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Autore: Swish_    13/06/2014    5 recensioni
Il protagonista in questa storia non è un assassino. Non è un mostro. Non è un quaderno né un Dio sovrannaturale annoiato. Il protagonista in questa storia è una lei, una ragazza normale e semplice che si ritroverà ad un faccia a faccia con la mente più geniale, cinica e calcolatrice dell'intero mondo.
Un caso investigativo avrà proprio lei come punto focale e a farle capire quanto quella situazione sia pericolosa per lei quanto per il resto del mondo, non sarà un'amica, un parente, o un ragazzo bello ricco e famoso. A farle fare la pazzia più grande della sua vita, a farla cambiare, a farla addirittura innamorare sarà un piccolo genio cresciuto nella solitudine di un ruolo ambito e irraggiungibile. Un ragazzo nelle cui mani sono passati i casi più difficili e irrisolvibili dell'intero globo, tra cui anche l'impossibile caso del Death Note, il quaderno della morte.
Ebbene sì, quel ragazzo sarà proprio L.
Lo stesso L che è riuscito a sopravvivere a Light. Lo stesso che è restato a guardare cosa poi gli sarebbe accaduto.
Come avrà fatto a sopravvivere?
E soprattutto come si comporterà di fronte ai nuovi problemi del caso, tra cui l'amore?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Mello, Near
Note: AU, Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Durante l'attesa mi arrovellai il cervello su come poter agire con Mello per quel che riguardava la chiavetta. Dovevo prenderlo “di petto” (sotto ogni punto di vista) e persuaderlo a darmela, oppure dovevo agire in silenzio senza che ne sapesse nulla? Effettivamente c'erano forti possibilità che non mi aiutasse lo stesso, se glielo chiedessi... Forse addirittura anche dopo averlo sedotto!
D'altra parte lui non era Ryuzaki... Lui era molto più preda dei suoi istinti rispetto alla gelidità dell'altro, e magari chissà, avrebbe potuto stupirmi.
Cosa avrei dovuto fare?
Diedi un'occhiata ai numeri in rosso sopra le ante metalliche chiuse dell'ascensore che indicavano i piani... Ero quasi arrivata.
Cominciai a mordermi freneticamente le unghie in preda all'ansia... Dovevo darmi una mossa a decidere.
Stiamo calmi... non è la fine del mondo dopotutto... In fondo, Sofia, cos'altro potrebbe succederti di peggio rispetto a tutto quello che hai già passato?”
- Bene... - sospirai tra me e me.
Deciso. Avrei prima visto la sua situazione... Come si sarebbe mostrato e come si sarebbe comportato nei miei confronti, e interpretando le sue espressioni e il suo comportamento, avrei capito cosa fare di conseguenza.
“...Grazie Dio per avermi dato l'innato talento dell'interpretazione gestuale!
Driiin.
Eccoci arrivati. Mi morsi istintivamente un labbro e alzai gli occhi al cielo, dando un ultimo libero sfogo alla tensione che sentivo sempre più divorarmi le interiora; dopodiché avanzai decisa nella stanza e diedi un'occhiata in giro.
“...Oh, Cristo!
L'intero salone era completamente sottosopra! Come se ci fosse appena passata una mandria di bufali inferociti o un tornado o un qualsiasi altro fenomeno catastrofico!
Spalancai senza quasi accorgermene la bocca per la sorpresa: persino i mobili erano capovolti, spostati, scaraventati al muro (che ne portava addirittura delle crepe) o distrutti. Mi voltai verso la vetrata, e anche quella portava un enorme crepa che si diramava lungo tutta la sua larghezza... Feci ancora qualche passo nella stanza, in preda al panico: cosa cazzo era successo a Mello? Chi era entrato nel suo appartamento e l'aveva ridotto in quello stato? E dov'era finito lui? Già si formarono nella mia mente tutte le possibili ipotesi... Mello che combatteva contro un nuovo Spector; Mello che cercava di eliminarlo; Mello che non riusciva a farlo fuori e che veniva portato via con la forza... Se non addirittura...
