Non
potrò mai dimenticare la sensazione che provai la prima
volta che tornai nella
mia stanza dopo quel giorno.
La
terribile impressione di essere solo non tardò ad arrivare.
Vedere
il suo letto, vuoto, dava un senso di desolazione, e sapere che non
sarebbe
stato mai più occupato, ancora di più.
Girando
lo sguardo per la camera, come se non l’avessi mai vista
prima, notai subito la
foto attaccata al nostro armadio con un pezzetto di scotch.
Non
appena la vidi non potei fare a meno di lasciar cadere una lacrima.
Due
bambini coi capelli rossi, identici, ridevano contenti mentre si
abbracciavano.
Eravamo
io e mio fratello Fred.
Non
ebbi il coraggio di toccarla, come per paura che scomparisse. Era il
mio
piccolo tesoro e non avevo intenzione di rovinarlo o perderlo.
Istintivamente
mi portai alla scrivania e mi sedetti sulla sedia. Mentre asciugavo le
lacrime
cadute sul piano del tavolo notai che il suo cassettino era leggermente
aperto.
‘Normale.’
Pensai, perché io e lui eravamo tipi molto disordinati e
capitava molto spesso
che uscendo di fretta lasciavamo i cassetti mezzi aperti. Ma poi
realizzai che
generalmente passava la mamma a mettere in ordine, e lasciava tutto
perfetto,
compresi i cassetti, che quando tornavamo trovavamo sempre chiusi.
Ma
stavolta no.
Era
come lo aveva lasciato lui l’ultima volta.
Ebbi
un tuffo al cuore a questo pensiero.
Ero
combattuto.
Da
una parte non lo volevo aprire, perché volevo che restasse
come lo aveva
lasciato lui. Dall’altra, però, ero molto curioso
di sapere qual’era l’ultima
cosa che Fred avesse fatto.
Decisi
di aprirlo, dopotutto sono pur sempre George, e nel mio carattere ha un
ruolo
molto importante la curiosità, come in mio fratello.
Eravamo
uguali non solo nell’aspetto fisico, ma anche in questo.
Aprendo
piano quel cassetto, con accurata delicatezza, la mia attenzione fu
catturata
immediatamente da un pezzetto di carta colorata rossa, la nostra
preferita, che
spiccava in mezzo alla miriade di cose presenti in quel cassetto, che
conoscevo
a memoria.
Presi
il biglietto e con un movimento meccanico lo aprii.
Scoppiai
subito a piangere quando lessi il contenuto. Lacrime che asciugai
subito per
paura che cadendo sul foglio potessero sbiadire la scritta.
Ciao
fratellone, è il
tuo Fred che parla,
non
chiedermi perché
ti ho fatto questo regalo
perché
non lo so
nemmeno io. Scherzo!
L’ho
visto e ho
pensato subito a te, alla tua urgente
necessità.
Spero che
ti piaccia, te l’ho fatto pure
personalizzare!
Ah!
Che fratello che hai, eh?
Che
modesto che sono!
Cavolo!
Mi è caduta
della cioccolata sul biglietto!
Stupida
abitudine di
mangiare mentre scrivo!
Speriamo
che non la
veda Remus… lo so, sono stronzo a volte.
Comunque,
tornando a
noi è una cosa che
ti
sarà molto utile.
Un
abbraccio, tuo fratello Fred.
PS:
Quando dicevo che
ti sarà molto utile non mi riferivo a una protesi per il tuo
orecchio.
Quando
lo lessi per la seconda volta quasi riuscii a ridere alle sue battute,
che mi
mancavano da morire. Poi pensai bene a quello che c’era
scritto, alla parte
“seria” del biglietto: parlava di un regalo per me,
ma non vedevo nessun
pacchetto. Poi sostando alcune cose vidi della carta da regalo vuota,
inutilizzata. Evidentemente non mi aveva mai dato il suo pensiero
perché ancora
lo doveva impacchettare. E quindi come lo avrei trovato?
Rilessi
per l’ennesima volta il suo biglietto, scritto con quella
grafia disordinata
tipica di me e di lui, grafia che me lo fece sentire vicino.
