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Autore: GemmaD    25/06/2014    1 recensioni
Spesso, nella vita delle persone, ci sono emozioni accennate, indefinite, che non possiamo raccontare agli altri. Anche se ci dicono chi siamo, sono i pensieri di chi non sa ancora chi è per davvero.
I personaggi di KH in versione teenager vanno al liceo e i due gruppi più popolari della scuola, con a capo Xemnas e Axel sono tradizionalmente rivali, ma sarà abbastanza a farli sentire soddisfatti della propria vita? Saix (del giro di Axel) e Xemnas hanno un primo incontro abbastanza imbranato, riusciranno a portare avanti quello che sentono?
Frequente introspezione, la storia vuole esplorare le sensazioni sospese. Come potranno cooperarci? [paring principale: Xemsai][non è necessario conoscere già i personaggi]
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Saix, Un po' tutti, Xemnas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
Capitoli:
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E' passato molto tempo da quando ho postato il primo capitolo. Non sono salita su efp per un bel pezzo, e sono stata sorpresa di trovare delle recensioni positive, che mi chiedevano di continuare la storia.
Sorpresa che qualcosa di così complesso e importante per me sia interessato anche agli altri.


Questo allora è il secondo capitolo e l'ho postato stasera per voi, nonostante sia passato tanto.

Il secondo capitolo, me lo ricordo bene, è tanto interessante e inaspettato quanto il primo.
Buona lettura, se vorrete. E ogni sguardo avido di lettura, carico d'interesse, è un pezzo di qualcosa che mi fa del bene.

Grazie davvero di cuore.


E dopo tanto tempo, lasciatevi immergere di nuovo in questa strana avventura...

Xemnas riuscì a prendere il primo pullman verso la sua scuola. All’inizio non riconosceva le fermate, ma ben presto si accorse che erano vicini alla sua scuola; in più sul bus incontrò una sua vecchia amica, e le raccontò gli scherzi e gli inciuci della sera precedente: Larxene aveva fatto intendere a metà tavolata che ci sarebbe stata con tutti, lasciandoli poi a bocca asciutta. Xaldin si era sentito il più frustrato.

Arrivato a scuola quarantacinque minuti prima dell’inizio delle lezioni, si accorse che il suo più grande problema era che non aveva potuto passare a casa a cambiarsi d’abito, quindi aveva gli stessi vestiti sudati della sera prima.

Corse di nascosto in bagno per darsi una ripulita, ma anche facendo il possibile continuava a non avere un buon odore. In più non aveva neanche un libro di scuola.

Pieno di rabbia verso i suoi amici, si appostò per terra davanti all’entrata della classe di Xigbar e Xaldin. Appena entrarono nell’aula, si sentirono afferrare le caviglie e rovesciare a terra.

"Come avete potuto lasciarmi in quel pub da solo! Come credevate che sarei tornato a casa?!" esplose.

E ci fu il momento delle spiegazioni. Xemnas si era addormentato verso la fine della serata, dopodichè Leon stava per svegliarlo per riaccompagnarlo a casa, ma proprio in quel momento Marluxia aveva rassicurato tutti quanti, dicendo che sarebbe venuto il cugino di Xemnas a venirlo a prendere, un certo Donaldo.

"E voi ci avete creduto?" domandò incredulo Xemnas.

"Beh… Sì! Era Marluxia che ce lo stava dicendo."

"Appunto! Quel tipo mi odia dal primo giorno che mi ha visto. E’ ovvio che avrebbe cercato di mettermi nei guai appena avesse potuto."

Xemnas andò a sgridare personalmente tutti gli altri partecipanti alla festa, ripetendo anche che era colpa loro se quel giorno andava in giro puzzando come una capra morta. Per i libri, ognuno gli prestò quelli di una materia diversa, così che bene o male il problema fu risolto; si trovò senza libro solamente durante l’ora di storia, perché a Xigbar serviva per copiare durante la verifica alla terza ora, ma tanto Xemnas non l’avrebbe ascoltata comunque.

