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Autore: cherubina    23/06/2014    2 recensioni
La storia di Julian Ross narrata in prima persona, sotto forma di diario. Ho provato ad approfondire uno dei miei personaggi preferiti dell'infanzia, ritrovando delle "fantasie" di un tempo. La storia, in alcuni punti, non seguirà fedelmente il manga...
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Mon cher ami,

visto? Bazzico già qualche parola francese e il soggiorno transalpino è appena agli inizi...

In verità dapprincipio mi sono sentito come l'infiltrato ad una festa: c'è affiatamento tra gli altri ragazzi, hanno già giocato insieme e partecipato ad torneo internazionale benché poco più che bambini.

Come mi sarei inserito io in questo gruppo coeso e ben amalgamato?

C'è voluto poco per capire che le mie erano paranoie infondate e che i ragazzi non si facevano alcun minimo problema ad avermi con loro , me lo hanno dimostrato nel momento in cui il Mister ci ha radunati nella hall dell'albergo per decidere l'assegnazione delle camere e Holly e Philip quasi si contendevano la mia presenza.

Alla fine l'ha spuntata Callaghan.

"Tu Hutton, in qualità di capitano, dovrai tenere a bada Price e Lenders!"

"Questi sono gli oneri di quella fascia al braccio!"

Ha bofonchiato il povero Holly mentre Benji e Mark si guardavano con gli occhi fuori dalle orbite non avendo ancora capito che sarebbero stati compagni di stanza. Quando hanno assimilato la notizia la loro frustrazione si è trasformata in un'occhiata in tralice a Gamo.

"Benji vi delizierà con il racconto di tutte le belle tedesche che ha conosciuto ad Amburgo !"

Ha infierito Bruce con un sorriso a trentadue denti.

"Chiudi il becco tu!"

Lo hanno reguardito in coro il cannoniere e il portiere con Holly che, rassegnato, alzava gli occhi al cielo prima di trascinarsi appresso il trolley e far strada a quei due, non senza aver prima lanciato un'occhiata supplichevole a Tom, per fargli capire quanto avrebbe preferito lui come compagno non solo d'attacco.

"Siamo alle solite!"

Ha replicato Danny Mellow che non capiva il sadismo di Gamo nel separare l'affiatato terzetto della Toho. In verità, con un filo di logica, il mister avrebbe potuto evitare tutti questi scontenti.

Invece, poco dopo, mi sono ritrovato a disfare la valigia con Philip che mi osservava divertito e Tom che cercava una connessione internet.

"Mi dispiace di aver causato tutta questa maretta!"

Ho ammesso. Continuavo a covare quella sensazione che fossi io la causa di tutti quei disguidi.

"Ma non dirlo nemmeno, Julian! Gamo ci gode a fare abbinamenti improbabili. Ad ogni convocazione, a rotazione, ci toccano compagni diversi: il mister è convinto che così aumenta l'affiatamento del gruppo e i risultati sono migliori anche in campo!"

Mi ha rassicurato Tom, spiegando tutto con un sorriso.

"Gabriel Gamo il motivatore! Gli va di lusso se quei due non si ammazzano o non ammazzano Holly!"

Ha replicato Philip soffocando un ghigno divertito.

"Già perché quando tu e Mark siete stati compagni di stanza sono state rose e fiori!"

Lo ha ripreso il suo amico d'infanzia.

"Io dico che Bruce con i Derrick sono da tenere d'occhio e comunque stavolta siamo stati fortunati: l'abbinamento più decente che Gamo potesse fare è il nostro!"

Ha chiosato Philip chiudendo il discorso.

Abbiamo avuto il pomeriggio libero e la fortuna di avere Tom a farci da Cicerone in una delle capitali più belle d'Europa. Sembravamo una scolaresca in gita ma senza insegnanti.

La Senna, i boulevard, i caffè...il Louvre e altri centinaia di musei che, ovviamente, non visiteremo: è stata una full immersion in una cultura totalmente diversa da quella giapponese ma, allo stesso tempo, affascinante.

E Tom Becker, il giramondo, è una guida turistica eccezionale: glielo ha perfino fatto notare Benji quando ha sottolineato " grazie a Tom sono quasi due ore che il Capitano non parla di pallone!"

Sono seguite tante risate ma Hutton premedita già il modo di fargliela pagare al ritorno in albergo.

"Ehi Tom perché questa sera non ci porti tutti al Mouline Rouge?"

Ha chiesto malizioso Bruce. Becker dapprima è diventato rosso ben sapendo a cosa l'amico di Nankatsu alludesse poi ha sorriso sornione.

"Io ti ci porterei anche Bruce ma temo resterai deluso dal tipo di spettacoli che danno ora!"

