Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: cheekbones    15/06/2014    7 recensioni
"Bene, un altro giorno alla base di San Francisco dell'FBI. Cosa ci toccherà stamattina?" cantilenò Stiles, simulando un tono allegro da manuale.
"Rapimento, Stilinski" Stiles sobbalzò sulla sedia e si voltò verso l'ingresso dell'open space, così come gli altri tre.
Un giovane uomo in giacca e cravatta, capelli scuri, occhi verdi straordinariamente familiari, stava ritto in piedi con un'espressione infastidita. Aveva con sè un borsone e uno scatolone, mentre analizzava le quattro scrivanie, l'una di fronte all'altra. Si soffermò su quella vuota e la raggiunse a passo di marcia. Poggiò per terra le sue cose e si sedette. Non spostò il bicchiere di caffè, ma Stiles notò che l'aveva visto ancora prima di muoversi.
"Scusi, quella scrivania non è disponibile" Lydia stava per alzarsi, furente.
"Credo proprio che sia la mia, invece. Agente speciale Derek Hale. Sono il vostro nuovo capo"
-
[Sterek!AU]
Genere: Drammatico, Fluff, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
?
IL CANTO DEL CIGNO





4. They call us "Sterek"


Dal capitolo precedente:




"Quindi è ufficiale: puntavano al GPS. Ma perchè?" mugugnò Scott. "A cosa gli serve un localizzatore?"
La domanda rimase sospesa in ufficio, finchè Derek non riscosse tutti. "Ok. Abbiamo fatto passi avanti. Ci penseremo domani mattina"
Gli agenti annuirono e presero a raccogliere le loro cose - Lydia non mancò di sottolineare della sua festa di inaugurazione lunedì sera.
"Stilinski, tu rimani un attimo" borbottò Derek.




Stiles posò la sua borsa sulla scrivania e aspettò che Derek finisse di sistemare i risultati avuti da Isaac Lahey. Indubbiamente, Derek Hale era un bell'uomo e Stiles aveva sempre avuto una predilezione per i mori con gli occhi chiari - quel verde, poi, era umano? Se l'era chiesto più volte, una delle tante in cui si era perso ad osservarlo. E quelle spalle larghe, oh!, sembravano così perfette per aggrapparvisi. Stiles sospirava e sospirava come una locomotiva, perchè su tutto quel ben di dio non poteva metterci le mani, nè la bocca, nè i piedi. Volendo anche sorvolare sulla sessualità di Derek - poteva uno così essere gay? Ovvio che no! -, rimaneva il suo capo e Stiles ricordava bene la politica di Peter Hale sulle storie in ufficio.
"Stilinski, mi stai ascoltando?"
Stiles si riscosse e alzò lo sguardo colpevole sul suo Capo. "Sì, mi scusi. Cosa le serve?"
Derek alzò un sopracciglio e gli indicò la scrivania, ordinandogli tacitamente di sedersi. Lui obbedì e si ritrovò ad arrossire come una bambina, quando l'altro si sedette sulla scrivania, davanti a lui. "Parlare"
"Parlare? Mi pare di aver capito che parlare non è tra le sue priorità. Con me, poi. Odia sentirmi parlare. Mi fa ancora male il bernoccolo che mi ha..." si zittì, sotto lo sguardo glaciale di Derek. "Ho straparlato di nuovo. Merda, mi dispiace"
"Voglio parlare di voi tre. Dunn è morto da appena due settimane, voglio solo sapere com'è lo spirito in ufficio"
Stiles non era bravo quanto Lydia, negli interrogatori, ma anche lui sapeva riconoscere un discorsetto indotto da altri, anche se a farlo era Derek Hale. "Peter Hale è preoccupato? Può dirgli che ci manca ancora George, che ci mancherà sempre, ma che non abbiamo intenzione di sabotare il nostro nuovo boss imbronciato"
"Imbronciato?" Derek ghignò.
"Beh, diciamo che il cabaret non sarà mai il suo mestiere, Capo"
Fu allora che Stiles vide il primo vero sorriso sul volto di Derek Hale, straordinariamente curvo e aperto, che andava da un orecchio all'altro. Riusciva persino a vedere una fila di denti bianchissimi e si domandò come doveva essere passarci la lingua sopra - e, diamine, quelle erano fossette?
