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Autore: _Lillian_    19/06/2014    10 recensioni
Paese che vai... Usanza che trovi? E' questo il detto no?
Ma per i dodici scapestrati, le usanze dell'Antica Grecia non saranno tra le loro preferite.
Niente campo per cellulari, niente tecnologia.... Solo allenamenti e una storia tutta da scoprire, piena di misteri.
Tra intrecci, triangoli, frecciatine e battibecchi... Riusciranno i nostri eroi a salvarsi e a tornare alla vita di sempre?
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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 Chapter 5

 

Qui,in questo posto estraneo al mondo, non ero l'unica anima vagante assetata di vendetta, non ero l'unica anima ad aspirare la tanto agognata libertà, ma ero l'unica anima in grado di poterla concedere ad altri, fino ad arrivare poi, alla mia. Avanti a figure tanto imponenti, non avevo paura. Sapevo di averle in pugno e loro erano più che consapevoli di non poter far altro che assecondare il mio volere.

“So che ognuno di voi, piccola o grande che essa sia, cova una vendetta. Io c'ero quando siete stati confinati qui, io so cosa dentro il vostro cuore si cela. Sento rabbia, frustrazione, fame, agonia, angoscia, non riuscite più a contenere il desiderio che giunga l'ora dove potrete dar sfogo ai vostri pensieri più oscuri. L'immortalità è incantevole quando si ha l'opportunità di viverla accompagnata dal sorgere del sole, dal suo calar per dar spazio alla luna, dallo scorrere del tempo, delle stagioni, della vita fino ad arrivare alla morte di tanti esseri che non hanno tale privilegio e dalla possibilità di esercitare il vostro immenso potere su ogni cosa, si, quando è così l'immortalità è davvero incantevole. Ma a voi per quanto non vi sia costata alcuna fatica avere questo dono, vi è stata preclusa l'opportunità di viverlo come si dovrebbe. Il tempo per noi si è fermato chissà quanto tempo fa, non più un raggio solare e lunare ha illuminato il nostro volto. Volete uccidere coloro che vi hanno causato tale umiliazione e tutto questo dolore vero? Beh,io so come fare. La chiave di tutto è nelle mie mani. Vorreste rivedere la luce, il sangue di chi urla pietà schiacciato dalla vostra forza, oh si che vorreste... Lo percepisco. È inutile negare. Uno di voi può uscire di qui, grazie a questo...”. Portai la mia mano verso il petto, per poi trapassarlo violentemente, ne estrassi una scheggia di vetro e la mostrai a tutti. Quell'oggetto era tanto prezioso quanto pericoloso. Bastava distruggerlo e il caos si sarebbe scatenato, quello che volevo da tempo. Quella scheggia appartenente al più antico specchio greco, era la partenza, da lì, i miei piani calcolati nei minimi dettagli sarebbero andati verso il loro compimento. Avevo atteso la via d'uscita da questo orribile posto da secoli e adesso che si era presentata, potevo compiere la mia vendetta.

“Finalmente si è aperto uno squarcio, qualcuno è stato così stolto da fare un tale errore che gli costerà caro. Questo è l'oggetto grazie al quale tu sei stato rinchiuso qui, distruggendolo potrai uscirne”

“Dammelo!”

“Ah ah ah. Non così veloce, avrai questo, solo dopo che ognuno di voi mi avrà giurato la sua piena fedeltà in qualunque caso, situazione e tempo essa mi serva”.

“Perché vuoi questo!?”.

“Voi siete semplicemente delle marionette che io userò per arrivare al mio scopo, dopo averlo raggiunto siete liberi di fare ciò che più vi aggrada, ogni vincolo sarà sciolto”.

“Chi ci garantisce che sarà davvero così?”.

“Nessuno, o mi assecondate e troverete la libertà o non lo farete e resterete a marcire qui per l'eternità”.

“E sia!”.


***

 

