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Autore: daphne_91    19/08/2008    10 recensioni
-Conosci il vero significato delle rose?- chiedo io all’improvviso.
-Amore- risponde un po’ sorpreso, ma sicuro di aver indovinato.
-No- Occhi verdi, stupiti. Sorriso divertito sul mio volto[...]

Questa ff è stata scritta insieme a morgana85!
Buona lettura! Spero vi piaccia!
Un bacio
daph
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Harry/Hermione, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rosa di maggio

 

 

Sorseggio lentamente dal calice di cristallo che stringo tra le dita, mentre siedo con fare distratto al grande tavolo rotondo, lasciato deserto dagli ospiti ora raccolti al centro del tendone.

La musica che risuona è dolce e melodiosa.

Stancamente mi alzo, avvicinandomi alle numerose persone che bisbigliano eccitate osservando gli sposi aprire le danze. Così gioiosi ed emozionati, ora che finalmente si è celebrato il matrimonio che tutti aspettavano da tempo. Il coronamento di un sogno coltivato da bambini, lui accanto a lei e lei tra le braccia protettive di lui come nel finale di una fiaba letta infinite volte.

Così perfetto.

Eppure così insostenibile ai miei occhi, che cercano rifugio tra i colori caldi e confortevoli del tramonto che si spegne ad ovest, ma che inesorabilmente tornano a lei, così dannatamente bella.

Bocciolo di rosa fiorito davanti agli occhi di un mondo curioso e sorpreso, che mai avrebbe creduto di poter godere di qualcosa di così splendido.

Sorride, a prima vista spensierata, tra le braccia di Ron, che la cullano in una dolce danza. I suoi movimenti sono seguiti da un ondeggiare leggero del vestito e da uno sfavillio dei piccoli, quanto preziosi ricami, che giocano con la calda luce presente, come il sole gioca sulla superficie increspata del mare.

Fragile maschera di felicità indossata per vigliaccheria e paura, che cadrà facilmente non appena un filo di vento le soffierà troppo vicino.

L’abito bianco l’avvolge come una soffice nuvola, donandole un’aria da imperatrice bambina, ancora così giovane eppure regale ed eterea nel suo portamento fiero e nell’eleganza innata dei movimenti.

Leggiadra come una piuma carezzata dal vento e meravigliosa come l’alba

I capelli, sciolti in lunghi boccoli, le cadono dolcemente sulle spalle assecondando le sue movenze delicate.

 

Quella notte non ero riuscito a chiudere occhio, la sua immagine marchiata a fuoco anche tra le ombre più cupe della stanza buia. I raggi delicati dell’alba mi avevano trovato sveglio ed esausto, il letto sfatto e il corpo scompostamente adagiato tra le lenzuola.

Davanti allo specchio del corridoio vicino alla porta l’ultima sistemata alla cravatta che non ne voleva sapere di stare in ordine, un’ultima scompigliata ai capelli ribelli per appiattirli un po’, due schiaffetti al viso stanco per la notte insonne, un gesto veloce della mano per ordinare il collo dall’elegante vestito da cerimonia ed eccomi: ero pronto per andare.

Come testimone di nozze, spettava a me il compito di consegnare il bouquet che avrebbe portato con lei sull’altare. Prima di uscire dalla stanza però, avevo preso con mani tremanti una delle piccole rose rosse che adornavano il vaso posato sul basso tavolino poco distante dal letto, puntandola al collo della giacca.

Ne avevo inspirato il profumo intenso.

Rosa.

Rosa che racchiudeva in sé mille ricordi, mille ricordi che in questo giorno sarebbe stato meglio lasciare a casa.

Ricordi però impossibili da abbandonare, impressi a fuoco nell’anima, che neanche un milione di anni avrebbero potuto cancellare.

Ed erano rose bianche anche quelle del bouquet che stringevo tra le dita.

 

Osservandoli danzare, ancora una volta mi chiedo per quale strana ragione il destino si diverta così tanto ad accanirsi contro di me. Facendomi gustare il sapore delizioso della felicità, per poi lasciarmi assetato e con l’amaro in bocca.

È tutto maledettamente sbagliato. Un copione in cui i ruoli sono stati assegnati ad attori sbagliati, lasciando sul palcoscenico protagonisti diversi senza logica e senso.

