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Autore: giascali    15/06/2014    7 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ilio.
 
-E se mi lasciassi qui? – propone Elias dopo un po’ che è appoggiato alla mia spalla.
Spalanco gli occhi e boccheggio per qualche secondo, prima di capire cos’abbia detto ed iniziare a scuotere violentemente la testa. Stringo forte la mia mano destra nella sua maglietta verde. – NO! Io non ti lascio qui, okay?! Ce ne andremo insieme da qui e… -
Vengo interrotta dalla sua risata. Non è come quelle cui sono abituata ma mi scalda lo stesso il cuore e mi fa sorridere. – Non intendevo “lasciami qui a morire”, Ilio. Ti sto rallentando soltanto. –
Ci fermiamo e si allontana da me, per appoggiarsi ad un muro e permettermi di riposarmi un attimo. Io faccio lo stesso, mettendomi davanti a lui. Accenno un sorriso. – Non pensavo quello. Ho il terrore che, se ci separiamo, potrebbe succederti qualcos’altro e… -
Elias si sporge con le labbra sottili piegate in un sorriso dolce. Posa la sua mano sulla mia guancia ed inizia ad accarezzarla.
Sento all’istante il cuore cominciare a battermi all’impazzata e le mie guancie diventare rosse ma non faccio niente, neanche per avvicinarmi ulteriormente a lui, anche se lo vorrei tanto, adesso. Con il pollice inizia ad disegnare il profilo della mia bocca, con delicatezza. – Niente ci separerà. – mi promette. – Non ci succederà niente, ne sono certo. –
Alla luce delle fiaccole, la sua nuova cicatrice sembra luccicare, per via della pelle ancora liscia e senza peluria. Tento un sorriso non troppo convinto, prima di annullare la distanza tra le nostre bocche.
La mano di Elias è ancora sulla mia guancia e continua ad accarezzarmi, mentre l’altra mi afferra il fianco e mi stringe ancor di più a lui, le mie, invece, sono sul suo petto.
Chiudo gli occhi, quando il bacio inizia a farsi più passionale, e zittisco una tremenda voce nella mia testa, il cui timbro assomiglia a quello di Eiran, tra l’altro, che mi fa notare che non è questo il momento opportuno per fare certe cose. Sono io la prima a staccarmi, non appena sento un rumore. Prendo subito l’arco e una freccia, preparandoli entrambi ad usarli. Faccio vagare lo sguardo per il corridoio ma non vedo niente, solo ombre che si ritirano alle sporadiche fiaccole appese.
Poi, alle mie spalle, sento qualcuno battere le mani.
Mi volto all’istante e vedo, sorgere dall’ombra, Shade del Buio. – Emozionante, commuovente, romantico. – fa un sorriso tenebroso, che mi fa rizzare i peli delle braccia. – Complimenti, fratellone. –
Sul volto di Elias compare un sorriso sollevato, molto diverso dall’espressione che ho in viso. – Shade. – fa una pausa, in cui il suo viso si fa più serio. – Che ci fai qui? –
Shade alza gli occhi al cielo ed esce definitivamente dall’ombra. Incrocia le braccia al petto e mi lancia un’occhiata divertita. – Secondo te? –
Elias fa un passo verso di lui, le mani strette a pugno. – Shade, c’è sempre un’altra alternativa. Puoi rifiutarti di assecondarlo. Fa’ come ho fatto io, ribellati a Rendak, a nostro padre. –
Shade accenna una breve risata divertita. – Sei sempre così certo che io sia buono. – sul suo volto compare una smorfia. – Come fai? Come fai a fidarti di me? Dopotutto Rendak, nostro padre, potrebbe avermi “deviato”, come dici sempre te, in questi anni, eh? Che ne sai tu se non è stato così?! TU, DOPOTUTTO, TE NE SEI ANDATO! – ora anche le sue mani sono strette a pugni ed i suoi occhi completamente neri. Le ombre del corridoio iniziano a tremolare, a contorcersi.
Shade sta perdendo il controllo ma Elias non ne sembra impressionato. Fa un altro passo verso il fratello. – Se così fosse, non ci avresti neanche pensato un momento ad ucciderci, Shade. – alza una mano, come per poggiarla sulla sua spalla, sebbene siano distanti oltre cinque mentri.