Due mesi erano passati da quando i giovani londinesi erano piombati in quel posto tanto strano dal cielo. Il Santuario era ormai diventata la loro casa. Tutti o quasi, si erano abituati ai ritmi frenetici della loro nuova vita, anche se, svegliarsi alle prime luci del mattino per alcuni di loro restava ancora un tabù. I cavalieri,consapevoli di questo e del fatto che anche punendoli non avrebbero risolto nulla, concedevano loro piccoli lasciapassare ma la loro vendetta arrivava sotto forme diverse, gli allenamenti spaccaossa erano direttamente proporzionali ai guai che combinavano e ai favori che gli concedevano. Bryan era uno dei pochi che sin dall'inizio aveva lasciato il Santuario per seguire Mur in Jamir. Il cavaliere aveva preferito allenarlo lì, la calma e la pace dell'India lo avrebbero portato al raggiungimento della saggezza di cui ogni cavaliere in combattimento, avrebbe dovuto disporre. Cole grazie alle maniere poco gentili del cavaliere del Toro suo maestro, si era irrobustito un bel po',prima che quest'ultimo gli spezzasse tutte le ossa. Gli allenamenti iniziavano a piacergli quando sul proprio fisico, da buon vanitoso qual'era, iniziava a vederne i frutti. La giovane Summer, nonostante i rapporti burrascosi con i cavalieri gemelli e i loro metodi di allenamento poco consoni ad una ragazza dalla stazza come la sua, cercava di trarre speranza dalle parole dette loro pochi mesi prima dal cavaliere di Scorpio. Si sforzava di vedere nei suoi maestri il lato buono, quello schiacciato dagli orrori che la vita gli aveva imposto. Non li aveva mai guardati con pietà, questo no, anzi, nutriva profondo rispetto per loro e per quello che rappresentavano. Tra l'altro, doveva riconoscere che mentre Kanon la trattava come un'intrusa, Saga, raramente, si mostrava persino gentile. La povera Daisy era sicuramente quella che più poteva reclamare per le angherie alle quali il suo sadico maestro la sottoponeva. I loro allenamenti non potevano essere assolutamente considerati ordinari. Il cavaliere di Cancer amava portare la sua allieva nei posti in assoluto più inospitali, invivibili e macabri del globo, ma nel momento in cui gli veniva fatto presente che forse stava esagerando dagli altri cavalieri, lui con un alzata di spalle rispondeva che il nemico non avrebbe di certo scelto un giardino inglese per attaccarla, magari davanti ad un buon te. Alla quinta casa a vedersela brutta era il cavaliere, il povero Ioria che da sempre era stato abituato ad allenare piccoli maschietti volenterosi di rotolare nel fango e combattere, si trovava ora, di fronte ad April, che l'unica volta in cui si era ricoperta con il fango era stata in un centro benessere. La ragazza di combattimenti non ne voleva sapere minimamente ritenendo che le sue povere unghie sarebbero andate incontro ad un infame destino, spezzarsi. A niente erano serviti i rimproveri, le minacce e le umilianti preghiere di un Ioria in ginocchio, la caparbietà della ragazza era notevole, beh, almeno quella. Alla sesta il nobile Shaka, cavaliere di Virgo, l'uomo più vicino agli Dei, capace di mantenere la calma in qualsiasi situazione, avrebbe ora preferito impiccarsi. La giovane Ally aveva messo a dura prova i suoi nervi e alla fine era giunta ad avere la meglio su di loro. Il cavaliere che era solito celare i suoi occhi dietro le palpebre, in quanto in grado di vedere perfettamente anche così, ora li teneva per la maggior parte del tempo spalancati e cerchiati di rosso. Aveva provato a rendere domabile l'indole della giovane con la posizione del loto, ma ben presto, era arrivato a capire che manco gli Dei avrebbero potuto uscir vittoriosi con un simile elemento. Fortunatamente per Dohko, il suo allievo era tutta un'altra storia. Michael era agile nello scontro corpo a corpo e apprendeva quasi subito i suoi insegnamenti, nelle poche volte in cui aveva avuto quella che poteva essere chiamata conversazione con lui, aveva scoperto che nella sua epoca era cintura nera di arti marziali. Per molti aspetti gli ricordava Sirio e questa cosa lasciava sempre un velo di nostalgia sul suo cuore. All'ottava Milo e Mark erano praticamente considerati i gemelli separati alla nascita e divisi in due epoche diverse. A Mark piaceva allenarsi con il suo maestro, nonostante quest'ultimo non ci andasse per nulla leggero con lui. Scorpio spesso e volentieri lo teneva lontano dal Santuario per giorni per poterlo allenare nei luoghi più selvaggi della Grecia, secondo il cavaliere sarebbe servito per temprare il carattere del giovane. Al di là del rapporto maestro-allievo, avevano instaurato una bellissima amicizia ed erano diventati l'anima del Santuario. Con loro in giro le battutine, gli scherzi e le risate non erano mai troppe. Ma lo stesso non si poteva dire di Micene e Megan, tra loro si era instaurato un rapporto burrascoso, voluto più che altro dalla giovane che, nei confronti di quel mondo, si presentava ancora riluttante. Il cavaliere di Sagittar aveva provato in più modi ad approcciarsi a lei ma tutti erano miseramente falliti. Fortunatamente agli allenamenti la giovane ribelle non si sottraeva e con grande sorpresa del maestro, si era dimostrata anche molto agile. Gli allenamenti per Chloe, nonostante non si sottraesse a essi, le costavano una grande fatica, la giovane fisicamente risultava essere la più piccola e fragile fra tutti e forse, fu anche questo il motivo che spinse il cavaliere di Capricorn a sciogliersi con lei, come neve al sole. A dispetto delle prime settimane in cui la trattava alla stregua di un soprammobile nel corso del tempo avevano instaurato un rapporto fraterno invidiabile. Shura la proteggeva in ogni modo possibile e questo, dava un bel da fare alla gelosia di Athena, la quale, si vedeva portar via da quella che lei definiva 'insignificante mocciosetta' l'attenzione di uno dei suoi cavalieri. L'undicesima casa da due mesi ormai era vuota, il cavaliere di Aquarius aveva preferito temprare il carattere del giovane Cameron tra i gelidi ghiacciai della Siberia. Il giovane si era spesso trovato a fronteggiare febbri altissime dovute alle invivibili temperature, niente che Camus non avesse già visto e affrontato, quando allenava Crystal era successo parecchie volte. Nonostante ciò Cameron più volte aveva saputo dimostrare una grandissima tenacia a non arrendersi arrivando ad ottimi risultati, doveva ammettere però che nonostante non avesse passato molto tempo con i suoi compagni, gli mancavano, persino quella catastrofe di gatto. Ian aveva sviluppato una repulsione unica contro il suo maestro che, se sul campo di combattimento era un valorosissimo cavaliere, nel quotidiano era il suo peggior incubo. Le tendenze del cavaliere di Pisces erano molto apprezzate da April ma destabilizzavano fortemente il suo giovane allievo che preferiva stargli lontano il più possibile. Come allievo anche lui si era dimostrato una sorpresa, era astuto, scattante e molto furbo. Le sue mosse erano calcolate e mai messe li così per caso. Nel complesso non si erano dimostrati un fallimento come avevano pessimisticamente previsto i cavalieri, anzi, molti di loro avevano anche la stoffa per fare i connotati a qualcuno.

