Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: effe_95    11/06/2014    3 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Salvami, ti salverò.
74.Stanotte dormi da sola, mi va a fuoco la gola.
Senza di te
Non amerei tutti i miei errori
Senza di te
Un mondo senza le canzoni
Senza di te
Non me lo voglio ricordare
Stare lì a guardare
Al buio non è affatto uguale

Senza di te
Una finestra senza vetri
Senza di te
Un’estate senza il mare
Senza di te
Non mi ricordo come fare



Senza di te - Zibba


La luce insistente di metà Luglio continuava ad accarezzarle la schiena scaldandola, insinuandosi tra le fessure nella persiana mezza abbassata, mezza alzata.
I capelli rossi si spargevano su tutto il cuscino, infilandosi ovunque, allungandosi come tanti tentacoli in cerca di salvezza, espandendosi. Le lenzuola frusciavano sulle sue gambe immobili baciandole, ma i suoi occhi verdi, spalancati sulla stanza, erano persi ad osservare le braccia abbandonate davanti al viso, stravolto dalle lacrime.
Quando si era svegliata quella mattina, in un letto caldo ed estraneo, con le lenzuola azzurre come il cielo, le pareti spoglie e un armadio ancora incartato a farle compagnia, Yulian non c’era al suo fianco.
L’altra parte del letto era gelida come la morte, segno che il corpo della persona che l’aveva scaldata era andato via da tempo, fu una sensazione che Claudia aveva provato tantissime volte nei suoi incubi, svegliarsi con quel gelo alle spalle.
Si sentiva soffocare, e mentre ascoltava il silenzio immacolato di quella stanza, le lacrime erano uscite mute, senza chiedere il permesso.
Non sapeva come avrebbe dovuto affrontare quella situazione, come sarebbe tornata a casa ancora una volta con il cuore in frantumi, nel sentirsi dire che era stato tutto un errore dettato dal momento. Avrebbe poi guardato Nathan negli occhi e sarebbe scoppiata dalla vergogna, e non avrebbe più voluto che lui la toccasse.
Se Yulian non l’amava.
Portò entrambe le mani sul viso per soffocare un singhiozzo, e poi sentì dei passi arrivare, lenti, passi di chi non indossava i calzini e camminava scalzo, con un passo lento e cadenzato, proprio il suo passo. Claudia si immobilizzò e rimase con le spalle rivolte alla porta e gli occhi sbarrati, Yulian indugiò sulla soglia per un po’ e poi se la richiuse alle spalle credendola addormentata.
Claudia inspirò profondamente, poi decise che era finito il tempo di fare la codarda.
E con ancora il dolore tra le dita e i ricordi che danzavano negli occhi, si vestì e uscì da quella camera mentre passava le mani tra i capelli scombinati e pieni di nodi.
Osservò il lungo corridoio e percepì i rumori provenire dalla cucina, con i piedi scalzi sul pavimento tiepido percorse quel tratto lungo e irto, che sembrava non finire mai.
Arrivò sulla soglia della cucina come un fantasma, con il vestito che aderiva alle gambe scoperte e le mani strette sulla stoffa. Yulian le dava le spalle e preparava un biberon con del latte caldo, Claudia lo osservò provarlo sul polso per vedere se scottava e immaginò.
Immaginò controvoglia un figlio.
Un figlio loro.
Avrebbe dovuto dirgli addio stesso quella mattina, per capire che era stato tutto un errore, eppure non ne aveva la minima voglia, dopotutto, quella notte rappresentava il passato. Le sensazioni si erano risvegliate come se si fosse sciolto un incantesimo, si erano amati, forse davvero, forse per gioco. L’avevano fatto.
Gli occhi verdi seguivano con attenzione ogni minimo spostamento, il gomito pallido che si piegava per aprire l’anta del mobile, le mani lunghe e affusolate afferrare saldamente la scatola dei biscotti, le spalle tirate in avanti nello sforzo di aprire la busta, il peso spostato tutto da un lato del corpo, e poi i tendini contratti in quella tuta un po’ logora.
Yulian si girò mentre lei chiudeva gli occhi sofferente e si aggrappava con entrambe le mani allo stipite della porta.
Claudia non voleva che lui la toccasse, ma le sue mani la trovarono prima del previsto, ansiose e preoccupate, no, lei non voleva che lui capisse che stava male.
Il biberon caldo le premeva sulla spalla scoperta scaldandola, ma le mani di Yulian adagiate sulla sua schiena erano molto più calde anche attraverso i tessuti.
<< Stai male? >> La voce le accarezzò l’orecchio facendola rabbrividire, e come per un riflesso al freddo, le mani di Yulian la strinsero ancora di più, Claudia fu inevitabilmente attratta da quegli occhi azzurri fissi sul suo viso e si girò a guardarlo, scontrandosi con lui.
Non rispose nulla, lasciò semplicemente cadere la testa sulla spalla del ragazzo e chiuse gli occhi, a quel punto Yulian appoggiò il mento sulla fronte di lei e la tenne stretta tra le mani, con le sopracciglia contratte dall’ansia e le parole che gli scorrevano sul corpo.
Quante cose avrebbe voluto dire.
Ma si limitò a tenere tra le braccia quella donna di venticinque anni, come aveva fatto con una ragazzina che ne aveva appena sedici.
Lui ormai era prossimo ai ventisette e aveva un figlio, ma quella sensazione non era mai cambiata, Yulian si era sentito rinascere quella notte, aveva finalmente sentito di appartenere a qualcosa di fisso e costante, in cui rifugiarsi.
