Nome autore sul
forum: Tomocchan
Nome autore su efp: Tomocchan
Numeri scelti e conseguenti generi:
3- Erotico
Avvertimenti: Lime
Coppia: 3- Yuri
Note autore: Questi personaggi
derivano da un fumetto/manga che scrissi e disegnai quasi undici anni
fa,
quando avevo undici anni… nel corso del tempo le ho
disegnate ogni anno,
facendole crescere, quando due anni fa ho scoperto dei loro sentimenti
e ho
voluto descriverli! Ho scelto la coppia yuri proprio per questo :D
Melania e
Linda sono state tra i primi personaggi che ho creato e per questo ci
sono
molto affezionata. Questo contest mi è piaciuto molto e
spero di aver fatto un
buon lavoro :D
DIECI
ANNI
Il sole
stava ormai calando, tingendo il cielo di rosa, arancio e rosso chiaro,
proprio
mentre Melania osservava
questo piccolo
spettacolo quotidiano dalla finestra del proprio appartamento a Verona.
Melania aveva quasi ventun anni, i capelli castano scuro, lunghi oltre
le
spalle, con una frangetta sfilata che, però, non copriva i
suoi grandi occhi
marroni, occhi che fino a qualche momento prima erano stati fissi su un
libro
di testo dell’università di Lettere.
Nel guardare quei colori così naturali del cielo, le venne
un moto di nostalgia.
Quasi dieci anni prima aveva scoperto di possedere il potere di
controllare la
pioggia, di farla scendere o smettere a suo piacimento, entro una zona
limitata
che era il suo piccolo paese di provincia.
A quei tempi, un terribile golem composto da rocce e sassi portava
panico e
scompiglio per il mondo, Italia compresa, guidato da un mago oscuro che
lei e
altre quattro ragazzine avevano scovato solo
un anno dopo aver distrutto quel mostro con le loro soprannaturali
capacità.
Lei, Melania, controllava la pioggia; Linda, una americana, controllava
il
vento; Sakiko, una giapponese, controllava la neve; Sarah, una
africana,
controllava l’acqua e infine Aliksa, una islandese,
controllava il ghiaccio.
I cronisti dell’epoca, per quei loro formidabili poteri, le
avevano denominate
“La squadra dell’erosione” e ricordava
che sua nonna, orgogliosa, le aveva
regalato una felpa rossa con la cerniera munita di una piccola E cucita
con del
filo nero proprio sul petto destro.
Conservava ancora quella felpa, seppur piccola, dello stesso rosso di
quel
cielo.
Degli scienziati avevano voluto esaminarle, ma essendo minorenni e
sotto ancora
la custodia dei loro genitori, le bambine erano state salve: si erano
trasferite lontane dai propri paesi di origine e col tempo tutti si
erano
dimenticati di loro o ne avevano solo un vago ricordo.
Nonostante tutto, nessuna di esse si era mai dimenticata delle altre.
C’erano
state lettere, e-mail, sms e incontri di persona una volta divenute
adolescenti
mature.
La prima volta che si erano riviste, a sedici anni, Linda le era
saltata al
collo, stringendola in un abbraccio talmente forte che, se fosse stato
possibile, avrebbe potuto spezzarle le ossa.
Con l’americana c’era sempre stata una forte
intesa, un’amicizia più profonda
che con le altre compagne.
Forse perché l’aveva incontrata per prima, forse
perché parlare inglese era più
semplice o forse perché quando sembrava che il golem
l’avesse schiacciata -e
per fortuna non era stato così!- Linda era stata la prima a
piangere e a
scatenare potenti uragani contro quel mostro, usando tutto il potere di
cui era
capace. Incitate da quella forza, anche Sakiko, Sarah e Aliksa si erano
unite a
lei, sconfiggendo quell’essere malvagio anche con
l’aiuto di Melania, che nel
frattempo si era ripresa e si era aggiunta a quell’attacco.
Era passato così tanto tempo...
Arrossì
al
pensiero di ciò che era accaduto molti anni dopo.