 

Quella mattina Megan scendeva le scale del Santuario. La sera prima aveva avuto l'ennesima litigata con Micene e per non vedere la sua faccia irritante, era uscita di casa alle prime luci dell'alba, quando era sicura che l'arena fosse ancora deserta.

Sapeva benissimo che il suo maestro si sarebbe preoccupato una volta sveglio, ma non le importava, lei aveva sempre fatto quello che voleva e non prendeva ordini da nessuno, se non durante gli allenamenti.

Prima di scendere l'ultimo gradino, si voltò e osservò la scalinata appena fatta. Era da ben due mesi che non facevano altro che scenderla e salirla e ormai la paura che incuteva loro all'inizio era solo un mero ricordo.

Arrivata a destinazione non sapeva che fare, di solito a quest'ora era nel suo adoratissimo letto a dormire beatamente e all'immagine di sé , con il viso affondato nei morbidi cuscini e il corpo avvolto dal leggero lenzuolo, si irritò ancora di più contro il cavaliere che le aveva rovinato i piani.

Avanzò verso il centro dell'arena e si mise in posizione d'attacco, voleva mettere alla prova le cose che aveva appreso da Saggittar, forse, le uniche cose buone che aveva fatto per lei.

Uno spostamento d'aria fece drizzare le orecchie alla ragazza. Era strano, il Santuario era deserto a quell'ora, il vento era immobile ed erano tutti nel proprio letto, o almeno era quello che credeva Megan. Possibile che il suo maestro si fosse già accorto della sua assenza? Ma no era impossibile, Micene aveva il sonno troppo pesante per accorgersene in così poco tempo. Forse era uno dei suoi compagni che aveva aperto gli occhi prima del previsto... No, per loro dormire era il paradiso e anche se si fossero svegliati, di sicuro avrebbe preferito rimanere nel letto piuttosto che alzarsi. Allora poteva essere un cavaliere? Sicuramente. Rassicurata da questa convinzione continuò da dove aveva interrotto tranquillamente.

Megan non ebbe il tempo di girarsi nella direzione in cui aveva udito uno strano rumore, che qualcuno le tappò la bocca e le portò il braccio destro dietro la schiena, immobilizzandola.

