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Autore: kannuki    02/01/2005    7 recensioni
Maret fa la killer, è cinica e spietata, ha un loft segreto e un guardaroba da infarto. Una sera sente una pistola puntata alla schiena : Jesus 'il salvatore' Cox è stato ingaggiato per ammazzarla. Una proposta d'affari la salva dalla morte ma il suo spirito ribelle non si piega. Nuova identità, nuova vita nell' America del Sud, nuovo lavoro..ma volente o nolente, arriva il momento di farsi 'salvare'.. NOTA BENE : Il nome del protagonista non vuole essere blasfemo ..mi piaceva e basta! ...e non riesco a trovare una categoria corretta!
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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L’Armatore, alias Arlo Ibanez

L’Armatore, alias Arlo Ibanez. Un figlio di buona donna argentino...in poche parole, un tedesco parecchio abbronzato.

Se ne stava comodo sulla sua barchetta a prendere il sole, bevendo piňa colada ghiacciata.

La ‘barchetta’ era un panfilo di sette metri più o meno, ormeggiata nella baia di Campeche.     

Maret lo conosce molto bene: è lo sfruttatore di Pepita e suo cliente.

Anche lui la conosce...in verità, avrebbe voluta conoscerla meglio, ma un paio di calci ben assestati nelle basse sfere, gli avevano fatto passare tutti i bollenti spiriti.

Arlo ha una sottile avversione per le brave ragazze e tutto ciò che non si può essere comprato con i soldi. La crackhouse di Veracruz  si riforniva direttamente da Jeriko, finché una partita di coca mal tagliata aveva steso un paio di ospiti nell’ultima festa. Vallo a spiegare alla polizia!

Contratto rescisso, parole grosse e spacconate varie erano volate fra i due uomini, fino all’inevitabile minaccia di morte.

Maret conosceva tutta la storia attraverso Pepita. La ragazza si confidava con lei quando non ce la faceva più. “Ti abitui a farlo, dopo un pò neanche ci fai più caso.” Le diceva con voce stanca nel bar di Al, il barista dalla voce gutturale.

Il disprezzo per Durante si era acuito in Arlo, quando gli aveva rispedito la sua ‘migliore ragazza’ in una cassa, con un bigliettino sarcastico allegato.

La sua fonte di reddito era stata fatta a pezzi e imballata. Ibanez non l’aveva apprezzato. Trattava molto bene le sue ragazze e pretendeva che anche i clienti facessero lo stesso.

Lo scherzo non gli era piaciuto per niente.

 

Maret camminava sul molo sotto il sole cocente, guardando le varie bagnarole ormeggiate che si muovevano lentamente nel mare azzurro.

Era facile individuare la ‘ Punta d’oro’. Il coglione aveva issato una bandiera da pirata divertendosi un mondo a far incazzare la guardia costiera.

Con agilità si mosse sul pontile bagnato, calandosi in un gommone arancione e dirigendosi verso la barca.

Eccolo la, quel fesso! Pensò Maret vedendolo stiracchiarsi al sole. Legò il gommone ad un’apposita cima, salendo le scalette di ferro strette.

“Ciao Arlo” mormorò con un sorriso seducente.

L’uomo sollevò appena la testa e tornò nella posizione originale. “Che vuoi?” le chiese sgarbatamente, posando il bicchiere ormai vuoto sul pavimento lustro “togliti quelle scarpe, mi rovini il ponte” le disse passando una mano dietro la testa e sospirando.  

Con un sorriso divertito Maret obbedì ...quella cafonaggine le ricordava molto Natt. Peccato che Arlo mancasse del suo senso dell’umorismo.

“Mi serve un favore” gli disse secca, mettendosi davanti a lui e togliendogli il sole.

“Crepa” le rispose inforcando gli occhiali scuri.

“Non sei gentile con me!” esclamò la ragazza con voce divertita.

“Non da quando mi hai preso a calci sulle palle!” sbottò nervoso.”Chi ti ha invitata? Togliti di torno!”

Maret si sedette sul bordo lucido della barca dondolandosi tanto da cadere quasi in acqua. “Voglio fare fuori Jeriko” mormorò secca.

Arlo si sollevò sui gomiti guardandola “hai catturato la mia attenzione, donna...continua”

Maret fissò il volto scavato dell’uomo dai lineamenti affilati. Sembrava che l’avessero scolpito con l’accetta. I corti capelli castani si muovevano alla brezza del vento. Tirò indietro gli occhiali piantando due occhi grigi nei suoi “allora? Sto aspettando” la incitò osservandola “e togliti quegli occhiali” le disse secco.

Con un gesto scocciato Maret se li tolse mostrando un occhio nero “vuoi anche vedere i lividi?” domandò sarcastica tirando su una manica della lunga maglietta che portava. Stava morendo di caldo, vestita in quel modo!