"Ogni tanto ti incanti, Stilinski, l'hai notato?"
Stiles rispose alla provocazione con un occhiolino. "La mia concentrazione dura appena un minuto. Iperattivo"
"Lo vedo" lo osservò dall'alto in basso, poi si alzò, sistemandosi la giacca. "Bene. Mio zio ne sarà felice"
"Allora è vero che siete imparentati!" gli puntò contro l'indice. "Lo sapevo!" esultò. "Avete gli stessi occhioni da cucciolo e i pettorali scolpiti! Cosa avete in corpo, qualche cromosoma S della sensualità?" Stiles si pentì delle sue parole pochi secondi dopo, mentre Derek Hale si voltava a rallentatore verso di lui, con l'espressione sorpresa.
"Cosa?"
"Cosa che?"
"Cosa hai detto?"
"Niente" mentì spudoratamente Stiles.
"Sì, ti ho sentito"
"Allora non devo ripetere"
"Ma non credo di aver capito"
"Non è un mio problema" Stiles alzò il mento e prese a raccogliere le sue cose per la seconda volta, sotto lo sguardo sorpreso del suo capo.
"Mi stai rispondendo a tono, Stilinski?"
"Forse"
"Posso licenziarti"
"E' da tanto che vorrei cambiare squadra, sa che Scott ha il brutto vizio di non aspettare le squadre di supporto? Rischiando di farci uccidere, tra l'altro. L'agente Russell sarà felicissimo di prendermi nella sua squadra" scherzò Stiles.
"Posso anche spararti" sussurrò Derek.
"Non lo farebbe mai" ridacchiò Stiles, avvicinandosi a lui. "Le piaccio troppo" arricciò il naso e scoppiò a ridere. "Buonanotte, capo"
Derek lo osservò prendere l'ascensore, con un leggero sorriso sulle labbra, mentre sventolava la mano per salutarlo. Si concesse di rilassare i muscoli solo quando il suo agente fu fuori dal suo campo visivo - quando aveva contratto così tanto le spalle? E lui se ne era accorto? Si grattò il mento, infastidito da tutta quella situazione: in un altro contesto, Stiles Stilinski sarebbe già finito nel suo letto, per quanto strano possa sembrare. Derek era da tempo sceso a patti con la sua omosessualità, anche se durante l'addestramento in Marina non era stato facile, ma erano un po' di anni che qualcuno non lo stuzzicava, come faceva palesemente il suo sottoposto. O forse hai solo bisogno di fare sesso, tanto che vedi flirt dove non ci sono. Scopa, Derek, e tutto tornerà a posto.
Si ripetè le stesse parole fino al parcheggio, prima di telefonare a Vernon Boyd: aveva seriamente bisogno di uscire.


Vernon Boyd aveva salvato Derek Hale esattamente tre volte, in guerra, senza contare tutto quello che aveva fatto dopo la morte della sua famiglia. Era probabilmente l'unico vero amico che gli era rimasto, molto vicino ad un fratello, e Derek si fidava ciecamente di lui. Boyd lo conosceva meglio di chiunque altro e, anche se non lo dava a vedere, Derek teneva molto in considerazione il suo giudizio. Quando si era trasferito, era stata l'unica persona a cui aveva permesso di accompagnarlo all'aeroporto - con la promessa di sentirsi almeno una volta alla settimana.
Si erano così ritrovati in un pub lungo la statale, due birre in mano e una manciata di patatine tra loro, sul tavolo.
"Sei diverso" fece Boyd, accarezzando il manico del bicchiere. "Non so come, esattamente, ma sei diverso"
"Non ci vediamo da quando sono stato mandato a Los Angeles" Derek fece spallucce. "Magari sono abbronzato"
Boyd alzò gli occhi al cielo. "Derek, dai. Come ti trovi a lavorare con Peter?"
"Pesante" schioccò la lingua sul palato. "Non fa che dirmi: fai questo, fai quello, fammi sapere questo, fammi sapere quello"
"E tu?"