E Saïx? Lo cercò per tutta la scuola, finché non si decise a chiedere a qualche suo amico.

"Senti, Selphie, non è che hai visto in giro un tipo strano con i capelli blu?"

"Quello con la cicatrice? Ah, sì, è in biblioteca."

-In biblioteca all’intervallo? Sempre più strano.- "Grazie!"

"Ma… Perché?" chiese, sospettosa.

"Che c’è, ti fanno paura i ragazzi con i capelli puffosi?"

"Lui fa parte della compagnia di Axel." Xemnas la guardò stupito. Nella scuola c’erano diversi ragazzi molto popolari, lui, tanto per cominciare, e Cloud, che era della sua stessa compagnia; poi però c’erano anche Axel e Demyx. Axel era il capetto dell’altro gruppo, ed era finito per diventare quasi il rivale di Xemnas, sebbene fra i due non è che scorresse del vero odio.

"Beh, ci passerò sopra" disse Xemnas. "Mi ha fatto un favore, direi che potrei almeno andare a fare due chiacchiere con lui."

Selphie assunse un’espressione disgustata, e Xemnas sapeva già che sarebbe andata ad informare tutti gli altri. Sospirò e andò in biblioteca, ma non trovò nessuno: aveva fatto male a fermarsi a parlare così tanto con lei.

Proprio come immaginava, Xemnas finì per rimpiangere di non aver chiesto più informazioni su di lui. Non sapeva la sezione o il suo numero di cellulare; in più gli dispiaceva di non aver detto di sì all’idea di prendere una birra assieme.

La voce che Xemnas volesse stringere maggiori rapporti con un membro della compagnia di Axel si diffuse, ottenendo la disapprovazione dei suoi amici. Axel era ritenuto una specie di teppistello. Gli piaceva fare casino, combinare guai e dare fuoco alle cose. Non che ciò andasse contro l’etica del gruppo di Xemnas, ma capitavano sempre fra i piedi e finivano sempre per disturbare con le loro scene da pagliacci. Se Saïx era suo amico, doveva per forza condividere almeno in parte il suo comportamento; a Xemnas sembrava un po’ inverosimile che uno come lui apprezzasse cose simili, ma Saïx stesso aveva detto: "gli amici sono amici, anche se hanno qualche difetto".

Man mano che passavano i giorni, si scordò dell’intera cosa, che del resto, aveva avuto conseguenze solo per una notte sola.
Saïx, d’altro canto, che era stato molto meno coinvolto, non considerò neanche se c’era qualcosa da scordare o no e si limitò a vivere i giorni seguenti normalmente.


Una settimana dopo ci fu la serata organizzata da Luxord e Demyx. Ognuno dei due si sarebbe esibito, ed erano molto emozionati.
Era stato organizzato tutto a casa di Luxord, una villetta fuori città con un ampio giardino, con una tettoia, che avrebbe segnato l’area del palcoscenico. Davanti poi avevano messo delle sedie e un banchetto pieno di cose da mangiare. La compagnia era esaltata.

"Uh, canterò davanti a tutti!" andava in giro esclamando Demyx, con le stelle negli occhi.

"Sai che novità" gli aveva risposto Luxord. "Non fai altro che cantare davanti agli altri: a lezione, nei corridoi, in piedi sui banchi..:"

Demyx, Axel e Saïx si erano messi tutti a ridere.

La sera dell’evento si divertirono tutti moltissimo. Luxord, per i suoi trucchi di magia, aveva trovato un completo di giacca e cravatta molto professionale e molto misterioso al tempo stesso; Demyx invece si era vestito come al solito, e suonò il sitar completamente fuori controllo… Anche se una volta dovette bloccarsi all’improvviso a causa di un blocco di memoria.

"Dai, Dem, sei andato benissimo" lo consolò Axel, dandogli delle pacche sulla schiena.

