Capitolo 20
RIA
L’impatto del corpo di Eles contro il mio non fu piacevole.
Sbattei la schiena contro la parete opposta e trattenni un’imprecazione.
La figlia di Apollo mi porse la mano e l’accettai, lasciando che mi aiutasse a rialzarmi
in piedi. Sulla parete la luce accecante era sparita e al suo posto c’era un
cerchio dorato.
Due ragazze comparvero nel cerchio. Sembravano essere in una stanza e noi
vedevamo da fuori alla loro finestra.
Una aveva i capelli mori legati in una treccia, gli occhi grigi e la carnagione
olivastra. L’altra aveva i capelli corti e neri, i lineamenti più duri. Quella
con la traccia cullava un neonato dagli occhi verdemare e gli cantava una
canzone su un salice ombroso in fondo al prato.
«Finnick, ma quello è...» sussurrò Aurora, sorridendo.
Finnick si avvicinò al cerchio e guardò quel bambino tra le braccia della
ragazza.
«Katniss! Katniss, sono qui!» gridò Finnick.
Le due ragazze non si voltarono. Finnick fece per prendere la rincorsa e
saltare nel portale.
«No, Finnick!» urlò Mel. «Se
entri nel portale non potrai più tornare indietro!»
Niall e Teri fermarono Finnick, che piangeva e si dimenava. «Lasciatemi!»
Nonostante tutte le urla di Finnick le due ragazze e il bambino sembravano
tranquilli.
«Sai, Finnick, tuo padre è stato un grande eroe» disse la ragazza con la treccia
al bambino. «Porti il suo stesso nome, sai? Sono certa che sarebbe stato così
felice di vederti. Hai i suoi stessi occhi.»
Le guance della ragazza erano solcate dalle lacrime, e anche Finnick non
smetteva di singhiozzare.
«Perché non ci sentono?» chiesi a Mel.
«Eles, devi essere tu a parlare. Tu hai evocato il portale e se tu parli loro
vedranno noi e ci sentiranno.»
«Oh, wow.» disse Eles. Le due ragazze si guardarono con aria interrogativa.
«Hai detto qualcosa?» chiese quella con la treccia all’altra.
«No, credevo che tu avessi parlato» ribatté l’altra.
«Ehm, sono qui. Katniss, Johanna, io sono Eles. Vengo dal passato.»
Katniss e Johanna si voltarono verso di noi e sbiancarono in volto. Johanna si
portò le mani alla bocca e Katniss si affrettò ad appoggiare il bambino nella
culla.
«F-Finnick?» balbettò Johanna.
«Johanna, Katniss! Mi hanno salvato. Mio fratello mi ha salvato dagli ibridi e
mi ha riportato nel passato e ora sono intrappolato qui» spiegò in fretta
Finnick.
«Tuo fratello?» chiese Katniss, con aria interrogativa. «Non sapevo nemmeno che
ce l’avessi, un fratello. E come sei ritornato nel passato?»
«Non c’è tempo per spiegarvelo. L’unico modo per tornare nel futuro è che voi
veniate qui, combattiate con me contro alcune...creature e poi potrò tornare
con voi a Panem, vedere mio figlio e riabbracciare Annie. Vi prego, ragazze. Ho
bisogno di voi»
Johanna e Katniss si guardarono.
«Lascio il bambino a Peeta e vado a prendere l’arco.» disse Katniss.
«La mia ascia è sempre qui» replicò Johanna, prendendo la sua arma.
«Bene!» esclamò Finnick, speranzoso. Katniss prese il bambino e uscì dalla
camera. Tornò pochi minuti dopo e al posto del bambino aveva un arco e una
faretra.
«Come funziona questa merda?» chiese Johanna, avvicinandosi al portale.
Sembrava che ci separasse solo un vetro.
«Saltateci dentro» rispose Mel. «Prendete la rincorsa e saltate. Non vi
schianterete.»
Katniss e Johanna studiarono un po’ sospettose Mel, ma poi fecero come aveva
detto.
