Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Dean Lucas    26/06/2014    1 recensioni
Delphi è la prescelta, poiché sul suo corpo è inciso il futuro degli uomini.
Gavri’el è il prescelto, poiché è destinato a trovare il Bastone di Adamo.
Sargon è il prescelto, perché è l’erede del regno di Akkad.
Matunde è il prescelto, perché è il gigante nero dell’impero nubiano.
Babu non è un prescelto, è solo un nano impertinente e pavido.
Lei invece è la Sfinge, altera e bellissima, la creatura più preziosa dell’universo.
Sullo sfondo di un mondo antico e misterioso, oltre le porte del tempo, un viaggio e la lotta contro un male che affonda le proprie radici nella Genesi.
Un viaggio che ha come meta la salvezza dei Figli dell’Uomo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Gavri’el comprese troppo tardi di essersi fatto distrarre e si voltò lentamente verso Tary. «Mettilo a terra.» La sua voce adesso era un sussurro.
La giovane hyksos era completamente paralizzata dalla paura e non riusciva a distogliere gli occhi dalla leonessa. Fu il piccolo leone a divincolarsi dalla sua stretta, balzò a terra e trotterellò docilmente verso la madre.
«Per la dea, non guardare la leonessa negli occhi!»
Tary abbassò immediatamente lo sguardo. 
«Brava, adesso non ti muovere. Per nessun motivo.»
«Ho paura» bisbigliò lei con la voce impastata e tremante. «Credi che moriremo, non è vero?»
La leonessa osservava attentamente il cucciolo che la stava raggiungendo e non osava ancora attaccare.
Gavri’el irrigidì la mascella. «Morirà solo uno di noi.»
Tary lo fissò con sospetto. «Cosa vuoi dire?»
«Ora ascolta e fa’ esattamente ciò che ti dico. Cercherò di attirare l’attenzione della madre. Quando sarai sicura che mi starà inseguendo, scappa nella direzione opposta e non fermarti finché non vedrai le prime case.»
«Tu devi essere matto.»
Gavri’el indicò con lo sguardo il coltello di selce che portava alla cintura. «Non darmi per spacciato, ho ancora questo con me.»
«Con quello non uccideresti nemmeno una lucertola.»
«Ti dimostrerò invece quanto valgo.»
Tary socchiuse gli occhi e lo fissò con l’espressione ostinata che esibiva quando prendeva una decisione irremovibile. «Non scapperò come una vigliacca.»
In quello stesso momento il cucciolo raggiunse la leonessa. La madre lo annusò appena, ma quando il piccolo tentò di strofinarsi contro il suo fianco, digrignò le zanne e ringhiò, ricacciandolo indietro. La belva si acquattò sul terreno e tese le orecchie all’indietro.
«Per le sette teste di Seth, sta per attaccare!»
«Gettiamoci in acqua! Il Nilo ci salverà!» strillò Tary.
Gavri’el scosse la testa. «Ci sarebbe addosso prima di raggiungere il fiume.»
«Allora ci divideremo e almeno uno di noi potrà salvarsi. Ma fuggiremo assieme, giuramelo sulla dea!»
«Per l’immondo Seth, non è questo il momento per discutere!»
Tary lo fulminò con lo sguardo. «Io non sono tua moglie e non ti obbedisco, né prendo ordini da te.»
Gavri’el sapeva cosa doveva fare. Eppure, la paura di andare incontro alla morte gli intorpidiva le gambe ed esitava a scattare per primo. Sopra ogni cosa desiderava che l’amica vivesse, malgrado ciò tremava.
Troppo tardi scoprì che con incredibile coraggio Tary lo aveva preceduto.
 
***
 
Le gambe scattarono nel momento stesso in cui ebbe l’idea. Tary vide il Nilo che si avvicinava sussultando, la superficie velata dalle sue stesse lacrime.
«Spetta al più veloce far da esca! Lo sanno tutti che sono più svelta di te!»
Nel silenzio della sua mente, Tary continuava a ripetere: non hai ancora capito che sono disposta a tutto per te!
Singhiozzava disperata, perché quelle parole non le uscirono mai di bocca e Gavri’el non le avrebbe mai udite. Mai più!
Tary aveva tentato, eppure ogni volta le era parso così assurdo che lui potesse ricambiare i suoi sentimenti. Per Gavri’el era soltanto la terribile ragazzina con cui giocare alla guerra, la compagna di giochi, l’amica d’infanzia. Non poteva essere nient’altro e lui non avrebbe mai conosciuto i suoi pensieri.
Mai più.
 