NO!!”
Senza accorgermene mi ritrovai col fiato corto e gli occhi lucidi. Le mani mi tremavano e le gambe quasi non riuscivo più a sentirle.
- Mello... - sussurrai sovrappensiero, cominciando a correre verso il corridoio completamente avvolto dall'ombra.
Riuscii appena a raggiungere l'arco che ne dava l'inizio, che una voce mi interruppe:
- Go away. - sentii dire dal fondo.
Si... Non potevo sbagliarmi, era proprio lui...
- Mello! Oh Dio, sei vivo! -
Sforzai al massimo la mia supervista per inquadrare quanto meno la sua sagoma nel buio e mi precipitai su di lui senza pensarci sù due volte. Nel giro di un secondo mi ritrovai già da lui, stringendolo in un abbraccio soffocante. Lui non aveva ancora ricambiato, anzi per la verità non si era proprio mosso nemmeno di un millimetro. Per un attimo quasi mi sembrò di abbracciare una colonna di marmo; ma il suo calore lo sentivo, unico, ineguagliabile a nient'altro sulla Terra, confortante... L'unica sensazione che da quando ero arrivata a New York mi faceva sentire di nuovo a casa, mi resi conto.
Continuai a stringerlo a me per lunghi istanti, e ancora, e ancora... Non volevo per forza che lui mi ricambiasse, in verità avevo solo bisogno di convincermi che stava bene, e quello di averlo stretto a me era il gesto più convincente che potessi fare.
- Sofia... - gli sentii poi dire piano, con tono sorpreso.
Sentii le sue mani finalmente muoversi e circondarmi, ricambiando così il mio abbraccio, anche se con un certo impaccio. Strano, da parte sua... Non era da lui essere impacciato.
Dopo qualche istante di esitamento però lo sentii tornare in se stesso, e stringendomi ancora più forte e sprofondando il viso tra i miei capelli Mello mi fece capire che la sorpresa di avermi visto aveva lasciato spazio a qualcos'altro.
- S... Stai bene... - continuò, mantenendo un tono sorpreso.
- Io? Ma certo che sto bene! - gli dissi, sciogliendomi dall'abbraccio per provare a vedere se riuscivo a guardarlo negli occhi... Sì, li vedevo, quei due diamanti che riflettevano un'insolita scintilla nell'ombra.
- Tu piuttosto! Cosa diavolo è successo? - continuai, stavolta con una nota di rabbia.
- Niente, lascia perdere... Cosa ci fai qui? -
Quella domanda mi fece istintivamente arretrare di un passo.
- Se non vuoi che resti, me ne vado. - gli dissi in tono serio.
Lo vidi esitare per dei lunghi istanti, prima che rispondesse:
- No, non voglio che te ne vai. Perché dovrei cacciarti? -
Ecco, quella risposta proprio non me l'aspettavo.
- Oh, beh... Hai appena detto che dovevo andarmene... -
- Non avrei mai immaginato potessi essere tu. - mi interruppe subito.
- … Non sapevo ti fossi svegliata. Credevo stessi ancora dormendo o, se non questo... Comunque sapevo che non eri sola. -
L'immagine di Ryuzaki che aspettava il mio risveglio lì, sul letto, al mio fianco, si fece spazio primo fra tutti gli altri miei pensieri. Ma quanto tempo in effetti era stato lì?
“...Ma certo!”
Durante quel litigio, dove io ero ancora semi-svenuta... Mello doveva aver ceduto consegnandomi a Ryuzaki! E lui poi doveva avermi portato subito in camera... Dove aveva aspettato fino al mio risveglio.
“- ...Avrei dovuto occuparmi io di mandare al più presto degli agenti e fare in modo che la cosa rimanesse... come dite voi italiani latinisti? Inter nos. Già. E non ho potuto fare nemmeno quello. Ci ha dovuto pensare Near.-”
Ma certo! Solo che... se era davvero andata così... ed io mi ero risvegliata dopo nove ore, questo significava che Ryuzaki aveva aspettato in silenzio nella mia stanza per nove ore!?
