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Autore: virgi_nihal    27/06/2014    2 recensioni
Virginia è nata con un dono.
Un dono che ha reso sopportabile la sua noiosa vita da sedicenne.
Un dono che è anche una maledizione perchè non può essere rivelato a nessuno.
Fino a quando non incontra Marco, un ragazzo misterioso che le insegnerà come controllarlo, usarlo e le svelerà che dietro a questo dono c'è un grande destino che aspetta solo di essere compiuto.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

«Non ci riesco» sbottai mentre fissavo per la milionesima volta quel ragazzo negli occhi.
Lui sorrise incoraggiante con una pazienza che invidia.
«Concentrati» mi chiuse delicatamente gli occhi con due dita, mentre fremevo sotto quel contatto.
Sospirai e ci provai. A concentrarmi.
Eravamo nel parco sotto casa mia.
Fortunatamente non c’era nessuno in giro visto che in teoria saremmo dovuti essere a lezione.
In teoria.
Quando mi aveva portato nel parco avevo pensato che finalmente qualcuno si fosse interessato a me in quel senso.
Naturalmente avevo sperato fino in fondo, ma non era andata esattamente così; a quanto pare il gene dei capelli ricci-stile-cespuglio non aveva molto successo tra i ragazzi.
Il fatto poi che io non volessi altro che saltargli addosso non migliorava la situazione.
Scossi la testa pensando che sembravo una stupida ragazzina in piena fase ormonale.
E forse era davvero così, ma scartai l’ipotesi dicendo al mio cervello di smetterla con queste farneticazioni assurde.
Il ragazzo si schiarì la gola e solo allora mi ricordai che, anche se io per ora non potevo leggere nei suoi, lui poteva sentirli i miei, di pensieri.
Arrossii violentemente e cercai di ritrovare un minimo di contegno, ma il fatto che non sapessi assolutamente niente di lui non aiutava affatto.
Assolutamente N-I-E-N-T-E.
Tutto ciò che ero riuscita a strappargli era stato un banale «Sono come te»
Come se non ci fossi arrivata da sola.
Per il resto si era limitato a dirmi che dovevo scoprirlo da sola.
Certo! Facile per lui.
L’unico problema era che la sua mente non sembrava proprio esistere.
Era bianca.
Non avevo mai percepito una cosa del genere.
Generalmente quando una persona non pensava a niente, la mente era nera.
Non accadeva spesso, ma accadeva, ed era la mia “ancora di salvezza” in quell’oceano che erano i pensieri della gente.
Il nero in fondo era un colore rassicurante.
Ma il bianco, oh il bianco mi dava sui nervi in una maniera assurda.
«Non puoi dirmi come ti chiami e basta?» chiesi cercando di dare un tono di autorità alla mia voce.
Lui aveva scosso la testa convinto.
In realtà gliel’avevo già chiesto.
In modo gentile, arrabbiato, amichevole e quasi supplicandolo in ginocchio.
Ma non c’era stato niente da fare.
«Virginia puoi non divagare e concentrarti per due secondi?»
«Abbrevialo» dissi in automatico.
«Cosa?» chiese colto alla sprovvista.
«Il nome» lo guardai «abbrevia il nome»
«Virgo?»
Tentai di alzare un sopracciglio, cosa che fallì miseramente.
«Stai scherzando spero» dissi inorridita.
Non mi rispose nemmeno e allora lasciai perdere.
Avevo anche provato a fargli un milione di domande sulla gente “come noi”, ma aveva promesso di rispondermi solo se avessi indovinata il suo nome.                                                                                                      
E non sparando a caso, ma leggendoglielo nella testa.                                                                                              
L’avrei chiesto a Irene di scoprire come si chiamava. Ecco come avrei fatto.
E avrei trovato un’abbreviazione ancora peggiore.
Anche se mi sarei dovuta subire i suoi pensieri maliziosi per tutto l’anno.
«Perché stiamo facendo tutto questo?» sbuffai.
Sentii la sua indecisione, ma poi mi rispose.
Alleluia.
«Hai presente quella domanda che hai fatto per un anno all’estero?»
«Non ho mai fatto niente del gener..» risposi irritata.
«Si l’hai fatta» mi interruppe «Ecco, non sarà il college che immagini»
Sbiancai.
«College?» quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.
«Esatto» rispose calmo «C’è una specie di college per gente come noi» tagliò corto.
«E quando avevi intenzione di dirmelo?» urlai isterica.
Stava per rispondere quando nella sua mente apparve una lettera.
Nomi con la M…
Cominciai a tirare a caso.
«Matteo?» chiesi.
Scosse la testa con un sorriso divertito.
«Mattia?»
«No»
«M..M…Marcoantonio!» sorrisi.
«Sii seria per una volta» disse alzando gli occhi al cielo.
«Marco?»
Batte le mani soddisfatto.
Sorrisi sadica.
«Che nome di merda»

****
Ciao a tutti!
Ho aggiornato così velocemente perchè sarò via per quindici giorni senza computer ( cosa che mi distruggerà psicologicamente).
Dunque.. innanzitutto volevo ringraziare Thubansophie e Survived_ per aver recensito lo scorso capitolo.
Spero che questo vi sia piaciuto.
Ringrazio anche chi legge in silenzio.
Aggiornerò appena torno.
Un bacio
Nihal 
  
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