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Autore: sihu    11/06/2014    8 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco il nuovo capitolo, che agitazione: mancano solo tre capitoli alla fine di questa storia|

CAPITOLO 77

STASI

Era bastato davvero poco perché la voce girasse e tutti quanti venissero a sapere del piano di Harry e dell’accordo che aveva stretto con il nemico. Non tutte le reazioni erano state controllate, in particolar modo quella di James Potter e della sua combriccola.

Di fronte alla rabbia dei malandrini Ginny, Hermione e Ron avevano deciso che non si sarebbero espressi per non fomentarli inutilmente. Conoscevano Harry, così come conoscevano il suo vissuto e come lui erano esasperati da quella situazione che ormai era statica da troppo tempo. Nessuno di loro aveva mai avuto un’infanzia normale. Gli anni di Hogwards, gli anni della crescita che per tutti erano stati anni di divertimento e svago erano stati per loro anni di lotta. Emarginati, guardati come pazzi e spesso derisi. 

Neville non ebbe la minima esitazione e si schierò con loro. Non importava come, dovevano mettere fine alla guerra prima che la carneficina si potesse ripetere.

 

Sirius Black - il padrino di Harry - da parte sua ebbe una reazione davvero inaspettata, esplodendo in un ruggito di rabbia che fece tremare Hermione.

“Hai incontrato quel folle da solo? Avrebbe potuto ucciderti!” 

Tuonò Sirius Black, mentre alle sue spalle Ginny annuiva. Per quanto raro fosse, era completamente d’accordo con l’uomo. Era d’accordo con il piano di Harry ma anche lei aveva trovato semplicemente stupida l’idea di incontrarlo da solo. 

“Non sarebbe certo la prima volta che ci prova”

Commentò Harry sarcastico, ripensando a tutti gli incontri che aveva avuto con Voldemord nel corso della sua vita. Dal primo, di cui non ricordava nulla se non quello che aveva visto durante la visione a Godrig Hollow quando la sua bacchetta si era spezzata, per finire con l’ultimo, ad Hogward, quando aveva finalmente chiuso i conti senza sapere quello che sarebbe accaduto di lì a pochi mesi.

Sirius rimase un attimo a rifletterci prima di concludere che il piano di Harry fosse immorale, ma che valori come la lealtà e la moralità fino a quel momento erano tornate utili solamente ai funerali per consolare parenti affranti e per giustificare con “l’amore per la patria e per la giustizia” insensate morti di ragazzi appena più che ventenni.

“Chiudiamo questa storia e riprendiamo a vivere. Sono stanco.”

Aveva concluso alla fine l’uomo, sentendo sulle spalle il peso di tutti gli anni passati a lottare per cercare di riconquistarsi un pizzico di felicità. Dopo aver pronunciato quelle parole era uscito, più cupo e tetro che mai. Harry aveva pensato per un attimo a seguirlo, per parlargli, ma non poteva certo lasciare soli i suoi amici. Con i malandrini infatti la musica era stata diversa. Sui loro volti Harry vedeva dipinta un’espressione di disgusto che sarebbe stata difficile da dimenticare.

“Fare un accordo con lui significa arrendersi, riconoscere che non c’è altro modo per noi di vincere questa guerra.

Aveva esclamato James, deluso. Agli occhi del ragazzo tutto appariva bianco o nero, giusto o sbagliato ed era impossibile per lui comprendere la sfumatura di grigio che aveva imboccato Harry con quell’accordo che aveva stretto con il loro nemico e che avrebbe chiuso quella storia senza né vinti né vincitori.

“Forse hai ragione, ma questo vuole dire salvare molte vite che altrimenti sarebbero andate sprecate. 

Aggiunse Hermione, cercando di fare capire a James e agli altri malandrini quanto fosse importante fermare quella guerra prima che ci andassero di mezzo altre vite innocenti. Uomini, donne e bambini. Magici o babbani, con la sola colpa di essere quello da cui Tom Riddle aveva cercato di scappare per tutta la vita.