Quell'idea fece subito nascere in me una nuova sensazione di strana lusinga, accompagnata a qualcos'altro... amore.
Oh no, non potevo ricaderci. Cercai di allontanarmi di nuovo da quei dolorosi pensieri, e ripensando così alle condizioni dell'appartamento di Mello, capii subito un'altra, sconcertante, cosa. Mentre che io dormivo e Ryuzaki mi aspettava in silenzio da solo nella mia stessa stanza... Mello come poteva sentirsi dal canto suo?
Vedersi costretto a lasciare la ragazza che ama nelle mani del suo “superiore”, pur sapendo l'altro cosa può provare a sua volta nei suoi confronti... non doveva esser stato per nulla facile. E ormai era chiara anche la sua reazione. Non potendo prendersela con nessuno, aveva lasciato che la rabbia si lasciasse corrodere solo contro se stesso, e il luogo in cui viveva.
Ora la vera immagine di Mello, che in preda alla furia scaraventava tutto ciò che gli si ritrovava davanti, mi colpì in mente come un lampo. Doveva esser stato terribile...
- Mello... - finalmente riuscii a guardarlo con occhi diversi.
Senza pensare a nessuna conseguenza, e annullando ogni mio precedente piano, cercai nel buio la sua mano e quando la trovai la afferrai con dolcezza.
- … c'è una stanza che hai lasciato intatta? - gli chiesi, con calma.
Dopo qualche secondo di silenzio, lo sentii accennare un sorriso amaro:
- ...No. -
Una nuova luce si accese nella mia testa...
...Sì! Se gioco bene le mie carte forse posso mantenere il piano e avere due piccioni con una fava!
- Beh, e... tu cosa diresti se... ti proponessi di trovarci un posto tranquillo? -
In qualsiasi altra circostanza sapevo bene che quella domanda avrebbe inevitabilmente portato ad una battuta maliziosa di Mello, come risposta, ma quella volta... Non arrivò nulla del genere.
- E dove? -
- Che ne dici del posto dove mi hai allenata? La... chiavetta ce l'hai ancora no? Lì dovrebbe essere perf... -
- Sì, ci sto. - rispose subito, senza un minimo accenno di esitazione.
“...EVVAI!


Una volta uscita dall'ascensore, ancora mano nella mano con Mello, sentii di nuovo la brezza d'aria fresca del pieno pomeriggio che stava trascorrendo; sembrava un fiume in piena che scorreva e attraversava il mio corpo veloce ma cauto. L'aria aperta mi fece subito sentire meglio, i miei sensi si ampliarono più di quanto potessi mai ricordare, e sapere di essere uscita di nuovo da quelle quattro mura così grige e cupe, mi fece sentire ancor meglio.
Accennai subito ad avanzare verso il bordo, senza più la minima paura dell'altezza che invece mi aveva accompagnato così tante volte nella mia precedente vita... ma Mello mi bloccò.
Mi voltai a guardarlo con aria interrogativa, e il viso di Mello che mi ritrovai di fronte si rivelò una sorpresa; sembrava il mio specchio. Aveva appena qualche segno, sottospecie di graffi, sul viso, forse dovuti alle schegge dei mobili che aveva disintegrato poco tempo prima... indossava una t-shirt nera e jeans scuri, entrambi abbastanza maltrattati, ma nonostante ogni cosa, il suo viso era cambiato. Durante l'attesa di risalire in ascensore non parlò molto e non ne sembrava nemmeno tanto in vena. In verità sembrava in pessimo stato. Non l'avevo mai visto così, né credevo di averlo mai potuto vedere... Ma in quel preciso istante, con i capelli che seguivano la danza invisibile del vento, il suo volto era cambiato. C'era qualcosa di più stavolta, qualcosa che riconoscevo molto in me stessa. Grinta. Aspettative. Fiducia in se stessi.
