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Autore: vero_91    21/06/2014    6 recensioni
“Non sono abituato a dividere il letto con qualcuno” disse, pentendosi subito dopo per aver pronunciato quella frase.
“Che palle, Hawthorne. Come se non avessi mai dormito con nessun'altra prima.”
Gale rimase in silenzio, sperando che il discorso semplicemente cadesse, ma Johanna capì di aver centrato il punto.
“Stai dicendo sul serio?” chiese, sollevandosi su un gomito.
“Beh, a parte i miei fratelli” ammise.
Johanna scoppiò a ridere, il letto che vibrava sotto di loro. Gale incrociò le braccia al petto, maledicendosi per essersi cacciato in quella situazione.
“Oh, Hawthorne, sei così adorabile!” disse infine Johanna, il fiato corto per le troppe risa.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Fuoco e Cenere '
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Autore: vero_91
Fandom: Hunger Games
Titolo: Mi devi una storia
Rating: Verde
Tipo di coppia: Het
Generi: Fluff, Slice of life, Sentimentale.
Note e avvertimenti: Nel mio immaginario, un paio d'anni dopo la rivoluzione Johanna raggiunge Gale nel Distretto 2 e i due finiranno per convivere, ma avendo già scritto altre storie su questo qui è dato per scontato.
(Le altre note inutili a fine capitolo come sempre!)



 

“E parlava, perché era un modo per far durare quel momento e quella vicinanza.”
Alessandro Baricco.

Gale aveva appena posato le testa sul cuscino, quando sentì la porta della sua camera aprirsi. Dopo qualche secondo di silenzio, percepì l'altra parte del materasso abbassarsi, le molle del letto che cigolavano appena. Di solito, quando Johanna entrava nel suo letto, non aveva intenzioni particolarmente caste, ma stavolta la sentì solo coprirsi con il lenzuolo e girarsi su un fianco come se nulla fosse.
Gale allungò un braccio e accese l'abat-jour sul comodino, preparandosi psicologicamente all'ennesima stranezza della ragazza, poi si voltò verso di lei. “Johanna, cosa stai facendo?”, chiese.

“Sto cercando di dormire, Hawthorne. Mi sembra evidente.” rispose la ragazza senza nemmeno aprire gli occhi.

“Di solito, quando vieni nel mio letto è per fare qualcos'altro.” puntualizzò Gale.

“Sempre a pensare al sesso, Hawthorne.” disse Johanna con un ghigno.

Il ragazzo scosse appena la testa, perplesso.“Questo è il mio letto, Johanna. Perché non vai a dormire nel tuo?”

“Come sei pesante, Hawthorne. Mio, tuo, che differenza fa?”

Gale stava per rispondergli che c'era un enorme differenza, ma Johanna lo interruppe, girandosi sull'altro fianco. “Ora chiudi quella bocca e dormi, Hawthorne.”

Gale fissò esasperato la schiena della ragazza, indeciso sul da farsi. Avrebbe potuto sollevarla di peso e riportarla nella sua camera, per poi chiudere la porta a chiave, ma non vi erano dubbi che Johanna avrebbe trovato comunque un altro modo per intrufolarsi nella sua stanza, con metodi sicuramente meno ortodossi. La guardò sistemarmi il cuscino e rannicchiarsi sotto le coperte, così sospirò rassegnato e si girò sul fianco, arrendendosi all'intrusa.


Gale si rigirò nel letto un paio di volte, le lenzuola all'improvviso troppo pesanti. Si scoprì, ma poi si accorse che in effetti c'era ancora freddo per essere Maggio, così si ricoprì. Alla fine si mise supino a fissare il soffitto, il sonno che lo stava lentamente abbandonando.

“Hawthorne puoi darci un taglio per favore? Mi sembra di essere su un Overcraft invece che su un letto.” Johahha si girò verso di lui, probabilmente per lanciargli un'occhiata minacciosa.

“Non sono abituato a dividere il letto con qualcuno” disse, pentendosi subito dopo per aver pronunciato quella frase.

“Che palle, Hawthorne. Come se non avessi mai dormito con nessun'altra prima.”

Gale rimase in silenzio, sperando che il discorso semplicemente cadesse, ma Johanna capì di aver centrato il punto.

“Stai dicendo sul serio?” chiese, sollevandosi su un gomito.

“Beh, a parte i miei fratelli” ammise.

Johanna scoppiò a ridere, il letto che vibrava sotto di loro. Gale incrociò le braccia al petto, maledicendosi per essersi cacciato in quella situazione.

“Oh, Hawthorne, sei così adorabile!” disse infine Johanna, il fiato corto per le troppe risa.