Dovrei esserci io con lei, a stringerla e a sussurrarle dolci parole all’orecchio.

Sogno cullato nelle infinite notti senza luna, infranto da un risveglio troppo violento. Sostituito da una realtà beffarda.

Ron, il mio migliore amico.

Il sorriso oggi non lascia mai il suo volto, i suoi occhi sono adoranti e colmi solo di lei. E’ contento. Il suo viso risplende di una luce nuova, mai vista prima.

La attira più vicina, dicendole qualcosa a fior di labbra, qualcosa che io non posso sentire. Lei non risponde, arrossisce appena abbassando il viso e dal suo sorriso stanco trapela un timido imbarazzo.

Ma quello non è il suo sorriso. È solo un pallido riflesso di quel gesto meraviglioso e spontaneo che infinite volte è stato in grado di donarmi istanti di pace assoluta con il mondo e con me stesso. Quel sorriso che le rischiara il viso e gli occhi, come quando a un bambino si fa un regalo atteso da tempo.

Quel sorriso che le fa diventare le labbra un bocciolo di rosa, tutte da baciare.

Avverto qualcosa bloccarsi tra gola e cuore, sapendo che quel sorriso rimarrà solo mio. Solo per me.

Come quella sfumatura più chiara, più intensa, in fondo a quegli occhi dorati che ora mi guardano da lontano. Il suo sguardo. Ogni volta la stessa sensazione, ogni volta quella morsa allo stomaco, che mi impedisce di respirare, le gambe che oscillano e la voce che muore in gola,  invece di gridare tutto il mio amore per lei.

Anche i suoi occhi perdono ogni giorno che passa un po’ di luminosità. Offuscati da qualcosa che solo io posso vedere. Perché anche a me sta accadendo la stessa cosa.

Occhi che vivono gli uni all’ombra degli altri, anche se non se ne rendono conto, occhi che provano le stesse emozioni e gli stessi dispiaceri.

Con un’ultima nota il ballo finisce, Ron ed Hermione si dividono, le loro mani si allontanano e i loro corpi si separano.

Il nodo che ho alla gola si allenta un po’.

Vana consolazione per un cuore ferito, inutile cura per un paziente perso in partenza.

Ma anche questo piccolo conforto mi viene tolto. E’ in quell’istante che lui si china su di lei, coprendo le sue labbra con le proprie, dapprima sfiorandole appena, per poi farsi evidentemente più esigenti.

Solo io colgo quel movimento soffocato dalle forti braccia di lui, che la stringono con decisione, mentre lei cerca di allontanarsi quasi inconsciamente. Per poi arrendersi a quella che d’ora in avanti diventerà una consuetudine. Perché ora sono legati da un giuramento eterno davanti a Dio e ai suoi testimoni.

Marito e moglie.

Perfetto.

Stringo forte il calice tra le dita, mentre loro avanzano attraverso uno scroscio di applausi verso gli invitati, allontanandosi dal centro della sala.

Inspiro profondamente, deglutendo a fatica, prima di avvicinarmi a loro e congratularmi.

Dovere da compiere, per sostenere con un ultimo sforzo l’intera scenografia di una recita ineccepibile.

-Congratulazioni Ron- Gli stringo la mano prima di abbracciarlo fraternamente, con sincera commozione. -Congratulazioni Hermione- Le sfioro la guancia con un bacio, lieve come una carezza.

Lasciando che un brivido improvviso scorra in tutto il mio corpo, mi soffermo un attimo di troppo inebriandomi del suo dolce profumo, che ogni volta mi porta in paradiso.

Credevo di averlo dimenticato.

È con estremo sforzo che mi allontano, abbandonando il calore della sua pelle e la freschezza della sua fragranza.