Mentre prendevano la rincorsa noi facemmo qualche passo indietro.
Katniss e Johanna uscirono letteralmente dalla parete mentre il cerchio dorato
dietro di loro si chiudeva.
Caddero in piedi e poi si fiondarono ad abbracciare Finnick. Entrambe
singhiozzavano. Doveva essere importante per loro.
Quando si staccarono dal figlio di Poseidone, si presentarono.
«Dobbiamo andare via» disse Niall. «Non è saggio restare qui».
Eles ci condusse per altri corridoi, diversi da quelli che avevamo già
percorso, o almeno così mi sembrava.
«Eles, forse tu sapevi dove andare fino al punto in cui Crono ha lasciato il
suo potere...Magari ora non...» dissi.
La figlia di Apollo mi guardò torva.
«Scusa!» replicai, ridendo.
Ad un tratto la terra tremò.
«Dobbiamo correre» annunciò Eles. Come se fosse una novità. Dietro di noi un
rumore di ciottoli che cadevano si faceva sempre più forte. Imboccammo un
corridoio. Le mie gambe ormai andavano da sole.
Ringraziai le driadi per aver insistito nel allenarmi alla corsa.
Eles frenò all’improvviso, e per poco non cademmo tutti.
Era un vicolo cieco e i ciottoli continuavano a cadere, bloccando il percorso
dietro di noi.
Sul muro c’era una scritta in greco antico.
«Che diavolo è scritto?» chiese Johanna.
«Lasciate le armi se dall’ombra volete liberarvi.» leggemmo in coro.
«Impressionante» sussurrò Katniss. «Finnick, da quando sai una lingua antica?»
Ricordai che le due ragazze non sapeva che fossimo semidee. Gliel’avremmo
spiegato presto.
«È la lingua parlata in un posto chiamato Grecia, ma era parata tantissima anni
fa. Si chiama greco antico. Te lo spiego dopo» replicò Finnick.
«Dobbiamo lasciare le armi» disse Mel. «Altrimenti resteremo bloccati qui»
«Sì, ma dovremmo combattere una battaglia là fuori e le armi ci servono!
Stupido muro» ribatté Niall.
Dieci punti dorati si illuminarono in cerchio sulla parete.
Una voce cortese rimbombò nel corridoio, mentre il soffitto continuava a cadere
a pezzi.
«Dieci, nove...» cominciò a contare la voce femminile.
«Dobbiamo lasciare le armi!» gridai, cercando di sovrastare il rumore dei
mattoni e la voce. «Altrimenti ce le toglierà e moriremo qui! Dobbiamo
conficcare le armi nel muro, in corrispondenza dei punti dorati.»
«Otto, sette...»
Una freccia si conficcò in uno dei cerchi. Mi girai e vidi Katniss che
riportava il braccio lungo il fianco e sorrideva per aver fatto centro.
Mel e Eles si affrettarono a fare lo stesso. Dalla freccia che aveva scoccato
Eles cominciò a brillare un raggio di sole. Johanna, invece ficcò la sua ascia
nel puntino dorato.
«Sei, cinque..»
Conficcai il coltello avvelenato nel punto dorato, mentre una sciabola nera
sibilò accanto al mio orecchio e trafisse un altro dei punti dorati.
«Quattro...»
«Finnick!» gridai. «Lascia il tridente!»
Il figlio di Poseidone guardò il suo tridente, titubante, mentre Aurora e Rose
trapassarono altri due punti della parete con le loro spade dorate.
«Niall, che aspetti?»
«Tre, due...»
Niall e Finnick conficcarono lo xiphos e il tridente nei due punti dorati
rimasti giusto in tempo.
«Uno» concluse la voce.
I mattoni continuavano a cadere e ad avvicinarsi, murandoci vivi, mentre le
nostre armi scivolavano nella parete come se stessero scendendo nelle sabbie
mobili.
«Bella idea!» urlò Niall, guardandomi arrabbiato.
Ormai le frecce erano state sommerse dal muro, si intravedevano i pomoli delle
else delle spade e il manico del tridente di Finnick.