Il quattordicenne scuote lievemente la testa, in volto non è ancora scomparsa quella smorfia che sembra allo stesso tempo un sorriso sarcastico e tipico di accetta il suo destino, dopo aver lottato tanto.  – Magari è solo una trappola, magari sto prendendo tempo. –
Elias sbuffa dalla bocca, ha ancora quel sorriso. Come fa? – Magari lo sto prendendo io, del tempo. –
Distolgo per un attimo lo sguardo tra i due e lo faccio vagare per il corridoio. Le ombre sembrano avanzare e i loro bordi tremolano. Lo riporto su Shade ed Elias.
Mai, come in questo momento, mi sono sembrati più diversi. Non è solo una questione d’aspetto, sebbene abbiano alcuni tratti del viso in comune, ma anche per il loro carattere e la loro storia.
Elias è gentile, estroverso, solare  e indipendente. Non permetterebbe mai che qualcuno gli metta i piedi in testa e ciò che ha passato lo dimostra.
Shade è introverso, a volte lunatico, orgoglioso e a tratti arrogante ma, allo stesso tempo, tanto bisognoso di affetto, che qualcuno gli stia accanto.
Elias ha lasciato la sua famiglia a quattordici anni.
Shade a quattordici è disposto a tutto per guadagnare l’approvazione di ciò che gli resta della sua.
-Elias… - provo a dire ma lui mi ignora e continua a prestare attenzione a suo fratello. Si lecca le labbra sottili ed aspetta una risposta.
Dopo alcuni secondi di tensione, in cui io tento di non far caso a queste ombre e pare esserci una gara di sguardi tra Shade ed Elias, il Discendente del Buio sembra riprendere il controllo, perché l’oscurità retrocede. Scuote la testa, facendo muovere i suoi capelli folti. – Sei sempre stato un gran testardo. – dice poi.
-Vale lo stesso per te. – ribatte prontamente Elias, per poi aggiungere: – Shade, ti prego, lascia perdere questa storia. Vieni con me, vieni con noi. –
Suo fratello alza gli occhi al cielo. – Stai iniziando a diventare noioso. – la sua voce dovrebbe sembrare distaccata, invece trema un po’.
-Se dicessi di sì, la smetterei. –
Noto con non poco sollievo che ora gli occhi di Shade sono ritornati normali. Il ragazzo serra le labbra, come se volesse impedir loro di tremare. – Tu non capisci. –
Elias fa un altro passo verso di lui. – Non capisco cosa? –
Shade si porta le mani alla testa e le scuote violentemente. – TUTTO! – esclama. Faccio un passo indietro, al contrario di Elias che ne fa un altro in avanti. – Tu puoi uscirne indenne da tutta questa storia, tu sei Elias della Terra. Nonostante anche tu sia figlio di Rendak, loro non ti additeranno mai come “il figlio del tiranno”, “il figlio di Rendak”. MAI! E sai perché? Perché tu te ne sei andato, perché sei scappato. – alza lo sguardo da terra e lo posa su suo fratello. Trema ma non saprei dire se per la rabbia o altro. – Alcuni potrebbero definire questo un atto di forza di carattere, di coraggio. Insomma, “un quattordicenne che se ne va di casa perché suo padre è malvagio? Perbacco! Quel ragazzo è degno di lodi!” – cambia la sua voce, rendendola più profonda e adulta, forse nel tentativo di impersonare una persona a caso. - Beh, io so invece cosa indica, fratellone. – gli punta un dito contro. Ora sono quasi tre i metri che li separano. – Indica debolezza, Elias. Tu non te ne sei andato per ribellarti. O almeno non solo per questo. Tu te ne sei andato perché avevi paura. Avevi paura di quello che stava accadendo a tua madre. Te ne sei andato e mi hai lasciato da solo. Il tuo non è stato un gesto onorevole, è stato da codardo. – fa un respiro profondo. – Da egoista. –
Faccio un passo in avanti. - Vorrei vedere cos’avresti fatto tu! – urlo. Non posso permettere che dica questo di Elias, senza che nessuno lo difenda, neanche il diretto interessato.