Demyx rispose con dei suoni inarticolati.

"Andiamo, dopo sei stato così perfetto che ci hai fatto dimenticare quel piccolo sbaglio!"

Demyx sembrava sollevato. "Grazie mille! Ti sono piaciute le canzoni che ho scritto io, quelle che ho fatto alla fine, vero?"

A quel punto intervenne Tidus, avvicinatosi al buffet per prendersi un bicchiere di aperitivo. "Vabbé, Axel, le cose che avevi fatto tu sono impareggiabili!" La serata era stata organizzata come risposta a una precedente organizzata da Axel, in cui aveva fatto dei trucchi da mangiafuoco.

"Ehm… Sì, erano belli, ma le canzoni di Dem…"

Demyx però, sentito che stavano parlando dell’esibizione di Axel, si era allontanato per andare a chiedere un parere ad alcune ragazze con un sorriso stampato in faccia.

"Non è rimasto a sentire la tua risposta" constatò Saïx, rimasto solo con Axel.

"Già" rispose amaramente, mentre guardava Demyx da lontano. "Credo sia un po’… Come dire… Invidioso. Visto che siamo entrambi parecchio popolari, ha paura che gli altri non lo notino."
"Però a suonare era davvero bravo."

"Certo, e si merita un sacco di fama per questo… Ma hai sentito il commento di Tidus" disse, mentre cominciavano a camminare per il giardino. "Bella, la casetta di Luxord. Ottima per farci una festa. Una grigliata, magari…"

"Perché no? E se avanza della carbonella dal barbecue, puoi camminarci sopra: ti mancava solo quello l’altra volta!" scherzò.

Axel sorrise, ma aveva altro per la testa. "Tu come stai?"
Non avevano ancora parlato come si deve dall’inizio della sera, visto che Axel era stato interrotto e trascinato qua e là un po’ da tutti.

"Io? Bene." Rispose Saïx, mantenendo la sua solita faccia impassibile. "Tu?"

Axel sembrava rassicurato. "Perfettamente! Però c’è la mia prof d’italiano che continua a rompere per i miei voti."

"Rischi, quest’anno?" chiese Saïx preoccupato.

"E chi se ne importa" fu la sua risposta. "Con la compagnia va alla grande, non mi va di rompermi sui libri. Poi, scusa, anche se mi bocciano, è un anno in più con voi, no?"

Saïx non sembrava consolato. "Non so, non mi piace che tu rimanga un anno indietro di me."

"Dai, stai tranquillo!" Axel si mise le mani dietro alla testa, rilassato. "Una bocciatura non ha mai ucciso nessuno."

"Sicuro che non vuoi che ti aiuti?" domandò Saïx. "In che materia vai male?"

"Ma figurati, Saïx!" rise Axel. "Da quando sarei io, quello da aiutare?" guardò in faccia Saïx, mentre anche lui lo stava fissando.
Saïx continuò a guardarlo e non disse più niente.

Finito il giro del giardino, si riavvicinarono al buffet dove Axel venne aggredito da tutti gli altri: "Dov’eri finito?" e venne messo nel centro.
Saïx invece si spostò decisamente dalla folla e andò a sedersi dentro casa, in cucina.

Luxord scese dalle scale con in mano una cassa di birra e vide il suo amico seduto su uno sgabello, con le mani strette fra le gambe e il capo chino. "Qualche problema, amico?"

"Sto benissimo, Luxord. Mai stato meglio."

"Uhm… Ok" e si affrettò a portare rinforzi al buffet, anche se si prefissò di ritornare in cucina a controllare come stava al più presto.

La festa aveva ormai preso piede. Demyx aveva deciso di innaffiare gli invitati con il punch, mentre Axel restava seduto a guardarlo facendo risate di approvazione, e tutti gli invitati cercavano di sfuggirgli. Per fortuna che la madre di Luxord non c’era: Demyx rovesciò metà bicchiere di analcolico sul divano bianco di casa sua. "Ops", e riprese a correre come niente fosse canticchiando.