La ragazza si paralizzò e sbarrò gli occhi spaventata. Le mani che le avvolgevano la parte inferiore del viso erano possenti e le rendevano difficile respirare. Non vedeva in volto il suo aggressore e non ci teneva neanche a farlo in realtà. Si dimenava e cercava di urlare, ma quello che ne usciva erano solo versi strozzati.

“Shhh” le sussurrò l'uomo all'orecchio. Megan chiuse gli occhi e strinse la presa sul braccio che la teneva in ostaggio cercando di allontanarlo da lei. Aveva paura, una paura immensa, in questo momento voleva con tutta se' stessa che Micene l'avesse seguita e sgridata per le sue azioni, ma ovviamente lui nel momento del bisogno, non c'era mai.

“Sei un bel bocconcino” sghignazzò lacerando la maglia con l'unghia affilata.

Megan soffocò un grido e lasciò cadere le mani lungo i fianchi. Era inutile opporre resistenza, non ce l'avrebbe mai fatta. Era troppo debole e lui troppo forte. Questo le faceva rabbia, ma nemmeno questo sentimento tanto forte poteva qualcosa. Dentro di lei iniziò a insinuarsi la paura della morte. Non voleva già dire addio al mondo terreno, perlomeno non in questo modo. Se doveva lasciare la Terra, voleva farlo per un motivo nobile. E poi cazzo, non era arrivata neanche a trovare l'amore!

“Brava, vedo che ci intendiamo. Sai, è da tempo che non vedevo una donna così, anzi, forse non l'ho mai vista” disse tagliando la parte dietro del reggiseno che prontamente Megan fermò prima che potesse cadere per terra lasciando nuda la sua pelle e iniziando a tremare spasmodicamente.

“Oh, mi deludi. Credevo che fossi perspicace”. L'uomo con un fendente, squarciò il pantalone facendo intravedere a sprazzi le gambe nude della ragazza. Poco dopo mollò la presa sulla sua bocca e la spinse con foga per terra.

A quel punto Megan dolorante e terrorizzata più che mai, strillò con tutta la sua forza che aveva in corpo nel tentativo disperato di essere soccorsa da qualcuno. Il grido le morì in gola non appena girandosi, vide l'uomo iniziare a scuotere la testa con fare divertito. Si avvicinò, prendendola per i capelli e mettendola a pancia sotto. Si sedette su di lei e la poveretta strinse i pugni picchiandoli sul terreno per il dolore lancinante che avvertiva. L'unghia dell'uomo le incise la pelle nivea scoperta della schiena, creandole un bruciore fastidioso e avvicinando il viso a quello di Megan, le tracciò allo stresso modo,anche la guancia sorridendo sadicamente ogni volta che la ragazza urlava dal dolore.

Megan a questo punto voleva morire, lo desiderava con tutta sé stessa, non c'era più nessuna speranza, nessuno l'aveva sentita e nessuno l'avrebbe soccorsa.

“Su, perché non mi accontenti?” chiese tagliando le spalline del reggiseno.

La ragazza negò con la testa. La mano posizionata sotto di sé per fermare l'intimo, le faceva malissimo a causa della pressione esercitata dal corpo di lui sul suo. “Sei una testa dura!” ringhiò alzandola per i capelli.

 

“MEGAN!”. “Oddio! Qualcuno faccia qualcosa!” strillò Summer. Saga prontamente le coprì la visuale con la mano.

Death Mask e Kanon si avventarono sull'uomo riconoscendolo immediatamente.

“Tu non dovresti essere qui!” ringhiò fra i denti il cavalieri di Cancer. “Non avanzate oltre se non volete che la ragazza faccia una brutta fine cavalieri!” rispose mostrando la guancia di Megan sporca del suo sangue.

Ally indietreggiò vedendo tutto quel liquido rosso scorrere sulla pelle dell'amica, non sopportava quella vista e sentiva sempre più l'aria venirle a mancare. Mark la prese da dietro e la girò verso il suo petto. Aveva intuito che la ragazza non reggeva scene del genere.

“Cosa ci fai qui Giapeto? Tu dovresti essere rinchiuso nel Tartaro!” sbottò Micene, irato più che mai.

La sua allieva era nelle mani di quel lurido Titano e la stava riducendo male. Perché lui non c'era mai quando Megan aveva bisogno della sua presenza?! Si maledisse per non essersi accorto dell'assenza della ragazza. Atena e Zeus sarebbero sicuramente stati delusi da lui, non aveva adempito come avrebbe dovuto un cavaliere d'oro, al compito che gli era stato assegnato. Ma non aveva rispettato neanche il suo dovere morale impostosi nei confronti di quella giovane donna, a lui sin dal primo momento era stata cara la vita di Megan, si era ripromesso che l'avrebbe protetta sempre, ma non ci era riuscito.