<< Devi portare il latte al bambino >> La voce di Claudia, così familiare, lo riportò alla realtà in cui si trovavano, una realtà dove lui le aveva detto di non amarla, dove aveva sposato un’altra donna e avuto un figlio, dove erano passati otto anni senza vedersi.
Potevano anche essere degli estranei ormai, e non più quei ragazzi di una volta.
<< Si, è vero >> Yulian spostò le braccia dal suo corpo, Claudia rabbrividì e sentì improvvisamente freddo, solo che lui ad un certo punto si fermò, indugiando accanto a lei, come se volesse sfiorarla. << Non andartene >>
Era una supplica, Claudia lo sapeva, era una supplica perché lui potesse spiegarle.
<< No >> Yulian si alzò in piedi e poi fece qualche passo, e ad un certo punto si arrestò come se volesse controllare che lei rimanesse lì per terra, appoggiata con una spalla allo stipite della porta, ma quello che chiedeva era molto di più e Claudia lo capì.
Si tirò in piedi e si affiancò a lui, i piedi scalzi di entrambi accarezzavano il pavimento caldo simultaneamente, come se scandissero il battito dei loro cuori all’unisono.
La stanza di Aleksej era immersa nel buio, solo una tenue luce rossastra accarezzava le pareti azzurre, proiettando immagini di stelle e pianeti che si ingigantivano deformate. L’ambiente era caldo e accogliente, vissuto, in disordine, proprio quel disordine legato all’infanzia.
Claudia osservò Yulian farsi largo tra i pupazzi abbandonati a terra e calpestarne uno a forma di dinosauro, per poi accostarsi al letto.
Il bambino dormiva beatamente rannicchiato, si intravedevano solamente i capelli biondi e il piccolo nasino pieno di lentiggini che spuntava da sotto le coperte, Yulian gli accarezzò i capelli e come un rito gli diede il latte, mentre il bambino si trovava nella veglia.
Claudia fu come attratta da quella scena, attraversò anche lei il pavimento sparso di giocattoli e allo stesso modo calpestò il dinosauro, per poi sedersi sul bordo del letto, un po’ più distante, ma presente.
<< È sereno, e ti assomiglia >> La voce le uscì come un sussurro, mentre con la mano sfiorava la figura del bambino nel letto, Yulian seguì quel gesto fino a sfiorarle tutto il corpo con lo sguardo. << Tu e lui siete la mia vita, e tutto ciò che mi rimane >>
Gli occhi azzurri di Yulian catturarono quelli verdi di Claudia e vi lessero rassegnazione e incredulità, già, perché lei non l’avrebbe più creduto. Claudia sorrise e gli prese entrambe le mani, anche se occupate dal biberon ormai vuoto.
<< Quando avevi diciotto anni, le dicevi spesso queste cose >>
Yulian trovava difficoltoso dirle la verità, era come se dopotutto non avesse più alcun senso, lui non l’aveva amata affatto Svetlana, ma che importava dirlo? Non avrebbe solo infangato ancora di più la sua memoria?
<< Non mi sembra di aver mai mentito >> Le mani di Claudia indugiavano ancora su quelle del biondo, mentre Aleksej dormiva beatamente nel suo lettino, ignaro di tutto.
I suoi occhi verdi corsero a cercare quelli azzurri e parlarono da soli, Yulian notò che i tratti di Claudia si erano inaspriti con il tempo, erano maturati e diventati spigolosi come i suoi, quel viso di chi portava il peso del dolore.
<< No, Yulian, tu non mentivi, ma i tuoi sentimenti sono cambiati lo stesso >>  
Il cuore del biondo tremò a quelle parole, mentre innumerevoli frasi si facevano largo nella sua mente, ma solo una ne uscì, e Yulian pensò di farcela davvero.
<< Devo dirti una cosa >>
Claudia continuò a tenergli strette le mani, a guardarlo nel silenzio affinché lui parlasse, perché le dicesse che era stato tutto sbagliato e che non doveva più succedere, che lui pensava ancora a sua moglie, che sarebbe stato troppo anche per lei, ma c’era qualcosa in quegli occhi azzurri che le suggeriva altro, che le faceva intendere che non erano quelle le parole che Yulian avrebbe voluto dire.
Che c’era molto, molto di più.
<< Cosa Yulian? Cosa? >>
Yulian pensò di farcela.
Ma pensò male.
Tacque e non disse nulla, dimentico del suo coraggio e della sfacciataggine che avrebbe avuto un tempo, no, Claudia sarebbe stata felice con quel ragazzo, e lui avrebbe continuato a vivere da solo. Passarono dieci minuti di silenzio quando Claudia sospirò pesantemente e capì che lui non avrebbe fiatato affatto, era stanca, era stanca di dover tornare a casa e fingere con Nathan, si essere arrabbiata con Francesco e Iliana, era stanca.
<< Allora io vado a casa, non abbiamo altro da dirci no? Ti rivedrò al matrimonio, ma dopo non voglio vederti mai più, e manterrò la promessa perché sono stanca Yulian, stanca di continuare ad amarti da tutta una vita. Prima di andare via però, vorrei che tu mi cantassi una canzone, così avrò un bel ricordo di te >>
E fu così che Claudia tornò a casa, seduta su quel pullman vuoto, con le parole che gli ruotavano nella testa come impazzite, e l’immagine di quelle mani pallide che l’avevano accarezzata che pizzicavano le corde esperte.
Claudia si era già pentita di avergli detto quelle cose.
Si era pentita.
Perché nonostante tutto, l’avrebbe amato comunque.
 