Luxord gridò un’imprecazione, non appena vide il danno inflitto da Demyx. I suoi si sarebbero inferociti!
Provò a lavarlo con dell’acqua, ma non sembrava funzionare. Andò in cucina a prendere uno smacchiatore, e vide che Saïx era sparito. Dove diavolo era andato?

Tornò in giardino, per assistere al tornado Demyx che stavolta stava percorrendo tutto il perimetro della piscina annaffiando ragazzi sulla testa e ragazze sulla maglietta. "Fermati, Dem" gli disse, arrabbiato, poco prima che il ragazzino incontrasse sulla strada Saïx.
–Da quando è lì?- si domandò Luxord, perplesso. Poi, assistette a una scena terrificante.

Demyx prese in giro Saïx, mentre correva verso di lui con in mano la caraffa del punch; voleva rovesciarla sui suoi capelli blu, ma Saïx gli prese un polso, lo stortò e fece cadere Demyx a terra, assieme alla caraffa che finì rotolando nella piscina.
Demyx stava gemendo per il dolore, ma Saïx non fece altro che prenderlo per il collo e per il polso slogato e lo buttò in acqua, per poi inginocchiarsi rapidamente, afferrargli la testa e ficcarla sott’acqua, tenendola sotto per un braccio intero.

"Dio, Saïx, che diavolo ti prende!" corse immediatamente Wakka, che era il più vicino, senza far caso ai propri ciuffi di capelli bagnati dal punch.

Con una forza superiore, Saïx riuscì ad evitare tutti i tentativi di Wakka di strattonarlo; anzi lo afferrò per una gamba attirandolo a terra vicino a sé, lo prese per la collottola della maglia e trascinò anche lui verso l’acqua. Era più che altro una scusa per colpirlo violentemente alla testa con il bordo della piscina.
Wakka, vicino alla superficie dell’acqua, cercava debolmente di parlargli disperato e di respirare al tempo stesso, ma tutti i suoi sforzi erano completamente inutili.

"Oddio, Wakka!" Dall’altra parte della piscina si stavano tuffando in piscina. "Demyx! Qualcuno li aiuti! Wakka!"

Saïx aveva rialzato il ginocchio, rimanendo comunque inginocchiato, quando Axel gli saltò addosso, cercando di immobilizzarlo. "Fermati, amico!"
Saïx furioso cercava di ribellarsi alla sua presa. "Saïx!" urlò Axel, disperato e inferocito.
Saïx riuscì a dargli una ginocchiata nello stomaco e allontanarlo, agile come un’anguilla.
Axel, dolorante, cercò di farsi forza e per un soffio riuscì a riprendere l’amico fuori controllo per un avambraccio e ritirarlo sotto di sé.
"Avete preso gli altri?!" domandò Axel a gran voce, che sentiva solo un gran numero di tuffi dietro di sé.
"A posto, Ax!" fu la rapida risposta, e Axel più rassicurato guardò negli occhi la faccia aggrottata di Saïx. "Calmati, Saïx" gli disse con voce stentorea, mentre lo teneva fermo tendendo al massimo tutti i muscoli del suo corpo fin troppo magro. "Sta’ calmo!"

Saïx a poco a poco smise di dimenarsi, e rimase a guardare il volto dell’amico, i suoi occhi verdi.
Axel, ansimando, si spostò da lui in fretta e in modo maldestro per potergli dare la sensazione di libertà al più presto e Saïx si rialzò subito in piedi.

Lo stavano fissando tutti.

Vide che Demyx era steso a terra, tossendo e in lacrime. Wakka cercava di stare in piedi, ma ci riusciva a stento tenendo le ginocchia piegate; si teneva il petto e ansimava. Li fissò a lungo, poi si allontanò e ritornò a sedersi sullo sgabello della cucina, dove tornò la sua espressione completamente indifferente.