Death Mask avanzò ma si bloccò subito quando Giapeto prese per il collo Megan. “Vi ho detto fermi!La ragazza rischia se avanzate!” ghignò mentre Megan contrasse il viso in una smorfia di dolore.

“Megan!” urlò qualcuno da dietro. Giapeto si girò attirato dalla voce alle sue spalle e in quel lasso di tempo, Saga ne approfittò per avanzare velocemente verso di lui e trafiggerlo allo stomaco. Il nemico sputò sangue su Megan e lasciò cadere la ragazza che battendo violentemente la testa perse i sensi. Sotto di lei una chiazza rossa iniziava ad espandersi. “Voi, luridi bastardi!”. Il titano prese il braccio di Saga ancora conficcato nel suo stomaco e una volta estrattolo con la mano libera gli frantumò le ossa del braccio e della mano. Il cavaliere lanciò un urlo disumano che spaventò a morte i presenti ancora allibiti per la scena appena compiutasi dinanzi ai loro occhi.

“Saga!” urlò Kanon avventandosi sul nemico e gettando Summer davanti a lui in malo modo a terra. Il titano spostò la sua attenzione verso l'altro cavaliere di Gemini e Summer alzandosi un po' dolorante per la botta appena presa corse verso Saga che le urlava di stare al suo posto ma bellamente ignorato e lo trascinò con l'aiuto di Michael e Bryan il più lontano possibile.

Cameron, colui che chiamando il nome della ragazza alle spalle del Titano, aveva permesso a Saga di agire, prese in braccio Megan e la portò via. La posò delicatamente a terra dietro gli altri cavalieri che le facevano da scudo, si strappò un pezzo di maglia e iniziò a tamponare il tessuto sulle diverse ferite sparse sul corpo della ragazza ancora incosciente.

“Maledetto stronzo, cane bastardo, feccia umana, scarto degli scarti!” urlò Death Mask contro il Titano. “Ma cosa fai!? Lo istighi ancora di più!?” gli urlò contro l'allieva. “Zitta pustola, con te faccio i conti dopo!”. Micene, ripresosi dal suo stato catatonico si avventò contro Giapeto seguito da Aphrodite.

Il Titano nonostante fosse gravemente ferito, con una mano spazzò via i due cavalieri facilmente. Quando la sua attenzione fu catturata da Scorpio, sul suo viso comparve un'espressione confusa. Il nemico si dissolse nell'aria facendo rimanere interdetti tutti quanti.

Lo sguardo di tutti era fisso sul punto dove pochi secondi prima c'era Giapeto. Era scomparso così... Aveva ridotto male Megan, rotto lo ossa della mano di Saga, ammaccato l'armatura di Death Mask, Micene e Aphrodite e poi all'improvviso così come era arrivato, si era dissolto. I presenti non capivano, per quale motivo aveva attaccato? Voleva solo sfinirli? Ma a quale scopo?

"Ragazzi tutto ok?" chiese Milo sollevando da terra i cavalieri di Cancer e Pisces.

I due annuirono e volsero il loro sguardo al biondino che stava ancora medicando la ragazza priva di sensi. Lei si, che era ridotta male. Ferita alla schiena e alla guancia, vestiti lacerati, lividi sul collo e sulle braccia. Se non fossero arrivati in tempo, chissà che fine avrebbe fatto.

Ioria rivolse il suo sguardo su Micene che dopo essersi alzato si era incamminato e poi chinato al fianco di Cameron per aiutarlo, ma lui si era rifiutato. Voleva farlo da solo senza che nessuno lo disturbasse. Aveva rivolto al cavaliere di Saggittar uno sguardo carico d'odio e la stessa cosa avevano fatto Ally e Michael.

Micene vedendo quegli sguardi, non reagì anzi per tutta risposta rimase li, fermo immobile ad osservare il corpo di Megan, reso ormai uno straccio. Aveva ricevuto quelle ferite per colpa sua...

I sensi di colpa lo stavano divorando e se Megan avesse riportato gravi danni non se lo sarebbe mai perdonato. Il problema era che non sapevano neanche se la ragazza si sarebbe svegliata, poteva essere entrata in coma, o poteva addirittura morire da un momento all'altro se il respiro già fievole si fosse interrotto. Non sapevano che pensare.