“E gli atti di eroismo? Quelli dove li lasci?

Continuò James, prima che Remus o Sirius facessero in tempo a farlo stare zitto.

“Non capisco..”

Mormorò Harry, confuso. Le parole del padre sembravano un enigma.

“In questo modo nessuno di noi potrà mostrare il suo valore. Niente guerra, niente atti di eroismo. Capisci?”

Spiegò James, gesticolando.

Nella sala cadde il silenzio per qualche istante, poi Neville scostò la sedia e lasciò quella stanza e quell’assurda conversazione.

“Harry, vieni?”

Chiese il ragazzo, prima di chiudersi la porta alle spalle. L’altro annuì e lo raggiunse. Non gli andava di rispondere al padre, era evidente che James non riuscisse a comprendere a fondo la gravità della situazione e la stupidità delle sue parole.

“E questo cosa vuole dire?”

Chiese Frank, stranito dal comportamento di Neville. Fino a quel momento il ragazzo non aveva detto nulla, si era limitato ad ascoltare in silenzio.

“Vuole dire che mi sono stancato delle gesta eroiche e di altre stronzate simili. Le gesta eroiche nel nostro tempo non sono servite ad altro che rendere Harry orfano ad un anno, a far passare a Sirius Black 13 anni in prigione e a ridurre i miei genitori a due vegetali. Francamente, credo che staremo tutti meglio anche senza.”

Disse Neville, sbattendo la porta con rabbia.

I due camminarono per un po’ in silenzio. Harry sentiva ancora rimbombare quell’assurda conversazione nella sua testa. Mai prima d’ora si era sentito così lontano dai suoi genitori. Come potevano non capire?

“Tutto bene?”

Chiese Harry dopo un po’. La reazione di Neville aveva stupito anche lui.

“Si, credo di si. Ho perso il controllo poco fa, scusami.”

Rispose l’altro, imbarazzato. Harry lo fissò per un po’ sorridendo, pensando a come Neville fosse cambiato rispetto al ragazzino insicuro e impacciato che aveva conosciuto tanti anni prima. Era diventato un uomo, aveva imparato ad assumersi le giuste responsabilità e ad agire secondo i propri ideali. 

“Hai fatto bene ad essere franco, hai spiegato la situazione meglio di quanto avrei fatto io. Cerca di capirli però, sono ragazzini eccitati dal fatto che una guerra gli permetterà di fare carriera e di dimostrare il proprio valore.”

Disse Harry, facendo un’analisi lucida della situazione. Per quanto la frase di James era stata stupida, non era poi molto lontana da come aveva agito lui prima di essersi trovato di fronte alle atrocità della guerra.

“Non sanno a cosa andranno incontro..”

Sbuffò Neville, seccato. Harry ancora una volta sorrise, passando un braccio intorno alle spalle dell’amico.

“Ricordi quando andammo al Ministero nell’ufficio Misteri? Anche noi quella volta abbiamo agito in modo stupito. Molto stupido.”

Ammise Harry, fissando Neville negli occhi. L’altro annuì, seppure non del tutto convinto.

“Hai ragione, ma basta parlare di guerre e di strategia. Voglio un pomeriggio normale: niente battaglie, nessun nemico da sconfiggere.”

Esclamò Neville, deciso a sfuggire da quelle discussioni almeno per un po’.

“Mi hai convinto!”

Esclamò a sua volta Harry, imboccando uno dei sentieri che conducevano fuori dal castello.

 

Nei giorni seguenti Neville ed Harry passarono parecchio tempo per i fatti loro, insieme a Ron, Hermione e Ginny, lontani dai malandrini per evitare di ricadere nelle solite discussioni che avevano lasciato a metà. La situazione avrebbe potuto restare bloccata in eterno se solo Frank non avesse preso l’iniziativa.