***
 
Gavri’el fissò la leonessa. Il movimento di Tary l’aveva fatta scattare in avanti come una molla, irresistibilmente attratta dalla preda che fuggiva.
Nella sua mente ogni cosa fu chiara come non lo era mai stata. Non ebbe più incertezze. Ciò che lo terrorizzava, infatti, non era lasciare la vita, ma lasciare ciò che le dava un senso. Fu allora che realizzò che a dare un senso ai suoi giorni erano gli occhi nocciola di Tary, i suoi lunghi riccioli, i suoi capricci, i suoi sorrisi, i suoi rimproveri e adesso le sue lacrime.
Non perse tempo. Scattò incontro alla belva, urlando come un ossesso, nel tentativo di richiamare su di sé la sua attenzione e distoglierla dalla ragazza.
La leonessa rallentò appena la corsa. Gavri’el gridò ancora più forte, raccolse un sasso e glielo scagliò contro. Una volta, due volte, finché il felino non cambiò bersaglio e si lanciò finalmente verso di lui.
  Tirò fuori dalla cintura il piccolo coltello di selce e si preparò ad affrontare la belva.
Ancora qualche momento e la leonessa avrebbe spiccato il balzo con cui lo avrebbe travolto. Sapeva che i lunghi artigli gli avrebbero dilaniato le carni, mentre le zanne avrebbero cercato di stritolargli il cranio tra le fauci.
Gli ultimi pensieri furono per Tary. Era così orgogliosa e testarda che era scattata per prima solo per non ubbidirgli. L’amò anche per questo. Aveva sempre saputo che Tary non avrebbe mai ricambiato i suoi sentimenti, in lei scorreva il sangue focoso della stirpe reale degli hyksos, lui invece era solo un nemeh, figlio di una famiglia povera che non possedeva nulla.
La consapevolezza di sacrificarsi per strapparla alla morte gli diede il coraggio di affrontare qualsiasi prova, persino quella di sfidare l’indignazione della ragazza. «Stavolta ho vinto io, piccola hyksos ribelle! Non puoi più fare di testa tua!»
Tary si era bloccata a poca distanza dal fiume e lo stava osservando con orrore.
«Il giorno che saresti divenuta mia moglie, per Seth, mi avresti obbedito!»
Tary abbozzò un sorriso. Le lacrime le offuscarono a tal punto la vista che non vide l’ombra mostruosa emergere dai canneti alle spalle di Gavri’el.
 
***
 
La leonessa gli era ormai addosso.
Adesso che era giunto il momento di affrontare la morte, Gavri’el scoprì che non aveva paura.
Sollevò la mano che reggeva il coltello di selce.
Si domandò quanto sarebbe durato il dolore.
Lottò per non chiudere gli occhi. Vide la leonessa spalancare le fauci e si preparò a essere investito dal suo rauco ruggito. Udì soltanto un suono simile a un lamento. La vide indietreggiare.
Gavri’el non fece in tempo a voltarsi. Un ruggito cupo e gutturale esplose invece alle spalle, aumentò sempre più d’intensità, vibrando nell’aria e dentro le ossa. Gavri’el si rannicchiò a terra, coprendosi le orecchie con le mani. Il coltello gli sfuggì di mano.
Quando tornò il silenzio, si accorse di tremare in maniera incontrollata.
Ci fu un fruscio di passi felpati, il ruggito si ridusse a un basso brontolio, un’ombra gigantesca strisciò sul terreno.
Gavri’el si raggomitolò su se stesso, nascose il volto tra le braccia e le ginocchia, chiuse gli occhi. Sentì il respiro caldo della belva sulla propria schiena, udì la coda che sferzava l’aria come una frusta.
Niente l’aveva mai spaventato come quel ruggito, eppure avvertiva il desiderio innaturale di sollevare la testa e guardare. Scostò appena le braccia dagli occhi. Davanti a lui c’era una leonessa enorme, la luce splendeva sopra il suo manto come oro liquido. Lo stava studiando attraverso occhi dorati, messaggeri di una saggezza senza tempo.
La bestia proruppe in un nuovo immane ruggito.
Gavri’el serrò gli occhi tra le palpebre. L’eco di quel grido disumano sembrava non dovesse più finire.
Ora che era giunto il momento, si pentì di non aver mai trovato il coraggio di dire a Tary che l’amava. Sarebbe morto e lei non l’avrebbe mai saputo.
 