"Ovviamente non lo faccio, ma non gli impedisce di chiedermel
o comunque" risero e fecero tintinnare i bicchieri, prima di prendere un sorso di birra. "Ma a Los Angeles dovevo sottostare agli ordini di un altro agente, adesso l'indagine la gestisco io. La squadra non è male, sai?"
Boyd sorrise e si sporse sul tavolo. "Non è male, detto da te, è un gran complimento"
"Gentile. Devo solo, lo sai, farci l'abitudine - so cosa significa perdere un comandante. Non è facile, ma stanno tenendo botta" sussurrò, sovrappensiero. "O almeno così mi ha detto quella testa quadra di Stiles Stilinski. Il peggiore dei tre"
Derek vide l'amico sogghignare e incrociare le braccia. "Cosa c'è, Boyd? Perchè mi guardi così?"
"Sai, sono un Seal anche io. Sono bravo a leggere le micro-espressioni, ho fatto confessare parecchi terroristi... cos'era quella cosa che hai fatto quando hai nominato questo Bilinski?"
Derek si nascose dietro il bicchiere di birra, bevendone ancora. "Niente"
"Der, hai sorriso. Ed era impercettibile, ma c'era. E i suoi muscoli erano rilassati... gesticolavi. Lui ti piace?" domandò, ridacchiando. "Puoi dirmelo, sai?"
"Lui non mi piace" sputò, infastidito. "E' logorroico, senza alcun freno, sta sempre a fare... Boyd, smettila di ridere o giuro che ti faccio arrestare" lo minacciò.
"E' per questo che finalmente mi hai telefonato, eh? Vuoi usarmi come spalla e rimorchiare. Non lo facevi da secoli, ma la cosa non mi dispiace - vuol dire che stai ricominciando a campare decentemente" gli fece l'occhiolino. "Almeno potrò vivere attraverso te"
"Con Erica le cose vanno male?"
"No, assolutamente, ma da quando è nata la bambina, sai, c'è sempre meno tempo per noi due" accennò un sorriso. "Devono solo passarle le colichette e ricominceremo forse a dormire ad orari decenti"
"Se ti può consolare, dormo poco anche io" si lamentò. "Questo caso mi distrugge"
"Ancora il figlio dell'ambasciatore?" domandò incuriosito. Da quando era stato preso come reclutatore nella Marina, Vernon Boyd aveva spesso sofferto il distacco dalla vita adrenalinica che faceva prima; aveva, tuttavia, promesso a sua moglie che, dopo la sua ultima missione per catturare un terrorista cubano, avrebbe appeso la pistola al chiodo, e così aveva fatto. Non era inusuale, però, che Derek gli telefonasse per un consulto.
"Esatto. Non ho capito il perchè del GPS"
Boyd ridacchiò. "Ti ricordi quando, in Afghanistan, Michael diceva che l'infermiera brutta era il lasciapassare per le altre? La chiamava 'il GPS portatile per la gnocca', schifoso maiale" scoppiò a ridere.
Derek spalancò gli occhi. "Vernon Boyd. Mi dispiace ammetterlo, ma sei un fottuto genio"

Scott, Lydia e Stiles si sedettero alle loro scrivanie e, con delle occhiaie da far spavento, provarono a seguire il ragionamento di Derek Hale, che li aveva buttati giù dal letto prima delle sette del mattino. Derek cercò di svegliarsi con tre caffè forti e prese a camminare avanti e indietro.
"Allora, Stiles" lo richiamò sulla Terra schioccando le dita. "Quali sono le funzioni di un GPS?"
Stiles strizzò gli occhi. "Portarti dal punto A al punto B?!"
"Pensa in grande" ghignò. "Supponiamo che chi ha rapito Rami sapesse tutto sulla sua vita: dove andava, cosa mangiava, ma soprattutto chi frequentava. Supponiamo che sapesse anche del progetto di suo padre di fargli impiantare un localizzatore, come fanno i genitori più ricchi di Washington" fece una smorfia disgustata, ma continuò. "A cosa poteva servirgli?"