Te
l’ho fatto pure
personalizzare! aveva
scritto.
Dunque
dovevo cercare qualcosa di utile e di personalizzato al tempo stesso.
Conoscendo Fred non persi tempo a cercare in 10.000 posti diversi nella
stanza,
come avrebbe fatto chiunque altro, ma rimasi invece dov’ero e
cercai bene nel
cassetto, vicino alla carta da regalo. L’unica cosa nuova che
trovai nel suo
cassetto, l’unica cosa che non avevo mai visto prima era una
bacchetta.
La
guardai bene e vidi nel manico incise le parole:
George
Weasly, da suo
fratello Fred.
Era
lui. Il mio regalo. Ecco perché non aveva mai voluto che
comprassi una
bacchetta nuova, dopo che l’ebbi rotta.
“Grazie
Fred, fratellino mio. Sei mitico.” Dissi piano sperando che
lui mi potesse
sentire. La riposi con cura nella custodia dove lui teneva la sua e la
fissai
bene alla cinghia del pantalone. La carta da regalo la conservai nel
suo
cassetto e il biglietto lo attaccai all’armadio vicino alla
foto.
Mi
distesi nel mio letto, il suo non volevo toccarlo, e cercai di
rilassare la
mente.
Cominciai
a ricordare….
“George!
Sveglia! È il
nostro compleanno!” mi urlava Fred nell’orecchio
mentre mi scuoteva. Gli diedi
un pugno leggero sul braccio.
“Cosa?”
“Sì,
compleanno! Hai
presente? Quella cosa che viene una volta all’anno?
Oggi
io e tu facciamo
17 anni e diventiamo maggiorenni! Possiamo usare la magia pure fuori da
Hogwarts!
Non è fantastico??” parlò con euforia.
“Sì,
mitico! Ora sì
che possiamo fare uscire pazza la mamma!”.
“Si
vede che sei mio
fratello… sapevo che avresti capito a cosa mi
riferivo!”
Entrambi
ridevamo
contenti. Avevamo raggiunto un traguardo che ambivamo da tanto tempo.
“Ora
la mamma non
potrà più interferire con i nostri Tiri
Vispi…” stavo dicendo, ma lui capendo,
continuò per me.
“Perché
siamo
diciassettenni!”
Capii
di essermi addormentato perché all’ improvviso ci
fu un repentino cambio di
scena.
Eravamo
a Hogwarts, io
e Fred.
Vedevo
intorno a noi
persone che combattevano, alcune le conoscevo personalmente, altre di
vista.
All’improvviso vidi Fred combattere accanto a mio fratello
Percy contro alcuni
Mangiamorte, tra cui O’Tusoe.
Mi
resi conto immediatamente
di cosa stava succedendo, e sentii il sangue che si gelava nelle vene.
“Fred!
Percy!
Scappate!” urlai, ma non si spostarono.
“Fred!
Ti prego!
Percy, venite qua!”, ma non si voltarono nemmeno,
evidentemente non potevano
sentirmi.
Vidi
il mio gemello
sorridere, probabilmente per la battuta di Perce, e corsi per
avvicinarmi a
loro, volevo trascinarli via.
Ma
non appena
cominciai a muovermi ecco che accadde il finimondo.
Urla,
fumo e un rumore
assordante furono le uniche cose che percepii.
Quando
la nube fu
quasi del tutto dissolta notai Harry, Ron, Hermione e Percy vicino a un
corpo,
a terra. Non vedevo Fred e cominciai a tremare.
Decisi
di avvicinarmi
a cercarlo, ma appena fui vicino sentii Percy gridare invocando il nome
di mio
fratello.
Sperai
che potesse
essere solo ferito, anche gravemente, ma vivo.
E
invece no.
Mi
avvicinai a lui e
l’ultima cosa che vidi fu il riflesso di
un’espressione divertita sul suo volto
sempre allegro.
Mi
svegliai di soprassalto sudato e con le lacrime agli occhi. Era
l’incubo che mi
perseguitava da quando seppi della sua scomparsa. Mi faceva stare
così male,
che oramai avevo paura di dormire.