Aveva solo diciannove anni quando, in una di quelle piccole
rimpatriate,
durante l’estate, Linda le aveva confessato il desiderio di
voler venire a
vivere in Italia per poter studiare con lei.
A quella notizia il suo cuore aveva fatto una piccola capriola, felice
di poter
stare a contatto con l’amica tutti i giorni, e
così, dopo aver sistemato le
varie pratiche burocratiche, visti, permessi e altro,
l’americana si era
trasferita nel suo piccolo appartamento in affitto, un grazioso
bilocale
perfetto per due persone che avrebbero passato la vita tra casa e
scuola.
La convivenza all’inizio era stata difficile: abitudini
diverse, culture
diverse, un anno di differenza –perché Linda era
più grande- e il carattere
forte della sua amica avevano messo a dura prova la loro amicizia, ma
alla fine
ne erano uscite indenni, scendendo a compromessi e correggendo ognuna,
nel suo
piccolo, i propri maggior difetti, come la pigrizia
dell’italiana o il
disordine dell’americana.
L’università era iniziata e tutto era filato
liscio, finché, una sera, non era
accaduto l’impensabile.
Linda era sempre stata bella fin da quando l’aveva incontrata
quasi dieci anni
prima.
Alta, lunghi capelli biondi, occhi azzurri, un fisico praticamente
perfetto e
una quarta di seno, attirava i ragazzi come il miele con le mosche.
Eppure lei non si era mostrata interessata a nessuno, stava sempre in
sua
compagnia e non mancava di invitarla ad uscire almeno una volta a
settimana per
staccare un po’ la spina da tutto quello studio.
Proprio in una di quelle sere di fine Maggio la bionda aveva alzato un
po’
troppo il gomito ed era toccato a Melania starle dietro come si faceva
con una
bambina, ma non le era pesato: dopotutto erano amiche e si erano
promesse di
aiutarsi a vicenda.
Una volta rientrate in casa, Linda, con una forza presa da
chissà dove, l’aveva
messa contro il muro, vicino alla porta e, dopo averle preso il viso
con
entrambe le mani, l’aveva guardata divertita.
Aveva sentito il suo corpo morbido strusciarsi contro di lei, il fiato
prima
sul collo e poi sulle sue labbra, un odore dolciastro e vagamente
alcolico;
quegli occhi azzurri, intensi, persi nei suoi, pieni di desiderio e
quasi
consapevoli nonostante il cervello fosse sembrato vertere per altri
lidi.
Melania ci si perse, trattenendo il fiato nel sentire quello sguardo su
di sé,
tanto da renderla impacciata e confusa oltre ogni dire.
Le gambe la reggevano a mala pena, mentre Linda le accarezzava la
guancia,
scendendo via via sempre più in basso fino a raggiungerle la
coscia coperta dai
jeans aderenti in un tocco deciso e pungente, ma semplicemente
piacevole.
Non si era nemmeno resa conto di aver desiderato quel gesto; di sapere,
nel
profondo del proprio io, che non le dava affatto fastidio…
“Posso baciarti?” aveva domandato Linda in un
sussurro suadente e caldo, ma,
senza attendere oltre, l’attimo dopo le labbra della ragazza
aveva premuto
sulle sue con prepotenza.
La giovane italiana era rimasta a dir poco sorpresa, totalmente
spiazzata da
quel gesto improvviso.
Aveva sentito le sue labbra, le aveva trovate morbide e calde
nonostante il
soffio inebriante e un brivido di piacere le era corso lungo la
schiena, lasciandola,
se possibile, ancora più confusa.
Confusa, ma felice, con un miscuglio di sentimenti forti e improvvisi
che non
era riuscita a spiegare.
Non aveva avuto la forza di spostarla, ma quando la biondina si era
staccata,
ansante e soddisfatta, Melania l’aveva accompagnata a letto e
si era recata in
cucina a farsi una camomilla per riprendersi e assimilare la cosa.
Linda l’aveva baciata.
Linda l’aveva baciata sulla bocca!
E a lei era piaciuto, le era piaciuto sentirla su di sé,
sentirla così passionale
e forte, come, in fondo, era sempre stata.
