VII
#Andare avanti
“Hai ricevuto posta?”
Harry era entrato in cucina e mi aveva trovato seduta e con una lettera in
mano.
“Si
e no,” avevo risposto.
“Hermione
l’enigmatica!” aveva scherzato lui, cercando di capirne di più.
“È un invito di
matrimonio da parte di una mia ex compagna di classe.”
“Hai intenzione di
andarci?” mi aveva chiesto, con un pizzico di curiosità.
“A dire il vero la
odio e lei odia me. Non capisco proprio perché me l’abbia
inviato.”
Era vero, Loren Steel
aveva reso quegli anni odiosi e terribili, mettendomi in imbarazzo quasi ogni
giorno e trovando ogni pretesto per ridicolizzarmi e sottolineare
quanto fossi una nullità rispetto a lei.
“Quando si sposa?”
Guardai Harry per
capire quali fossero le sue intenzioni. “Domani. Perché?”
“Perché ci andremo e…”
“Non se ne parla
neanche, Harry!” Non avevo intenzione di presentarmi alla cerimonia, come se in
passato non fosse successo nulla. Lei non era una mia amica e
io non ero una persona ipocrita.
“Potresti avere la
possibilità di vedere cosa vuole, sapere il motivo dell’invito. E poi, serbare
rancore non serve a nulla.”
“Harry il pacifista!”
La mia replica non
aveva fatto altro che suscitare la sua ilarità. “Non nasconderti,
Hermione. Tu sei splendida, mostrati anche agli altri. Il bello di essere
adulti è proprio questo: quei maltrattamenti, quella solitudine, quegli anni ci
hanno resi più forti e siamo quello che siamo grazie ad una Loren o a un
Dudley. È tempo di andare avanti e poi…”
“Cosa?”
“Scommetto che è
diventata una cicciona e non ha un lavoro!”
“Ti sbagli, è sempre
bellissima e ha aperto uno studio medico. I
soldi le sono sempre piovuti addosso.” Mia madre mi aveva tenuto aggiornata su
ogni cosa, anche sulle notizie meno rilevanti.
“Oh, avanti Hermione! Noi ci andremo, la saluterai e poi ci dirigeremo verso il buffet.”
“Cosa?” L’avevo
guardato stralunata, sperando di aver sentito male.
“Mi tieni a stecchetto
da un mese… ho fame, muoio di fame.”
“Sei incredibile, Harry.”
“Lo so, incredibilmente
sexy.”
“Mi hai convinto,
domani andremo alla cerimonia.”
“Ti sei arresa, eh?”
“No, è che non abbiamo
nulla in frigo e ora non ho proprio voglia di andare a fare la spesa.”
“E di cosa hai
voglia?” Il suo tono di voce era improvvisamente cambiato.
“Baciami e dimmi che
sono bella, anche se indosso una vecchia tuta e ho i capelli disastrosi.”
“Aspetta che tolgo gli
occhiali, allora…”
Harry
era lì, davanti a me, seduto sulla spiaggia e intento a giocare con la sabbia.
Non
riuscivo a credere ai miei occhi e per un attimo pensai che fosse un altro
gioco di illusione, dopotutto lui si trovava su un
letto di ospedale. Fu solo quando mi vide e mi sorrise che capii quanto fosse
stupida e limitativa la mia logica. Lui era lì, davanti a me e
io non smettevo di farmi domande inutili e che non sarebbero servite a nulla.
I
miei piedi si mossero da soli e presto mi ritrovai a correre. Harry. Harry. Harry!
Mi
avvicinai e, istintivamente, allungai le mani verso il suo viso. Era così
pallido e magro, lontano dall’essere quell’uomo massiccio e forte che adorava
prendermi in giro.
“Harry?”
“Cosa
ci fai qui, Hermione?”
Non
mi aspettavo la banda o il tappeto rosso, ma neanche quella freddezza nei miei
confronti. “Ti stavo cercando.”
Mi
aveva guardato ancora una volta prima di alzarsi e di allontanarsi da me, e io ero scattata in avanti, temendo di perderlo quando
finalmente l’avevo trovato.
“Fermati,
ti prego!” Le mie dita si era strette intorno al suo
polso.
“Non
hai pensato che forse non volevo essere trovato?”
Cosa stava dicendo? No, quello non poteva essere
lui. Non l’uomo che aveva sempre lottato per il bene e che aveva deciso di
tornare indietro quel giorno a King’s Cross.
“Non
capisco…”
“Dimenticami, Hermione. Sarebbe il tuo più
grande affare.”