«Mi dispiace!» gridai. «Vedevi un’idea migliore? Con nessuna delle nostre armi
saremmo riusciti a sopravviver...»
Non finii la frase. La parete esplose tra polvere e ciottoli e volai in aria.
Il mio coltello fu spinto via dall’esplosione, ma fu come se il tempo
rallentasse. Riuscii a chiudere le mie dita intorno all’impugnatura. Poi caddi
per terra.
Quando riaprii gli occhi vidi il cielo scuro. Chissà per quanto ero rimasta
svenuta. Un altro giorno andato, pensai. Ma avevamo trovato altre due
guerriere.
«State tutti bene?» chiese una voce femminile. Mi sembrò fosse Rose. Tenevo
stretto tra le mani il mio coltello.
«Credo di avere ancora la testa attaccata al collo» mormorai, cercando di
alzarmi.
La schiena protestò per lo sforzo, ma mi rimisi in piedi.
Eravamo fuori dal Labirinto, nella riserva dei Quileute, La Push. C’era un falò
acceso in lontananza e molte persone erano lì intorno. Pensai a qualche
tradizione della riserva. Guardai i miei amici. Finnick, Teri, Katniss e
Johanna erano ancora svenuti, ma tenevano stretti tra le mani le loro armi.
«Solo io sono riuscita a recuperare la mia spada nell’esplosione?» chiese Rose,
mettendosi seduta sul prato e massaggiandosi le spalle.
«No, anch’io ci sono riuscita.» rispose Aurora, guardando ammirata la sua
spada.
Niall si alzò con non poca fatica.
«Dobbiamo tornare dai Cullen» disse. «Siamo rimasti molto nel Labirinto. Lì il
tempo passa più in fretta anche se non ci si diverte. Sbrighiamoci».
«Niall, non sarà facile trasportare quattro ragazzi svenuti alti e muscolosi»
osservò Mel, alzandosi in piedi e pulendosi i jeans.
Eles mise la sua freccia un po’ bruciacchiata sulla punta nella faretra e
controllò lo stato del suo arco. Sorrise. Non l’aveva rotto.
«Sono ancora privi di sensi?» chiese Eles. «Fammi dare un’occhiata.»
Eles si avvicinò a Katniss e le misurò il battito cardiaco dal polso. Poi fece
lo stesso agli altri tre.
«Il battito cardiaco è rallentato, ma stanno recuperando. Noi siamo rimasti
svenuti solo per qualche minuto perché siamo più piccoli. L’esplosione sembra
aver avuto un effetto più forte sui più forti del gruppo. Teri sarà la prima
svegliarsi, Finnick l’ultimo»
«Complimenti, dottoressa!» esclamò Niall, sorridendo. Eles ricambiò il sorriso,
un po’ imbarazzata.
Teri si risvegliò in modo più brusco rispetto agli altri. Borbottò dei “no” e
poi aprì gli occhi di scatto e urlò: «Gregor!»
La sua mano era stretta intorno alla sua spada.
Si guardò intorno, con il fiatone.
«L’esplosione...» mormorò. «Sono riuscita a recuperare la sciabola mentre
saltavo via»
«Sì, tutti ci siamo riusciti. Ho recuperato la freccia al volo» disse Mel,
dandole pacche rassicuranti sulle spalle.
Teri guardò Mel e poi l’abbracciò forte. La figlia di Atena restò un po’
sorpresa per quell’abbraccio. Teri non era una ragazza affettuosa.
Teri si alzò, un po’ barcollando, e abbracciò tutti.
«Siete vivi» sussurrò.
«Hai chiamato Gregor» dissi. La figlia di Ade annuì.
«Il Campo era stato attaccato da strani ragni enormi. Mi catturavano e mi
costringevano a vedere ogni singolo Mezzosangue ucciso.»
Anche Katniss, Johanna e Finnick si risvegliarono urlando un nome, ma non ci
spiegarono cos’altro avessero visto nel sogno.