Fortunatamente per tutti, ma soprattutto per il cuore di Micene, Megan iniziò a tossire, anche se con fatica e pian piano aprì gli occhi ritrovandosi la chioma color miele di Cameron a sovrastarla. Non disse niente, non ce la faceva a parlare. Si chiese perché il biondo le stesse tamponando la guancia sorridendo e perché le faceva così male tutto il corpo che ai suoi comandi non rispondeva. Quando nella sua mente comparvero le immagini di quell'essere mostruoso che aveva cercato di violentarla, i suoi occhi si sbarrarono e la sua mano strinse il braccio di Cameron graffiandolo con le unghie infilzate nella carne. “Meg, ehi Meg! Stai calma... Ci sono io qui” disse il biondo accarezzandole la guancia. La giovane scoppiò in un pianto e anche se il suo corpo protestò come non mai si buttò tra le braccia del suo medico che diventò tutto rosso, non per il gesto in sé, ma più che altro per la visuale a cui era sottoposto. Solo quando Megan si rese conto della sua nudità, si strinse ancora di più a Cameron per nascondere il seno scoperto. Questo di sicuro non aiutò il ragazzo a mantenere calmi gli ormoni. I presenti di sesso maschile si girarono, compreso Cameron che rivolse gli occhi al cielo. Ian si inginocchiò tenendo sempre lo sguardo fisso dalla parte opposta e togliendosi la maglia, la porse a Megan che la prese senza pensarci due volte. Quando se la infilò, si staccò dal biondino e puntò il suo sguardo sul terreno. L'immagine del nemico che stava per toglierle la sua dignità si inchiodò nella sua mente e non la lasciò più.

Fissava con occhi spalancati le sua braccia, ormai violacee e poi volse i suoi occhi verso Micene che non l'aveva ancora guardata. Si alzò sotto gli occhi di tutti e facendosi aiutare da Cameron andò verso il cavaliere di Saggittar, una volta raggiunto,cadde ai suoi piedi. Lo odiava con tutta se' stessa, non voleva più vederlo. Sollevò il volto di Micene e preparando la mano, gli lasciò il segno indelebile della sua ira nei suoi confronti.

Le lacrime della ragazza ricolme di sentimenti negativi furono per Micene un secondo schiaffo, molto più doloroso.

Megan non si fermò, lo prese per le spalle e iniziò a scuoterlo, piangendo e urlando. Il suo corpo era rovinato, una seconda volta e per lo stesso motivo. Non sapeva se sarebbe riuscita a superare il momento un'altra volta. La prima, era stata traumatizzante e difficile da superare, il suo aggressore non si fermò solo a tagliare i vestiti, ma rivivere per una seconda volta, la stessa paura, la stessa vergogna e la stessa umiliazione era davvero troppo. Megan si vergognava del suo corpo, nascoste da qualche parte c'erano ancora le cicatrici indelebili della sua vita ormai rovinata.

Cameron la prese da dietro e la fece sfogare su di lui, i pugni destinati a Micene colpirono il suo petto, l'odio per Saggittar si trasformò ben presto però, in gratitudine verso colui che le aveva prestato soccorso.

Una voce interruppe i suoi singhiozzi: “Andiamocene” disse April freddamente.

Tutti e undici i ragazzi annuirono e Cameron prese in spalla Megan che appoggiandosi a lui chiuse gli occhi.

Ally si staccò da Mark e lo ringraziò sorridendo flebilmente. Summer invece venne allontanata da Kanon anche se Saga in fin dei conti non detestò le cure che la mora gli stava facendo.

 

 

Nella salita che li avrebbe condotti alle loro case, i ragazzi stavano in silenzio, nessuno aveva il coraggio di parlare dopo quello che era successo, tutti avevano paura di affrontare una verità troppo grande e crudele per loro, tutti avevano paura di quello che da lì in poi sarebbe potuto accadere. Il terrore di essere attaccati nuovamente e di rischiare la propria vita iniziava a farsi strada nei loro cuori. I cavalieri ormai abituati a queste scene e a quelle ferite di guerra, non avevano provato timore più di tanto , ma questa volta era diverso, quel sentimento era tornato, non tanto per loro ma per quei ragazzi che li precedevano. Li vedevano ancora impreparati e quello che era successo ne era la conferma, Camus appena arrivato al Santuario dopo due mesi in Siberia, sapeva che Cameron doveva ancora riprendersi dall'ultima violenta febbre avuta e per questo la preoccupazione di un nuovo attacco destinato al suo allievo, salì alle stelle. Death Mask e i cavalieri di Gemini erano pienamente consapevoli che le loro allieve non sarebbero uscite vive da un altro attacco del genere. Shaka iniziava ad avere timore per la vita di Ally, quella ragazza avrebbe dovuto superare il suo blocco nei confronti del sangue o il prossimo ad essere versato sarebbe stato il suo. Il cavaliere del Toro non si preoccupava più di tanto, Cole aveva fatto enormi progressi anche se la sua spavalderia gli sarebbe costata cara davanti ad un nemico irascibile. Milo guardava Mark e agitava la testa preoccupato, il rosso aveva sottovalutato troppo gli allenamenti e lui sarebbe dovuto essere più bacchettone se voleva far uscire il suo allievo vivo nel prossimo attacco.