Lydia alzò una mano, prima di rendersi conto di quanto fosse infantile. "Poteva servirgli a tracciare una mappa, uno schema"
"Esatto!" Derek aprì le braccia. "Ci stiamo avvicinando! Arriviamo alla questione principale: Rami è stato ucciso e questo ci dice che non doveva essere lui il bersaglio. Quando per gli assassini ha perso ogni interesse, l'hanno ucciso, sventrandolo per prendere il GPS manomesso che avrebbe potuto farli scoprire, e l'hanno lasciato in bella vista cercando di portarci fuori strada. Il governo pakistano ha molti nemici, qui in America"
"Quindi, chi è la vera vittima?" sbadigliò Scott. "Se non era Rami, chi sarà il prossimo bersaglio?"
Stiles si alzò e prese a sfogliare rapidamente i documenti relativi all'indagine. "Un posto, o una persona, che Rami frequentava spesso. La scuola?"
"Troppo protetta" suggerì Lydia. "E anche volendo colpire il liceo, non era necessario Rami. Ci sono le mappe al municipio, potevano inserirsi come bidelli, adetti alle pulizie, fidanzati di insegnanti..."
Scott si grattò il mento. "Forse Rami aveva accesso a un luogo dove poch..."
"Bethany" mormorò Stiles. Alzò lo sguardo, perso nel vuoto. "Bethany Stuart era la sua ragazza. Bethany Stuart, figlia del senatore Stuart. Rami passava interi pomeriggi da lei, chissà cosa facevano in casa. Grazie al GPS, i rapitori potevano facilmente tracciare una cartina della casa e inserirsi nel sistema d'allarme tramite bluetooth" inspirò e vide che gli altri tre lo stavano fissando. "E' la famiglia Stuart"
Derek si mosse più velocemente dei suoi agenti e chiamò prima la polizia locale, poi il servizio di scorta del senatore Stuart. Quando attaccò la cornetta, si ritrovò ad essere fissato intensamente dai suoi agenti.
"Adesso che facciamo?" deglutì Scott, temendo la fase successiva.
"Adesso ci accampiamo a casa Stuart finchè non succede qualcosa, o scopriamo che Stilinski aveva torto marcio"
Stiles alzò gli occhi al cielo, ma non commentò e caricò la pistola.
"Lydia, Scott, prendete l'auto. Io e Stilinski andiamo con la mia Camaro. Ci vediamo a casa Stuart tra un'ora, voi tornate all'ambasciata. Sono abbastanza sicuro che ci sia una talpa"
L'ufficio si attivò immediamente e tutti presero le loro cose. Stiles, senza farsi notare, prese una serie di proiettili in più, per ogni evenienza, e un rapporto che doveva ancora compilare per l'ultimo caso con George a capo della squadra - poteva sempre finirlo nelle ore di nullafacenza a casa Stuart. A dire il vero, Stiles odiava gli appostamenti e l'idea di farlo con Derek lo innervosiva non poco. Alzò lo sguardo e notò che Peter Hale li stava osservando dall'alto e sorrideva.
"Cos'ha suo zio?" chiese, avvicinandosi a Derek, che stava raccogliendo in fretta le sue cose.
"In che senso?" lo guardò anche lui, col sopracciglio alzato.
"Ridacchia"
"Peter ridacchia di continuo. Ora, sempre se non vuoi rimanere qui a fissarlo anche tu, ce ne dobbiamo andare. Muoviti"

I tre componenti della famiglia Stuart, con la loro scorta armata, vennero presto messi al corrente del piano per entrare in casa loro - "Dio solo sa per fare cosa!" aveva commentato Stiles tra sè e sè - così erano stati organizzati dei turni di guardia, sotto la supervisione di Derek e altri agenti di supporto del FBI. Isaac Lahey si era unito al gruppo, per mettere cellulari e telefoni sotto controllo e il pronto soccorso dell'ospedale più vicino era stato allertato.
"FBI! Venite tutti qua" urlò Derek dal salotto, per radunare tutti quelli sotto il suo comando. "Allora, posti per dormire. Lydia, tu starai in camera con Bethany, ti abbiamo già preparato una branda; Scott, tu ti apposti fuori la camera da letto degli Stuart da lì non ti muovi fino a nuovo ordine. Isaac, tu e i tre agenti di supporto state nella camera degli ospiti" vide le smorfie e ci tenne a precisare che non avevano altra scelta, con un tono decisamente antipatico.
