PROFUMO
DI AZALEA
Capitolo
3
Ferite
Erano passati
un paio di anni da quella notte piena di sorprese.
Heiwa si era scoperta impacciata, evitava più volte lo
sguardo di Sensō
anziché cercarlo come
prima e soprattutto evitava ogni contatto con lei.
Ogni qualvolta che si sfioravano anche solo per sbaglio,
l’albina saltava come
una molla, allontanandosi sempre con qualche scusa per evitare di
cedere a quei
sentimenti che si erano rafforzati ogni giorno di più,
conscia di non potersi
lasciare andare a simili leggerezze durante un viaggio così
importante.
Certo vi erano stati svaghi, divertimenti e incontri inaspettati
–aveva rivisto
i suoi cugini Hi, il novizio del mattino e Tsuchi, la novizia della
terra- ma
lei non era come Ho, il novizio del fuoco, che senza farsi scrupoli
passava una
notte di piacere sfrenato con chiunque volesse…
d’altronde lui era anche
detentore dei titoli della fortuna e del sesso… se solo lo
fosse stata anche
lei, e non così ligia al dovere!
Quei pensieri la stavano tormentando anche quel giorno di viaggio,
incessanti e
ininterrotti.
Scosse la testa, prendendosela tra le mani, biascicando qualche scusa
agli altri
prima di camminare e inoltrarsi ancora più nel profondo di
quel boschetto in
cui il gruppo si era accampato per riposarsi.
Si fermò in un piccolo spazio circolare, lasciandosi cadere
sulla morbida erba
verde, mentre cercava di fermare quella lotta interiore, ma un tocco
sulla
spalla la interruppe. Un tocco che si rivelò essere proprio
di Sensō.
L’aveva seguita, preoccupata, notando quanto
l’altra sembrasse afflitta e
tormentata da qualcosa, ma Heiwa sobbalzò, cercando di
strisciare lontano da
lei, lei che era la protagonista e la causa dei suoi pensieri.
“Si può sapere perché fuggi? Cosa ti ho
fatto? Se hai qualcosa contro di me,
dimmelo in faccia!”
La novizia della guerra era arrivata al limite.
Non capiva a che gioco stesse giocando la ragazza. Si era accorta del
suo
bacio, aveva sentito quelle labbra morbide sulle sue e quel sentimento
aveva
bruciato nel suo animo come un fuoco, mandandola in confusione e
facendola
riflettere per giorni, anni.
L'evento non si era più ripetuto, anzi, l’albina
aveva iniziato ad evitarla e
lei ne era rimasta ferita. Che fosse stato solo uno scherzo, una prova?
Che le
avesse fatto schifo? Non poteva sopportarlo.
E soprattutto non poteva sopportare di provare quell’affetto
nei suoi
confronti.
Un affetto che non sarebbe mai potuto sbocciare, di cui avrebbe potuto
vergognarsi se la compagna l’avesse rifiutata.
Strinse le labbra, in attesa di risposta, ma la novizia della pace la
fissava
ad occhi sgranati con la bocca aperta, quelle guance rosee che la
rendevano
adorabile...
Non riusciva a togliersela dalla testa, non riusciva a far desistere
quel
desiderio nei suoi confronti.
Stava per aggiungere altro, quando dalla vegetazione uscì un
ragazzino esile,
dai corti capelli lilla e il vestito dello stesso colore. Heiwa lo
riconobbe
subito come Pan, il novizio dio della paura, i cui poteri erano ridurre
ad uno
straccio l’avversario proprio scatenando le sue stesse paure.
“Ma guarda chi abbiamo qui… Heiwa e Sensō! Che
piacere vedervi, ma allo stesso
tempo ho idea che dovrò mettervi fuori
combattimento!” il ragazzino sorrise,
allargando le braccia mentre un improvviso buio avvolgeva le due
ragazze, che
iniziarono a guardarsi attorno in cerca di una via di fuga, disperate.
La paura era il peggior sentimento che si potesse provare, il peggiore
tra
tutti.
Heiwa sentì la risata di Pan come un’eco lontano
in quel silenzio assordante,
sentiva dei brividi percorrerle la schiena semi nuda mentre si
stringeva le
braccia al petto, mentre gli occhi saettavano da una parte
all’altra in quello
spazio completamente nero.
Ad un tratto scorse una figura stesa e tremolante nel buio, una figura
che,
mano a mano che si avvicinava curiosa, si rivelò essere
ancora Sensō.
La ragazza corvina era a terra, sopra una pozza di sangue, che tossiva
e ansimava
in cerca d’aria, il viso sporco e in certe parti tumefatto.
“Sensō!” esclamò l’albina,
accorrendo al suo fianco e tentando di voltarla, con
delicatezza, per aiutarla.