Arlo la guardò sfrontato “cos’è? Hai preso a calci anche lui e te l’hanno date per questo?” le chiese sarcastico sdraiandosi nuovamente sull’asciugamano celeste.

“Fai poco lo stronzo! Mi hanno bruciato i campi e la casa!” sbraitò Maret incazzata. Si mosse fino a lui abbassandosi per guardarlo “adesso chi ti rifornisce di roba, eh cazzone?”

Arlo guardò il bel volto di Maret attraverso le lenti scure. Con un gesto pigro li spostò fissandola freddo “questo non va bene” mormorò serio “Quando è successo?”

“Stamattina”

Si spostarono all’interno della cabina. Faceva un bel fresco.

L’arredamento lussuoso del panfilo era decisamente esagerato anche per lei. Si sedettero uno di fronte l’altro estremamente seri.

“ Che gli hai fatto?” le chiese allungandole una bottiglietta d’acqua. Sapeva fin troppo bene che Maret non beveva: aveva provato a farla ubriacare per portarsela a letto e, sebbene alticcia, aveva rimediato una giusta punizione da quella strana donna che non parlava mai di sé.

Tutte le donne amano chiacchierare di se stesse...quella no! Arlo dubitava fortemente che Valerie fosse il suo vero nome.

“Sono entrata dentro casa sua e gli ho fatto fuori un botolo pulcioso scodinzolante e un po’ di uomini.” Maret era  il ritratto della serietà mentre lo diceva.

Lo fece scoppiare a ridere “se l’è presa più per il cane, che per quei quattro coglioni che si porta appresso!” commentò bevendo una birra e sorridendo.

“Mi sei piaciuta, Val!” esclamò brindando contro la sua bottiglietta d’acqua.

Maret ridacchiò compiaciuta “farei volentieri fuori lui!”

“Comunque...di cosa hai bisogno? Che posso fare per te?”

La domanda era ‘vagamente’ a doppio senso: Maret sapeva benissimo dell’attrazione che esercitava sull’ uomo. Restò a giocherellare con il tappo bianco, svitandolo e riavvitandolo continuamente soprappensiero “mi servono armi e uomini…tanti uomini. I migliori che riesci a trovare!”

Arlo la fissò a lungo, soppesando la richiesta “prima devi dirmi che sei in realtà, che lavoro fai e la tua posizione preferita”

Maret scoppiò a ridere “mi ricordi uno che conosco..” commentò scuotendo la testa.

“Non sto scherzando…vuoi uomini e armi? Bene...do ut des, zucchero. L’hai visto quel film, no?”

Si appoggiò al divanetto lungo aspettando.

Quel pazzo faceva sul serio! ”Cosa ti interessa? Un nome vale l’altro, idem per il lavoro. Inoltre non penso riuscirai mai a portarmi a letto…quindi..”Maret sorseggiò la sua acqua tranquillamente.

Il suo sguardo fisso la irritava più di qualsiasi altra cosa!

“Sull’ ultima cosa non ci giurerei..” le disse sorridendo invitante “non si può mai sapere, nella vita”

La ragazza si irrigidì per un momento. Arlo era un gran bell’uomo e lei a stecchetto da mesi!

Il ricordo di Jesus era troppo vivo per concedersi qualche avventuretta senza importanza.

“Mi chiamo Maret…” gli disse tutto insieme.

“Bel nome...francese..”commentò aspettando il resto “va avanti..”

Maret si alzò e cominciò a passeggiare su e giù “lavoravo in un casa di moda..”

“Non si direbbe!”esclamò l’uomo guardando i capelli e l’abbigliamento trascurato.

“La gente cambia, Arlo..”gli disse triste “più di quanto immagini..” finì a bassa voce rivolta a se stessa.

“Non ne dubito”

Maret si voltò a guardarlo...la stava prendendo in giro?

“Una cosa devi sapere di me, prima di continuare a fare lo spiritoso..” lo minacciò dura.

Ibanez la interruppe con un cenno “non faccio lo spiritoso, Pepita parla molto di te..”  le disse tranquillo “continua..”

La donna parlava di lei? E che gli diceva?

Maret restò un attimo indecisa “sono un’assassina a pagamento e sono schifosamente brava in quello che faccio” sbottò guardandolo negli occhi. “mi danno un sacco di sordi per far fuori la gente...ho così tanto denaro che non so cosa farci!”

Arlo sbuffò divertito “spremiti le meningi, qualcosa troverai”.

“Sei accontentato, ora dammi un po’ dei tuoi uomini” gli disse cercando di scansare l’ultima domanda.

“Non ha finito...la tua posizione preferita?” le domandò posando la lattina vuota in terra.

Maret ebbe un moto d’isteria “Cosa te ne frega?! Che croce che sei!” 

“Si capiscono tante cose ..” le disse guardandola “credimi, sono un esperto!”

