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Autore: Mojita_Blue    16/06/2014    1 recensioni
Alexandra e Caroline. Due ragazze così diverse tra loro, ma allo stesso tempo così uguali.
E se un giorno le loro strade si incrociassero formando un unico destino?
Riusciranno l'amore, l'amicizia e la famiglia ad aiutarle a superare le complicazioni della vita?
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Patricia andava avanti e indietro per la stanza, immersa nel suoi pensieri. Vedere Jane dopo così tanto tempo le aveva fatto un certo effetto. Inoltre Caroline era stata lì, accanto alla persona che le aveva rubato il padre. Lo stesso uomo che aveva un’altra famiglia. Perché ne era ormai certa, quella ragazza, Alex, era sua figlia. Lo si vedeva dal cognome, dal volto e da quegli occhi che quel giorno l’avevano messa a disagio.
Lei però, in confronto a Caroline, aveva avuto la figura paterna dalla sua.
Ma di certo non la si poteva incolpare. Incoscientemente era stata coinvolta in quell’assurda storia.
La cosa imperdonabile era però che sia Alex che Caroline erano ignare di tutto.
Come poteva dire a sua figlia che la ragazza di cui si fida tanto, una sua stretta amica…
Era in realtà sua sorella!
Entrambe possedevano il sangue dello stesso uomo che era riuscito a far felici due donne completamente diverse. 
Si massaggio le tempie. La testa le doleva e prese per un attimo a girare.
Doveva dire tutta la verità o lasciare che la loro vita proseguisse senza ulteriori intoppi?
Vide Athena miagolare e arrampicarsi sul tavolo. Le dava sempre fastidio quando la gatta lo faceva. Era solita prenderla per la collottola e metterla a terra rimproverandola.
Ma non stavolta. Oggi la lasciò fare. Anzi, si avvicinò a lei accarezzandole le orecchie.
“Cosa devo fare Athena? Cosa posso fare?” Sussurrò.
Un rumore insistente interruppe la quiete della stanza: Stavano bussando alla porta.
Patricia si chiese chi mai potesse essere. Guardò per un istante le valigie all’angolo della stanza. Poteva essere Jack che veniva a portare le ultime cose per il trasferimento. Ma sapeva che era impegnato in quel momento. Chissà, magari le voleva fare una sorpresa.
Andò ad aprire la porta, ma chi si trovò davanti non fu Jack, bensì Jane. Il suo sguardò si incupì.
“Cosa vuoi ancora?”
“Vorrei che tu mi ascoltassi. Voglio parlarti.”
“Finiscila di tormentarmi ancora. Noi due non abbiamo niente da dirci!”
Jane tentò di protestate ma invano perché Patricia le chiuse la porta in faccia. Tentò allora di bussare forte e ripetutamente in modo da farsi aprire.
“Patricia ti prego! So che non vuoi parlarmi, ma ti sto chiedendo solo di ascoltarmi!”
“Va via!”
“No! Io e Alan abbiamo davvero pensato a te. Sono stata a lungo schiacciata dai sensi di colpa e voglio davvero rimediare. So perfettamente che ciò che è successo è imperdonabile. Non posso far altro che chiederti perdono. E lo ripeterei! Lo ripeterei all’infinito se servisse.”
Continuava imperterrita a sbattere il pugno sulla porta e ad urlare. Non le importava affatto che altri la sentissero, la  osservavano.  Si era già disonorata abbastanza e l’unico suo obiettivo era almeno di essere ascoltata. E si sarebbe umiliata se fosse stato necessario.
“Patricia, ti prego!”
L’altra si premette le mani alle orecchie per non sentire lasciandosi scivolare a terra lungo la porta.
Improvvisamente sentì quel bussare farsi man mano meno insistente fino a cessare completamente. Sentì Jane dall’altra parte singhiozzare. Si toccò le guance e le scoprì bagnate: Anche lei stava piangendo. Una lacrima cadde sul ginocchio.
Jane sbatté i pugni sulla porta, la voce spezzata da forti singhiozzi.
“Sono disperata ormai… A-Alan è morto.” Patricia spalancò gli occhi. No, non poteva essere vero. Si mise le mani nei capelli mentre un vago senso di nausea le prese la gola.
Alan…
Jane continuò a parlare a volte interrotta dal pianto.
“Sono rimasta sola… Completamente sola a crescere una figlia che ha visto scomparire suo padre così all’improvviso; sola a mantenere una casa. Avrei almeno voluto avere il tuo perdono ma niente… Non pensi che abbia scontato abbastanza il mio errore?!”
Patricia ascoltò i suoi singhiozzi. Non poteva crederci. Alan non poteva essersene andato così.
Non seppe precisamente cosa le fece cambiare idea, ma si alzò lentamente aprendo la porta. Guardò i suoi occhi rossi e gonfi.