- Cosa c'è? - gli chiesi, non riuscendo a trattenere un sorriso.
Continuò a fissarmi dritto negli occhi con vivace esitazione. Sembrava quasi che aspettasse che capissi da sola, ma io sono sempre stata molto, molto lenta a capire certe situazioni... E quella volta non era diverso.
Inarcai un sopracciglio, confermando la mia domanda, e fu lì che lo vidi reagire:
- Perché mi hai portato qui? - mi chiese, con un'espressione intraducibile.
- Io... Ecco. Tecnicamente non ti ci ho portato io. E comunque... Volevo che andassi via da quell'inferno che ti eri costruito intorno. - mi sentii di rispondere, sorprendentemente sincera.
- Cosa ti fa credere che fosse il mio appartamento sottosopra il vero inferno? -
Quella domanda mi lasciò di sasso. Cosa avrei potuto rispondergli? Non ero nemmeno sicura di aver capito bene cosa intendesse dire...
- Il mio inferno è l'intero grattacielo, Sofia. Il mio inferno è qualsiasi posto nel mondo dove c'è o ci sarà Near, o dove c'è o ci sarà sempre qualcuno pronto a darmi degli ordini... -
Ryuzaki...” avvertì subito il mio cervello.
- Credo che tu debba sapere una cosa, Mello. - sputai d'un tratto, prima che potessi cambiare idea.
Dovevo dirglielo...
- Vi ho sentiti, te e Ryuzaki... litigare per come era andata la missione. L'altra notte. Mi tenevi imbraccio mentre che succedeva, non è così? -
Lo vidi aggrottare curiosamente le sopracciglia.
- Eri già sveglia e non hai voluto dircelo...? -
- No! No, no, no... Assolutamente; diciamo che ero semi-cosciente, ma non riuscivo nemmeno ad aprire gli occhi, davvero. Riuscivo solo a sentire voci confuse... Che per alcuni momenti si sono fatte più chiare, ed erano le vostre. -
- Oh. Bene. - si limitò a rispondere, lasciando la presa sulla mia mano e incupendo lo sguardo più di quanto già non lo fosse.
- Mi dispiace, davvero. Avrei voluto fermarvi... Far capire in qualche modo a Ryuzaki che non era per nulla colpa tua... -
Avanzai un passo verso di lui, vedendo il suo improvviso distacco.
- ...Lo so che hai dato tutto te stesso in battaglia. Io l'ho visto. E ti ringrazio. -
Quelle parole furono come la chiave di un lucchetto. Improvvisamente vidi una scintilla illuminarsi nella chiarezza dei suoi occhi (vagamente) celesti.
- Lo pensi davvero? -
- Perché mai dovrei mentire? - gli risposi, esibendo un sorriso.
- Solo... Potresti spiegarmi qualcosa di più dell'altra notte? - continuai, dando liberamente voce ai miei pensieri.
- Sono svenuta per l'ennesima volta e non so più cosa credere... -
- Cosa vuoi sapere? - lo sentii rispondere subito, senza una minima esitazione.
- Tutto. -
Passarono alcuni istanti in pieno silenzio, prima che parlasse di nuovo.
- Okay... - disse, riprendendomi la mano che poco prima aveva lasciato.
- … ma non adesso! Non abbiamo tempo... - e dicendo questo, mi trascinò verso il bordo che fino a poco tempo prima ero io stessa a voler raggiungere.
Non abbiamo tempo? Cosa significa?
- Mello, ma cos... -
Mello si bloccò di botto per girarsi di nuovo verso di me. Mi guardò giusto per due secondi, prima di parlare:
- Andiamocene. - disse in un sussurro pieno d'aspettative.
- C... Che... Cosa? - tutta quella situazione stava prendendo un verso decisamente sbagliato... Cosa diavolo stava succedendo!?
- So bene che anche tu vuoi andartene. Te lo si leggeva in faccia subito dopo aver detto la parola “chiavetta”. -
Diamine!