Hai conosciuto il mio peggio
E con il tuo mi hai fatto male
Le cose semplici ai vigili urbani
E a noi una città più reale
 
Ci scopriremo nel tempo
Per poi coprirci con cura
E costruiremo sbagliando
E forse non avrò paura
 
E regalandoci vita
Scambiando sangue e opinion
Vedremo i giorni fiorire
negli occhi di un figlio
che avrà i miei bottoni
 
Credo in noi come se fossimo
di un’altra generazione
quella del bene sopra la ragione
Quella che aspetto anche tutta la vita
Per vederti tornare dalla guerra mondiale
 
Zibba – Senza di te

_________________________________________________
Effe_95

Buonasera a tutti.
Chiedo immensamente scusa per il ritardo, ma ultimamente sto studiando come una matta e non ho potuto postare prima.
Ne approfitto anche per scusarmi se impiegherò ancora del tempo a postare, ma la settimana prossima devo sostenere gli esami scritti e non sarò assolutamente in grado di scrivere. Per quanto riguarda il capitolo, spero che vi sia piaciuto e vi chiedo si pazientare ancora un po'.
Dopotutto Yulian e Claudia si amano no? ;)
Il titolo del capitolo è tratto dalla stessa canzone citata sopra, " Senza di te" di Zibba.
Grazie mille e alla prossima.
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: effe_95