Tempo due istanti, e l’anta della portafinestra sbatté sonoramente.
"Io ti uccido!" arrivò Tidus, schiumante di rabbia. "Hai quasi fatto fuori il mio migliore amico!"

Si avvicinò rapidamente a Saïx con l’intenzione di dargli un pugno, ma dietro di lui Axel, poggiato alla cornice della porta, disse: "Se fossi in te, io non lo farei."

Tidus si voltò e vide l’espressione dura di Axel. Si fermò, e dopo aver rivolto a Saïx uno sguardo ferito, tornò indietro con rabbia, uscendo fuori per raggiungere gli amici scampati al pericolo. Andando fuori incontrò tutti gli altri che al contrario stavano entrando per vedere come stesse ora Saïx.
Adesso era piuttosto noioso da guardare: continuava a stare seduto nella medesima posa e fissarli calmo.

"Quel ragazzo è completamente fuori di testa."

"Ma qualcuno sa se aveva già litigato con Dem-Dem prima?"

"Io non ci credo, a scuola è una persona così normale…"

"Era impossibile, ma è accaduto lo stesso!" arrivò all’improvviso Luxord, mettendo a tacere tutti i bisbigli dei presenti. "Faccio una festa a casa mia e un mio amico cerca di uccidere i presenti! Sembra la trama di un pessimo film horror! Saïx! Come lo spieghi?! Per fortuna che non c’erano i miei, se no sai che casino…"

Intervenne Axel. "Su, calmati, Luxordino… Non è successo niente, alla fine."

"Ma sei scemo? Immagina se i miei arrivano e trovano un’ambulanza!"

"Avete chiamato il 118?" chiese Axel con interesse.

"No, figurati" rispose Luxord. "Anche se ci stiamo pensando, ma Demyx dice di stare bene, e anche Wakka…"

"Ah, meno male" commentò Axel sollevato, non si sapeva se per il fatto di non aver chiamato nessuno o alla notizia che i due stessero bene.

"Sì beh, dovete darvi una controllata! Anche il mio divano, cavolo…"

"Quante storie, amico! Era una festa, no? Ci siamo divertiti alla grande!" Axel sfoderò uno dei suoi ghigni malefici. Luxord sembrava convinto, anche se riluttante.

"Provo a sistemare il divano, allora… Saïx, la prossima volta cerca di controllarti di più, porca miseria, guarda che casini metti su…" e sparì brontolando.

Axel rimase appoggiato alla cornice della porta in silenzio, e a poco a poco tutti i curiosi scemarono, andando a vedere come stavano Demyx e Wakka o seguendo Luxord.

Saïx e Axel finalmente rimasero soli.
 

"Scusa." Disse Saïx. –Perché diavolo mi sto scusando con lui?- pensò.

"Scusa un cazzo." Fu la risposta di Axel. "Mi hai dato una ginocchiata nello stomaco."

Saïx alzò le spalle e non disse niente.

L'altro sospirò e si diresse verso di lui. Si sistemò su uno sgabello vicino a lui, mettendosi le mani sulla fronte.

Saïx lo fissava con tanto d’occhi. Sembrava stanco e preoccupato.
–Perché fa così? Come se fosse responsabile di me. E’ vero, ho fatto quelle cose, ma adesso perché deve stare male lui? Ho agito di mia libera iniziativa, non c’entra niente.-

"Saïx… Perché fai così? E’ sbagliato. Cosa ti ha fatto Dem? E Wakka? Sta diventando seriamente un problema."

"Lascia perdere." Disse seccamente Saïx. "La cosa non ti riguarda. Sì, ho fatto del male a dei nostri amici in comune, ma credo di riuscire a dispiacermene anche da solo. Non sono senza sentimenti."

"Davvero?" chiese Axel, irritato dall’atteggiamento di Saïx. "Allora, provavi qualcosa mentre cercavi di affogarli? E cosa, sentiamo?"