Doveva guarirla, doveva guarirla subito!
Anche se erano immortali, il dolore era uguale per tutti e soffrire in
quella
maniera portava alla pazzia, o peggio, al coma eterno…
Erano compagne, erano legate da un patto di reciproca alleanza, ma non
avrebbe
permesso in ogni caso che la persona che amava soffrisse in quel modo.
Inspirò ed espirò forte dal naso, cercando di
calmarsi per ricordare la formula
esatta per guarirla, ma i pensieri preoccupati e ansiosi per la ragazza
affollavano la sua mente di continuo, facendola cadere nel panico ogni
volta
che riusciva ad uscire da quello stato dopo un paio di respiri.
L’incantesimo continuava a sfuggirle, la risata di Pan era
tornata e la
distraeva sempre più, senza contare che aveva iniziato a
sentire pure altre
voci.
Voci dei parenti di Sensō che la accusavano di essere venuta meno al
patto,
voci che la denigravano e la incolpavano della sua fine di
divinità e della
scomparsa di tutta la casata.
Una responsabilità che la stava schiacciando, che la stava
facendo piegare su
se stessa come un riccio nel tentativo di difendersi, di conservare
lucidità.
Non riusciva a capire se era realtà o finzione, se
l’amata era stata colpita
davvero o se era solo un’illusione…
Con la testa che le scoppiava, Heiwa chiuse gli occhi e
iniziò a gridare, gridò
quanto poté per potersi liberare di tutto quello che stava
passando, gridò
finché ebbe voce, gridò talmente forte da essere
fastidiosa anche per le
proprie orecchie.
E mentre gridava, fredde lacrime iniziarono a rigarle il viso, panico e
colpa
che le stringevano il cuore in una morsa talmente forte da mozzarle il
fiato,
da renderla nulla se non un solo corpo fatto di carne.
Senza Sensō lei non esisteva.
Senza Sensō lei non era nulla.
Senza Sensō lei non aveva alcun valore.
Senza Sensō, senza la sua forza, lei non aveva obiettivi.
Si era totalmente annullata per lei, dipendeva dalla novizia della
guerra in
tutto e per tutto, quasi fosse stata la sua linfa vitale.
Boccheggiante e senza più voce da tanto che aveva gridato,
ebbe la forza di
rialzare appena il capo e guardare la compagna ancora stesa a terra in
quella
pozza dello stesso colore del suo vestito.
Scossa da brividi si avvicinò e la abbracciò,
sentendo il freddo del corpo
gelarle il sangue.
Pianse ancora, a singhiozzi irregolari, abbandonandosi del
tutto…
“Heiwa!”
Quella voce…
“Heiwa!”
Così familiare e imperativa…
“Heiwa, per la miseria, ti avevo detto di smetterla di fare
la piagnucolona!”
La novizia della pace ebbe un senso si vertigini e l’attimo
dopo si ritrovò
sdraiata a terra, con la faccia appoggiata sull’erba, di
nuovo nello piccolo
spiazzo del boschetto.
Uno stivale rosso dalla suola nera le negava buona parte della vista,
ma mai
visione fu più bella.
A fatica, Heiwa cercò di mettersi seduta nonostante la testa
le girava, ma una
presa forte del braccio la rimise perfino in piedi.
“Sen…” pronunciò il suo nome
con voce tremante, ma la corvina non le diede
nemmeno il tempo di dirlo per intero perché la strinse forte
a sé, talmente
forte che poteva sentire il profumo della sua pelle.
Di nuovo quel dolce profumo di Azalea.
L’odore parve avvolgerla come una coperta, rassicurandola che
era tutto a
posto.
Preso coraggio, la ragazza la strinse forte di rimando, toccandole
schiena,
spalle e braccia nel tentativo di sincerarsi che fosse reale, viva.
“Sensō… credevo… credevo di
averti…” le parole le morirono in gola, non sapeva
cosa dire se non che era felice di sentirla di nuovo tra le sue
braccia.
“Era un’illusione. Lo sai che Pan sfrutta le
paure…”
“Ma perché ci ha attaccate? L’esame non
prevede scontri tra di noi…”
“Ma chi punta ad essere il re delle divinità
sì.”
Heiwa si ammutolì di colpo, mentre la sua mente le passava
timidamente un
ricordo dove sua madre le spiegava un piccolo particolare del loro
mondo.
“C’è
bisogno
sempre e comunque di un capo, Hecchan. Così, oltre
all’esame, è possibile anche
proporsi come Re o Regina di noi divinità.”
“E come è possibile mamma? Ma quanti esami ci sono
da fare?” la piccola Heiwa
sbuffò sonoramente, incrociando le piccole braccia al petto.
