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Autore: LilyLunaWhite    24/06/2014    1 recensioni
Due ragazzi apparentemente diversi, ma con un lato in comune: entrambi, indossano una maschera.
Due famiglie diverse.
L'odio di entrambi verso l'amore.
Però, cosa accadrebbe se i loro cuori cominciassero a battere?
Riusciranno, i due protagonisti, a imparare ad amare?
-Dalla storia.-
"Come ogni volta, quando incontravo il suo sguardo, notavo che erano privi di luce, spenti e questo mi metteva addosso un’inspiegabile tristezza.
Agii d’impulso, mi chinai e posai le mie labbra sulle sue. Constatai che erano fredde ma, allo stesso tempo, dolci.
Fu a quel contatto che riuscii a rispondere alla maggior parte delle mie domande.
"
Storia in fase di modifiche e sistemazioni.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo otto: Rivelazioni.
 
P.O.V. Jenny
 
«Raffaele?», sussurrai debolmente, notando che lui non accennava minimamente a rompere quel silenzio che per me era diventato quasi insopportabile.
Lui tenne lo sguardo fermo davanti a sé continuando a ignorarmi e ciò non fece che farmi stare male. Non capivo il perché, ma con lui non riuscivo a restare impassibile: quando lui era al mio fianco mi risultava semplice essere me stessa, ma sentivo dentro di me un groviglio di emozioni che mi mandavano in confusione e mi facevano stare male.
«Ho capito, vado via.», sussurrai debolmente e mentre tentavo di alzarmi dalle sue gambe lui mi strinse con più forza contro il suo petto, impedendomi di muovermi.
«Dove scappi? Ti sei dimenticata della promessa?», sussurrò con voce bassa e roca, incrociando per pochi secondi il suo sguardo di ghiaccio con il mio.
Sentii dei brividi di paura correre lungo la schiena e non riuscii a rispondergli.
«Hai paura di me?», posò nuovamente il suo sguardo su di me, ma questa volta il tono della sua voce sembrava più dolce rispetto a prima.
«Come hai fatto a capirlo?», domandai sorpresa e curiosa, con la voce appena udibile.
«Il tuo corpo parla. Se non te ne sei accorta, stai tremando da diversi minuti.»
Fu solo nell’udire quelle parole che mi accorsi del tremore del mio corpo. Cercai di calmarlo, ma invano.
«Scusa.», sussurrai debolmente.
«Jenny, promettimi di essere sincera. Di cosa hai parlato con Walter?», domandò ignorando il mio debole tentativo di scusarmi.
Restai in silenzio e chinai nuovamente il capo, trovando interessanti le dita delle mie mani che nervose si intrecciavano e si scioglievano.
Poi presi una decisione: lui doveva sapere la verità.
Però un pensiero mi colpii la mente, facendomi avere dei ripensamenti.
«Chiedi a me di essere sincera eppure tu non lo sei stato con me. Mi hai solo preso in giro. Mi venivi dietro solo per una scommessa. Credevo di conoscerti almeno un po’, ma poi ho compreso che in realtà non ti conosco affatto e sì, ho una tremenda paura di te. Quindi non chiedermi di essere sincera quando tu sei stato il primo a non esserlo con me.», parlai senza mai fermarmi, cercando di esprimere a parole tutti quei pensieri aggrovigliati e confusi che avevo, senza però riuscire a terminare visto che lui, prontamente, aveva posato un dito sulle mie labbra.
«Di solito quello che parlava assai ero io. Ci siamo scambiati i ruoli?», sussurrò con sarcasmo.
Brontolai debolmente parendo quasi infantile.
«Comunque non sai come stanno realmente le cose.», aggiunse in seguito.
«Allora come stanno?», domandai curiosa.
«L’ho posta io la domanda, per primo.», mi rispose pacato.
«Va bene.», decisi di essere sincera con lui.
Avevo paura di esserlo, ma se per avere la verità da lui dovevo anche io essere sincera, lo avrei fatto.
Presi dalla tasca dei jeans il cellulare e cercai la canzone che mi aveva passato Walter, per poi schiacciare play e restare in silenzio mentre le parole di Ed Sheeran riempivano lo spazio che ci circondava.
Quando la canzone terminò, rimisi lentamente il cellulare in tasca e mi azzardai a guardarlo, trovandolo con gli occhi chiusi.
Aveva i capelli più sbarazzini del solito, forse a causa del casco o forse a causa del vento leggero e freddo che era presente quel giorno. Il viso era illuminato dai deboli raggi invernali di un sole ormai calante e le labbra erano socchiuse.
Abbassai nuovamente il viso, sentendo il cuore battere forte. Nuovamente compresi che con lui non riuscivo più a controllare le mie emozioni.