-Ed ora, come testimone dello sposo, vorrei proporre un brindisi. Ai miei due migliori amici, la mia prima vera sensazione di famiglia dopo molti anni, che oggi hanno coronato il loro sogno d’amore diventando marito e moglie. A Ron, che considero come un fratello, se non nel sangue, fin nel profondo del cuore- Gli sorrido, scorgendo la sua espressione emozionata. Il respiro si affievolisce e il cuore perde un battito quando voltandomi incontro nuovamente il suo sguardo. Per un istante ogni cosa perde senso. Ci sono solo io, perso in quel mare di fuoco e polvere. E c’è lei di fronte a me, che con silenziose parole mi ricorda ancora una volta quanto tutto di lei mi appartenga. -E ad Hermione, la mia piccola so-tutto-io, senza la quale non sarei mai diventato quello che sono- Significati nascosti dietro ogni sussurro, che lei raccoglie con mani gentili per riporle in quel piccolo scrigno che serba tra i ricordi. -Non posso che augurarvi una vita costellata di felicità, con tutto il mio affetto. Che ogni vostro desiderio si realizzi, perché siete le persone che lo meritano più di chiunque altro in questo mondo- Sollevo il calice, mentre tutti gli ospiti accompagnano il mio gesto. -Auguri!-

Bevo il vino tutto d’un fiato, lasciando che stordisca per qualche istante ogni senso, prima di scendere lungo la gola e rinfrescarmi con il suo gusto deciso.

Adesso come da tradizione, dopo il ballo degli sposi, c’è il ballo con i testimoni. Non sarei venuto solo per questo, perché è proprio questo che mi fa più male. Esserle vicino, anche in un semplice ballo, ma non come vorrei io, essere costretto a seppellire il mio amore.

Azione doverosa e necessaria, per non far cadere tutta la felice sceneggiata creata e sostenuta fino ad adesso.

-Harry, ti affido la mia sposa per questo ballo. Non schiacciarle troppo i piedi, mi raccomando- afferma divertito Ron, facendomi l’occhiolino.

Raggiunge la sorella, invitandola a danzare, Ginny acconsente con un sorriso radioso sulle labbra.

Lei, invece, non si avvicina. Resta immobile dov’è, piedi piantati a terra.

Allora sono io che mi avvicino. Lento, per guastare di più la sua immagine che piano piano si fa più vicina a me.

Le prendo dolcemente la mano e faccio intrecciare le mie dite con le sue.

Incastro perfetto di due anime complementari, che non smetteranno mai di cercarsi inconsapevolmente.

Con l’altra mano le circondo la vita sottile, e faccio aderire i nostri corpi, come la più spontanea delle cose, come il brillare del sole o lo scintillare della luna in una notte buia, avvertendo il suo corpo rilassarsi tra le mie braccia ad ogni nota, seguendo il ritmo dolce e lento di questa musica che sa di malinconia.

Sentire la sua fronte posarsi sulla mia spalla e il suo cuore battere furioso contro il mio petto sono una cosa sola. Così come godere dell’intensa sensazione del suo calore insieme al mio, del suo corpo abbandonato completamente alle mie carezze lievi e discrete.

Ma lei non segue la musica, lei segue me. Sono io che la porto, segue i miei movimenti, senza parlare e senza guardarmi, impedendomi di scrutare i suoi occhi e di leggerne al loro interno il mio stesso dolore.

Sento il ritmo del suo cuore e del suo respiro. Lei si avvicina ancora a me, e si abbandona contro il mio petto.

Vivere inseguendo l’uno l’ombra dell’altra, fino a quell’incontro perfetto di anime destinate a cercarsi fino alla fine dei tempi.

Poi alza lo sguardo, e mi perdo in quelle iridi che amo senza uguali, e allora per non esiste più niente.

Solo io e lei. Come quella prima volta, e le altre mille successive.

-E’ passato un anno- Il suo è solo un flebile sussurro, ma per è la voce di un angelo. Dell’angelo più bello.

-Lo so- rispondono ritornando con la mente e con il cuore a quei momenti indimenticabili.

 

Sempre più spesso si allontanava per ore, sola e nel cuore della notte. Tornava quando il sole era già sorto, il viso stanco e pallido, ma in qualche modo più tranquillo. Ero inquieto e preoccupato, perché l’avevo sentita allontanarsi da me, chiudendosi in se stessa e nei suoi pensieri.

Avevo deciso di scoprire cosa stava nascondendo, così una sera l’avevo seguita e lei mi aveva portato qui.

L’aria era calda nonostante l’ora,  piacevole e frizzante, il cielo scuro e limpido cosparso di stelle.