Ricordava quel momento come se fosse stato il giorno prima…
La
mattina Melania si era presentata davanti al letto dell’amica
con una tazza di
caffè nero e un analgesico per il forte mal di testa di cui,
sicuramente, era
fornita per aver bevuto troppo alcool.
La bionda si era svegliata con un verso lamentoso, ma, una volta messa
a
sedere, con la schiena appoggiata al cuscino posto sulla testa del
letto
singolo, aveva preso quello che la castana le aveva portato, sentendosi
meglio
rispetto a una mezz’ora prima.
“Grazie, Mel.” aveva biascicato, stropicciandosi
gli occhi ancora sporchi di
trucco, tanto da ritrovarsi la mano nera per colpa del mascara,
dell’ombretto e
della matita.
Mel. Usava spesso quel diminutivo, o anche Melany quando voleva essere
dolce.
Amava da impazzire quei nomignoli e sentirlo ancora pronunciare le
faceva
piacere.
“Prego.” la risposta era giunta meccanica, non
voluta, perché il suo animo
premeva per sapere se qualcosa era cambiato. Se sarebbe cambiato.
“Ricordi... nulla di ieri sera?” aveva domandato
titubante, così nervosa da
ritrovarsi a torturare le proprie dita tra di loro.
“Qualcosina.” Linda era sembrata sincera e
perciò era stato più difficile
esternare il tutto.
“Perché... ecco... vedi... tu...” sempre
più esitante, aveva deciso di sputare
quel groppo che aveva: “... mi hai baciata.”
L’americana aveva sgranato gli occhi azzurri e si era portata
le mani alla
bocca, arrossendo furiosamente e regalando un colore rosso ciliegia
alle sue
guance.
“L’ho fatto davvero, allora...” il suo
sussurro era stato quasi impercettibile,
ma Melania, vicina com’era, aveva sentito bene e ci era
rimasta male.
Era sembrata pentita del suo gesto.
In fondo, aveva sperato che fosse stato qualcosa di più, ma
quel tono affranto
l’aveva fatta ricredere.
Era stato solo... un gesto dettato dall’alcool.
C’era solo una profonda
amicizia tra loro due e così sempre sarebbe stato, purtroppo.
Melania
aveva stretto le labbra e si era irrigidita.
“Già, l’hai fatto.” le era
uscita quella frase dura, quasi accusatoria, anche
se non era stata sua intenzione. Ma si era sentita ferita. Molto.
“Mel, io...”
“Non fa nulla. Davvero.” No, non era vero e lei ci
era stata male, malissimo.
Come avrebbe potuto guardarla in faccia?
Come avrebbero potuto convivere ancora, se lei aveva quel peso sul
cuore dopo
quella notte?
La sua mente le aveva suggerito di fare i bagagli e mettere le cose in
chiaro
prima che fosse troppo tardi, troppo tardi per andarsene o prima di
combinare qualche
pasticcio.
Era la scelta migliore, aveva pensato. Perciò aveva preso
fiato e l’aveva
guardata, seria.
“Linda, io non...”
Non aveva concluso la frase perché la bionda le aveva preso
il viso tra le mani
per baciarla di nuovo. Dietro di loro, la finestra si era spalancata a
causa di
una forte folata di vento, probabilmente Linda aveva perso il controllo
dei
propri poteri.
Melania aveva ancora sgranato gli occhi, sorpresa da quel gesto, e non
aveva
potuto far altro che lasciarsi andare, trovandolo troppo piacevole per
distaccarsene.
Era stata Linda a interrompere quel contatto, rimanendo a pochi
centimetri
dalle sue labbra, prima di guardarla negli occhi.
“Mel... prima che tu possa dire qualcosa... io...”
sembrava esitante, ma alla
fine si era morsa il labbro inferiore e aveva parlato, liberatoria:
“Io ho una
maledettissima cotta per te da anni! Non sai da quanto! Ieri sera
ero... fuori
controllo e ho desiderato baciarti, ecco. Come ora.” le
lasciò il viso,
raccogliendo le mani in grembo, ansiosa. “Ora... ora che lo
sai, scusami se
l’ho fatto... spero che tu possa dimenticare e... non so,
ricominciare. Non
voglio perdere la tua amicizia.” Aveva supplicato, con un
filo di voce.