Da quando mi aveva rapita la prima volta, avevo sentito i miei muri sgretolarsi pian piano, ma tuttavia restare in piedi. Poi, dopo quel bacio, nonostante il dolore causato dalla verità, tutti i muri che avevo creato per proteggermi erano crollati del tutto, lasciando libere tutte le emozioni che fino a quel giorno avevo tenute nascoste e rinchiuse. Era da quel giorno che mi sentivo perennemente confusa, avevo sempre un forte mal di testa e l’unico mio pensiero era Raffaele.
«Abbiamo parlato di te.», sussurrai quando il silenzio divenne insopportabile e quando i miei pensieri tornarono a offuscarmi violentemente la mente.
Lo guardai riaprire gli occhi e fissarmi con intensità, sembrava quasi che volesse scavarmi l’anima e trovare da essa le risposte che cercava.
«Cosa ti ha raccontato Walter?»
«Solo di come siete diventati amici. Mi ha raccontato di quando eravate alle elementari e tu l’hai salvato dall’ennesima azione di bullismo nei suoi confronti.», spiegai lentamente.
«Ti ha detto altro?»
«Mi ha detto che non hai un passato facile e che non ti lasci andare ai sentimenti, perché non credi più in essi. Inoltre mi ha fatto comprendere che indossi sempre una maschera, ma a parte queste cose non mi ha rivelato null’altro. Ha detto che non spettava a lui parlarmi di te o del tuo passato.»
Lo sentii sospirare, per poi aumentare la presa sul mio corpo, costringendomi così a poggiare la testa sul suo petto. Quell’abbraccio sembrava protettivo, più dolce rispetto a prima, che pareva più possessivo.
«Sei arrabbiato?», chiesi preoccupata.
«No, non lo sono. Ammetto però di avere paura.», mi confessò lentamente, come se pronunciare quelle parole li costassero molto.
Lo sentii prendere un respiro profondo e la sua presa allentarsi, liberandomi appena da essa, giusto quel poco che mi serviva per mettermi almeno in posizione eretta.
«Inizialmente ti rincorrevo perché tu, a differenza delle altre, non eri caduta ai miei piedi, se così possiamo dire. Non lo facevi apposta per farti notare, realmente non eri interessata a me e questo colpii il mio orgoglio. Infantile, lo so, eppure è successo. Così, mentre i miei amici del campus mi prendevano in giro dicendomi che finalmente avevo trovato una ragazza che riusciva a tenermi testa, scommisi che sarei riuscito a farti innamorare di me. I mesi, però, passavano e tu continuavi ad ignorare le mie attenzioni, così decisi di rapirti e portarti qui, in un posto che amavo. Speravo così di avvicinarti a me. Infatti, riuscii nel mio intento e riuscii a vedere chi si nascondeva dietro quella maschera di indifferenza e freddezza. Per la prima volta vidi i tuoi sorrisi sinceri, la tua allegria e la tua spontaneità. In quell’istante però qualcosa cambiò. Sì, stavo vincendo la scommessa, ma quella all’improvviso non mi importava più. Il vederti sorridere mi aveva fatto desiderare solo una cosa: proteggerti e vedere ancora quei tuoi sorrisi. Solo che come posso proteggerti se io stesso e il mio mondo rappresentiamo il primo pericolo per te? Ero confuso. Così, quella sera decisi di dare solo retta al cuore, per una volta volevo dare ascolto a quell’organo che ho sempre ignorato. Non so nemmeno il perché, ma desiderai farlo. Però, i miei amici mi hanno visto e il resto della storia la sai.»
Lo ascoltai senza fiato, cercando di comprendere e di assimilare ogni parola che usciva dalle sue labbra. Appena aveva terminato di parlare, puntò lo sguardo davanti a sé, sul mare che ormai si stava scurendo, lasciandomi così il tempo per riflettere.
Pensando attentamente, c’erano due domande che mi assillavano, così decisi di esternarle.
«Cosa hai capito esattamente con quel bacio? E perché dici che sei il primo da cui dovresti proteggermi? Ti prego, spiegami tutto perché io non ti sto capendo più di tanto.»
«Alla seconda domanda non voglio risponderti perché voglio tenerti lontana da quel mondo. Alla prima ti rispondo a modo mio. Chiudi gli occhi.», mi rispose sussurrando quelle parole al mio orecchio.
Repressi un brivido lungo la schiena, ma decisi di fare come lui aveva richiesto, così chiusi gli occhi.
«Hai paura?», mi domandò curioso, mentre io tenni gli occhi ben chiusi.
«No.», mormorai in un lieve sussurro.
Lui non mi rispose, ma improvvisamente sentii le sue labbra sulle mie. Per la seconda volta, Raffaele mi stava baciando e come la prima volta mi sentii impacciata e non capivo quale fosse la sua risposta.
Mi amava? Era davvero così?
 