Nonostante fosse buio, avevo seguito passo passo ogni suo movimento, silenzioso e distante. Più di una volta mi ero soffermato ad osservarla, con quell’aria seria ma dolce che la faceva sembrare una ninfa dei boschi.

Infine si era fermata in un angolo lontano, sconosciuto e intimo. Alcuni muri abbattuti, sopravvissuti ad anni ed anni di chissà quali situazioni e circostanze, erano ricoperti da una rigogliosa pianta di rose selvatiche.

Rose.

Dal profumo celestiale ed intenso.

L’avevo vista avvicinarsi tanto ad un piccolo bocciolo dai colori tenui che un bambino le avrebbe domandato se aveva intenzione di mangiarlo, l’aveva sfiorato teneramente con le dita per poi inebriarsi di quella fragranza così sensuale.

Essenza, che peraltro, era costante nell’aria come il blu è costante nel cielo d’estate.

Non avevo avuto il coraggio di disturbarla.

Immersa in quella serenità che sembrava alleviare il peso che opprimeva le sue spalle minute, lontana dal tempo mortale e dall’universo.

Sarei rimasto a guardarla per sempre, con il suo corpo fragile di bambina appena diventata donna e con il suo sguardo colmo di fierezza e incredibile dolcezza.

Me ne andai, in silenzio, così com’ero arrivato.

Molte volte avevo fatto ritorno in quel luogo, accompagnandola senza farmi notare, ombra scura tra gli alberi e silenzioso protettore.

Quello era il suo luogo speciale, tutti ne hanno uno, un posto per pensare, per riflettere, per ridere dei pensieri buffi e soffrire in silenzio per la cose brutte. In solitudine, solo tu e i tuoi sogni.

Finché una sera l’avevo aspettata. Il cielo, di un blu particolarmente vellutato era senza stelle, ma una meravigliosa luna piena campeggiava in alto circondata da un magico alone argentato.

Avevo avvertito i suoi passi lievi sulla terra morbida fermarsi all’improvviso.

Un sorriso divertito si era dipinto sul mio volto, immaginando la sua espressione stupita. -Ti piace così tanto la solitudine?-

-E tu cosa ci fai qui?- Sguardo smarrito il suo, volto interrogativo. Ma c’era qualcos’altro nei suoi occhi. Qualcosa che era comparso veloce come la scintilla di un falò, lasciando una scia luminosa in quelle iridi rese scure dalla notte. Gioia e sollievo. Era felice, era felice che io avessi scoperto il suo posto speciale.

Come risposta avevo colto una rosa, deliziandomi della sua essenza prima di donargliela. -Avete lo stesso profumo-

 

-E non passa giorno senza che io lo ricordi- Rimpianto e nostalgia in fondo al cuore e nella voce.

La stessa che scorgo in quegli occhi profondi come caverne, illuminati da luci soffuse che lentamente ma inesorabilmente vanno spegnendosi.

Perché nemmeno quelle iridi d’ambra sono più le stesse. Splendide come sempre, ma velate da qualcosa che offusca ogni loro arcano bagliore.

E ancora, ancora e inesorabilmente.

Profumo di rose.

Un flebile sorrido fa capolino sul suo volto.

-Sai che la conservo ancora? E’ bella come allora, anche il colore è rimasto lo stesso. Anche il profumo. E’ tra le pagine del mio libro preferito-

Ricordo del momento più felice, rievocazione sbiadita delle stesse sensazioni, che mai potranno essere come quelle di allora.

Mi faccio più vicino a lei, ispiro profondamente perdendomi nel suo profumo.

Non lasciarmi mai Hermione.

Le accarezzo la schiena, stringendola più forte e sentendola sussultare appena. Appoggio la guancia contro la sua tempia, socchiudendo gli occhi e assaporando a pieni polmoni la sua fragranza così delicata lasciando che le mie dita sfiorino quanto più possibile la sua pelle calda. -Anche tu hai ancora lo stesso profumo-

 

Da quella notte erano cominciati i nostri incontri solitari.

Solo io e lei, perfetti nella nostra semplicità, nel nostro rifugio segreto, protetti da mura antiche e cullati dal profumo persistente delle rose.