Si pulirono i vestiti e poi tornammo nelle auto, diretti al noleggio.
Andai in macchina con i tre guerrieri futuri
e con Eles.
Finnick raccontò tutta la storia, degli ibridi, di Percy, del Campo Mezzosangue
ma la cosa che sorprese di più le sue amiche fu la sua discendenza da
Poseidone.
«Io ho sempre pensato che ci fosse qualcosa di divino in lui» disse Johanna,
facendoci ridere.
«Bene, ragazze. Siamo arrivati al noleggio» annunciò Finnick. «Riponete le
armi.»
Tornammo a casa Cullen a piedi. Rosalie e Esme furono felici di rivederci,
Alice di meno. Bé, non potevo mica essere simpatica a tutti. Ci accomodammo sul
divano mangiando la pasta che Rosalie aveva preparato.
Carlisle, Emmett, Edward e Jasper raggiunsero il salotto.
«Così sono queste le creature che seguono le mode di Capitol City?» chiese
Johanna. «Si modificano la pelle geneticamente così che possa brillare?»
Finnick per poco non si strozzò con il cibo per trattenere le risate e Katniss
rise così forte che finì per lacrimare.
«Oh, andiamo!» esclamò Jasper. «Smettetela con queste battute sulla nostra
pelle!»
«Scusate» disse Finnick. «Ma è una cosa che voi vampiri capirete nel futuro,
quando gli Stati Uniti diventeranno Panem. Effettivamente voi a Capitol City vi
trovereste bene.»
«Okay, cambiamo discorso!» intervenne Emmett. «Voi siete i rinforzi?»
«Con loro vinceremo» risposi. «Loro sono quelli di cui parla la Profezia.»
«Fantastico. Allora sarà meglio che vi spieghi il piano.»
«Il nostro obiettivo è proteggere Bella, il vostro uccidere i
neonati affinché negli Inferi tutto torni normale.» iniziò Edward.
«Collaboreremo con i nostri nemici mortali, i licantropi, per adempiere al
nostro obiettivo. Bella starà in montagna con me e uno dei licantropi, Jacob
che coprirà il suo odore, ma Alice sa già che non basterà.»
«Non ci interessano i tuoi drammi, abat-jour» disse Johanna. Edward sembrò
trattenersi da alzare gli occhi.
«Noi uccidiamo l’esercito di Victoria e magari anche lei, ma se la tua ragazza
è indecisa tra un ghiacciolo fatto di glitter e un lupo un po’ troppo cresciuto
non sono problemi nostri»
Per la prima volta vidi sul volto di Edward un’espressione sbigottita. Ma si
riprese subito.
«Victoria cercherà noi ed è affamata di vendetta. Non affrontatela da soli. Non
vi sto sottovalutando, Katniss, so quanto forti e preparati siate ma
concentratevi sui neonati. Voi siete un esercito formidabile, molto di più di
quello che ci aspettavamo e vi ringraziamo per aver attraversato un intero
continente o un portale temporale per aiutarci. Ve ne sono davvero grato».
I suoi occhi dorati erano tristi ma determinati. Mi dispiacque per lui e sperai
che andasse tutto come voleva, anche se la mia opinione su chi avesse subito il
vero torto non cambiava.
Mi sentii comunque molto onorata dalle sue parole. Edward ci sorrise appena,
poi riprese la sua espressione dura.
«Attireremo i neonati con l’odore di Bella nella radura. Sarà più facile per
tutti combatterli» proseguì il vampiro.
«La battaglia sarà domani».
Spazio autrice
Rieeeccomi, pepz!
Scusate per il ritardo, ma c’è una serie tv che mi sta prendendo e mi dimentico
sempre di aggiornare.
La storia sta più o meno per finire. Dopo il prossimo capitolo, restano solo
due o tre capitoli di conclusione, che pubblicherò tutti insieme.
Ringrazio la mia costante lettrice Kalyma P Jackson e vi invito a leggere la
sua fan fiction, che è davvero stupenda e originale.
Bacioni!