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Autore: Eli Ardux    16/06/2014    2 recensioni
"Ho spesso pensato a come ti avrei detto addio un giorno. La morte è inevitabile, in fondo. Eppure non pensavo sarebbe successo così in fretta. Mi sono spesso immaginata invecchiare al tuo fianco. E sai, ricordare tutte quelle bellissime bugie fa male. Ma fa ancora più male pensare che tu stia leggendo tutto questo mentre io non sarò al tuo fianco. Mi dispiace, Sirius. Mi dispiace provocarti questo nuovo peso. Mi dispiace non averti suscitato un’altra volta un sorriso. O forse ci riuscirò ancora. Forse, tra molti e molti anni, ricorderai ancora quella stramba ragazza che ti ha insultato così pesantamente. Ricorderai ancora, magari, il calore di un abbraccio, quando il mondo inizierà a diventare freddo."
***
Dal capitolo 46
«Non è stata una mia scelta!» Sirius aprì le braccia, esasperato. Entrambi avevano alzato di nuovo la voce. «Sì invece» «Cosa?! Donna ma ti senti quando parli?» La bocca di lui si contorse dalla rabbia. «Calmati per Merlino» Elisa raccattò una borsa appoggiata al suo fianco, sulla panca, gettandogliela. I libri andarono a cozzare contro il braccio proteso dal ragazzo per difendersi, rotolando poi a terra poco più in là. «Non dirmi di calmarmi!»
Sirius x nuovo personaggio
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Tra smistamenti e nuovi incontri
 
Una scarica di elettricità la pervase. Paura forse?
 
Fece un passo in avanti. Poi un altro e un altro ancora. Mentre si dirigeva verso il cappello ebbe la spiacevole sensazione che tutti gli occhi della sala fossero puntati su di lei. Arrivata allo sgabello e sedutasi sopra la professoressa le adagiò il cappello in testa. Poteva sentire il pulsare del cuore in gola e lo scorrere del sangue nella testa.
 
Poi una voce parlò. «mmm... era ora signorina Mirzam, era da molto che l’aspettavo». Elisa, che fino a quel momento era rimasta aggrappata allo sgabello per non cadere, ebbe un sussulto. Si ritrasse involontariamente, stringendo con più forza la presa sul vecchio legno.
 
 Quel nome. Quel fottuto dannatissimo nome.
 
Una rabbia feroce e repressa le esplose nel petto, subito seguita da una paura primordiale legata a ricordi che, come schegge, le perforavano la mente ogni volta. « Non chiamarmi con quel nome» sibilò minacciosa. «sì sì certo certo» disse pensoso il cappello.
 
La noncuranza del cappello le diede sui nervi. Non doveva essere lì. Non doveva lasciarsi convincere.
 
«Si, so esattamente dove metterti»
 
Trattenne il respiro, aspettando che il copricapo si pronunciasse riguardo alla scelta.
 
«GRIFONDORO»
 
Il boato fu l’unica cosa che sentì mentre, ancora stordita, si catapultava lontano, lasciandosi il cappello indietro.
 
 
***
 
Quando si fu seduta la ragazza al suo fianco le tese la mano, gioiosa.
 
«Ciao. io sono Lily Evans» «Piacere, tu sai già il mio nome» rispose Elisa stringendo la mano alla ragazza.
 
Lily sorrise. La mora notò, con un pizzico d’invidia, che la compagna di casa era davvero carina. Capelli di un rosso acceso, un sorriso dolce, la pelle diafana decorata con deliziose lentiggini, Elisa si chiese come potesse esistere una figura all’apparenza tanto dolce.
 
I suoi pensieri furono interrotti dal Preside che prese la parola. «Benvenuti ai nuovi studenti e bentornati a quelli vecchi. Prima di conentrarci sul nostro ricco banchetto vorrei ricordarvi che è assolutamente vietato fare uso di caccabombe o altri oggetti che il nostro gentile custode Gazza abbia nel suo elenco di oggetti non consentiti. Inoltre mi ha pregato di ricordarvi che allagare i bagni è assolutamente vietato, soprattutto se nel suddetto bagno vi è chiusa la sua gatta». 
 
Un brusio si creò nella sala. Elisa era semplicemente scioccata.
 
Come potevano esistee così alti livelli di crudeltà? 
 