Così perfetti, complici di silenzi e parole che nascevano dal profondo, ci capivamo sempre, con gesti silenziosi, sguardi rubati e sospiri sospetti.

Lì, sotto quel cielo, ogni sera più speciale, potevamo condividere tutto, segreti, sogni, desideri non rivelati neanche a noi stessi.

Sdraiati sull’erba umida di rugiada, guardavamo il cielo. Avvertire il dolce peso del suo viso sul mio petto, il ritmico e tranquillo abbassarsi del suo seno ad ogni respiro, la mano piccola e delicata che riscaldava un punto molto vicino al cuore erano sensazioni uniche e speciali. Ed io le accarezzavo i capelli, sfiorandole ogni tanto la fronte con le labbra, in attimi di assoluta tenerezza. Privi di timori ed imbarazzo.

Solo noi due.

 

-Conosci il vero significato delle rose?- La sua voce mi giunge flebile all’orecchio, mentre un brivido intenso mi fa tremare le mani avvertendo il suo respiro sul mio collo.

-Amore- rispondo quasi trionfante. Voce sicura come la mano di un padre che prende quella del figlio. Gli occhi però si fanno sfuggire un lampo di sorpresa.

-No- E mi spiazza. Come togliere tutte le certezze a una persona con un destino già scritto. Viso meravigliato e occhi interessati. Osservo ammutolito e contrariato il suo viso soddisfatto, su cui compare un sorriso che sa di sfida, compiaciuto. Ci è riuscita ancora. E’ riuscita ancora a sorprendermi.

-Tutti pensano che sia questo il loro significato, ma in realtà è il tulipano il fiore dell’amore. Una leggenda popolare racconta che il fiore sia nato dal sangue di un giovane suicidatosi per amore- Ed ecco riemergere quell’aria da bambina saccente che tanto adoro.

-E allora qual è il significato della rosa?- I miei occhi sono un misto di curiosità e desiderio di sapere.

-La rosa è il simbolo del segreto, delle cose da rivelare con delicatezza- Ecco la sua semplice risposta. Come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Simbolo del segreto?- Annuisce, cercando i miei occhi, lasciando che insieme si intreccino in sofisticati arabeschi che parlano con voce silenziosa e sussurri appena accennati.

-Come il nostro amore- Una realtà scomoda, eppure così deliziosa da risultare quasi dolorosa.

-Cosa?- Questa volta è lei ad essere sorpresa.

-Il nostro amore è come una rosa: segreto e da rivelare con delicatezza- Voce calma e rilassata.

-Un segreto che non sarà mai rivelato- In un istante ogni desiderio o speranza crollano come specchi frantumati, lasciando schegge pericolose tra cuore e ricordi.

E qui i suoi occhi perdono un altro po’ di luce, quella luce cha mai sarà loro ridata.

 

Un leggero bussare alla porta mi aveva distolto dai miei pensieri. -Avanti-

-Ciao Harry. Posso entrare?-

- Ron. Ma certo, entra- Aveva chiuso la porta facendo meno rumore possibile, posando la piccola candela sul comodino.

-Come mai ancora sveglio a quest’ora?-

-Avevo bisogno di parlare con qualcuno- La sua espressione era seria e in qualche modo sognante.

-E’ successo qualcosa?-

-Si- Si era abbandonato sul letto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e prendendosi la testa tra le mani. Ma non aveva parlato, semplicemente aveva contemplato il pavimento in silenzio per un tempo che a me era parso come infinitamente lungo.

-Avanti Ron, mi stai facendo preoccupare-

-Ecco, vedi…io…- Si era mosso nervosamente, tormentandosi le mani e tamburellando un piede.

-Allora?- Nella mia voce un pizzico di impazienza.

-Ho chiesto ad Hermione di sposarmi-

In quel momento la terra sotto i miei piedi era venuta a mancare, lasciandomi sospeso su un baratro senza fondo in cui era palpabile solo l’oblio.

-E lei cosa ti ha detto?-  Per una sciocca e vigliacca speranza, avevo pregato per un suo rifiuto.

-Si- Aveva alzato lo sguardo verso di me, gli occhi lucidi di lacrime. -Ha detto di si-

 

-Se penso che stanotte sarai sua, non vorrei più lasciarti andare- Il nodo alla gola soffoca le ultime parole. Sento le sue mani stringersi a pungo contro la mia schiena e il suo corpo cercare un contatto più completo con il mio, mentre ci muoviamo ancora su questa musica lenta.

