisskill'
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CAPITOLO VENTUNO - KISS THE RAIN





Ero entrata in classe in religioso silenzio seguita da Arianna, non volevo riprendere quel discorso imbarazzante su di lui.

Lui, che era praticamente corso in classe, non mi aveva neanche guardata, non mi aveva considerata neanche di striscio, neanche un misero sorriso dei suoi.
Nulla.

Mi sentivo strana, ferita, volevo che mi guardasse, che mostrasse il suo solito ghigno che ormai avevo imparato a sopportare e ad amare.

Sì, perché io Alice Bucci avevo preso una cotta, e bella grande.
Ma che cotta, ne ero innamorata perdutamente, l'avevo capito perché non riuscivo a non guardarlo ogni qual volta che ne avevo occasione e volevo strangolare ogni ragazza che gli si avvicinava. 

Forse provavo troppi istinti omicidi in quel momento perché nel girare una pagina del libro di letteratura rischiai quasi di strapparla e di trovarmela tra le mani.

Avevo qualche problema, quello era sicuro, cuore a mille, mani sudaticce e testa da un'altra parte, decisamente non concentrata sulla lezione.

Alzai la mano di scatto facendo illuminare gli occhi del prof., probabilmente pensava che dovessi fare una qualche intelligente  domanda.
Bella mossa Alice, che figura del cavolo.

«Si, Bucci? Ha qualche domanda?»
Mi dispiaceva smontare le sue teorie ma avevo bisogno urgente di prendere una boccata d'aria.

«Ehm no, mi scusi, potrei andare in bagno?»
Seguirono le risate divertite dei miei compagni e l'occhiataccia del prof., che però mi lasciò uscire dall'aula.
Sia benedetto quell'uomo.

Uscii dalla classe e mi incamminai lungo il corridoio per raggiungere il bagno. 
Mi lavai la faccia con l'acqua gelata mandando a quel paese il fondotinta e il fard, diventando di un colore cadaverico.

I film mi avevano illuso che appena avessi alzato gli occhi avrei visto un ragazzo riflesso nello specchio, ovviamente era una stronzata bella e buona.

Perché mai Nico avrebbe dovuto seguirmi?
Senza contare che il prof. non avrebbe fatto uscire nessun altro dalla classe. 

Sarebbe stato troppo bello se fosse successo e sarei rimasta impalata a guardarlo.

Il suono della campana mi risvegliò facendomi saltare in piedi come una molla e prendendo coscienza del fatto che ero stata fuori quasi dieci minuti.




NICCOLO'


Era uscita per andare in bagno e non era ancora rientrata.
Stava per caso male? 

Per la prima volta l'aveva guardata alzarsi dal suo banco e andare alla porta, un attimo di debolezza mi aveva colpito nel fianco. 

Le sue gambe lunghe fasciate dai jeans stretti, il corpo sinuoso, la sua pelle pallida, le sue labbra carnose..
Dio le sue labbra!

Lei stava diventando peggio della droga, ne ero quasi dipendente e non mi era mai successo con nessuna ragazza. 

Suonò la campanella e mi ripresi dal mio stato di trans, decidendo di andare fuori a fumare una sigaretta.

«Vado a fumare.»
Dissi velocemente a Chris, lui mi guardò e annuì.
«Vengo anche io.»

Stavo uscendo dall'aula e per poco non mi scontrai con qualcuno.
Lei, era li davanti a me e non sapevo cosa fare. 

Mi guardava, forse aspettandosi un saluto o un bacio, la mente delle donne è troppo contorta cazzo, peggio di un rebus.

Mi passai distrattamente una mano tra i capelli mentre lei seguiva il movimento della mia mano senza staccarmi gli occhi di dosso.

Nessuna mi aveva mai guardato in quel modo, con quello sguardo, con gli occhi così dilatati e stavo facendo la figura dell'imbecille imbambolato. 

Proprio quando stavo per aprir bocca e smorzare quell'imbarazzo qualcuno mi precedette.

«Bucci pensavo fossi caduta nel cesso!»
Avrei tagliato la lingua a Chris, fosse l'ultima cosa che faccio su questa terra.
«Cause di forza maggiore e ora scansatevi»
Rispose sbuffando e alzando gli occhi al cielo, ma a me faceva impazzire lo stesso.

Mi feci da parte per farla passare senza distogliere lo sguardo da lei che mi sorrise e mi sorpassò.

Dio, ero proprio andato.
Avevo bisogno di farmi una sigaretta subito.

«Cià muoviamoci che il prof altrimenti ci fa il culo.»
Annuii e andammo bagno a fumare.

«Si può sapere che hai?»
Ero appoggiato al muro, a quelle schifose piastrelle verdognole e avevo gli occhi chiusi per liberare la mente.