Quasi nello stesso istante, qualche posto più in là, due ragazzi si batterono il cinque. La rossa riservò loro uno sguardo carico di disapprovazione. Elisa si appuntò metalmente di indagare.
 
Dopo che il brusio si fu calmato, il preside riprese la parola «Ora, senza altri indugi, abbuffatevi! »
Alle parole del mago tutti i tavoli si riempirono di cibo e leccornie infinite. Tutti cominciarono a porsi il cibo nel piatto. Dal canto suo, Elisa era estasiata. Vi era così tanto cibo da mantenere un esercito.
 
«Patate? » Chiese Lily alla sua destra. «Mm?? Oh sì, certo grazie » rispose in fretta. Sotto lo sguardo scioccato di molti ragazzi del tavolo si caricò poi il piatto di cibarie: era stata una giornata pesante.
 
« Quanti anni hai?» Lily, gli occhi verdi fermamente puntati nella sua direzione, addentò veloce un pezzo di pollo. « Quattordici» rispose con un sorriso Elisa. « Wow, anche io ho quattordici anni. Allora saremo in stanza insieme!» La notizia non le dispiacque affatto.
 
«Oh ti prego, non dirmi che ti sei fatta Marcus» l’urletto eccitato qualche posto più in là attirò la sua attenzione. «è così… bello»  Elisa cercò di non sbuffare infastidita.
 
Il silenzio imbarazzante fu colmato dalla rossa con un’altra domanda «Scusa, potrò sembrarti invadente ma... perché hai cominciato a frequentare Hogwarts solo adesso? Voglio dire-» Elisa la interruppe prima che continuasse « Ho avuto lezioni private fino ad ora».
 
Bugia. Ne sentì il gusto amaro in bocca. Probabilmente non doveva essere risultata molto convincente. L’altra la guardò con un cipiglio curioso, prima di scuotere la testa e annuire.
 
Dopo qualche minuto di silenzio Elisa prese di nuovo parola «Chi è Gazza e soprattutto cosa è successo alla sua gatta?» Lily rise, divertita ancora al solo ricordo.
 
«Gazza è il custode di Hogwarts, pattuglia i corridoi di notte e di giorno e controlla, insieme agli insegnanti, che le regole vengano rispettate. È spesso accompagnato dalla sua gatta, Mrs. Purr. L’anno scorso è stata chiusa in un bagno allagato. A Gazza… non è piaciuto molto» Concluse con un ghigno.
 
«Non ti preoccupare, la gatta non si è fatta nulla» Aggiunse all’espressione sconvolta dell’altra.
«Purtroppo, aggiungerei. Fidati, Gazzasa come farsi odiare. A volte assegna punizioni per un nonnulla, o altre volte ti grida contro solo perché ne ha voglia. E la sua gatta, sempre a seguirti come se fossi un ladro... no no, se lo è proprio meritato. Dovevi vedere la sua faccia. Gazza è stato sempre definito in molti modi, ma quella volta diventò “ Il drago con la supposta”» riprese sghignazzando.
 
« Se lo dici tu...» Elisa non era per niente convinta. « Immagino che chi ha escogitato lo scherzo sia stato acclamato come un eroe» aggiunse memore dei due ragazzi. « Oh ti prego, non ricordarmelo! Potter ha continuato a vantarsi fino alla fine dell’anno!» rispose lei piuttosto scocciata.
 
«Potter? E chi è?» domandò confusa. La voce del Prefetto interruppe i loro discorsi. Lily si voltò verso il ragazzo, per poi sorriderle gentilmente « Vai ti stanno chiamando. Ne parleremo dopo»
« A dopo» la salutò lei con una scrollata di spalle. Si diresse verso il prefetto che, con sguardo severo, la accolse nella piccola folla del primo anno.
 
 
 
***
 
 
Molti pensieri affollarono i suoi pensieri mentre, ubbidiente, seguiva la comitiva nel suo percorso. Era stata una giornata pesante quella, ricca di nuove esperienze e scoperte. Risultò sofferente alle ultime raccomandazioni del prefetto e, quando li lasciò andare, la ragazza si gettò nell’immediato alla ricerca della nuova compagna.
 
La trovò seduta su una poltrona, in un angolino della sala. Aperto sulle ginocchia teneva un grosso libro babbano che sembrava con interesse. Il pollice era incastrato tra i denti. Lo mordicchiva nervosa, mentre gli occhi attenti saettavano sulla pagina da una parte all’altra, seguendo i complicati ghirigori di inchiostro. « Ehi Lily!»
 