Saïx scese dallo sgabello, seccato. Axel sapeva di stare scherzando col fuoco. Non che la cosa di solito gli dispiacesse –ma parlare senza veli con Saïx quando era già alterato era come fare bunjee jumping con uno spago di liquirizia.

Ci fu una pausa di silenzio, in cui nessuno dei due non accennava a parlare. Si sentivano le voci confuse dei ragazzi di fuori, e Demyx che provava a rassicurarli. Non sembrava arrabbiato con Saïx; del resto, lui e Wakka erano amici di Saïx da un bel pezzo, e sapevano che lui aveva qualche problema a gestire la rabbia. L’aveva mostrato già altre volte.
I ragazzi si riprendono in fretta, non c’è che dire.

"Mi dispiace di aver provocato tanti fastidi." Disse Saïx, calmo. "Ma non sei tenuto a dire niente. Non importa, so come fare a gestirmi."

"Mi sembra che quello che è appena successo dimostri tutto il contrario."

"Mi sembra di aver già detto che mi dispiace." Rispose. "In ogni caso, non ho comunque bisogno di te. Non devi dirmi niente, né fare niente."

"Che vuol dire? Siamo amici, lo faccio per te", ribatté Axel, turbato.

"Non c’è più bisogno." Proseguì seccato. "Me la cavo da solo."

"Ma scusa, ma se io ti…" A metà della sua frase, Saïx aveva lasciato la stanza.

–Non mi ascolta neanche!- pensò Axel arrabbiato.

Dopo essersi allontanato da lui, Saïx andò in cortile. Erano tutti radunati sul prato, accanto a Demyx e Wakka, seduti ancora a terra, discutendo allegramente delle esibizioni della serata e di quanto fosse stupenda la casa di Luxord.

Quando videro che Saïx si stava avvicinando, trattennero tutti il fiato.

"Scusatemi, ragazzi." Disse loro, guardandoli negli occhi. "Non so cosa mi sia preso."

Demyx lo guardò sorridendo.

"Mi dispiace." Ripeté Saïx.

"Ma sì, lo sappiamo che sei il pazzerello del gruppo!" Demyx scattò in piedi, afferrandolo per scompigliargli i capelli blu.

"Ma Demyx, ti ha quasi ucciso!"

"Però sono vivo!" esclamò ridendo.

"Sì, grazie ad Axel" puntualizzò una ragazza, nota per essere un’ammiratrice sfegatata di Axel.

Wakka si alzò in piedi. Tutti gli sguardi furono puntati sulla sua espressione seria.

"Wakka, io…" cominciò Saïx.

"Silenzio." Lo interruppe. "Non so cosa ti sia successo, ma ti tengo d’occhio." E detto questo, si allontanò.

Saïx rimase a guardarlo.

"Fa niente, gli passerà. E’ normale che adesso tutti ti guardino con sospetto, ma fra un po’ tornerà tutto come prima." Gli spiegarono, quando ormai tutti erano andati ed erano rimasti seduti al tavolo della cucina solo lui, Dem e ovviamente Luxord. "Non sono abituati ai tuoi scoppi d’ira, ma non rinunceranno ad uscire con Axel, penso, quindi dopo un po’ che ti vedranno normale dimenticheranno tutto."

"Di’ loro che eri ubriaco" suggerì Demyx allegramente.

"E cerca di essere un po’ più gentile con loro, in futuro" aggiunse Luxord, tranquillo, mentre ripuliva casa. Per inciso, era riuscito a far venire via la macchia –in più aveva spostato il divano in modo da metterla controluce.

"Axel dov’è?" domandò Saïx, dopo aver ascoltato i loro consigli.

"Io non l’ho più visto, dopo che ti sei venuto a scusare" rispose Demyx. Saïx parve colpito.

"Ma va’! E’ di fuori, vicino alla piscina, che parla con un paio di ragazze."

