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Autore: Inathia Len    27/06/2014    1 recensioni
Celia Stebbins è una ragazza qualsiasi, ma nasconde un segreto.
Celia sogna.
Celia ricorda.
Di un tempo in cui un uomo che viaggia in una cabina blu più grande all'interni rispetto all'esterno l'ha salvata dalla morte, quando era solo una bambina. Ma Celia non sa la verità, non sa che la donna che chiama madre non lo è davvero, non sa chi lei sia.
Quando i sogni si colorano di rosso e Celia ricorda di un pianeta andato distrutto, sa che deve scoprire la verità. E sa anche che c'è un solo uomo che la può aiutare: Sherlock Holmes.
Primo cross-over tra Doctor Who e Sherlock, ambientato tra la seconda e la terza stagione del primo e dopo la terza del secondo. Fatemi sapere che ne pensate :-)
Genere: Angst, Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The tale of the Doctor  -part Two-


 

-Dottore, veniva da là!-

-Rose, non possiamo salvare nessuno- sottolineai per l’ennesima volta, correndole dietro.

-Ma è una bambina…-

-È una tharacorixiana, il suo posto è qui.-

-A morire? Stai condannando davvero una bamb… tharacorixiana a morte?- chiese lei, sconvolta. –Ti credevo diverso.-

Un macigno si depositò sul mio stomaco quando disse quelle parole. Lei non sapeva, non poteva sapere quello che avevo passato…

-Andiamo solo a vedere se si è persa- insistette Rose, -Magari i suoi genitori la stanno cercando. Dico solo questo.-

-Va bene- accettai alla fine, prendendola per mano e mettendomi a correre insieme a lei in mezzo al tumulto. Molti tharacorixiani mi riconobbero, ma non accennarono nemmeno un saluto. Era comprensibile, in un momento come quello, ma mi si stringeva il cuore a sapere che stavano correndo verso il nulla.

Svoltammo in una stradina a sinistra e poi la vedemmo. Ferma su un ponticello, il vestitino chiaro che le copriva a mala pena le gambe grassocce, una mano che stringeva una specie di pupazzo e le lacrime che rigavano il viso, stava la piccola che avevamo sentito gridare. Nonostante fosse una tharacorixiana, di slanciato ed elegante aveva ben poco. Era solo una bimba, come mille ce n’erano stati su Gallifrey quel giorno…

Rose si slanciò verso di lei, lasciando la mia mano, mentre io mi guardai intorno alla ricerca dei genitori. Non potevano essere lontani, avevamo sentito il suo pianto noi dalla piazzetta…

L’ennesimo sobbalzo mi riscosse dai miei pensieri. Dovevamo andarcene e anche in fretta.

-Rose!- gridai, ma il mio tono concitato e il tremare del suolo fecero piangere ancora di più la piccola. Rose lo aveva preso in braccio e  stava guardando in giro a sua volta.

-Non possiamo lasciarla qui!-

-Rose, cosa ti avevo detto?-

Ma lei non mi rispose, era impegnata a consolare la bambina. Era riuscita a farla smettere di piangere, finalmente, e diceva cose buffe e faceva facce strane con il suo pupazzo, riuscendo a farle spuntare un sorriso tra le lacrime. Era un qualcosa di meraviglioso vederla giocare così con la bimba, ma non avevamo tempo per le tenerezze.

-Sono serio. Andiamocene!-

-E lei?-

-Rose!-

Stavo già pensando di andare là e trascinarla a forza verso il Tardis, quando la piccola cominciò di nuovo ad agitarsi, tendendo le braccia grassocce verso qualcuno che si stava avvicinando. Erano i suoi genitori di sicuro, a giudicare dal modo in cui correvano verso di lei.

-Raçaris Serthelia!- gridò la madre, prendendola in braccio e stringendola forte, mentre il padre abbracciava entrambe. Poi si girò verso di me. Ci conoscevamo, era un pittore piuttosto noto e avevo ammirato spesso i suoi quadri. Mi era sempre sembrato la calma incarnata, una persona che non sarebbe potuta essere sconvolta da nulla… ma la fine del proprio pianeta era qualcosa di grosso.