La ragazza fece un salto sulla poltrona dallo spavento. Il libro cadde a terracon un tonfo. «Scusa, scusa non volevo-» «Tranquilla non è colpa tua, pensavo fossi un’altra persona» il sorriso che le riservò fu dolce e rassicurante.
 
«Allora come ti è sembrato il castello?» «Mmm... tetro, polveroso e grande, molto grande» Lily ridacchiò divertita.
 
Elisa inclinò la testa di lato, imitando un piccolo cane confuso. «Domani devo presentarti una persona. Scommetto che ti piacerà!» «Chi è?» Elisa la guardò curiosamente.
 
La ragazza fece per rispondere ma una voce le raggelò il sangue. « Ehi Evans!» Elisa si girò immediatamente verso la fonte dell’urlo.
 
Un silenzio raggelante si era dipanato per la sala. Nessuno fiatò. Con stupore Elisa osservò il ragazzo avvicinarsi. Alle sue spalle, rimasti vicino al fuoco, i tre amici lo guardavano divertiti.
 
Un ragazzo se ne stava seduto tranquillo con il viso sprofondato su un libro di difesa contro le arti oscure. Quando il suo amico aveva urlato aveva scosso esasperato la testa, ghignando dietro al pesante tomo. Un altro ragazzo guardava da lontano l’amico che, con baldanza, si avvicinava verso le due ragazze.
 
Il giovane incrociò il suo sguardo. Un sorrisetto si formò sul suo viso, seguito subito dopo da un’occhiolino. Elisa, in tutta risposta, alzò visibilmente il sopracciglio e spostò la sua attenzione sull’amico di fianco che, ridendo e parlando concitatamente al lettore, lanciava occhiate adoranti al casanova e al compare che ormai le aveva raggiunte.
 
Quest’ultimo si scompigliò i capelli per l’ultima volta, sfoderndo poi il suo miglior sguardo seduttore. « Allora Evans...  come sono andate le vacanze? Bè, ovviamente male, dato che non mi hai visto. Ma a questo si può facilmente porre rimedio. Che ne dici di uscire con me?»
 
Elisa non sapeva se scoppiargli a piangere o ridere in faccia. Era il peggior tentativo di abbordaggio a cui avesse mai assistito.
 
Sbuffò, immensamente divertita, voltandosi un attimo dopo verso la ragazza al suo fianco. Il sorriso le morì sulle labbra. « No, non voglio uscire con te, come te lo devo dire testa di legno??!!» La rossa si prese la testa fra le mani scuotendola leggermente. 
 
Il ragazzo non sembrò perdersi d’animo. «Oh andiamo Evans, prima a cena ti ho sentito dire il mio nome...» Elisa soffocò malamente una risata. Quella conversione stava avvenendo davvero?
 
Un pensiero curioso le attraversò la mente. Troppo impegnata dalla piega che gli eventi avevano preso, la mora si era momentaneamente dimenticata chi il ragazzo dovesse essere «Ma tu devi essere Porter!» l’entusiasmo con cui pronunciò quelle parole si scontrò subito con il silenzio imbarazzante del dormitorio. Poi, quasi a scoppio ritardato, una risata generale si alzò nella stanza. Il ragazzo parve boccheggiare, improvvisamente ammutolito.
 
«Si può sapere cosa sta succedendo?» Lily le appoggiò una mano sulla spalla cercando di restare in piedi. La sua risata avrebbe anche potuto essere contagiosa, ma Elisa iniziava a sentirsi in mbarazzo. Non capiva. Era forse colpa sua?
 
«Ma cosa ho detto di male??» La sua domanda spazientita non ottenne risposta. Un ragazzo in un angolo, che prima dell’ avvicinamento di Porter stava mangiando delle caramelle, ora era piegato in due. Gli amici, ancora sghignazzando, cercarono di aiutarlo.
 
« È Potter» disse una voce divertita alle sue spalle. Elisa si voltò.
 
