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Autore: giascali    24/06/2014    7 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Iris.
 
Spalanco gli occhi, sbigottita. – No. – mormoro a voce bassa. Aumento la presa alla mia lancia. – Tu non puoi… -
Rendak solleva un sopraciglio. – Non posso cosa, Iris? – sfoggia un sorriso perfido, mentre nasconde le braccia dietro la schiena.
Non distolgo lo sguardo da lui. Deglutisco. – Essere lui. –
-Al contrario. – mi si avvicina di qualche passo, poi inizia a camminarmi intorno, come se mi stesse studiando. Forse è così. Mi giro, quando arriva all’altezza dei miei fianchi. Non voglio perderlo di vista. Arriccia il naso, dopo che si ferma. – Sei incredibilmente simile a lui. –
Non c’è bisogno che mi spieghi a chi si sta riferendo per comprendere ciò che ha appena detto. Sta parlando di mio padre Aaron. Gli scocco un’occhiataccia prima di rispondere: - Lo prenderò come un complimento. – mi ricompongo, accorgendomi solo ora che mi sono ingobbita.
Rendak alza nuovamente il sopraciglio. Non posso fare a meno di notare che questo gesto mi ricorda tremendamente mia madre. – Non lo era però. –
Mi dà le spalle per avvicinarsi ad un altare che non avevo notato, prima. Lo accarezza pensieroso.
Reprimo a stento un ringhio. Eiran non mi ha mai detto che fine avesse fatto mio zio durante la rivolta di Rendak ma ho sempre sperato, nel profondo del mio cuore, che fosse sopravvissuto. Ho sempre pregato di poter avere una seconda possibilità di avere una famiglia decente, che non mi odiasse o fosse morta prima che potessi ricordarmene, ma ora me ne pento. Preferirei essere sola, piuttosto che poter dire di avere del sangue in comune con lui. Faccio un respiro profondo, cercando di controllarmi. Con la coda dell’occhio, però, vedo comparire delle crepe su una parete. Come osa comportarsi così? Come se gli omicidi che ha causato non fossero nulla? Per la sua ambizione sono morte delle persone ed altre, per sedici anni, hanno subito angherie insopportabili.  
-Non me ne potrebbe fregare di meno. – replico con tono duro. – Tu sei un… sei un mostro! Un traditore! Hai ucciso i miei genitori e quelli dei miei amici! Hai ucciso tua sorella! - 
Rendak si volta all’istante. - E tu hai ucciso un ragazzo. – ribatte con un sorriso malevolo.
Sussulto alle sue parole, credevo che solo Kori ed Eracl fosse a conoscenza di ciò che ho fatto sulla Terra.
-Non ti aspettavi che lo venissi a sapere, eh? Forse non siamo così simili, nipote. –
-No, non è vero. Io non volevo fare del male a Tyler. – ribatto. Faccio un passo indietro.
-E tu ti aspetti che io ci creda? – mi si avvicina. – Io lo so che ti sei rallegrata della fine di quel ragazzo. – nei suoi occhi compare una luce malata, sadica. – Buon geni non mentono. –
Scuoto la testa, facendomi finire qualche ciocca davanti gli occhi. Le rimetto a posto e, quanto vedo che sono fin troppi pochi i metri che ci distanziano, quasi tre, compio un gesto con la mano destra, come per scacciare le sue parole. Così, all’improvviso, dal pavimento si alza un’ombra che si dirige a gran velocità verso di lui ma la devia con facilità e finisce per conficcarsi in un muro, per poi dissolversi.
Faccio un gridolino spaventato. Ho appena usato le ombre. Mi guardo atterrita le mani. Credevo di aver imparato a controllarle. Mi passo una mano tra i capelli con il petto appesantito dall’angoscia. E se non ci riuscissi mai?
-Sai, Iris, non c’è peggior sordo di chi non sente. – afferma.