Melania si era presa la testa tra le mani, traendo un profondo respiro
per mettere
in ordine i propri pensieri, di nuovo scombussolati da
quell’ultimo gesto e da
quelle parole.
Una fitta pioggerellina aveva iniziato a scendere, mentre
l’odore del bagnato
invadeva la stanza.
“E se io... non volessi dimenticare? E se a me piacesse...
poter avere quel…
qualcosa di più?” era arrossita, ne era certa,
nell’aver pronunciato quelle
frasi, a testa bassa, ma l’altra aveva cercato il suo
sguardo, chinandosi per
guardarla, curiosa.
“Stai dicendo che... non ti è
dispiaciuto?” aveva domandato la bionda, per
esserne sicura, prima di sentire quell’odore umido e
voltarsi, notando quella
pioggia.
Era rimasta a bocca aperta, cogliendo così i sentimenti
dell’amica. Quella
pioggia era stata lacrime non versate, era stata qualcosa che esprimeva
la tristezza
del suo cuore.
“Mel, tu…?”
L’amica aveva stretto le labbra e annuito impercettibilmente
con un cenno del
capo, sentendo un calore incredibile sulle guance e sulle orecchie,
come un
formicolio piacevole.
Allora Linda aveva sorriso dolcemente, prima di abbracciarla e baciarla
ancora,
accarezzando la sua guancia con delicatezza, quasi avesse temuto di
romperla e
le nuvole pian piano erano sparite, lasciando il cielo di nuovo limpido.
Quella mattina, il sole le era sembrato più luminoso del
solito...
Si erano
ufficialmente messe insieme solo un paio di mesi dopo, quando, tra un
bacio e
l’altro, lei aveva affermato con sicurezza di essere
innamorata dell’amica.
Aveva temporeggiato, lo ammetteva, ma dopo averci rimuginato era giunta
alla
conclusione che la sua non era un’infatuazione, ma un
sentimento nato col
tempo.
I baci erano una splendida cornice, così come le carezze e
le coccole scambiate
durante la notte, nello stesso letto, ma senza mai sfociare in qualcosa
di più
profondo di cui entrambe non erano ancora pronte.
Era successo l’anno dopo, in una calda sera
d’estate, quando i loro animi si
erano accesi, desiderosi di volere qualcosa di più e di
compiere quel passo,
insieme.
La carezze erano diventate maliziose, i baci si erano spostati su altre
parti
del corpo, facendo provare piccoli scoppi di felicità per
ogni tocco dato da
quel rapporto atteso e giunto.
Era stato bellissimo, doloroso ma anche dolce. Un turbinio di emozioni
che
l’avevano portata all’apice del piacere in poco
tempo, desiderando di ripeterlo
ancora nei giorni seguenti e con l’approvazione di Linda, che
sembrava non
averne mai abbastanza.
Anche all’università avevano iniziato a tenersi
per mano, mentre giravano per i
corridoi in cerca delle aule giuste e non mancavano di scambiarsi
qualche bacio
quando erano sole, lontano da occhi indiscreti; quei baci rubati a
sorpresa
dalla bionda, che con quel sorriso sicuro di sé la
conquistava ogni volta.
Era stato, ora che ci ripensava, una cosa naturale, un evolversi piano
piano di
quel rapporto che dalla semplice e innocente amicizia era sfociato in
qualcosa
di più grande, in qualcosa che era l’amore.
Sorrise, senza poterselo impedire, prima di tornare a fissare i libri,
cercando
di concentrarsi.
Non poteva permettersi altre distrazioni, l’esame era alle
porte, ma un rumore
di tacchi e un allegro “Sono tornata!” la fece
desistere subito, con uno sbuffo
divertito.
Linda era rientrata dallo shopping, sentiva il rumore delle borse di
plastica
abbandonate sul pavimento di legno e poi il rumore delle chiavi che
giravano
nella serratura: non era la prima volta che qualcuno del condominio
passava e
cercava di entrare… la prima volta avevano preso paura e da
allora avevano
sempre chiuso ogni volta che entravano e uscivano.