P.O.V. Raffaele
 
Finalmente la stavo ribaciando. Non riuscivo a comprendere il perché, ma erano settimane che desideravo rifarlo, che desideravo ardentemente posare le mie labbra su quelle calde di lei. Nonostante il freddo di dicembre, le sue labbra ardevano sulle mie e riuscivo ad avvertire la sua timidezza e la sua insicurezza. Decisi di non esagerare con quel bacio, in fondo non sapevo nemmeno se ella avesse baciato qualcun altro oltre me e non volevo metterla a disagio. Allontanai leggermente il viso dal suo e puntai i miei occhi nei suoi cercando di comprendere cosa le stesse passando per la testa in quel momento, ma il suo sguardo vuoto e enigmatico non mi permise di capirla.
«A cosa stai pensando?», le domandai curioso.
«A questo bacio e a cosa significhi realmente.», mi rispose lei con voce appena udibile.
Mi sfuggì un sorriso e le carezzai il viso.
«Che sei mia.», le risposi prontamente.
«Quindi che sono la tua fidanzata?», mi chiese lei, domanda alla quale restai in silenzio.
Non avevo mai pensato ad una ragazza con quel termine. Per me l’amore era solo puro divertimento, niente di serio, complicato e dunque senza alcun impegno. Usare quel termine però significava prendere un impegno prenderne uno e io non ero sicuro di esserne in grado.
«Non voglio prendermi un impegno così grande, non ne sarei capace. Non ora, almeno.», le risposi sinceramente.
«Comprendo.», mi rispose solamente.
La vidi distogliere lo sguardo dal mio e abbassare il viso e compresi di averla ferita. Forse non si aspettava una risposta simile da me, ma avevo preferito essere sincero e dirle come la pensavo, piuttosto che darle false illusioni. È vero, con il passato avevo chiuso, eppure di tanto in tanto riaprivo quella porta e permettevo ad esso di rientrare nella mia vita e non volevo che lei, a causa di questo, ne soffrisse.
«Ascolta.», misi due dita sotto il suo mento e le alzai il viso, «Voglio provarci seriamente con te, ma non riesco ancora a definire la nostra relazione con i termini che tu vorresti. L’unica certezza che posso darti è dirti che sei l’unica ad essere riuscita a mettere in dubbio tutto quello in cui credevo. Sei l’unica che è riuscita a darmi la volontà di cambiare determinate cose di me stesso. Inoltre, quando dico di volerti proteggere a qualunque costo, fidati che è così. Sei la persona più importante che al momento ho, l’unica a cui farei affidamento oltre Walter, per cui dammi del tempo e per favore, qualsiasi cosa accada, non scappare mai da me.», a metà di quel mio discorso, non riuscendo a reggere il suo sguardo, chiusi gli occhi. Volevo realmente provarci, volevo realmente credere in quel sentimento che per anni avevo considerato falso e inutile. Volevo realmente credere in lei, anche se non ne comprendevo ancora il motivo. Però, per una volta, volevo agire secondo il cuore e non dare retta alle mie paure e convinzioni che, fino a quel giorno, mi avevano portato sempre a compiere un errore dopo l’altro.
Quando riaprii gli occhi, li puntai sul viso di lei, in attesa di una sua risposta.

~Angolo autrice.~
Rieccomi ragazzi, dopo tre settimane. Chiedo immediatamente scusa per questo mio ritardo, ma con la fine della scuola non sono riuscita a scrivere e avevo finito i capitoli che mi ero già preparata, quindi sono stata assente. Come se non bastasse, ho cambiato computer e ho impiegato un giorno intero a ripescare tutte le mie storie e sono anche stata senza connessione. In poche parole, vari eventi mi hanno impedito di pubblicare questo capitolo che spero vi sia piaciuto. Inoltre, con tale capitolo spero anche di essere riuscita a farmi perdonare, almeno un po', per il mio ritardo. Come sempre spero che mi lasciate qualche recensione e volevo ringraziare in primis Lucia che ha corretto il capitolo, poi chi recensisce le mie storie sia qui sia su facebook e tutti coloro che hanno messo questa storia tra le preferite e le seguite. Siete fantastici. ♥
Detto questo, vi saluto senza dilunguarmi troppo così posso pubblicare immediatamente e lasciarvi al capitolo. ♥
A presto,
Lily.
   
 
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