-Portami via con te allora-

Risposta dolorosa, presa in giro crudele per un cuore troppo malandato.

-E’ troppo tardi- Voce di verità. Solo pura verità. Ma in realtà avrei mandato quella verità a gambe all’aria, e sarei scappato con lei. Altro che verità e verità.

-Avresti potuto farlo quella sera- Cerca con insistenza il mio sguardo, facendomi naufragare in quel deserto che sono i suoi occhi, brucianti di un fuoco che nonostante tutto riesce ancora a risplendere.

Ed ancora quel profumo. Indelebile.

Rose

 

Da quando Ron mi aveva confessato ciò che era successo, non ero più riuscito a dormire.

Le notti trascorrevano lente e piatte come i giorni, sprofondandomi in una rabbia ed un’amarezza che sembravano non avere limiti.

Ero diventato scostante, freddo, irascibile. Anche con lei.

Soprattutto con lei. Nulla avrebbe più potuto essere come prima. Ero ferito, arrabbiato, deluso, amareggiato.

E quella sera non ero più riuscito ad arginare sentimenti e dolore, violenti come lava impetuosa di un vulcano appena esploso

I miei occhi non volevano incontrare i suoi, le mie mani si stringevano convulsamente in un pugno.

Neanche mille parole avrebbero potuto spiegare quello che provavo.

-Perché non me lo hai detto?-  Sussurro a denti stretti mentre andavo avanti e indietro senza sosta, come un pazzo, percorrevo quello stesso lembo di terra.

-Che cosa?-  La sua risposta era come un arrampicarsi sugli specchi. Ma la cosa che mi aveva fatto più male, era stato di non riuscire più a guardarla negli occhi. Quegli stessi occhi che erano il sole del mio universo e le infinite pagine di un libro su cui potevo scoprire i suoi pensieri.

-Perché non mi hai detto che tu e Ron vi state per sposare?-  Mi ero fermato di fronte a lei, le spalle rigide e il respiro irregolare. Rabbia pura nella voce, più contro me stesso che contro di lei.

E per la prima volta nella sua vita la mano non era scattata in alto, e la sua voce sicura non aveva dato una risposta imparata a memoria.

Per la prima volta non aveva saputo cosa rispondere.

Aveva abbassato lo sguardo, sconfitta. -Non lo so-

 

-Non sai quanto ho pregato perché tu lo facessi- continua lei, seria.

-Era sbagliato, così come è sbagliato ancora adesso-  Verità dura da accettare, ma maledettamente vera e la mia voce ha meno sicurezza di quanto pensavo.

-E allora è giusta la menzogna in cui vivremo?- La sua voce si è alzata e i suoi occhi chiedono giustizia.

-Non potevo importi una scelta così difficile-

-Non ho forse dovuto scegliere lo stesso?- Malinconia e rimpianto fusi nella voce. Sento la sua mano stringere la mia con la forza della disperazione di chi sta lottando per ottenere qualcosa che sa essere irraggiungibile. -E ho sbagliato-

Sentenza inesorabile arrivata troppo tardi, quando la decisione era ormai già presa

Con un sospiro profondo scuoto la testa, lasciando scorrere la mano sulla sua schiena in un inconsapevole gesto che possa tranquillizzarla. -Hai fatto la cosa più giusta. Con lui starai bene- Ma la voce mi si incrina.

 

-Dannazione Hermione!- Grido di rabbia e delusione, urlo di un animale ferito a morte, che sa che non potrà essere salvato.

-Perché ti arrabbi così tanto? Mi dispiace non avertelo detto…- Avevo sentito la confusione nel suo tono incerto, forse non volendo capire ciò che realmente si nascondeva dietro i miei occhi verdi che per lei erano sempre stati cristallini come acqua. Nella voce un tono di scusa, ma che aveva ottenuto uno scarso effetto.

-…ma è stata una scelta improvvisa e volevo riservarmi qualche giorno per realizzare pienamente questa novità e…- Si era interrotta di nuovo cercando le parole giuste. Il suo respiro che si infrangeva per lacrime che sicuramente aveva soffocato con l’orgoglio che da sempre faceva parte di lei.