"E io?" pigolò Stiles.
"Stilinski!" ringhiò Derek. "Ti sei già dimenticato che fai il turno di notte per coprire la scorta? Io e te staremo qui in salotto"
"Grandioso" mormorò Stiles e Scott, accanto a lui, rise. "Stiles, hai sempre la pistola. Puoi sparargli"
"Penso che mi spezzerebbe il collo se solo provassi a prenderla" sorrise l'altro. "E' un Hale. Mica si lascia cogliere impreparato"
Derek battè le mani per placare l'ondata di chiacchiere in salotto. "Allora, tenete a mente i turni e fate come vi ho detto. Domani mattina, alle sei, facciamo un briefing qui in salotto per mettere a punto il resto della giornata"
"Capo, sono le sette. Ordiniamo almeno la cena?" brontolò Lydia.
"Scrivete su un foglio le vostre ordinazioni e mandiamo Lahey a prendere tutto"
"Perchè io?" borbottò Isaac.
"Perchè sei l'unico senza pistola" Derek aggrottò le sopraccigglia e lo guardò male. "Adesso facciamo come vi ho detto o vi licenzio tutti all'istante"
Scott e Lydia si sistemarono in cucina con la famiglia Stuart, per decidere gli ultimi dettagli, il resto degli agenti circondò Isaac per le ordinazioni. Solo Stiles rimase a fissare il suo Capo che digitava velocemente sullo schermo del cellulare.
"E se ci stessimo sbagliando?" sussurrò.
Derek alzò lo sguardo su di lui. "Intendo dire, se non fosse gli Stuart. Se fossero davvero i pakistani ad essere presi di mira?"
"Se fosse così, cambieremo i piani di nuovo"
"Ma mettiamo caso fosse troppo tardi?" Stiles deglutì.
Derek assottigliò gli occhi e si avvicinò a lui. "Stilinski. George Dunn era il primo collega che hai perso?"
Stiles annuì e distolse lo sguardo dal suo, così non potè vedere l'espressione di Derek che si addolciva; era stato stupido a non riconoscere subito i sintomi, eppure ci era passato prima di Stilinski: perdere un collega per la prima volta, soprattutto di grado superiore, era un trauma e un ricordo difficile da superare. La morte violente e inaspettata di qualcuno che lavora con te, che fa il tuo stesso lavoro, non fa che ricordarti che potevi esserci tu, al suo posto. Che non siamo invincibili per niente. Derek non aveva preso in considerazione i loro sentimenti, nè si era arrischiato a pensare che la morte di George fosse terribilmente pesante per alcuni di loro, e ricordò le parole di Peter sulla difficoltà di dirigere una squadra di agenti giovani e provati come loro.
"Stilinski. Guardami"
Stiles si voltò verso di lui e, quando lo vide a un palmo da sul naso, sussultò. "Io ti prometto che tutti usciranno vivi da questa casa. Non permetterò che lame, proiettili, armi di qualsiasi tipo, tocchino te o il resto della squadra. Intesi?"
Le guance rosse di Stiles gli suggerirono che sì, aveva inteso. "E chi proteggerà lei, capo?"
Derek spalancò gli occhi, perchè davvero nessuno gli aveva mai posto una domanda del genere. "Sono un Navy Seal"
"Eri un Navy Seal" mormorò Stiles. "Adesso sei un agente del Bureau. Puoi permetterti di scegliere, sai?"
Si osservarono per un po', finchè Scott non li avvisò che Isaac era pronto ad andare a prendere la cena e mancavano solo loro due.
"Salvato dalla campanella" Stiles arricciò le labbra.
La cena si consumò in un silenzio assordante, proveniente soprattutto dalla famiglia Stuart. Le due donne non facevano che piangere e il senatore camminava nervosamente per la cucina. Gli agenti, alle nove spaccate, decisero che era ora per la famiglia di chiudersi nelle rispettive camere. Scott salì al piano superiore con l'espressione più sconsolata del mondo, mentre Lydia prendeva disposizioni per infilare la brandina nella camera di Bethany.