“Tutto bene?” domandò Melania,
sporgendosi dalla sedia per guardare la sua
ragazza venirle incontro con un sorriso entusiasta e qualche borsetta
ancora
tra le mani.
“Certo! Ho trovato tanta di quella roba da rifarmi
l’armadio, vedrai, sono
certa che ti piacerà...” rispose, con una punta di
malizia e un’occhiata
d’intesa, mentre spariva nella camera che era oramai
matrimoniale.
L’italiana arrossì appena a quelle provocazioni,
sapendo bene dove andavano a
parare e ringraziò che l’altra non la avesse
vista.
“Per esempio?” chiese ancora, sinceramente curiosa,
mentre l’altra la invitava
a raggiungerla nella stanza per vedere i suoi acquisti.
Non appena mise piede nel locale, la temperatura sembrò
passare dai normali
venti gradi a quaranta, se non anche di più.
Di fronte a lei, Linda indossava un succinto completino intimo bianco,
ornato
di pizzo e con qualche fiocco non troppo esagerato, ma che la rendevano
graziosa e non volgare, in una posa che la invitava ad avvicinarsi, a
braccia
aperte, per poter accoglierla e trascinarla, come sempre, in quel
momento di
pura intimità solo loro.
Melania, come ipnotizzata, passo dopo passo, senza rendersene conto le
aveva
messo le mani sui fianchi e l’aveva baciata, desiderosa di
poter unire il
proprio corpo con l’altra.
“Linda…” sussurrò sulle sue
labbra, con il fiato corto, passando alla guancia,
sulla linea della mascella, sul collo, fino a raggiungere la clavicola,
lasciando una umida scia dietro di sé.
“La mia Mel…” la voce della bionda le
giunse come ovattata, possessiva, mentre
le sfilava la maglietta azzurra e le slacciava i jeans, lentamente,
come a
prolungare quel desiderio il più possibile.
Le mani della più piccola risalirono lungo quei fianchi per
giungere al seno,
sodo e morbido, per accarezzarlo e stuzzicarne i capezzoli turgidi, ben
evidenti dalla stoffa tirata dell’intimo, mentre accompagnava
la ragazza più
grande al letto, facendola stendere con delicatezza.
Iniziò a strusciare il proprio bacino contro quello
dell’altra, in cerca di
soddisfazione per la già presente eccitazione del proprio
bassoventre e Linda
insinuò una mano proprio nei suoi slip per andare a darle
sollievo.
Le bocche tornarono ad incontrarsi, le loro lingue ad intrecciarsi, gli
ansiti
a fare da cornice in quel momento di puro amore, che si
consumò sotto le lenzuola
più di una volta.
Quel cielo rosso aveva tinto dello stesso colore anche le pareti della
camera,
rendendo l’ambiente ancora più languido di quanto
già non fosse.
L’orgasmo
l’aveva lasciata soddisfatta.
Melania stava ancora cercando di regolarizzare il respiro quando Linda
la
abbracciò ancora, all’improvviso, miagolandole un
“Auguri!” all’orecchio,
divertita.
“Auguri? Che auguri…?”
domandò confusa l’italiana, cercando di fare mente
locale della data.
Non era il loro anniversario… nemmeno il suo
compleanno… oh, cielo, cosa poteva
essere?
Linda si puntellò sul gomiti per guardarla
dall’alto con un sorrisetto di
superiorità.
“Non ti ricordi? Davvero?” Melania
mostrò un’espressione colpevole e
vergognosa.
Non ricordava proprio. Avrebbe voluto sotterrarsi sotto le coperte e
non
riemergere più, ma la risata improvvisa
dell’amante la face sentire sciocca.
“Perché? E cosa ridi?”
“Sciocchina…” la bionda le
rubò l’ennesimo bacio e sorrise ancora, con
dolcezza.
“Oggi è lo stesso giorno di quando ci siamo
incontrate… Oggi sono ben dieci
anni che ci conosciamo!”