Sentii
il sangue salirmi alla testa e le mie unghia
graffiarono la sua pelle. “Non potrei mai farlo, tu sei la mia vita e lo sai
benissimo. Vieni con me.”
“Vattene via. Nessuno ti ha chiesto di venire e di
salvarmi, come in una di quelle stupide favole.” Si era
liberato della mia presa e continuato a camminare sempre più velocemente.
“Sbaglio o stai scappando da me?
“Hai
sempre avuta troppa immaginazione. Non ne ho passate
già abbastanza? È così strano che io voglia solo dormire? Lasciami
in pace, ti prego.”
“No!”
“Hermione,
svegliati e torna a vivere.” Non l’avevo mai sentito così arrendevole, neanche
quando su quella rampa di scale decise di lasciarmi indietro, perché lui si
sarebbe sacrificato per tutti e non avrebbe permesso a me, come a nessun altro,
di morire al suo posto. Non più. Era tempo di morire per Harry Potter. Come
ora, su quella spiaggia infinita e desolata.
“Non
ce la faccio, ho bisogno di te,” ammisi in un soffio.
“Non
è vero, sei sempre stata tu la più forte, la più intelligente. Senza di te, sarei morto al primo anno.”
“Smettila di dire certe scemenze! Non credi veramente
alle cose che dici, giusto? Io, te e Ron siamo sempre
stati una squadra. Senza di te e Ron sarei morta per mano di quell’enorme Troll
di montagna che voi avete affrontato con uno degli incantesimi più innocui e
che, per giunta, non riuscivate ancora a padroneggiare bene. Non è questione di
chi-ha-salvato-chi, ma di quanto siamo
importanti l’uno per l’altro. Io ti amo Harry Potter e da quando sei su quel
letto di ospedale io ho smesso di vivere. Tu sei la
mia unica ragione per andare avanti e per non gettare la spugna.” Avevo urlato, come non mi succedeva da tanto, messo a nudo
ciò che avevo cercato di nascondere agli occhi di Molly e di tutti i miei
amici. Io non volevo vivere senza di lui, senza l’unica persona che mi faceva
sentire speciale.
“Tu
sei Hermione Granger e so che non ti arrenderesti per nessuna ragione al
mondo.”
“Invece sì! Perché io non sono sempre stata così,
mi hai reso tu forte e testarda… io sono ancora quella bambina brutta e magra
che non risponde agli insulti delle sue compagne di classe.”
“Non
c’è più nessuna Loren Steel a torturarti.”
“Hai
ragione, ora ci sei tu.”
Aveva
cominciato a torturarsi i capelli, un gesto che faceva solo quando era nervoso.
“Perché
non capisci, Hermione? Troppe volte ho rischiato di
morire, troppe volte hai sofferto per me. Io non ti merito, ecco.”
“Se
c’è una persona di cui mi sono sempre fidata, sei tu,
Harry. E questa maledetta spiaggia non segnerà la tua fine. Oh sì, ti impedisco di passare la vita qua, come un eremita insieme
a Piton e a parlare di cose senza senso con Silente!”
“P-Piton? Silente? Cosa stai
dicendo?”
Puntai
l’indice contro il suo petto. “ Tu, mio caro, passerai la vita con questa
brutta megera e ti proibisco di arrenderti proprio ora, altrimenti…”
Era
comparso un piccolo sorriso sul suo viso. “Cosa?”
“Leggerò tutte quei romanzetti rosa, seduta al tuo capezzale.
Sappilo, Harry Potter, perché Voldemort
ti sembrerà poco pericoloso rispetto a me!”
Il
sorriso era sempre più ampio. “Cosa devo fare con te?”
“Amarmi
e restare con me.”
Avevo
allungato la mano, in attesa di una sua decisione che forse avrebbe segnato per
sempre la mia vita, chiedendo a quell’uomo così buono di farci
tornare a casa. Insieme.
“Vieni
con me, Harry Potter.”
NdA: Che dite, farà la solita vittima
o alzerà il suo bel culetto per andare con Hermione? Se c’è una cosa che odio
del suo personaggio è proprio questa sua presunzione nel credere che le persone
starebbero meglio senza di lui e che nessuno dovrebbe sacrificarsi per lui. Matricella, che nervoso mi fa venire! Comunque, spero che
anche questo capitolo vi sia piaciuto e che non lancerete pomodori verso la
sottoscritta.
Visto che
il prossimo giovedì sarò un tantinello impegnata, l’ultimo
capitolo sarà pubblicato martedì