A quel punto il discorso slittò sulla piscina di Luxord e Saïx rimase invece cupo nei suoi pensieri. Dopo un’oretta, si fece accompagnare a casa da suo padre, che diede anche uno strappo a Demyx.

"Com’è gentile, signore!" cantilenò il ragazzino del secondo anno.

"Figurati, piccino" fu l’allegra risposta. "Com’è andata, stasera?"

"Benissimo! Le mie canzoni sono piaciute a tutti, credo!"

"Sì, erano molto belle." Aggiunse Saïx, dispiaciuto di non potergli dire di più.


Il giorno dopo, a scuola, Saïx era tormentato. Ripensava alla sera prima e ne soffriva. Il modo in cui lo aveva trattato Axel… Come lui si fosse sfogato sul povero Dem e Wakka… Non era per definizione un cuore d’oro, ma non ci voleva molto per rimproverarsi di aver quasi soffocato i propri amici. Per giunta, Demyx non sembrava neanche molto dispiaciuto dell’accaduto.

"E’ normale" gli mormorò Luxord dal suo banco, durante la lezione. "Ha ricevuto le attenzioni di tutti, è fatto così."

Saïx si sentiva attanagliato all’idea che la sua rabbia distruttiva era stata usata come rimedio per le angosce di un ragazzino al primo impatto con l’adolescenza, ma non sentiva di potersi lamentare se un suo amico aveva almeno trovato un lato positivo in quel gesto orribile.

Indipendentemente da Demyx, gli altri continuavano ad osservare Saïx con timore. Ma se da una parte girò la voce che Saïx aveva fatto il matto durante una festa, veloce arrivò anche la correzione che quella volta aveva bevuto un po’ troppo.

"Tidus" Saïx lo incrociò in corridoio, e si affrettò ad andargli vicino. "Mi dispiace per aver rovinato ieri sera, Demyx e Luxord erano così bravi. Come sta Wakka?"

Tidus aveva ancora del rancore, ovviamente. "Bene. Oggi però ha preferito non venire a scuola."

Saïx annuì. "Mi dispiace." E aggiunse: "Ero proprio ubriaco."

"Tutta colpa dell’alcol. Bere può far fare davvero delle cose brutte."

"Hai completamente ragione." Disse. "Non avrei dovuto alzare il gomito, il più grosso errore della mia vita."

Tidus sembrava convinto, come avesse trovato consolazione al suo dolore. "D’accordo… Spero che non ci ricadrai più."

"Ma certo, Tidus" e gli strinse la mano.

Saïx si allontanò, distrutto. Era sabato, quindi sapeva che gli altri sarebbero usciti ancora, stasera. Non poteva farsi vedere di fronte agli altri, a uscire di nuovo normalmente, doveva restare a casa. Doveva mostrare il suo pentimento.

Ma il pensiero che sarebbe dovuto restare da solo a casa per l’intera sera lo schiacciava. Aveva in mente soltanto cattivi pensieri, che gli turbinavano spiacevolmente in testa, causando fitte alla pancia e alla testa: era arrivato a casa di Luxord, aveva visto contento Axel, e quello l’aveva salutato e basta, per poi tornare al gruppetto di ragazze e studenti dell’ultimo anno con cui stava parlando. Luxord e Demyx erano stati bravissimi, l’avevano quasi fatto sentire invidioso, perché loro riuscivano a manifestare così bene le loro buone qualità, erano qualcosa di così unico e piacevole. Ma era stato soprattutto il colloquio con Axel a farlo scattare. Non riusciva a mandare giù la frase che gli aveva detto, che era lui che aveva bisogno di aiuto…

Come aveva potuto dirgli con tanta noncuranza, in mezzo ad una risata, che era un essere orribile, allo stesso tempo facendo di quello la loro unica ragione di essere legati? Se non fosse stata una persona così tremenda, Axel sarebbe andato volentieri da un’altra parte, dove avrebbe potuto spassarsela e dove lui non poteva fare nulla di male. Ma onestamente, cosa ci poteva fare?