 

“Cameron tra il trambusto dovuto agli ultimi eventi non siamo riusciti neanche a darti il bentornato” disse Chloe interrompendo il pesante silenzio. Cameron le sorrise gentilmente. “Tranquilla Chloe va bene anche adesso”. “Come è andata in Siberia?” chiese curiosa Ally cercando di alleggerire la situazione. “Non è stato per niente facile e Camus può essere tranquillamente considerato un carnefice. Il freddo inizialmente era insopportabile e molto spesso mi ha costretto a letto a causa di febbri molto alte. Però verso la fine sono riuscito a sopportare le intemperie e ad allenarmi come Camus voleva” spiegò.

“Ehi Cam,cambiando discorso, cosa intendi fare con...?” chiese Cole indicando la ragazza scivolata in un sonno profondo. “Non lo so, ma non me la sento di lasciarla da sola. C'è qualcosa che nasconde, i suoi occhi celavano qualcosa di diverso oltre al terrore. Me lo sento”. Chloe e Bryan guardarono la ragazza sulle spalle del biondino, respirare e ogni tanto stringere inconsciamente la maglia del ragazzo. “Quindi?” chiese Michael. “Voglio starle accanto... Cioè non pensate male”. April sorrise dolcemente e accarezzò il braccio di Cameron. “Nessuno ha pensato male di te, tranquillo. Hai un animo nobile Cam ma anche se i tuoi propositi sono buoni, sai meglio di me che non puoi tenerla con te. I cavalieri non te lo permetteranno” disse la castana guardandolo. “Al diavolo i cavalieri! Hanno mai fatto qualcosa per noi?!” sbottò il biondo. Mark gli si avvicinò poggiandogli, una volta lì, la mano sulla spalla. “Si invece, hanno fatto molto per noi. Adesso è la rabbia che ti fa parlare così, non sopporti di vedere uno di noi ridotto in questo stato e fidati, neanche io, ma non possiamo essere così poco riconoscenti a persone che non conoscendoci nemmeno si sono comunque fatti carico delle sorti delle nostre vite” disse il rosso. Cameron sbuffò e girò lo sguardo verso colei che portava su di sé, aveva un viso contratto in una smorfia che poi si distese in un minuscolo e impercettibile sorriso quando la sua mano strinse l'indumento del biondo. “Non voglio lasciarla sola...” disse stringendo i denti. “Io ho una mezza idea... Ma sarà difficile da mettere in atto” bisbigliò Daisy per non farsi sentire dai cavalieri a pochi metri di distanza da loro. I ragazzi la fissarono per poi guardarsi tra loro perplessi. “Cameron desideri portarti Megan a letto?” disse sorridendo. Il biondo e non solo lui,strabuzzò gli occhi alle parole dell'amica iniziando violentemente a scuotere la testa. “Ma cosa hai capito idiota! Non intendevo in quel senso! Quello che volevo dire era se ti farebbe piacere starle accanto durante la notte. Ok riconosco di essermi espressa alquanto male” disse Daisy in una leggera risata. A quel punto il viso di Cameron si rilassò e il ragazzo annuì. “Bene, qualcuno deve prendere il posto di Meg. Chi di noi ha il maestro più libertino barra strafottente?” chiese. Tutti gli sguardi si spostarono da lei a Mark che indietreggiò. “Che volete da me? Nonono. Io non prendo il posto di nessuno! Soprattutto di una ragazza!” sbottò tutto rosso in volto. Ally fece gli occhi da cucciolo avvicinandosi a lui. “Non mi convinci così. Non sono stupido, non mi faccio ingannare con questi trucchi banali e scontati” rispose con aria superiore Mark. Alla castana si unirono anche Summer, Daisy e April. “Vi ho detto di no, mandateci Michael se proprio volete mandare qualcuno” borbottò. “Se volete ci vado io” annunciò Ian. Tutti guardarono il ragazzo ed April fece di no con l'indice. “Tu no, Aphrodite ti controlla mentre dormi. Ha paura che scappi”. Ian rimase interdetto per poi assumere lo stesso colorito del cielo invernale. Cameron si unì al quartetto 'occhi dolci' facendo sonoramente sbuffare l'amico. “Basta ragazzi. È per Megan. Mark che tu lo voglia o no, stasera dormirai nel letto di Meg, senza discutere” sentenziò Chloe. “Uffaaaa. Siete degli approfittatori. Il fatto che abbia un maestro a cui non frega un cazzo di quello che faccio, non vi permette di usarmi come esca. Questa volta lo faccio perché è per un buon motivo, ma la prossima ci mandate lui” bisbigliò il rosso indicando Michael.