Ero partita con l'intento di leggere le sue espressioni ed approfittarmene, ed eravamo finiti col risultato opposto!
- Odio avere a che fare con voi investigatori... - sospirai nervosamente, girando lo sguardo lontano da quello di Mello.
Aveva capito tutto. Porca miseria.
Io non avevo minimamente messo in conto di scappare in compagnia! Soprattutto non con Mello!
- Sofia, non abbiamo tempo... Se vuoi farlo, dobbiamo andarcene adesso. L ci sta osservando e avrà sicuramente già capito... A momenti verrà qualcuno a fermar... -
- Fermi dove siete! - sentii urlare alle mia spalle.
Entrambi ci voltammo di scatto verso l'origine di quell'urlo, e ci ritrovammo davanti una decina di uomini, tutti armati di... cos'erano, fucili forse? Una tipologia però alquanto strana, non aveva la forma tipica di un fucile ma la ricordavano. E tutti quegli uomini erano coperti in viso da un casco scuro e in divisa abbinata. Sembravano essere usciti appena da un film action.
- Ma che diavolo...!? - esclamai esterrefatta, appena mi resi conto che tutti miravano le loro armi a me e Mello.
- Corri Sofia, corri! - urlò Mello, strattonandomi per il braccio e correndo a velocità supersonica verso il bordo. Senza nemmeno accorgermene corsi davvero, seguendolo, almeno fino a quando non era giunto il momento di saltare. Sarebbe stato per me lì mi sarei fermata, ma Mello non me lo permise... e proprio mentre ci stavamo scaraventando ad oltre cinquanta piani d'altezza verso il vuoto, il suono di migliaia di spari si sparse nell'aria, alle nostre spalle.
Stava accadendo tutto così velocemente che quasi mi pareva un sogno, o un'illusione. Eppure lo sentii bene l'atterraggio, sulle mie gambe, una volta arrivata a terra... ma non ci fermammo. Mello continuò a tenermi per mano e a correre, costringendomi a seguirlo...
Fummo così veloci che probabilmente le persone che stavano in strada in quel momento quasi non si accorsero di noi... Se non per il tremendo rumore del nostro atterraggio. Ma per me furono tutti solo macchie indistinte, correvamo così forte che non ebbi nemmeno il tempo di realizzare per dove stessimo passando o chi stessimo superando.
Solo dopo qualche minuto di questa corsa sfrenata lo vidi fermarsi, in un vicolo ristretto che separava due lunghi edifici, buio nonostante l'orario ancora odierno, e terribilmente, insopportabilmente... Puzzolente.
- Ma cosa diavolo hai fatto!? - sbraitai più per lo shock che per la rabbia.
Vidi Mello lasciarmi finalmente la mano e allontanarsi da me; si appoggiò con la schiena contro il muro di mattoni alle sue spalle non molto lontano e incrociò le braccia in petto, con aria solenne e minacciosa al tempo stesso.
- Se fossimo rimasti lì ci avrebbero sparati. - rispose semplicemente.
- E allora? Siamo Spector, no? -
- E secondo te L non mi ha mai esaminato a fondo per scoprire ogni mio punto debole? -
Aggrottai grossolanamente le sopracciglia:
- E tu gliel'hai lasciato fare? - chiesi poi, dubbiosa.
- In fondo non avevo molta scelta. E poi mi disse che avrei aiutato per un futuro possibile attacco da parte di qualche altro esperimento di Bustri... ma ovviamente non gli dispiaceva avere anche la possibilità di tenere ancor più sotto il suo controllo un essere come me, imprevedibile e ingovernabile. -
- Che modestia... - dissi quasi sovrappensiero,
- Un qualsiasi Spector lo è. A maggior ragione quelli istintivi come me... e te. -
Alzai di scatto lo sguardo di nuovo su di lui:
- Cosa è successo ieri, Mello? -
Anche lui rialzò lo sguardo per ricambiare il mio, in modo terribilmente serio e grave.