La faccia di Harper, in quel momento, era un programma tanto che gli ex compagni della New Team lo hanno dovuto "consolare" proponendo di fermarci ad un caffè ad assaggiare i famosi croissant.

Philip è rimasto volutamente in disparte con me e ha ripreso il discorso dell'aeroporto.

"Io non so davvero come fai!"

Ha esordito addentando il suo cornetto.

"A fare cosa?"

"A startene così calmo: sei arrivato così vicino alla meta e ti tocca fermarti sul bordo del campo e osservare. Io al posto tuo spaccherei il mondo!"

Certe volte penso che essere impulsivo come Philip mi farebbe sentire meglio. Invece no, ho risposto con il mio solito tono controllato e paziente.

"Te l'ho già detto: essere qui con voi è un gran bel traguardo!"

"Io credo che tu non voglia più metterti in gioco e che ti trinceri dietro i tuoi atteggiamenti fatalisti!"

Se voleva farmi innervosire ci stava riuscendo benissimo.

"Non sono io che decido chi gioca e se proprio lo vuoi sapere sì mi rode essere venuto qui per fare la mascotte!"

Ho replicato duramente citando la definizione di Mark. Quando si discute non ci si accorge mai di alzare la voce e di attirare l'attenzione degli altri, infatti gli occhi dei ragazzi erano puntati tutti su di noi. Non avevano ben capito cosa ci eravamo detti.

"Credo sia ora di rientrare!"

Ha messo una pezza Holly. Io però sentivo la rabbia montare e mi sono tenuto a debita distanza da Callaghan: il solo pensare che avremmo dovuto condividere la stessa stanza, adesso, mi dava ai nervi.

Ero furioso: in quel momento avrei marciato spedito da Gamo per intimargli che o mi dava una possibilità o me ne sarei tornato a casa con il primo volo.

Forse sono troppo codardo per un gesto tanto eclatante o, semplicemente, troppo educato per essere arrogante con una persona più importante e con più esperienza di me.

Ho saltato la cena, ho respinto ogni tentativo di Bruce, di Holly, di Jason e James di avvicinarmi, e me ne sono rimasto in camera. Quando ho sentito la chiave giare nella toppa ho afferrato il cellulare per fingere di maneggiare i tasti.

"Gamo vuole vederti!"

Mi ha informato Philip rivolgendomi la parola, per la prima volta, dopo questo pomeriggio.

Era ancora troppo presto per riappacificarsi. Ribollivamo entrambi di rabbia.

Il Mister era al computer a visionare un video dei nostri prossimi e primi avversari quando sono arrivato e sono rimasto incerto in mezzo alla stanza.

"Vieni, vieni pure Julian!"

Non capivo proprio cosa volesse da me. Forse qualche suggerimento tattico? Forse studiare insieme gli schemi di gioco da adottare?

"Ti senti bene?"

Ovvio che il mio comportamento a cena destasse sospetti.

"Sissignore!"

Ho detto soltanto. Gamo mi squadrava quasi che volesse cogliere, per forza, qualcosa che non andasse in me.

"Non mentire Ross, io lo conosco bene quello sguardo: è lo stesso che avevo io quando mi ruppi il crociato e la mia squadra vinse il campionato senza di me. Ti senti inadeguato al tuo ruolo?"

Intanto mi ha fatto cenno di sedermi: era una chiacchierata a quattrocchi tra me e lui.

"Io sono orgoglioso del ruolo che la federazione mi ha dato, non mi fraintenda, mister..."

"Sei così giovane...Fare l'allenatore è per chi è a fine carriera, per chi è vecchio..."

Accidenti: in che casino mi stavo cacciando?

"No, ecco io non intendevo..."

Gamo si è fatto una grossa risata. Dicono che è un evento raro vedere il buon umore sul viso di quell'uomo.

"Ti dice niente il ventiquattro?"

Mi ha spiazzato all'improvviso. Se era una domanda trabocchetto meglio tenere la bocca chiusa.

Ho scosso la testa.

"Poco male: da domani sarà un numero molto importante per te! Il tuo numero di maglia!"

Ha esibito la casacca della nazionale con il 24 e il mio cognome stampato sul dietro.

Sono ancora emozionatissimo mentre me la rigiro tra le mani.

"Sia chiaro: giocherai soltanto spezzoni di gara ma sono certo che farai buon uso del tempo in cui ti butterò nella mischia!"

Fossi stato un tipo impulsivo come il "caro Callaghan" sicuramente mi sarei fiondato tra le braccia del mister per un insolito abbraccio.

"Grazie!"

Ho mormorato soltanto prima di correre via con la maglia più importante per un calciatore.

  
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