“Allora statemi a sentire qui intorno ho visto una pianta particolare...” iniziò Daisy.

 

Era ormai passata la mezzanotte e tutto il santuario dormiva, tranne i giovani ragazzi del futuro. I cavalieri in realtà erano stati vittima di un sonno costretto da una polverina soporifera che era stata versata nelle loro pietanze dai loro beneamati allievi. Con passo felpato e piedi scalzi Mark lasciò la sua stanza per dirigersi verso la casa di Sagittar. Tre case più su Cameron faceva lo stesso. Megan aspettava impaziente l'arrivo del ragazzi, l'ansia e il terrore dovuti all'orribile evento che l'aveva vista protagonista quella mattina non erano ancora scemati. “Meg.. ehi Meg via libera!” disse un Mark versione 007 calatosi molto nella sua parte. La giovane gli sorrise riconoscente per poi sentire qualcuno toccarle la spalla. Scattò spaventata verso Mark. “Ehi Meg tranquilla, sono io, Cameron” la ragazza avvinghiata alla maglia del rosso si sciolse in un sorriso. Dopo aver dato un bacio sulla guancia dell'amico e averlo ringraziato per ciò che stava facendo per lei, si avvicinò a Cameron che le sorrise e la condusse verso le scalinate superiori non prima di aver scambiato uno sguardo d'intesa con Mark che intanto entrò nella nona casa infilandosi nella camera di Meg sotto le sue coperte. Chloe attendeva i due amici fuori la decima casa. “Via libera Shura dorme come un agnellino” disse la mora con non chalance. “Bene, grazie Chloe”. “Mmm”. Arrivati finalmente all'undicesima entrarono nella stanza di Cameron e si chiusero la porta alle spalle dopo aver controllato che tutto fosse calmo. Il biondo fece accomodare la ragazza sul letto e le sorrise per poi darle le spalle e posizionarsi dal lato opposto ai piedi del materasso , iniziando a sfilarsi i calzini. “A proposito, io dormirò per terra così da non recarti fast...”. Il biondo si interruppe non appena le braccia di lei andarono a circondargli il petto. “Grazie” soffiò Megan al suo orecchio facendolo rabbrividire. Il ragazzo rimase immobile, come paralizzato. Non si sarebbe mai aspettato un gesto del genere da lei, dalla stessa ragazza con la quale aveva litigato sin dall'inizio, dalla ragazza con la quale aveva scambiato poche parole che, per lo più, erano frecciatine. “Di cosa?” chiese riprendendosi e girandosi verso di lei. “Per tutto, per avermi portata in salvo, per avermi medicata, per avermi portata sulle spalle e per avermi accolto in casa tua rischiando tanto con i cavalieri” rispose guardandolo negli occhi. “Anche gli altri avrebbero fatto la stessa cosa, ormai siamo un gruppo. Tra l'altro, nei mesi in cui sono stato in Siberia mi siete mancati moltissimo nonostante vi conoscessi da poco, il non avervi intorno con le vostre risate e le litigate mi ha fatto sentire solo”disse il giovane sorridendo. Megan dietro quel sorriso, quasi riuscì a vedere la solitudine che aveva fatto compagnia al ragazzo in quei mesi.

“Ora dormi sarai stanca, riposati e vedrai che domani starai molto meglio” disse spingendola delicatamente giù. Lei lo guardò spaventata. “Tranquilla al tuo risveglio mi troverai qua”.

***

“MAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARK!”.

“Merda...”.

 

 

Angolo Autrici *^*
 

Salve! Si, siamo in ritardo ma una di noi è immersa nei libri per l'esame di maturità.

Per scusarci del ritardo, vi abbiamo regalato un capitolo bello lungo che speriamo vi sia piaciuto!!

Alla prossima! Baci Kotomy e Lillian

   
 
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