***
 
Tary non poteva credere ai suoi occhi. Batté le palpebre nel tentativo di cacciare via le lacrime che le confondevano la vista.
La seconda leonessa era apparsa dal nulla alle spalle di Gavri’el, l’aveva annusato per qualche istante, poi si era voltata ed era scomparsa pigramente tra i canneti. Il piccolo leone e la madre erano scomparsi, messi in fuga dai suoi ruggiti. Tary comprese che la belva non aveva mai voluto far del male al ragazzo, gli aveva invece salvato la vita.
Corse a perdifiato verso Gavri’el e lo travolse col suo abbraccio. Restò avvinghiata a lui a lungo, ridendo e piangendo allo stesso tempo, finché non si abbandonarono a terra, increduli e sfiniti.
Fu Tary a parlare per prima. «La dea ti ha salvato la vita.»
«Tu credi davvero che fosse lei?»
«Chi altri, sennò?»
Lui annuì, pensieroso.
Tary si morse il labbro inferiore. «Com’è stato guardare la dea negli occhi?»
Gavri’el deglutì. «Credevo di morire, eppure non potevo fare a meno di fissarla.»
«Siamo stati molto fortunati, la dea si rivela solo ogni sette piene del Nilo…»
«Durante la Festa del Leone» proseguì Gavri’el. «Manca solo qualche giorno alla prossima ricorrenza.»
Ci fu un breve silenzio. «E così tu, Gavri’el, avresti manifestato il desiderio di chiedermi in moglie» cinguettò Tary con malizia. «Non sei ancora un po’ troppo giovane? Come credi di provvedere al mantenimento di un’autentica principessa hyksos?»
Lui non trovò nessuna parola in risposta, in compenso arrossì fino alla punta delle orecchie.
Tary si concesse di farlo crogiolare nell’imbarazzo per qualche tempo, poi incrociò le braccia sul petto. «Prima che arrivi quel giorno, dovrai farti perdonare l’oltraggio di avermi urlato che sono la ragazza più testarda e capricciosa che conosci.» Tamburellò con le dita sulle braccia. «Né dimentico che mi hai chiamata piccola hyksos ribelle» aggiunse inviperita.
Gavri’el finalmente sollevò lo sguardo da terra e apparve così avvilito che lei non sopportò più l’idea di vederlo in quello stato. Si morse ancora il labbro inferiore e mormorò: «E io mi farò perdonare di averti chiamato codardo, quando invece eri pronto a sacrificare la vita per me.»
Tary era ancora confusa e deliziata da quel gesto. Scrutò a lungo gli straordinari occhi del ragazzo, cercando di leggervi i pensieri più intimi. Dalle pupille s’irradiava un’aura insondabile, grigia e azzurra come il cielo, racchiusa dai contorni blu scuri dell’iride. Un colore che Tary non aveva mai visto nello sguardo di un Figlio dell’Uomo.
Quegli occhi, dalla luce così brillante e intensa, spiccavano sul viso di Gavri’el come gemme preziose, in contrasto con la carnagione dorata dal sole e con la cascata di ciocche brune e ondulate che cadevano fino a sfiorargli le spalle.
Tary indugiò per un istante sul corpo seminudo del ragazzo. Snello e liscio come quello di un adolescente, cominciava già a tradire i tratti più mascolini della virilità. Il rilievo armonioso dei muscoli era appena accennato, eppure visibile alla luce chiaroscurata del crepuscolo.
In quel momento, mentre lo guardava, Tary fu acutamente consapevole di uno strano e piacevole brivido che nasceva dal ventre e si diffondeva in tutto il suo essere.
Durante il viaggio di ritorno, mentre camminavano e discorrevano, le loro mani si toccarono e si sfiorarono più volte, involontariamente. Tary non seppe mai se fu la paura per il pericolo scampato, l’emozione, o l’affetto rafforzato da quell’esperienza: a un tratto le sembrò che le loro dita si fossero intrecciate da sole, le une in quelle dell’altro, attratte da una forza irresistibile. Gavri’el non sembrò notare né commentò mai l’accaduto, eppure non le lasciò la mano finché non arrivarono a casa.  
Quella notte Tary si addormentò con un sorriso sulle labbra, sognando gli incredibili occhi di cielo del ragazzo. Ignara che il mondo, così come lo conosceva, sarebbe scomparso per sempre al suo risveglio.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Dean Lucas