Altro che pace, sentiva solo parlar di battaglie. Per questo il suo
pensiero
corse a quella bambina che sarebbe stata sua compagna, Sensō…
La donna le sorrise dolcemente, prendendola tra le braccia. Una delle
rarissime
occasioni che la piccola novizia si godeva quando poteva.
“Mentre viaggerete, sarete sempre giudicati. Noi genitori vi
guarderemo da
quassù, per vegliare e per osservare le vostre
capacità. Il più forte, il più
responsabile e altre qualità che fanno un buon re le vediamo
dai vostri
comportamenti, trent’anni di viaggio ci servono anche per
capire quale di voi è
il più adatto a guidarci...”
Era vero.
Loro avevano avuto la fortuna di allearsi con alcuni dei loro compagni,
ma
altri non erano dello stesso avviso e ci tenevano a dimostrare quanto
erano
forti da soli.
Pan, insieme a Uragiri, il dio dell’odio, era sicuramente tra
i novizi più
pericolosi.
“Come hai fatto a liberarti di lui?”
domandò l’albina, osservando il corpo del
ragazzo tramortito, abbandonato a terra.
Sensō lo guardò a sua volta con una smorfia, stringendosi
nelle spalle: “Ho semplicemente
tenuto a mente che in quello spazio buio c’erano soltanto
falsità –a quella
frase Heiwa si sentì sciocca nell’aver pensato che
fosse stato tutto reale- e,
a fatica, sono riuscita a colpirlo. Quando poi si è
distratto, sono uscita da
quel limbo che crea e l’ho definitivamente
battuto.” E le mostrò un pugnale,
facendole intendere che aveva usato l’impugnatura di tale
arma.
“Spero che Virtus venga a recuperarlo al più
presto…”
Virtus era il novizio dio del coraggio, nonché compagno di
Pan, un ragazzo dai
capelli castani piuttosto alto e, al contrario della sua natura, un
po’
timoroso e sempre riguardevole nei confronti degli altri.
Come se fosse stato evocato, il novizio uscì dalla boscaglia
col fiato corto,
guardandosi attorno finché non si rese conto che Pan era
lì a terra.
“Pan!” si fiondò subito vicino al
compagno, prendendolo in braccio come se
fosse stato una principessa da salvare, cosa che fece sorridere appena
la
novizia della pace e quella della guerra.
“Sta… sta bene?” chiese Virtus alle due
ragazze, che annuirono.
“Ci ha attaccate.” Precisò Sensō, per
farlo sentire in colpa, ma Heiwa continuò
il discorso: “Non gli abbiamo fatto troppo male, è
solo… svenuto. Ma è meglio
che ve ne andiate, prima che vi vedano gli altri.”
Sussurrò, facendo segno con
la mano di muoversi e il ragazzo dai capelli castano chiaro
annuì più volte e
le salutò, riconoscente.
Lo sguardo preoccupato e amorevole che Virtus rivolse a Pan era
intenso,
talmente intenso che fece arrossire di imbarazzo le due novizie.
Una volta sole, Sensō occhieggiò più volte la
compagna, prima di inspirare e
porre una domanda che le ronzava in testa da quando l’aveva
liberata.
“Cosa… cosa hai visto,
laggiù?” domandò, con un tono
disinteressato, ma che in
realtà non lo era, oh, se non lo era.
Heiwa si voltò a guardarla, le guance che le imporporavano
il viso mano a mano
che il tempo passava.
E ora, cosa le avrebbe detto?
Il gruppo
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La
storia principale
Parla Tomocchi: Siamo alle
battute finali! Il prossimo capitolo è
l’ultimo y.y mi pare. O il penultimo. Devo ancora decidere se
piazzarci un
epilogo o meno, e soprattutto se inserire una parte o meno…
La parte del combattimento è stata omessa, lo so, ma ho
preferito concentrarmi
su Heiwa e sulla sua paura che sull’azione… ho
fatto bene? Male? Ditemi lol.
Ma passo ai ringraziamenti! Un grazie a Manny_chan e Soheila per aver
recensito
l’ultimo capitolo, un grazie a Erzi, Ignis_eye, Soheila,
mariaconce95 e Zeta81
per aver messo la storia nelle seguite (siete tantissim*!) e a furaibo,
nana
yagami, mariaconce95 e Zeta81 per aver messo la storia tra le
preferite,
adirittura *//* sono davvero contenta che piaccia. <3
Un grazie sempre e speciale a faith_bella che mi ha suggerito lo
scontro, a
Soheila che mi segue e mi bacchetta –e meno male lol- e a
Manny, che ha sempre
creduto in questi personaggi più e prima di chiunque altro,
fin da quando sono
nate. <3
Alla prossima! :3