“Vai al diavolo, Johanna.” Gale si girò dall'altra parte, dandole la schiena. Era grato che il buio almeno nascondesse il suo imbarazzo.

“Dai, non fare così. Se vuoi possiamo fare una barriera di cuscini fra noi due, se la cosa ti fa sentire più a tuo agio.” disse, indicando lo spazio vuoto fra loro due.

Gale le diede un calcio sotto le coperte. “Guarda che vado a dormire sul divano se continui”, minacciò.

“Come preferisci, però temo saremmo ancora più stretti”, rispose la ragazza appoggiando poi la testa sul cuscino.

Gale sentì il materasso muoversi sotto di loro mentre Johanna gli rubava il lenzuolo, poi il silenzio della notte calò tra loro. Fu Gale stavolta a romperlo.

“Quindi ti è capitato spesso di dividere il letto con qualcuno?” chiese, fingendo noncuranza.

Johanna aprì un solo occhio, divertita. “E' un modo implicito per chiedermi con quanti uomini sono andata a letto?”

“No, dimenticalo. Non voglio saperlo.” Il cacciatore sapeva che qualsiasi fosse stata la risposta, non gli sarebbe piaciuta.

“D'accordo, come vuoi.” Rimasero in silenzio per un attimo, poi Johanna allungò un braccio e lo strinse intorno alla vita di Gale, annullando la distanza fra i loro corpi. “Sono la prima, quindi”, disse, con un sorriso compiaciuto.

“Se fossi in te non canterei vittoria troppo facilmente, di notte mi agito parecchio.”

Non ci fu bisogno di specificare che la causa erano gli incubi, d'altronde entrambi ne erano vittima.

“Vuoi che ti canti una ninnananna?” propose ad un tratto Johanna, mentre Gale era intento a disegnare figure geometriche immaginarie sul braccio della ragazza.

Gale alzò un sopracciglio, scettico. “Perché, tu sai cantare?”

“Non dire sciocchezze, Hawthorne. A cosa diavolo serve saper cantare nella vita?”

“Perché tu sai cantare, invece?” aggiunse, già pronta a deriderlo di nuovo.

Gale scosse la testa. “No, sono piuttosto stonato. Quando dovevo far addormentare mia sorella era un bel problema infatti.”

“Immagino che rottura. Cosa facevi, quindi? Le parlavi degli animali che uccidevi nei boschi?” chiese, stuzzicandolo.

Sentì la schiena di Gale scuotersi per una risata trattenuta. “Credo che mia mamma avrebbe ucciso me se l'avessi fatto.” Gale sorrise nostalgico al ricordo, e aggiunse: “ Di solito le raccontavo una storia.”

Johanna catturò la mano di Gale, intrecciando le dita con le sue. “Come quelle di Zeus e compagnia bella?” chiese.

“Chi?” domandò Gale, aggrottando la fronte.

“Il Dio Greco, Hawthorne. Mitologia, mai sentito parlare?”

Gale cambiò posizione, girandosi verso Joahnna, così da poter aver il suo viso di fronte. “No, al Distretto 12 avevamo per lo più favole o leggende locali.”

Johanna ora poteva vedere gli occhi grigi del cacciatore scintillare nell'oscurità.“Anche al mio Distretto se è per questo. Ma mio padre era fissato con la storia, i miti e robe del genere, quindi erano quelle le uniche storie che sentivo a casa.”

C'era un padre allora, pensò Gale. Per quanto fosse assurdo, Gale si era sempre immaginato Johanna priva di legami fin da piccola, autonoma e terribilmente sola. D'altronde lei non aveva mai parlato della sua famiglia prima d'ora, e Gale non aveva mai chiesto nulla, dopotutto anche lui non amava che gli si facessero domande sul suo passato.

“Com'erano queste storie?” chiese, improvvisamente curioso di avere qualche dettaglio in più della sua vita.

“Cos'è Hawthorne, vuoi che ti racconti la storia della buonanotte?”

Gale sorrise. “Se ti va. Sarà sempre meglio che sentirti cantare.”

Sentì nel buio lo sbuffo divertito di Johanna. Gale si mise supino e allungò un braccio sopra la testa della ragazza.

“D'accordo, se proprio insisti.” Johanna accolse l'invito e si avvicinò, posando la testa sul suo petto.

“La mitologia è un gran casino: Zeus, il capo degli Dei è sposato con Era, ma lui è uno stronzo e le mette le corna andando un po' con tutte, seminando figli a destra e a sinistra. In realtà tutti gli Dei lo fanno, andando a letto sia con altri Dei sia con gli umani, causando così conflitti, gelosie, vendette, solite cose. Per questo la mia preferita era Diana, a lei non importava dei banchetti, delle feste o stronzate del genere. Viveva nei boschi da sola con arco e frecce, vendicandosi di coloro che le recavano offesa.”