- Hai incendiato qualsiasi cosa ti fosse intorno. Non era poi tanto difficile, visto che ci trovavamo completamente immersi nella natura con legno e foglie ovunque, ma tu hai superato ogni aspettativa. Ah, prima di svenire hai scaraventato letteralmente un... non so come definirlo. Un'onda di fuoco forse, verso lo Spector che ti aveva attaccato... Nonostante fosse già stato messo fuori da me. - si fermò giusto qualche secondo prima di continuare, accennando appena un sorriso.
- … E hai continuato. E' stato terribilmente strano... Non sembravi più... umana. E i tuoi occhi erano diventati rossi, come i nostri nemici. - disse infine, tornando serio.
- Oh, mio Dio. -
Non riuscii a dire nient'altro.
- … Ho cercato di superare le fiamme di cui ti eri circondata, ma appena lo feci e provai ad afferrarti... Sono rimasto elettrizzato. Emanavi corrente elettrica, Sofia. Non so come sia possibile... ma temo proprio che Bustri con te abbia messo qualche sostanza in più nelle tue dosi. Sei uno Spector... unico. -
Quelle ultime parole mi fecero tornare nel mio ultimo flashback. Bustri che afferrava le mie mani sanguinanti... La calamita...
- Sì! - esclamai subito, realizzando finalmente la mia situazione.
- Oh, mio Dio... - ripetei, sentendo aggredirmi dall'angoscia. Cos'altro doveva succedermi!?
- Devi conoscere meglio il tuo corpo, Sofia. E al quartiere non sarebbe mai stato possibile. -
- Lo so. - gli risposi gelidamente.
- ...Ma non volevo andarmene via con te. - continuai, mantenendomi distante.
Una sfumatura di sorpresa invase il suo sguardo, mentre che inarcava un sopracciglio con fare scettico:
- E come avevi in mente di allenarti con i tuoi nuovi poteri? E se se ne rivelassero altri, ancora nascosti? O se svenissi di nuovo, chi si occuperebbe di te? -
Quelle parole furono per me come una secchiata d'acqua gelida in pieno volto.
Era difficile da ammettere, ma aveva ragione.
- E che cazzo, porco Giu...! -
- Ehi, ehi! Sei una signorina! -
- ...Ma vaffanculo! - gli sputai con furia, dirigendomi a passo svelto verso l'uscita del vicolo.
Da un momento all'altro mi ritrovai Mello davanti, contro il quale andai subito a sbattere.
- Dove pensi di andare? - mi chiese, con uno strano sorriso sulle labbra.
- Mello, levati. - gli ringhiai.
- Altrimenti che mi fai? - mi chiese poi, con occhi divenuti improvvisamente languidi.
Azzardò un passo verso di me e senza rendermene conto, di tutta risposta, gli scaraventai un pugno in pieno volto... che però fu bloccato appena in tempo da una sua mano ad un millimetro di distanza dalla sua guancia.
Lo fulminai con lo sguardo, mentre lui mi ricambiava con uno molto più... seducente.
Voleva giocare?
- Mi stai sfidando, Mello? -
- Forse. - si limitò a rispondere, allontanando la mia mano dal suo volto, prima di lasciarla.
Accennò ad un altro passo verso di me, ma non gli diedi il tempo di farlo che lo spintonai così forte da farlo volare per un metro; ma si rialzò in un lampo e s lanciò di nuovo contro di me, e stavolta sembrava fare sul serio.
Appena mi raggiunse gli scaraventai con una giravolta un calcio in pieno viso... ma anche quello fu bloccato dalla sua mano. Mi lasciò così a testa in giù per dei secondi, continuando a tenere ben stretta la mia caviglia.
- Sei ancora una dilettante... - gli sentii dire, con finto disprezzo.
- Ah si? -
Poggiai le mani sul cemento putrido del vialetto per darmi lo slancio e tirai via la gamba dalle sue mani, con forza, per poi ritornare dritta in piedi.