Shade porta il suo sguardo su di me. – Non avrei mai potuto. Mia madre è morta per darmi alla luce. –
Elias alza una mano. – Ilio, fallo parlare. – dice con voce seria, senza guardarmi. Con lentezza Shade distoglie lo sguardo da me e lo riporta su suo fratello.
-Così mi hai lasciato da solo, senza neanche avvertirmi. Puff! Un giorno c’eri e quello dopo Elias non c’è più. –
-Shade, ero sconvolto e poi ho cercato di convincerti a venire con me ma hai sempre rifiutato. –
-Avrei dovuto scegliere tra mio padre e mio fratello, Elias. Avrei dovuto scegliere te, che mi sei fratello a metà? –
-Non ero solo questo. Eravamo amici, Shade. –
-Tu non vivevi neanche con noi… –
-Ma abbastanza vicino. –
-Non è la stessa cosa. –
-E di chi pensi sia la colpa? –
Shade fa un sospiro esasperato, mentre si porta di nuovo le mani alla testa. – Cosa vuoi, Elias? – mormora poi con voce lamentosa.
Elias gli si avvicina ancora, la mano è sempre rimasta sospesa a mezz’aria. – Che tutto ritorni a quando eravamo bambini, Shade, ricordi? –
Il quattordicenne accenna una risata divertita. – Sono passati quei bei tempi! Sono passati i tempi in cui giocavamo con le spade giocattolo e fingevamo di sconfiggere creature immaginarie. – ribatte con voce che si fa sempre più malinconica.
-Shade… -
-Da quando te ne sei andato è cominciato il mio addestramento. – si porta una mano al collo. Sgrano gli occhi quando capisco che tiene in mano il Pezzo della Luna del Buio. – Un giorno sono quasi scappato. Senza di te, era tutto così insopportabile, nostro padre ha fatto progetti per me da quando ero nella culla. Come hanno fatto con lei. – mi indica con un gesto del mento. Inizia a tormentarsi le mani, con sguardo truce che evita quello di Elias. – Avevo calcolato tutto: l’orario dei turni delle guardie, la posizione di nostro padre, tutto. Poi ho pensato “e dopo? Dove potrei andare dopo?”. Non avevo nessuno da cui andare, nessuno mi avrebbe mai offerto un rifugio. Non ero come te, che potevi contare sugli amici di tua madre, la mia era morta da tempo e non penso che avrebbero aiutato la causa della morte della loro amica. – accenna una risata poco convinta.
Ascolto con orrore il racconto di questo ragazzo, rendendomi conto che la facciata di Shade con cui ho sempre avuto a che fare fino ad ora serve solo a nascondere la sua fragilità. Quanto dolore può sopportare una persona prima di diventare così diffidente della bontà altrui? Faccio un passo avanti e all’istante mi rendo conto che tutto il rancore che potevo provare per lui fino a qualche secondo fa’ è svanito, ora mi dispiace soltanto per questo ragazzo che fin da bambino ha portato sulle spalle il peso dell’avidità del padre, senza neanche accorgersene.
-Così sono rimasto. Credo che nostro padre abbia saputo delle mie intenzioni, perché da quel giorno ha diminuito le guardie. Sapeva che non sarei scappato. Sapeva che mi ero reso conto di non avere altri che lui. Ricordo che, quando me ne resi conto, provai un misto di orgoglio, insomma, nostro padre si fidava di me, ero euforico, lo stavo rendendo fiero di me, e rassegnazione, perché sapevo che non potevo fare altro. – si appoggia alla parete e alza la testa, evitando i nostri occhi e facendo un sospiro. Incrocia le braccia al petto.
Finalmente Elias lo raggiunge, gli si mette affianco e assume la sua stessa posizione. Non posso fare a meno di invidiarlo un po’, per come sta interagendo con suo fratello. – So cosa stai cercando di dirmi, Shade. Forse allora eri solo, è vero. Non avevi nessuno. So di aver sbagliato, hai ragione: scappare è stato un gesto da codardo. – Non lo sta assecondando, ci crede veramente in quello che dice, mi rendo conto. – Ma era una cosa più grande di noi, e lo è ancora. Anche per loro. – mi indica con un gesto del mento, così simile a quello che ha fatto il fratello poco prima che mi fa sorridere. – Ma combattono lo stesso per ciò che è giusto, e sai una cosa? Dobbiamo farlo anche noi. – si stacca dal muro e porge la mano sinistra al fratello che lo guarda titubante. – Prometto che non ti sentirai più così, Shade. Sei ancora in tempo per non essere riconosciuto come la pedina di Rendak o suo figlio. –
Ci sono alcuni secondi di tensione, in cui sia io che Elias pensiamo che Shade non accetterà la sua mano ma poi la prende ed io mi rendo conto che ho trattenuto il fiato senza neanche accorgermene.