Gale si immaginò una Johanna bambina, che aveva preso come ideale non una principessa bisognosa d'aiuto ma una dea greca, forte e indipendente, che non dev'essere salvata da nessuno.

“Prendi ad esempio la leggenda di Diana e Atteone, – continuò Johanna, ormai infervorata dal suo racconto – Atteone vide, durante una battuta di caccia, Diana e le sue compagne mentre facevano il bagno, e da buon guardone rimase a spiarle. Diana se ne accorse e per vendicarsi lo trasformò in un cervo, così che non potesse raccontare in giro ciò che aveva visto. Alla fine lui fu inseguito dai suoi stessi cani, che lo catturarono e lo sbranarono.”

 

Gale rimase in silenzio, rifiutandosi di credere che quella fosse davvero la fine della storia. Ma quando sentì Johanna alzare il viso verso di lui, come se stesse aspettando che lui dicesse qualcosa, capì che era così.

“Johanna, questa storia è... terribile.” Ci pensò un attimo, ma non gli venne in mente nessun aggettivo più adatto.

Johanna in risposta gli diede una gomitata nel costato. “Sei tu che sei un ignorante, Hawthorne. Non è colpa mia se non riesci a capire la mitologia greca.”

“Gale si massaggiò il fianco dolorante. “Se avessi raccontato una storia del genere a Posy avrebbe avuto incubi per notti intere.”

“Che smidollata” sbuffò la ragazza.

“Non ci sono eroi, principesse da salvare o cose del genere nella mitologia?” si informò Gale, allibito.

Johanna alzò gli occhi al cielo. “Certo che ci sono. Volevo solo raccontarti una storia originale.”

Gale cominciò a pensare che fra tutte le scelte che aveva, Johanna probabilmente aveva raccontato la storia più brutta, anche se lei non la considerava tale.

“Comunque, visto che sei tanto bravo, raccontala tu una storia. Vediamo se è migliore della mia.” Johanna gli diede un pizzicotto giocoso sul braccio, mentre Gale si mise sul fianco, abbracciandola.

“Domani sera, Johanna. Ora sto crollando dal sonno” disse, appoggiando il mento sulla testa della ragazza.

Johanna rimase un attimo in silenzio, poi sorrise sorniona. “Affare fatto, Hawthorne.”

 

La sera dopo Gale era in mutande e si stava spogliando, quando Johanna entrò nella sua camera senza ovviamente bussare. Lo guardò come se fosse qualcosa di incredibilmente gustoso da magiare, - Gale si chiese se avrebbe mai smesso di guardarlo così - ma non disse nulla e si limitò a coricarsi sul suo letto, in attesa.

“Johanna, sono esausto.” E dopo aver lavorato dieci ore alla costruzione della nuova scuola lo era davvero.

“Mi devi una storia, Hawthorne.” Johanna batté con la mano il materasso, indicando il posto accanto a lei.

Gale si trascinò sotto le coperte, prendendosi un po' del lenzuolo che Johanna gli aveva già rubato.

“Se lo faccio poi mi lascerai dormire in pace?” chiese, rassegnato.

Johanna annuì, anche se non ne era del tutto convinta.

Gale allora sospirò e incrociò le braccia dietro alla testa. Johanna appoggiò le testa sulla sua pancia, in una posizione che Gale avrebbe trovato scomodissima, e ascoltò la sua storia. Parlava di bambini che non volevano diventare adulti, e, per questo, venivano portati su un'isola che non c'è. A un certo punto arrivavano anche i pirati, ma Johanna si addormentò prima, cullata dalla voce di Gale, dal suo timbro basso e roco, che dopo anni le provocava ancora dei brividi lungo la schiena.

 

La sera seguente, quando Gale entrò in camera sua, trovò Johanna già distesa nel suo letto, il corpo sotto le coperte e la testa sul cuscino, che lo guardava con un cipiglio infastidito. “Quanto ci hai messo Hawthorne? Siamo usciti dalla doccia una vita fa!”

Gale sospirò. “Sì, e tu hai detto che saresti andata a letto, cosa ne sapevo che mi stessi aspettando?”

“Questo cosa ti sembra?” chiese la ragazza, indicando con un ampio gesto delle braccia il letto sotto di lei.

Gale si chiese come Johanna riuscisse a farlo sentire un idiota ogni volta che parlavano.