“Cosa è successo?” Chiese in un sussurro.
“Incidente stradale.” Tirò su col naso. Passò qualche minuto di silenzio.
Alla fine però  Patricia si fece da parte.
“Entra.” Jane la guardò meravigliata e riconoscente allo stesso tempo.
“Grazie, grazie…” Continuava a bisbigliare. Entrò lentamente fermandosi al centro dell’ingresso. Si tormentò le mani.
Era palese che si sentisse a disagio.
“Siediti pure.”
Jane annui sedendosi sul divano. Patricia prese posto accanto a lei.
“Arriva subito al punto Jane.” L’altra fece un lungo respiro.
“So che potrei sembrare invadente ma…Credo di dover sapere chi è il padre di Caroline.” Patricia guardò a terra mesta.
“Credo che tu sappia già la risposta.”
Jane si mise le mani sul viso. Anche lei avrebbe avuto sulla coscienza. Un altro macigno soffocante che andava a gravare la sua colpa.
“Mi dispiace…” Sussurrò.
“L’hai già detto.”
“So che non saranno mille scuse a farmi perdonare. Ma non posso dire altro. Io e Alan…”
“Tu e Alan avete vissuto periodi di tranquillità senza preoccuparvi minimamente di me. Mentre io ho dovuto portare avanti lo studio e una gravidanza a fatica e completamente da sola!”
La sua voce era iniziata in un sussurro per poi alzarsi sempre di più. Passarono attimi di silenzio prima che Jane parlò.
“Questo non è vero. Abbiamo provato a contattarti sempre e in tutti i modi. Ma tu non c’eri, eri sparita all’improvviso.”
“Si, sono andata via da questa città. Volevo andarmene da qualunque parte il più lontano possibile da qui. Caroline aveva solo tre anni e tagliare tutti i ponti col passato mi era sembrata la cosa più giusta da fare. Ma nessun posto era mai abbastanza lontano e la nostalgia di casa mi aveva preso lo stomaco. Siamo tornate da un po’ di tempo ormai, ma non ho mai smesso di affidare Caroline ad un insegnate privato. Ci siamo trasferite moltissime volte e non le ho mai detto il motivo. La verità è che sono scappata come una codarda.”
Girò la testa di lato turbata. Le sembrava strano confidarsi proprio con lei. Tuttavia il bisogno di parlarne era diventato opprimente.
“Anche io sono stata una codarda.” Sussurrò Jane. “Non ho mai voluto svelare niente a nessuno. Ma ho fatto affidamento a persone sbagliate come una sciocca. Questa città è piccola e i pettegolezzi corrono in fretta. Alex è stata attaccata subito, senza pietà il che l’ha resa un po’ ribelle. E se lei non crede a queste voci è solo per causa mia, perché non ho avuto il coraggio di confermare quel che ha sentito.”
Pianse ancora, sperando che l’aiutasse a farla sentire meglio. Anche Patricia aveva gli occhi lucidi ma cercava di non darlo a vedere.
“Abbiamo fatto solo del male a noi e alle nostre figlie.” Jane annui mettendosi le mani sul viso.
“Cosa possiamo fare?” Continuò Patricia imperterrita. L’altra cercò di riprendere il controllo di se stessa parlando con voce ferma.
“L’unica cosa da fare è rimediare. Raccontare loro tutta la verità.”
Patricia la guardò un attimo preoccupata scuotendo la testa.
“Non posso…”
“E’ meglio così. Basta con le menzogne e i sotterfugi . Non voglio più nascondermi. Ne hanno il diritto, non possono vivere nell’ignoranza per sempre.”
La mora si morse il labbro. Essere sinceri solo adesso significava farle soffrire di più.
La verità può essere triste, cattiva, ma la si preferisce sempre alla menzogna. Eppure ti lascia sempre una ferita difficile da rimarginare.
Ma sapeva che dopotutto gli errori non si possono eliminare, ma soltanto ridurre.
Annuì ormai convinta. Jane sorrise mesta e inaspettatamente l’abbracciò.
“Perdonami Patricia. Fallo se puoi. Non ho mai voluto farti del male e non te ne farò mai più. Ho pagato a caro prezzo ciò che ho commesso.”
Patricia rimase spiazzata per un po’ non sapendo come comportarsi. Solo alla fine, anche se un po’ titubante, ricambiò il gesto. In fondo doveva ammettere che aveva ragione. Stava scontando lentamente la sua pena e anche dolorosamente.
Dopo qualche istante le sorrise. Jane era stata sincera. Magari era il tempo di ricominciare tutto da capo. E in fondo sentiva che anche Alan, ovunque fosse, era immensamente felice per la loro rappacificazione. 

  
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