#9 - strappo
Ha fame, Selina.
Ha fame e il bisogno si tramuta in supplica, lividi sotto le dita e sulla pelle.
Bruce non fa alcuna domanda, annusando tra i suoi capelli la disperazione di una notte che le aveva portato via tutto - limiti dignità speranza.
Si lascia dominare e segue ogni suo movimento, un costume buttato di lato come un fagotto di stracci e mani che lo blandiscono senza alcuna vergogna.
Selina tace, cercandolo sulla bocca e tra le gambe - un desiderio a cui Bruce ha imparato a concedersi senza alcuna remora.
Si abbassa di colpo la gatta e Bruce le afferra la nuca, cercando di spostarla - perché tra le cosce è asciutta e negli occhi porta lo stesso deserto rassegnato.
"Ti farai male." le mormora poi, sfiorandole la linea tesa dell'addome e costringendola a guardarlo "Selina: perché?"
"Una ragazza non può volere una sana notte di sesso, Bruce?" replica, e dovrebbe essere divertente.
Dovrebbe essere la battuta di una ladra bellissima e irriverente, sempre pronta a nascondere dietro l'ironia il dramma di una vita fatta di rischi e privazioni, ma, per la prima volta, suona più per quello che è: una menzogna.
Bruce si solleva di peso, avvolgendole le spalle nel mantello e sfiorando una nudità sgualcita e fragile.
"Selina, qualsiasi cosa sia successa..."
"Non farlo."
Bruce la fissa, interdetto.
"Non farlo." ripete poi "Non cercare una soluzione, non essere l'eroe; non oggi."
Ha solo un attimo Wayne, un istante in cui vorrebbe dire altro, ma si scopre incapace di farlo.
"Selina."
"Puoi, Bruce? Riesci a non essere un eroe, almeno per una volta? Puoi essere semplicemente... noi?"
L'orgasmo di quella notte li spezza entrambi.