-…e poi avresti dovuto capirlo. Era quello che tutti si aspettavano da tempo-

Io le davo le spalle, ma nonostante questo ero riuscito a percepire ogni suo movimento in quel silenzio innaturale. I suoi passi erano stati titubanti

Ora stavo ancora peggio, se possibile. Ora era subentrata la consapevolezza di saperlo già da tempo. Ma di aver chiuso gli occhi di fronte alla realtà, come un bambino chiude gli occhi nel buio della sua cameretta.

-Non fanno altro che ripetermi quanto Ron sia l’uomo giusto per me, che sarà in grado di rendermi veramente felice- La sua voce si era alzata di un tono.

-Non mi sembra di averti mai detto niente del genere- Io non ero uno dei tanti che le aveva detto quella stupidaggine. Perché quella, e solo allora me ne rendevo conto, era una stupidaggine. -Ma se è la decisione che ritieni giusta, non mi resta che farvi le mie congratulazioni- La mia voce era aspra, pronta a ferire anche le persone che amavo di più.

-Ma cosa c’è di sbagliato?- La voce aveva raggiunto un tono ancora più alto. Come quando un ragazzo risponde male ai genitori, credendo di aver ragione. Per la prima volta aveva perso il controllo, lasciando trasparire il mio stesso dolore.

 

-Sai anche tu che non è vero, non prenderti gioco di me- La convinzione nel suo sguardo è disarmante. E quell’amore che risorge, vivido come quella notte. Hermione guarda Ron, e so per certo che invidia la sua felicità. -Sono stata una codarda. Ho preferito ciò che era semplice a ciò che desideravo davvero-

La verità fa sempre male, Hermione. Ma la colpa dobbiamo dividerla in due. Almeno questa volta.

 

Non avevo avuto altra scelta, se non lasciare libero spazio a ciò che sentivo. Da lunghi anni soffocato in una angolo nascosto dell’anima e trattenuto come un animale selvaggio costretto tra le sbarre buie di una prigione.

Mi ero voltato, cauto, andando ad incontrare i suoi occhi. E in un attimo avevo visto qualcosa spezzarsi, infrangersi, come un vetro rotto a contatto con il duro pavimento.

I miei occhi era illuminati da un ardore così intenso che feci fatica a contenermi. Passione sbocciata solo allora, ma covata dentro da tempo. Aveva trattenuto il respiro, soffocandolo tra quelle labbra rosse e morbide.

I suoi occhi erano persi nei miei, soggiogati da qualcosa di più grande di loro e di me.

Avevo fatto combaciare i nostri corpi, prendendole bruscamente la braccia e poi la passione aveva preso il sopravvento.

Con audacia avevo chiesto accesso alla sua bocca, volendo gustare a pieno il suo sapore. Forse intimorita, non era stato in grado di rispondere al mio bacio. Un pizzico di delusione da parte mia.

Solo allora mi ero reso conto della mia presa troppo stretta, della mia irruenza così poco gentile. Avevo lasciato che le mie mani si addolcissero, muovendomi per sfiorare i suoi fianchi, per poi giungere lungo la sua schiena e attirarla più vicina. L’avevo accarezzata con una dolcezza che improvvisamente aveva cominciato a scorrere insieme al sangue sotto la mia pelle, sentendola abbandonarsi completamente, fiduciosa e mansueta. Completamente soggiogata dalle mie attenzioni carezzevoli e intriganti.

Aveva schiuso le labbra lentamente, permettendomi a poco a poco di scoprire quel Paradiso fatto di giardini sconfinati e luce intensa ma piacevole.

Si era lasciata condurre dalle carezze delle mie labbra sulle sue, mentre brividi incessanti correvano lesti lungo la sua spina dorsale.

Aveva le gote imporporate e il suo corpo era caldo, la sua pelle piacevole da toccare.

Riluttante mi ero allontanato, posando la fronte contro la sua, volendo imprimere con inchiostro indelebile lo sfavillio dei suoi occhi in quel momento, così languidi e dal colore chiaro e denso.