Non faccio in tempo a replicare che la porta si spalanca, o farei meglio a dire “esce dai cardini”?
-Spero che tu ne valga la pena, vecchio bastardo. Non sai che casino ho fatto per arrivare fin qui. – esclama una voce che conosco molto bene. Sul mio viso si fa subito strada un sorriso enorme. Sono qui. Dopo aver parlato, appare Tia. Tra le mani si rigira un martello fatto di terra. Lo maneggia con così tanta naturalezza che sembra che ce l’abbia fin dalla nascita.
- Abbiamo fatto. – la corregge Ilio. Entra anche lei nella stanza e prende dalla faretra una freccia. La punta su Rendak.
Tia alza gli occhi al cielo e le fa il verso, facendo ridere Eracl che poi riprende subito un’espressione minacciosa. Dopo di lui arriva Kori. Non appena lo vedo, sento il mio cuore gonfiarsi, è solo da poche ore che siamo separati, ma mi sono sembrate un’eternità. Mi cerca con lo sguardo e, non appena mi vede, sul suo volto compare un sorriso sollevato e le sue immancabili fossette. Con passo sicuro mi raggiunge e si mette al mio fianco. Non potrei essere più sicura di me, adesso: le persone che amo sono tutte qui, o quasi.
Rendak accenna una risata. – Sempre con la battuta pronta, Tia della Terra. –
Al sentirlo pronunciare il suo nome, la ragazza gli rifila un’occhiataccia.
Eracl fa un sorriso minaccioso. – Non sai quanto hai ragione. Almeno avrai detto qualcosa di sensato, prima di morire. –
Rendak solleva un sopraciglio. In viso ha l’espressione di chi sa che sta per vincere. – Che parole audaci, Eracl dell’Aria. Davvero audaci. –
Il ragazzo serra la mascella. Fa scorrere le dita lungo la superficie dell’altare, non dandoci le spalle. Poi, alza la mano destra e tra le sue dita affusolate compare una sfera d’ombra. Ruota su sé stessa, come se fosse un piccolo pianeta. – Mi ricordi tua madre. – mormora con tono distaccato. – Anche lei aveva un caratterino niente male. –
Alle sua parole, Eracl ringhia e apre le braccia, subito una raffica di vento si crea dal nulla nella stanza e la indirizza contro mio zio. No, non è mio zio. Preferirei dissanguarmi piuttosto che ammettere di essere imparentata con lui.
Rendak però espande con un gesto della mano la sfera che gli fa da scudo. Il vento ci sbatte contro e si disperde, diventando un lieve brezza che scompare subito.
-Tutto qui? – domanda con un ghigno. Poi il suo scudo d’ombra prende un’altra forma, simile a quella di un giavellotto e la scaglia contro il soffitto.
Questo inizia quasi subito a creparsi. Sgrano gli occhi, quando vedo un grosso pezzo del soffitto cominciare a staccarsi e precipitare su di noi.
Senza neanche pensarci alzo le mani nella sua direzione e questo si illumina di giallo, rallentando la sua caduta.
-Ma cosa… - fa per dire Eracl, quando la luce che proietta cambia colore e diventa azzurra, poi verde, grigia, rossa ed infine nera, ma non finisce la frase che veniamo inondati tutti da un ennesimo raggio che ci fa sbalzare all’indietro.
Mi massaggio un gomito dolorante e mi guardo attorno.
Kori si alza in piedi barcollando. – Ma cos’è successo? –

Note dell'autrice:
Sì, il capitolo non solo è corto ma finisce pure così.
Mi fa stranissimo pensare che questo è l'ultimo scritto dalla parte di Iris...
Mi sarebbe piaciuto che fosse più lungo ma credo che dopo sarebbe potuto risultare un po' forzato, anche perché non sapevo cos'altro aggiungere. Per il prossimo capitolo ho in serbo una grande sorpresa, provate ad indovinare! :D
Un grazie a tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo <3

 
   
 
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