Shade accenna un sorriso malandrino che si fa sempre più grande man mano che passano i secondi. – Se mi lascerai da solo, sappi che saprò vendicarmi. –
Elias ride. – Lo so, lo so. – si volta verso di me con un sorriso enorme in volto. Ha salvato suo fratello, qualunque sia la fine di questo giorno, per lui avrà fruttato lo stesso qualcosa di buono. – Credo che adesso tu possa lasciarmi da solo. -
Annuisco. Immaginavo che avrebbe detto qualcosa del genere. Gli scocco un bacio a fior di labbra e sussurro all’orecchio: - Eri solo un ragazzino. – sapendo benissimo che ha capito a cosa mi riferisco. Mi allontano di qualche passo e li guardo. – Ci sono altri quattro ragazzi in giro. Forse li potreste incontrare… - mi rivolgo a Shade.
Non faccio nemmeno in tempo per aggiungere altro che sento uno schianto alle mie spalle. Ci voltiamo all’istante e vediamo una parte della parete sinistra cedere. Dal buco ne escono tre figure che conosco molto bene: Kori, Tia ed Eracl. In volto hanno tutti e tre un’espressione preoccupata che sembra attenuarsi quando mi vedono. – Iris. – mormora con tono urgente Kori.
Spalanco gli occhi e lo raggiungo. – Cos’è successo? –
-È con Rendak. – risponde al suo posto Tia. Si sta tenendo per mano con Eracl.
-Dobbiamo raggiungerla. – dico con decisione e faccio per entrare nell’apertura nel muro.
Sento Shade ridacchiare. – Ne succederanno delle belle adesso, me lo sento. – mi volto verso di lui.
-Cosa? –
Fa spallucce. – La figlia di Talia del Buio e Aaron della Luce con Rendak, colui che li ha uccisi? Mi stupirei se non succedesse niente. –
-Come fai a sapere il suo nome? – gli domanda Elias. – Ormai nessuno se li ricorda più, i nomi dei figli dei precedenti sovrani delle Discendenze. –
-Nostro padre mi ha parlato sempre molto di lei. –
-E perché avrebbe dovuto? –
-Perché Iris è la figlia di Talia, sua sorella. -

Note dell'autrice:
Uh, ultimamente aggiorno in fretta che è una meraviglia. 
Forse è perchè questi capitoli me li sono progettati da tempo, sopratutto questo che è il mio preferito della storia, quindi sono curiosa di cosa ne pensiate. Sinceramente devo ringraziare coloro a cui è piaciuto fin dall'inizio Shade, non avevo dei bei piani per lui ma, leggendo le vostre recensioni, posso affermare che l'abbiate salvato, davvero. Quindi, siccome è uno dei miei personaggi preferiti, grazie di cuore <3
Comunque... mi è piaciuto tantissimo scrivere questo capitolo, incentrato su Shade ed il suo rapporto con Elias *^*
Mi piacciono insieme.
Ad ogni modo, vorrei fare una sorte di annuncio, grazie a Lacus Clyne, che mi ha incoraggiata, ho deciso di postare un'altra storia, siccome sono certa di poterle gestire adesso che questa sta finendo ç_ç (altri sei capitoli ed è finita, ragazzi, sono a pezzi) e mi piacerebbe che vi faceste un salto. Ovviamente non siete costretti ma quella storia è importante per me e mi piacerebbe ricevere dei pareri. Ho delle grandi idee per lei (?) e vi premetto che è totalmente diversa da I Sei Elementi ma, come ho già detto, mi farebbe piacere se vi faceste un salto. Tutto qui.
Grazie comunque.
Un abbraccio a chi recensisce sempre, preferisce, ricorda e segue la storia <3

 
   
 
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