Ma lei non me lo aveva permesso, cercando ancora le mie labbra. Questa sua sfrontatezza mi aveva fatto sorridere, lasciandomi completamente trasportare dal quel bacio dato con l’innocenza dei bambini e la timidezza dell’imbarazzo.

Aveva sorriso anche lei, prima che io mi accorgessi di quanto le sue guance fossero umide.

-Ecco cosa c’è di sbagliato- Le dita avevano tremato al contatto con quella cristallina goccia di rugiada. Le avevo chiesto scusa con lo sguardo, sperando che ancora una volta lei capisse.

E mentre la baciavo ancora una volta, ancora profumo di rose.

I suoi baci, che mi inebriavano come ottimo vino, erano stati una risposta più che sufficiente. Ed io avevo cercato le sue labbra ancora, ancora, ancora.

Lei era mia in quel momento. E non avrei permesso a nessuno di portarmela via.

 

Con un’ultima nota la musica finisce. Ma lei non si allontana, ed io non la lascio andare. Le mie braccia attorno al suo corpo hanno trovato il loro rifugio, e il suo corpo abbracciato al mio sembra ritrovare sicurezza e calore. E questo mi fa tenerezza. Un’infinita tenerezza.

E i ricordi riaffiorano inesorabili, come la morte.

Leggo sul suo viso la stessa voglia che ora dilaga dirompente in ogni fibra del mio essere. Vorrei baciarla, e so che lo vorrebbe anche lei. Morirei su quelle labbra di angelo, sarebbe una morte piacevolmente felice. Ma invece devo vivere in questa realtà miserabile.

Ora devo andare, mai piccola Hermione.

Faccio un inchino, come i gentiluomini di un tempo, le prendo con delicatezza la mano e le poso un lieve bacio.

 -E’ stato un piacere ballare con te-

Prendo la rosa fissata all’occhiello della giacca, ne ispiro l’essenza prima di donargliela, dono perfetto che solo noi capiamo.

Rosa.

Mi allontano con un debole sorriso, ma nonostante tutto sono ancora incapace di abbandonare quegli occhi ora velati e tristi, che mi gridano di non lasciarla sola.

Cerca consolazione nei miei occhi, e ancora quel barlume inestinguibile di amore che provo per lei. E che proverò solamente per lei.

Devo lasciarti andare, Hermione. Ora. Perché se no non avrò più la forza di farlo.

I nostri occhi si dividono, ma saranno sempre legati tra loro da un amore interminabile.

Il mondo riprende il suo lento e inesorabile movimento, con gli invitati che sorridono e la musica ora più allegra.

-Harry- Una voce profonda, calma e calda come il mare d’inverno.

-Remus, che piacere. Bella cerimonia, vero?-

-Sei sempre stato un pessimo bugiardo- Mi guarda con quel fare paterno che mi ricorda così tanto Sirius, con quell’affetto sconfinato di un uomo che comprende più di chiunque altro.

-Non capisco di cosa tu stia parlando- Cerco di allontanarmi dai suoi occhi gentili, che lentamente scostano il velo di indifferenza creato verso il mondo.

-Non puoi soffrire per sempre-

-Lo so- Con un sorriso amaro ed un cenno del capo mi allontano, sapendo che con lui il mio amore segreto sarà al sicuro.

Segreto come una rosa.

Una rosa di maggio.

 

 

 

***

 

 

Salve a tutti!

Ed anche il secondo e ultimo capitolo è andato, capitolo scritto dalla parte di Harry. Speriamo che venga apprezzato come il primo! Solo due paroline brevi: le parti in corsivo -come nel primo capitolo- sono dei flashback e poi ricordo che questa ff è una storia a quattro mani, scritta da me e da morgana85.

Ed ora passiamo ai doverosi ringraziamenti: un grazie grandissimo a chi ha recensito, a chi ha aggiunto la ff nei preferiti e infine anche a chi ha solamente letto.

Spero che abbiate apprezzato anche questo secondo capitolo e, come si dice, a voi l’ardua sentenza!

Un grazie enorme, anche e soprattutto, a morgana85 per questa bellissima collaborazione, e spero che in futuro ce ne possano essere della altre!

Mi raccomando leggete e recensite!

Un bacio grande a tutti e alla prossima!

Vostra *daph*

   
 
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