Lo fulminai di nuovo con lo sguardo, accogliendo la sua sfida, e di tutta risposta lui sorrise di gusto.
Mi scaraventai subito contro di lui, stavolta di mia iniziativa, e con molta più decisione. Provai con un pugno, ma fermò anche quello:
- Bloccato. - disse lui, compiaciuto.
Tirai via anche il polso, lasciandomi sfuggire un ringhio. Provai ancora con un calcio, e anche quello fu fermato.
- Bloccato, ancora. Cominci ad annoiarmi... -
Lo spintonai con forza, facendolo sbattere contro il muro di mattoni. Un enorme alone di polvere ne fuoriuscì e si rialzò subito nell'aria, circondandoci, ma non mi diede alcun fastidio.
E di nuovo mi scaraventai su di lui e ci ritrovammo a combattere... io cercavo di colpire lui, lui mi bloccava. E poi lui cercava di colpire me, ed io lo bloccavo. Tutto sommato la competizione sembrava essere di pari livello. Finché però, ad un certo punto, non vidi una scintilla distinguersi tra di noi... che divenne in un nanosecondo molto più grande e lucente.
- Ahhhh!! - sentii improvvisamente Mello lamentarsi.
Dopo qualche istante di completa confusione, realizzai ciò che stavo effettivamente vedendo. Avevo afferrato Mello per un braccio, e intorno alla mia mano si era formata una luce grigia a intermittenza... Era... corrente!
- V... Vorresti... m... mollarmi? - disse Mello con tono sofferente, mentre che vedevo il suo braccio tremare.
- Ah... Ahhh... - continuò a lamentarsi.
- Oh Dio! - esclamai poi, lasciandolo ed allontanandomi da lui.
Non sapevo cosa dire... Mi portai le mani vicino al viso per osservarle meglio. Per qualche secondo si distinguevano ancora delle piccole scintille chiare, sparse sui miei palmi, prima di sparire completamente. Continuai a tenere lo sguardo fisso su di loro, mentre che continuavano a tremare.
- Sofia... - sapevo che era Mello, ma non lo sentii davvero. Sembrava lontano, molto lontano, da dove mi trovavo io. Ero definitivamente scioccata.
- Sofia... - ripeté ancora, adesso vicino a me, mentre che afferrava entrambi i miei polsi per allontanarli dal mio viso.
- Come ti senti? -
Ci volle un po' prima che ritrovassi la forza per parlare di nuovo.
- ...I... Io? Come sto io? Tu come stai!? -
- Mhhh... se non mi sbaglio, in italiano c'è un termine proprio adatto... mi pare... ah si. Acciaccato. - rispose lui con un sorriso, marcando le prime due “c” con un accento molto americano.
- Oh, Dio... io... non so che dire. -
- Ci sono riuscito... - gli sentii dire d'un tratto, con tono fiero.
- ...Come? -
- Aspettavo che uscisse fuori, questo tuo nuovo potere... e come credevo, era solo questione di tempo. Bisognava darti il giusto incentivo. -
Rimasi a fissarlo intensamente per dei secondi, prima di tranquillizzarmi.
- Sei proprio un figlio di puttana. - gli dissi poi tutto d'un fiato, sorridendo istericamente.
Lui non sembrò offendersi della mia reazione, anzi rise a sua volta.
Dopo qualche istante però, quasi senza rendercene conto, rimanemmo a fissarci negli occhi con un'intensità inimmaginabile. I nostri sguardi assumevano a mano a mano sempre più una sfumatura diversa... seducente.
D'un tratto lo vidi avanzare ancora di più verso di me, portandomi a poggiare la mia schiena contro il muro alle mia spalle... fino poi a travolgermi completamente contro il suo corpo.
Così mi ritrovai il suo corpo che aderiva al mio, mentre che le sue braccia mi avevano circondata a destra e a sinistra all'altezza del mio viso, poggiate ai mattoni.
Io non volevo tutto questo...