“Andiamo a parlare con loro.”

Esclamò Frank, con un tono che non sembrava ammettere un no come risposta.

“Sei matto?” 

Chiese James, sobbalzando dalla sedia.

“Non sono mai stato più serio di ora. Non vuoi sapere perché Harry ha preso quella decisione?”

Continuò Frank, deciso a non lasciare l’ultima parola all’amico. James rimase in silenzio alcuni istanti, soppesando quelle parole.

“Ha agito d’impulso.” 

Disse alla fine. Frank scosse la testa, sbuffando.

“Non credo proprio. Sai quanto coraggio ci vuole per andare anche solo a parlare con qualcuno che ha ucciso i tuoi genitori?”

Chiese Frank, guardando James. Il ragazzo non rispose, ma strinse più forte la mano di Lily.

“Ha ragione Frank, Harry deve tenere tanto alla nostra sicurezza per arrivare a cercare un accordo con quel matto.”

Aggiunse Regulus, che fino a quel momento aveva voluto tenersi fuori da quella che era stata ribattezzata “una discussione in famiglia”.

“Bravo Regulus, quindi è deciso? Andiamo? James vieni con me?”

Esclamò Frank frenetico. James sbuffò ed alzò gli occhi al cielo.

“Muoviti, prima che io possa cambiare idea.”

Mormorò il cercatore, seguendo l’amico fuori dalla porta. I due vagarono per un po’ a vuoto, poi finalmente James si decise a tirare fuori la mappa del malandrino. Harry e Neville erano tornati nella sala comune di Grifondoro dove erano riuniti tutti quanti. 

Frank e James si guardarono e tornarono velocemente sui propri passi.

“Sei completamente folle Harry, sei impazzito. Ti abbiamo perso.”

Esclamò James entrando dal ritratto, senza perdersi in chiacchiere inutili. Frank alzò gli occhi al cielo. Decisamente non era questo quello che si era aspettato quando aveva proposto all’amico di andare a parlare con Harry e Neville.

“Calmati James.”

Lo redarguì Hermione, paziente.

“No, Hermione. Gli ha consegnato il loro mondo, dobbiamo capire perché lo ha fatto.”

Continuò Frank, senza perdere la calma. Urlare non sarebbe servito a nulla, avevano bisogno di spiegazioni, non di litigare.

“Noi non ci volevamo tornare, Frank.”

Sbuffò Harry. 

“Non centra, ti sembra sensato fare un accordo del genere con il nostro peggior nemico?”

Chiese ancora Frank, cercando di capire quali fossero le vere intenzioni di Harry.

“Non capisci, questa è solo una parte del piano.”

Si lasciò sfuggire alla fine Harry. Si voltò subito verso Ginny e vide la ragazza annuire, doveva dire tutta la verità ai malandrini. Si meritavano delle spiegazioni.

“Piano?”

Chiese James, confuso quanto Frank e gli altri malandrini.

“A cosa stai pensando?”

Chiese Sirius, intromettendosi in quella conversazione.

“La porta dei due mondi, dobbiamo manometterla.”

Spiegò Harry. I malandrini si guardarono tra loro, senza capire cosa volesse dire Harry. Remus capì al volo, e sorrise.

“Semplicemente geniale: aperta da questa parte, chiusa dall’altra.”

Esclamò Remus, incredulo. 

“Se attraversa il portale, che ne sarà di lui?”

Chiese Lily, preoccupata che Voldemord potesse trovare un modo che tornare nella loro dimensione.

“Vagherà nel nulla per l’eternità, fino a dissolvere se stesso.”

Disse Neville, con un ghignò divertito dipinto sul volto.

“Potevate dirlo subito, quando si comincia?”

Esclamò James, passando un braccio intorno alle spalle di Harry. Il ragazzo guardò il padre e sorrise.

“Direi che siamo tutti d’accordo allora.”

  
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