Un ragazzo alto le sorrise gentile, il residuo della risata ancora sul viso. I capelli, abbastanza lunghi e castani, gli coprivano gli occhi, rendendo la sua figura slanciata ancora più curiosa. Tra le sue mani la ragazza intravide un libro. Doveva essere l’amico di Potter, ragionò mordendosi il labbro. Un dito della sua grande mano si era infilato tra le pagine del libro, probabilmente per non perdere il segno. Nonostante le sue amicizie, il ragazzo iniziò a starle simpatico.
 
La poltrona su cui era seduto ora era occupata dal casanova che rideva sguaiatamente. La sua risata le ricordò vagamente un latrato di un cane. Grugnì con poca grazia notando un liquido ambrato sparso sul pavimento poco più in là. Chissà cosa aveva rovesciato quel disgraziato.
 
«Piantala Remus!» Potter riprese l’amico con una spinta poco aggraziata. Il ragazzo alzò le mani al cielo, sghignazzando ancora.
 
«Va bene, va bene James!» «Ehi, ti va di fare una partita a scacchi, Porter?» Il ragazzo casanova si voltò nella loro direzione, iniziando a parlare in farsetto. «Felpato io ti ammazzo!» Con uno scatto degno di un atleta, Potter balzò sul cmpagno. La zuffa che ne derivò levò delle grida e dei boati divertiti nel Dormitorio.
 
«Scusali, fanno sempre così. Io sono Remus Lupin» si presentò il ragazzo rimasto al suo fianco. Sembrava malaticcio, con quelle lugubri occhiaie e gli zigomi marcati «Piacere, io sono Elisa Stevenson» La zuffa durò ancora qualche minuto prima che i due ragazzi, sfiniti, si accasciassero sul divano, distrutti. «Hogwarts mi sta sempre più-»
 
Con uno scatto veloce si ritirò indietro. Nella frazione di un secondo un forte dolore al fianco le indicò di aver colpito la superficie del tavolino. Si ritrasse ancora, il dolore momentaneamente in secondo piano, osservando ancora la figura del ragazzo al suo fianco.
 
Quegli occhi.
 
«Tutto bene?» Una mano le afferrò decisa il braccio. Lily la osservava preoccupata, squadrandone il viso alla ricerca di risposte. Elisa cercò di rimanere calma. Respirò a fondo, prendendosi il tempo per riflettere. Nessuno sembrava spaventato o minimamente turbato. Nessuno sapeva. Squadrò la sala, improvvisamente silenziosa. Sguardi preoccupati e straniti la perforavano da ogni parte.
 
Alcuni però attirarono maggiormente la sua attenzione. Potter e i suoi amici sembravano studiarla come un animale raro. Inspirò ancora, cercando il migliore sorriso che in quel momento poteva permettersi.
 
« Io... io vado in camera, ho bisogno di stendermi» senza aspettarsi alcuna risposta la ragazza si diresse veloce verso le scale. Non perse tempo a voltarsi indietro.
 
Non appena raggiunse la sua camera e si fu gettata sul letto, un nuovo senso di confusione la investì. Quegli occhi.
 
Riconosceva un Lupo Mannaro quando lo incontrava. Riconosceva i loro occhi, cupi e profondi, così animaleschi. Sospirò profondamente, scuotendo il capo. Non sapeva se la sua permanenza nella scuola fosse permessa.
 
Il pensiero di denunciarlo passò nella sua mente come un lampo, lasciandole il corpo quasi indolenzito. Quando era diventata così vigliacca? Si rigirò nel petto, stringendosi tra le coperte. Non avrebbe detto nulla, avrebbe solo aspettato. La sua presenza nel castello non implicava un’imminente pericolo. Lo avrebbe studiato, certo, e avrebbe aspettato. La situazione poteva chiarirsi, no? Avrebbe chiesto spiegazioni e si sarebbe scusata.
 
Sì, il suo piano era perfetto. Con un ultimo sospiro si rintanò meglio nelle coperte. Avrebbe anche dovuto chiedere spiegazione ai suoi amici: i loro sguardi non presagivano nulla di buono.
 
 
 
 
Angolo autrice
Ciaooo. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. A me personalmente sì, sarà che oggi avevo particolarmente voglia di scrivere ( Infatti il capitolo è lunghissimo). E così Elisa fa la conoscenza degli altri personaggi molto importanti della storia. Cosa succederà? Spero di ricevere delle recensioni, sia positive che negative, si migliora sempre. Se non capite qualche cosa chiedete, vi risponderò con piacere.
Al prossimo capitolo
Eli
   
 
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