«Niente Chris.»
Sospirai, non ero pronto a parlarne con qualcuno, non ancora.

«C'hai 'na faccia, fai quasi paura.»
Rise, contagiandomi.
«Non ho voglia di parlarne ora.»
«Problemi con le donzelle? Non ti si drizza più?»
Sbuffai rumorosamente e lui smise di parlare all'istante.
«Cazzo, ti sei innamorato?»
Aprii gli occhi e lo trovai davanti a me con  la bocca spalancata e fui tentato di tirargli un pugno sulla mascella.
«Non dire cazzate!»
Ma si erano messi tutti d'accordo per farmi arrabbiare oggi?

«Non ti scaldare, era solo una domanda. 
Comunque non ci sarebbe nulla di male.»
«Non fa per me e lo sai.»
Finii la sigaretta e la buttai nel cestino cercando di confonderla con il resto.
«Non dovrebbe essere così male, avresti la tua scopatina quotidiana assicurata.»
Rise divertito mentre apriva la porta. 
«Coglione, quelle ce le ho anche adesso.»
E uscimmo dal bagno per dirigerci verso la palestra.




ALICE


Ci eravamo incrociati, ci eravamo guardati ma non avevamo parlato.
Era un controsenso unico, e poi dicono che le donne sono complicate.

Eravamo scesi in palestra per educazione fisica e non ero per niente pronta alla visione di Nico in canotta bianca che aderiva perfettamente al suo petto.

Perché non poteva essere brutto come una scimmia, col naso storto, con la pancia e i rotoli di grasso?
Cosa avevo fatto di male per meritarmi tutta questa sofferenza?

«Oi Ali tutto bene?»
Arianna mi toccò una spalla preoccupata.
«Si tutto a posto.» 
Annuii e tolsi lo sguardo da lui, faceva troppo male.

«Allora ragazzi oggi giocherete a calcio.»
La voce del prof. mi arrivò dritta ai timpani, seguita dalle urla di gioia dei maschi depravati della classe.

«Voi due fate la squadre.»
Tuonò ancora rivolto a due ragazzi li vicino.

«Bucci hai intenzione di correre o di fare la pappamolla?»
Alzai gli occhi al cielo infastidita, sapevano già la risposta perché chiedermelo e sprecare fiato?
«Ho capito, non ti scelgo allora.»

Così finii di colpo nell'altra squadra, insieme a Nico, per la seconda volta.

Durante la partita non mi mossi molto per non dire che ero stata sempre ferma vicino alla porta avversaria per fermare gli attaccanti dell'altra squadra che puntualmente segnavano.

Io e lo sport non andavamo d'accordo, non saremmo mai diventati buoni amici.

Il fischio del prof. ci annunciò che era l'ora della pausa per farci riprendere e riposare, perciò mi sedetti su una panchina.

«Sei una rammollita cazzo, corri un po'!»
Ennesimo insulto che lasciai perdere guardando dall'altra parte.

«Non rompete il cazzo, stiamo vincendo comunque.»
Per poco non caddi dalla panchina nel sentire la sua voce per la prima volta quella mattina. 

Lo osservai mentre beveva e si asciugava il sudore dalla faccia con la maglietta che lasciava intravedere il suo fisico perfetto.
Ma come faceva ad essere così divino?
Dannazione, mi ero incantata a guardarlo. 

La pausa durò troppo poco per i miei gusti ma fummo costretti a tornare a giocare o a fare finta nel mio caso.


Grazie a non so quale Santo finimmo di giocare presto, avendo così più tempo per cambiarci.

Mi ricordavo ancora della scena dell'altro giorno proprio in palestra, sperai fino all'ultimo che mi fermasse e mi baciasse ma non successe nulla, di nuovo, si incamminò verso il suo spogliatoio tranquillamente, senza guardarmi. 



Ero stata l'ultima a uscire dalla palestra come sempre, Arianna era andata a prendere una bottiglietta d'acqua alla macchinetta quindi percorsi da sola il corridoio che portava alla mia classe, finché non sentii una stretta al polso che mi trascinò nel bagno più vicino. 

Non potevo oppormi a quella forza sovrumana e solo quando entrai in quel lurido posto riconobbi chi c'era davanti a me e mi venne quasi un infarto.

Non feci in tempo a mettere a fuoco i suoi occhi blu famelici che mi ritrovai le sue labbra sulle mie.

«Credevo di impazzire.»
Mi sussurrò tra un bacio e l'altro. 





Angolo Autrice

Buongioooooorno donne, la vostra cangura preferita è tornataaaa u.u
Comunque spero vi piaccia questo capitolo e accetto gelato in faccia, visto il caldo mi devo adattare anche io ahahah 
Baci e abbraccii
Alla prossima 

  
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