-Dottore- mi approcciò, -grazie.-

Gli strinsi la mano e lui provò a sorridermi, senza successo.

-Raçaris Serthelia ci è scappata mentre andavamo a casa della madre di Thalia Xarzert- spiegò, indicando la moglie. –Eravamo disperati. Dicono sia la fine del mondo, è vero?-

Provai ad evitare il suo sguardo, ma lui era intelligente e aveva già capito tutto.

-Non puoi aiutarci?-

Scossi la testa e lui perse quel poco colore che gli era rimasto sul volto.

-Thalia Xarzert- chiamò e la moglie si avvicinò, insieme a Rose.

-Dottore- mi salutò lei, ma il suo sorriso non conquistava gli occhi. -È vero quello che dicono, dunque? Mi dispiace che la tua compagna abbia visto Tharacorix il giorno della sua fine.-

Il grande cuore dei tharacorixiani si vedeva anche nei loro attimi più bui.

-Noi ce ne stavamo andando- cominciai, ma Rose mi lanciò un’occhiataccia. –Forse voi dovreste andare dalla vostra famiglia, rimanere insieme…-

-Fino alla fine- commentò Udesh Rhercas, accarezzando la guancia della figlia. –Solo pensavo non arrivasse così in fretta.-

Tirai Rose per una mano, ma lei non accennava a muoversi. Sapevo delle lacrime nei suoi occhi anche senza avere il bisogno di guardarla. Ma glielo avevo già detto, non potevamo fare nulla.

-Rose- mormorai.

-Ma non potete scappare?- chiese lei, guardando Udesh Rhercas e Thalia Xarzert. –Nessuna astronave nascosta da qualche parte…-

-E andare dove?- domandò Udesh Rhercas. –Non abbiamo navicelle spaziali, ma se anche le avessimo… questa è casa nostra. Meglio morire con il proprio popolo che vivere soli e raminghi- mormorò, guardandomi fisso.

-Ma morirete tutti!- esclamò sconvolta Rose. Non capiva, ma non poteva capire la loro mentalità. Per i tharacorixiani la comunità era tutto, il gruppo, la famiglia, era la loro vita. E quindi la scelta di accettare passivamente la morte era qualcosa di coraggioso, per loro.

Presi Rose da parte.

-Ce ne dobbiamo andare adesso, il tutto può peggiorare da un momento all’altro.-

Lei annuì lentamente, ma nuove lacrime spuntarono nei suoi occhi.

Salutammo velocemente i tre e tornammo correndo al Tardis. Cominciai ad inserire le coordinate di ritorno. Sapevo che Rose, dopo un’esperienza del genere, avrebbe avuto voglia di andare a casa. Lei non aveva ancora aperto bocca. Si era lasciata cadere sul sedile e piangeva in silenzio.

-Cosa?- chiesi, notando che mi stava fissando.

-Ti prego…- mormorò, spostandosi i capelli dal viso. –Quella bambina… Non puoi condannarla a morte! Tu conosci anche i suoi genitori!- gridò, piangendo.

Sospirai, cercando di non guardarla.









Inathia's nook:

Cortino, me ne rendo conto. Ho diviso la parte due dalla tre perchè se no veniva davvero troppo lungo. E poi così vi tengo ancora un altro po' con il fiato sospeso (muahahahah).
AH, prima che mi dimentichi, ho una bella notizia (almeno lo è per me, spero lo sia anche per voi). Dato che questa storia, con il passare del tempo, è riuscita ad appassionare sempre più, (se non vado errata), e dato che siamo praticamente alla fine (mancano un capitolo e l'epilogo), ho deciso di scrivere un seguito ambientato 3 anni dopo queste vicende. 
Sempre con Celia, il Dottore, Sherlock e John.
E un vecchio nemico del Dottore.
Questo significherebbe che il Dottore in questione sarebbe Eleven, così dopo avrò scritto di tutti e tre quelli "nuovi" :)
Be', fatemi sapere se vi potrebbe interessare :)

  
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