"Fatevi la manicure" suggerì Stiles, mentre la vedeva indugiare sulla sedicenne, che piangeva ancora disperata.
"Stiles, sei simpatico come un'intera giornata passata a sorvegliare un bordello di China Town" gli rispose Lydia, piccata.
Stiles rise: "Umorismo da federale, che passo avanti, complimenti!"
"Ridi poco. Dovrai passare la notte su un divano, col Mr Socialità" gli diede una pacca sulla spalla. "Indovina chi di noi sta peggio"
E no, Stiles non ebbe cuore di dire a Lydia che stranamente l'idea non gli dispiaceva più di tanto, soprattutto quando aveva visto il suo capo finalmente rilassato, con la cravatta allentata, le maniche tirate su e senza giacca. Sembrava molto più umano, perciò fu facile sedersi accanto a lui si divano, col portatile in grembo.
"Il senatore Stuart ha un sacco di cose per le mani" esordì. "Deve votare lunedì per la riforma sul petrolio. Il suo è uno dei voti determinanti"
"E' per questo che lo stanno minacciando, forse" Derek reclinò la testa e chiuse gli occhi. Si stava in parte rilassando, anche se le braccia incrociate dicevano molto sul suo stato d'animo. Stiles distolse lo sguardo dal collo del suo capo, completamente alla sua mercè, e si concentrò sul display.
"Sì, perchè non vedo su cos'altro potrebbero far leva. Deve un po' di soldi allo stato, ma questi ricconi devono sempre qualcosa a qualcuno, no?"
Derek grugnì un assenso, ma continuò a tenere gli occhi chiusi.
"Forse dovrei avvisare mio padre" borbottò tra sè e sè Stiles.
"Vivi ancora con papino?" ridacchiò Derek.
"No, mio padre vive a Beacon Hills. E' in pensione, ma faceva lo sceriffo" sorrise. "L'ho sentito poco ultimamente"
"Non dare dettagli del caso"
"Certo che no. Sa, capo, forse è meglio che lei avvisi... a casa"
Derek aprì un occhio solo e lo guardò. "Scusami?"
"Che ne so... ci sarà qualcuna che aspetta a casa, no? Una fidanzata, magari. Quelli come lei ce l'hanno sempre" Stiles si diede mentalmente dell'idiota, perchè era partito bene, ma aveva finito molto male. La notte pensava e ripensava a come fare per scoprire qualcosa sulla vita sentimentale di Derek Hale, ma senza successo.
"No"
"Ah. Moglie?"
"Gesù, no" Derek fece una smorfia.
"Marito?" pigolò Stiles.
Derek si ridestò del tutto, voltandosi a guardarlo. "Stilinski, fai prima a chiedermi se sono sentimentalmente impegnato. E la mia risposta è no"
"Ok. Non che volessi saperlo" Stiles tirò su col naso. "Era tanto per dire. E come mai non ha nessuno?"
"Lavoro difficile" Derek chiuse gli occhi.
"Lo so. Il mio ultimo ragazzo, Danny, mi ha mollato perchè il giorno del suo compleanno sono scappato per una rapina alla National Bank. I civili a volte non capiscono. E quando lo fanno, vuol dire che ti amano abbastanza da ignorare quanto la nostra vita faccia schifo"
"E' la prima volta che dici qualcosa di sensato"
Stiles ridacchiò. "Già. E' un peccato che suo zio abbia vietato le relazioni in ufficio"
"Ah, si?" Mugugnò interessato l'agente.
"Sì. Cioè, non sono proprio vietate, ma guarda caso uno dei due viene sempre trasferito in un'altra squadra"
Restarono in silenzio quel tanto che bastò per far digerire a Derek la notizia e si appuntò mentalmente di fare un discorsetto con suo zio. "Non mi importa. Sono comunque sfortunato in amore, ho chiuso con le donne, con gli uomini, con gli esseri umani in generale"
Stiles quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Aveva detto con gli uomini? A lui sembrava di aver capito proprio così.