Maret sorrise sarcastica “non ne dubito!”

Il silenzio calò nella cabina mentre Arlo aspettava che Maret si decidesse a parlare. Si udivano solo gli stridii dei gabbiani e qualche sirena lontana “scegline una qualsiasi...per me sono tutte uguali”

Gli disse bruscamente appoggiandosi alle scalette.

Flashback di lei e Jesus abbracciati le tornavano in mente spesso…figurati se parlava di sesso con quel tipo!

“Chi è lui?” le chiese all’improvviso.

“Non c’è nessuno” rispose secca guardando in terra.

Lo sentì sospirare divertito. Lo vide alzarsi e dirigersi verso di lei. La spinse di lato e si sedette sulle scalette ai suoi piedi “quanti uomini ti servono?” le chiese senza guardarla.

“Una ventina più o meno… esperti del settore sarebbe meglio” gli disse in fretta. Strano che rinunciava a provarci...aveva sicuramente in mente qualcosa.

“Ok...allora vieni domattina a casa mia”

Maret annuì “devo anche trovarmi un posto per dormire…cazzo, m’ha bruciato casa!” esclamò infuriata e con le lacrime agli occhi.

Arlo si girò a guardarla con un sorriso malizioso “ho un letto molto spazioso” le disse alzando le sopracciglia.

“Piuttosto dormo in strada!” sbottò Maret arrabbiata.

Si alzò in piedi risalendo le scalette in fretta. Il sole cocente l’ aggredì violentemente facendola barcollare un attimo. Tirò su le maniche lunghe dirigendosi verso il gommone. La voce imperiosa di Ibanez la arrestò mentre scendeva i gradini di ferro.

“Ho un sacco di camere per gli ospiti e hanno tutte una chiave” Le disse serio “L’indirizzo lo sai”

Maret lo guardò scettica “ Grazie Arlo…ci penserò su”

Si fermò al primo motel che trovò. L’offerta di Ibanez l’aveva allettata ma non le andava di doverlo prendere nuovamente a calci. Si fece una doccia fresca. I lividi le facevano male ma non erano niente, rispetto alla rabbia che provava per l’affronto che aveva dovuto subire da quei tre stronzi. Jeriko non si sporcava mai le mani di persona, mandava sempre qualcuno al posto suo. Così ne usciva lindo e innocente come un bebè col pannolino nuovo.

Si sedette sul letto avvolta da un asciugamano. Quanto le mancava…si sdraiò sul materasso fin troppo morbido per i suoi gusti e sospirò.

Arlo l’attraeva…anche troppo. Ma ogni volta che lo incontrava il paragone con Jesus si faceva immediato. Non c’era lotta. Jesus ne usciva sempre vincente.

Si sforzò di non pensarci più. Dimenticalo Maret…fa parte del passato.

Chiuse gli occhi respirando a fondo…immediatamente un flashback la aggredì violentemente: Jesus la guardava con un sorriso dolce continuando a baciarla sulle guance accaldate.

Un singhiozzo le scappò dalle labbra, un torrente di lacrime le inondò il viso e la costrinse a raggomitolarsi su se stessa.

 

La mattina dopo si recò a casa di Ibanez.

Una brutta sensazione la aggredì facendola fermare appena in tempo..vide due macchine che ben  conosceva che si allontanavano in fretta dal cancello. Si nascose aspettando.

Quando fu sicura entrò in punta dei piedi. Una lunga strisciata di sangue sul muro la fece rabbrividire...troppo silenzio...non le piaceva. Strinse l’unica pistola che le era rimasta e guardò ai suoi piedi i cadaveri freschi.

Come l’aveva saputo, quel bastardo?!

Un grugnito di rabbia le uscì dalla bocca contratta. “Arlo! Arlo!” gridò entrando in tutte le stanze.

Un debole gemito la costrinse a girarsi. Con delicatezza alzò il volto dell’uomo dal pavimento insanguinato.

“Ciao zucchero...ti sei persa una bella festa..” borbottò sorridendole appena.

“Stamattina si sono presentati e hanno cominciato a sparare come pazzi...mi sa che non ti posso più aiutare, tesoro..” le disse mentre Maret tratteneva il fiato

“Adesso ti porto all’ospedale..” decise girandolo delicatamente. La scena raccapricciante che le comparve sotto gli occhi, la fece gemere: se avesse tolto quella mano gli intestini gli si sarebbero rovesciati in terra!

“Arlo...mi dispiace tanto..” bisbigliò tirando su col naso. Posò la pistola a terra e lo abbracciò.

“Pure a me...”  gemette l’uomo prima di morire tra le braccia della ragazza.

Maret lo posò gentilmente a terra riprendendo la pistola.

 

Adesso era costretto a farlo...doveva chiamare gli specialisti!

 

  
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