“Johanna, questa cosa del dormire insieme...” iniziò, ma Johanna lo interruppe. “Ho pensato a un mito che ti piacerà sicuramente. Ci sono combattimenti e ragazze da salvare, tutte cose molto eroiche come piacciono a te.”

Gale rimase in piedi accanto al letto, riflettendo sulla situazione. Sapeva che l'idea delle storie era solo una scusa per dormire insieme, ma doveva ammettere che la cosa non gli dispiaceva. Anche se Johanna scalciava, dava pugni e gli rubava le coperte nel sonno, in queste ultime mattine si era svegliato più rilassato e sereno in confronto a quando dormiva da solo. Non era solo l'atto del dormire insieme, era anche per quello che c'era prima, quei momenti d'intimità, dove la voce di Johanna gli arrivava sussurrata all'orecchio nell'oscurità, lo facevano stare bene.
Non vi erano stati incubi, ma non era così ingenuo da illudersi che avrebbe continuato così. Prima o poi si sarebbe svegliato nel cuore della notte, sudato e tremante, con davanti agli occhi l'immagine di bambini carbonizzati. D'altra parte, Johanna lo sapeva. Johanna conosceva i suoi lati oscuri e le sue colpe passate, proprio come lui sapeva che lei era un'assassina ex morfaminomane, e ogni tanto le crisi di astinenza la facevano ancora uscire di testa.
Entrambi si conoscevano e si erano accettati, prima per i loro difetti poi per i loro pregi. La condivisione del letto era solamente il passo successivo in quella relazione che era iniziata all'incontrario, controvertendo ogni regola.

“Spero per te che questa storia sia più bella della scorsa.” disse infine, coricandosi in quella che era ormai diventata la sua parte del letto.

Johanna sorrise vittoriosa, conscia di aver vinto anche quella battaglia, ma cercò di non darlo a vedere; orgoglioso com'era, Hawthorne l'avrebbe cacciata da quel letto solo per dimostrare il contrario.
E andarsene era l'ultima cosa che voleva.

 


--- angolo autrice ---

Oddio ho scritto una storia fluff. Una storia fluff (o almeno qualcosa che ci si avvicina vagamente) e Slice of life. Sono ancora sconvolta da questo fatto. Ma ieri era il mio secondo anniversario su EFP, e ho pensato fosse arrivato il momento di sfondare anche questo muro che ho con due questi generi che amo leggere ma che sono totalmente incapace di scrivere. Naturale poi che l'esperimento abbia coinvolto la mia coppia preferita, che di fluff ha ben poco! XD Anche per questo ho il terrore che i personaggi siano OOC, quindi nel caso non esitate a dirmelo.
Parlando della storia vera e propria, per chi ha letto “Non sono come te, non sono...” sa che la relazione tra Gale e Johanna si è sviluppata partendo dalla convivenza, poi è passata al sesso, e si conclude con l'innamoramento, quindi temporalmente metterei questa storia nella fase di transizione tra sesso e amore, in cui stanno insieme ma non vogliono ammetterlo apertamente (carini loro).
Per quanto riguarda la storia di Diana, questo è un riferimento alla mia prima long Everlark, “Tu mi ami. Vero o falso? Vero. Ma ormai non basta più”, dove nel penultimo capitolo compaiono anche Gale e Johanna con la loro bambina, che appunto si chiama Diana. Già allora l'avevo scelta basandomi sulla mitologia, perché secondo me la descrizione della Dea (che poi è Artemide) combacia perfettamente con l'unione dei caratteri di Johanna e Gale. Quindi mi piaceva riprendere questo discorso, e il fatto che il mito riguardante Diana non sia molto entusiasmante ha fatto il resto.
Ah la favola che racconta Gale è ovviamente quella di Peter Pan, mentre quella che Johanna vuole raccontare alla fine è Perseo e la Medusa.
Ok, credo di aver detto tutto, ora posso metter fine al mio conflitto interiore e liberare quella parte di me che ogni due righe provava invano a inserire angst o introspezione.
I commenti sono sempre ben accetti, soprattutto se avete suggerimenti per migliorarmi, dato che immagino le prime volte servano anche per questo. (mi autoconsolo così!)
Grazie comunque per aver letto fin qui,
A presto spero,

Vero

p.s: il mio professore di latino e greco si starebbe strappando gli occhi se leggesse la “descrizione” della mitologia che dà Johanna, ma d'altronde è Johanna, quindi non potevo farla parlare come una brava studiosa! XD
p.p.s: devo ancora rispondere ad alcune recensioni della scorsa storia, in questi giorni lo farò promesso! Grazie mille a tutti, comunque!

  
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