Lo odiava, odiava tutta quella situazione, odiava Axel e se stesso. Entrambi stavano permettendo al suo sé cattivo di crescere, era una coalizione per manipolarlo e farlo soffrire.

Ma se non ci fosse stato Axel, nella sua vita? Non sarebbe stato tutto vuoto? Era abituato a vivere tutta la sua vita al suo fianco, erano stati amici d’infanzia, ma ora che il destino proponeva loro di dividersi e Axel era ormai al punto di accettare e svanire per sempre…

Un altro mucchio di parole vane? Che sarebbero rimasti amici lo stesso, nonostante Axel avesse anche altri amici, che non si sarebbero divisi solo per quello? 
Ma dovevano prima provare la sofferenza di essere ignorati, non essere salutati, ricevere una buca agli appuntamenti, non potersi più fidare come prima, dover fare affidamento su sé stessi, prima di dirgli di calmarsi.
E se Axel fosse il tuo migliore amico? La persona con cui ti trovi di più al mondo, che ti fa sentire compreso, che una sua parola banale basta ad illuminare la tua giornata? Come fai a rinunciare a questo, con che animo volere la metà di questo, quando la parola e la comprensione altrui sono la tua vita e in mancanza non ti senti altro che morto?

Era un ricatto… Un ricatto in cui non poteva fare nulla. Vedere la persona che dovrebbe stare al tuo fianco scivolare dall’altra parte con un sorriso, sotto l’aspetto della quotidianità, un piccolo gesto in meno dopo piccolo gesto in meno, per vedersi dispiegato al suo posto un mare di solitudine.

Sentirsi incompresi, con nessuno che ti ascolta per davvero. Né più né meno. Sfortuna, se si vuole, poca capacità di adattamento, mancanza di altri veri amici… Tutto quello che si vuole. Ma la sensazione amara di abbandono era quella.

"Oh, Saïx?" qualcuno bussò a una porta del bagno lì vicino. "Dove sei?"

"Ah!" si riprese dai suoi pensieri, sorpreso. Cominciò a ritirarsi su i pantaloni.

"Il prof si è preoccupato e mi ha chiesto di venire a cercarti. Che fine hai fatto?"

"No, tutto bene." Uscì fuori dal bagno, tranquillo. Andò a sciacquarsi le mani. La sensazione fresca lo faceva sentire meglio, mentre riprendeva: "Torno subito in classe. Mi sono distratto pensando a Wakka. Mi dispiace per lui." Disse semplicemente, come se questo bastasse a mettere a posto tutti quei sentimenti aggrovigliati che sentiva dentro di sé.

"Sì, immaginavamo una cosa simile. Muoviti, eh!"

"Arrivo…" Saïx si accorse che stava facendo andare il rubinetto più del solito. Era stata così rincuorante, l’acqua fresca sulle mani.

–L’acqua…?- si bloccò dall’asciugarsi per guardarsi le mani umide.

Nella sua mente, andavano i ricordi a tinte fosche della follia di ieri. –Mi piace la sensazione… Mi piace… Il ricordo…-
Non era sicuro di capire, posizionando le sue intuizioni come in un puzzle, gli sembrava di star ricevendo dei messaggi lontani dalla sua altra parte di sé.

-Ha detto che gli piaceva l’acqua.- gli venne in mente all’improvviso. L’aveva detto Demyx, una volta.
E gli aveva dato l’acqua. Nell’unico modo che conosceva.

-Sei tremendo.- pensò Saïx, atterrito. Ripugnante…

Lasciò nel bagno la sua parte cattiva di sé a sogghignare, mentre correva via veloce verso la classe.

"Scusi, prof, eccomi…"

Ecco qui il secondo capitolo. Spero abbiate provato un'emozione. Siete liberi di provare a scrivere un commento... A me importa e fa piacere di sicuro!

  
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