O forse, una parte di me sì?
Sentire il corpo di Mello contro il mio era una sensazione completamente diversa da quella avvertita con Ryuzaki. Mello era fuoco, Ryuzaki ghiaccio. Mello mi voleva, lo sentivo... e di Ryuzaki avrei mai potuto dire con sicurezza la stessa cosa?
Di fatto Ryuzaki mi aveva rifiutata. Mello sarebbe stato capace di fare lo stesso?
No, non credevo proprio.
E forse proprio quello mi spaventava.

Dopo minuti interi passati così, a fissarci a pochi centimetri di distanza tra i nostri volti, Mello decise di continuare, avvicinando la sua bocca alla mia. Le nostre labbra si sfiorarono mentre che i suoi respiri lenti scorrevano lungo il mio collo...

Improvvisamente però la suoneria di un cellulare interruppe le nostre intenzioni.
Mello si bloccò all'istante.
Il suono sembrava abbastanza distante, ma continuava a squillare.
- Dimmi di non rispondere, ed io non lo farò. - mi sussurrò serio, mantenendo le nostre labbra vicinissime.
E intanto il cellulare continuava, e continuava...
- Ecco... - cercai di arrancare qualche frase da dire, qualcosa... qualsiasi cosa.
Ma dico, io stavo davvero per perdere la testa, e tu mi poni pure questioni del genere? Ma ti pare il caso?!”
Sospirai esasperata, voltando il viso e abbassando lo sguardo.
- ...Immagino sia un no. - gli sentii dire, e con ciò si allontanò, raggiunse il suo cellulare, che si trovava a terra e ancora squillante, e prima di arronzare una giustificazione al fatto che fosse finito lì, dicendo che probabilmente era caduto mentre che “giocavamo” a picchiarci, rispose controvoglia.

- Spero sia importante. - accolse così la chiamata, in tono gelido.
Lo vidi esitare solo qualche secondo, prima di sospirare dirigendosi di nuovo verso di me. Una volta raggiunta poi, mi porse il telefono, mantenendosi distaccato.
- E' per te. - disse semplicemente, senza guardarmi negli occhi.
Per... me?
Restai a fissare inebetita il suo cellulare per dei minuti forse, prima di decidermi a prenderlo. Lentamente poi lo avvicinai al mio orecchio...
- Pronto? - dissi a mia volta, in modo ancor più gelido di quello di Mello e ormai pronta a tutto.
- Sofia! Oh sia lodato Buddah, Cristo, e tutte le religioni! Dove cazzo sei? -
Quella voce mi fece raggelare e ribollire il sangue a ritmi intervallati minimo una decina di volte. L'ultima voce che m'immaginavo di sentire, proprio in quel momento... Eppure non potevo essermi confusa.
- Sarah! -

ANGOLO AUTRICE
Soooooorpreeeeeesaaa! Okay ce l'ho fatta, ci sono riuscita. Però dopo questo DAVVERO se ne parlerà a Luglio, mi dispiace! XD Ho fatto le corse perché... non riuscivo a non scrivere, ecco. @-@
Poi ho dato un'occhiata alle vostre recensioni e... non me la sono sentita di farvi aspettare così tanto.
Mi state rendendo la ragazza più felice del mondo, con i vostri complimenti e le vostre considerazioni, davvero. Adesso mi sento più forte, capace di affrontare anche la fine di questa storia. Sapete, in tutta la mia vita non ne ho mai finita una! MAI! XD
Però questa sì, promesso.u.u
Grazie infinite per quello che fate con le vostre recensioni a me e alla nostra storia. Sì, perché è tutta nostra. Fa parte anche di voi, in qualche modo. Sappiatelo.
Grazie. Grazie mille.
Spero continuerà a piacervi... Al prossimo capitolo!

E buona maturità a tutte le povere persone che adesso si trovano nella mia stessa, disperata, situazione! Vi sono vicina. <3
Ciaaaooo! *-*

   
 
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