"Beh, chi di noi non ha avuto storie difficili"
Derek rise, una risata amara, che fece voltare Stiles di scatto. "No, diciamo che io alzo la media mondiale di parecchio"
"Forse non ha ancora incontrato la persona giusta, capo"
"La persona giusta, certo. Ho messo di credere a queste cazzate"
"Grandioso" accennò Stiles. "Sono famoso per la mia capacità di far cambiare idea alle persone, anche solo per sfinimento"
Derek sorrise, anche se si maledì per quella strana sensazione di calore allo stomaco.
"Sterek"
"Che?"
"Ci chiamano Sterek, in ufficio"
Derek si tirò su a sedere e lo guardò allucinato. "Sterek?"
"Stiles più Derek" spiegò. "Ste-Rek. Come i Brangelina, no?" fece spallucce.
"E chi lo dice?"
"Oh, tipo tutti. In mensa lei non c'è mai, capo, ma ne parlano tutti"
"E perchè?"
"Forse per il fatto che le sto sempre attaccato al culo" si schiarì la voce. "Insomma. Non sono più in squadra con Scott, ormai"
Derek si rabbuiò e si tolse definitivamente la cravatta. "Ah. Allora farò in modo di metterti sempre con Scott"
"Non ho mai detto che mi dispiace starle attaccato al culo. Perchè, Capo, lei ha davvero un bel culo" Stiles lo disse velocemente e senza pensarci. Vide l'espressione consapevole di Derek e si alzò con la scusa di andare al bagno.
Derek riflettè esattamente su quello che stava per fare (ovviamente buttare al diavolo quasi un mese di lavoro sul campo come capo squadra), per poi mandare al diavolo tutto e seguì Stiles al bagno. Lo trovò a fissare con una smorfia lo specchio di fronte a sè. Probabilmente si stava insultando da solo, perchè Derek lo vide muovere le labbra silenziosamente.
"Capo" si passò una mano umida tra i capelli. "Mi dispiace. Di solito io non faccio così, so tenermi certe cose dentro, anche se non sembra. Se la infastidisce avere un omosessuale in squadra, vado da Peter e - e mi faccio trasferire. Nessun problema"
"Stilinski, l'unica cosa che mi infastidisce di te è la parlantina"
Derek si premurò di sbatterlo contro le piastrelle e di bloccarlo, prima di mordergli le labbra e aggredirlo. Stiles si aggrappò a quelle spalle come aveva sempre desiderato e ricambiò il bacio velocemente, strusciandosi sull'erezione appena accennata del suo capo.
Il suo capo.
Si stava facendo il suo capo nel bagno di un senatore degli Stati Uniti.
Gemette, quando una mano di Derek si insinuò sotto la sua camicia.
"Dobbiamo tornare di là" gli disse l'altro, ma senza togliere la mano dal suo fianco.
"Dobbiamo, sì. Poteva anche evitare di saltarmi addosso nel bagno degli Stuart!" replicò Stiles, tirandolo verso di sè grazie ai passanti del jeans.
"Guarda chi parla" ringhiò Derek. "E' un mese che mi provochi!"
"Cosa?!" strillò Stiles. "Io non provoco proprio nessuno, sei tu che mi sventoli culo e sorrisi davanti, manco fossi un toro da monta. E' tutta colpa tua!"
Derek ringhiò e tornò a baciarlo.

Scott si era quasi appisolato, quando un rumore non lo fece alzare di scatto. Dalla soffitta provenivano dei rumori e lui estrasse velocemente la pistola.
A quanto pare, Stiles non si era sbagliato.























L'angolo dell'autrice:

Ladies, scusate il ritardo! Ma tra la mia nuova ff "Text me, Sourwolf" e gli esami all'Università, sono davvero impegnata >.< Anyway, spero che questo capitolo vi abbia messo l'anima in pace ahahhaha Prevedo un altro capitolo e poi l'epilogo (ovvero la festa a casa di Lydia per la casa nuova)
Spero vi piaccia anche questo capitolo e perdonate gli errori di battituta perchè non ho tempo di farlo betare (avete già aspettato abbastanza!)

Baci,
A.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: cheekbones