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Autore: hinata 92    28/06/2014    6 recensioni
Kaito Kuroba, alias Kaito Kid, è un abile prestigiatore, si sa... ma se fosse anche qualcosa di più?
Cinque anni di inspiegabile ritardo per una lettera che gli cambierà la vita, consegnatagli di persona da un misterioso Silente legato da un Voto Infrangibile di tanti anni prima... quale segreto nasconde il preside, che vuole a tutti i costi nascondere ai mangiamorte ancora in circolazione l'esistenza di Kaito?
Quale sarà il destino di Kaito, passato suo malgrado dai trucchi di prestigio alla magia vera? Riuscirà a vendicare suo padre distruggendo Pandora, la pietra della vita eterna, che nel mondo magico è chiamata più semplicemente... Pietra filosofale?
E se fosse arrivato troppo tardi?
Ripercorriamo insieme i libri del più famoso mago di Hogwarts da un punto di vista completamente nuovo!
Genere: Avventura, Comico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Fred Weasley, Harry Potter, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Problemi di memoria

 

Kaito spalancò la finestra, lasciando entrare il calore del sole di luglio nella sua camera. Si fermò per un attimo a guardare fuori: in quei momenti sembrava che gli ultimi mesi fossero stati solo un sogno e che la sua vita non fosse affatto cambiata. Poi però gli bastava buttare un occhio alla sua camera per rendersi conto che le cose non stavano affatto come un anno prima: un baule aperto con tutto l’armamentario magico sparso sul pavimento, i regali di compleanno dei suoi amici di Hogwarts ben nascosti, i compiti di Storia della Magia sulla scrivania scritti su pergamena… tutte cose che poco avevano a che fare con uno studente del liceo.

Kaito, però, non si pentiva di nulla dell’anno passato. Salvo forse…

«KAITO!!!»

Salvo lei.

«SCENDO!!!»

Kaito si precipitò sulle scale, preoccupandosi di chiudere bene la porta della camera. Non era il caso che Aoko notasse il caos che andava ben oltre quello di un classico adolescente.

«Ciao!»

«Ciao! Come va?»

«Tutto bene… e tu?»

Discorsi normali, che però a Kaito erano mancati da morire nei mesi precedenti.

Aoko sorrise: «Tutto ok! Senti, avrei bisogno di un favore…»

Kaito si scostò: «Se posso aiutarti, volentieri! Entra!»

La ragazza si avviò a passo sicuro verso il salotto. Avevano la casa tutta per loro e nessuno li avrebbe disturbat…

Le ultime parole famose vennero interrotte dal campanello.

Kaito sospirò: «Scusa un attimo… ARRIVO!!!»

Il ragazzo si avviò scocciato alla porta e l’aprì di scatto.

«Akako

«Ciao, Kaito…»

Il prestigiatore la guardò sconvolto: «Akako, che ci fai qua? Cioè, voglio dire, non sei mai venuta a casa mia…»

La strega lo guardò con sguardo ammaliatore: «E oggi ho deciso di farti un’improvvisata. Posso entrare?»

Kaito si sentì improvvisamente in imbarazzo: «Ecco… io…»

Aoko fece improvvisamente capolino dal salotto: «Chi è?»

Akako sorrise: «Oh, ci sei anche tu?»

La ragazza la salutò, ma la strega la ignorò: «Non eri prevista, ma così sarà anche più divertente…»

Kaito non capì di che stesse parlando, fino a che non la vide sollevare una bacchetta.

«No, Akako! Fermati, che fai?»

«Oblivion Absonum!»

Kaito e Aoko rimasero per qualche secondo confusi, poi si ripresero.

«Che… che ha detto?»

Kaito si morse un labbro. L’ultima cosa che avrebbe voluto che accadesse era un incantesimo in presenza di Aoko.

«Akako, cosa ci hai fatto?»

La ragazza sorrise: «E perché togliervi il divertimento di scoprirlo da soli?»

Aoko non ci stava capendo niente, mentre il cervello di Kaito aveva ingranato la quarta. Oblivion… cos’era l’Oblivion? Gli suonava familiare… se lo capiva sarebbe già a buon punto, avrebbe potuto salire di sopra, prendere il libro e cercare un contro incantesimo.

Akako li guardò divertita: «Vediamo se capirete cosa vi ho fatto… in ogni caso vi toccherà uscire, Aoko e Kaito, dalla porta per potermi interrogare più a fondo… sempre che ci riusciate… au revoir

E mentre la strega richiuse l’uscio alle sue spalle, Kaito rimase sconvolto e immobile.

«Come… come ha fatto?»

Aoko lo guardò preoccupata: «A fare cosa?»

Il ragazzo la guardò sconvolto: «A… a uscire di qua!»

«Eh?»

«Non so… ha usato… com’era quella parola strana, Aoko? Porta?»

La ragazza rimase un po’ sovrappensiero: «Ora ce mi ci fai pensare… non lo so più neanche io! Ma quando me lo hai chiesto prima… lo sapevo…»

Kaito respirò profondamente: «Ok… ragioniamo. In qualche modo deve essere uscita di qui, no? Non ha attraversato la parete come Ruf…»

Aoko lo guardò di storto: «Come chi?»

Kaito sbiancò: «Niente!»

Faccia da poker, continuò a ripetersi mentalmente Kaito, aveva bisogno della sua faccia da poker. Aveva perso un attimo la calma perché terrorizzato dall’idea che Akako potesse aver davvero pronunciato un incantesimo di fronte ad Aoko, ma andare fuori di testa non avrebbe risolto il problema. Doveva riflettere razionalmente.

Doveva esserci un modo per uscire dalla casa. L’aveva sempre fatto. E se ora non sapeva più come fare, c’era sicuramente lo zampino di Akako.

«Ok, piano B! Scavalchiamo una finestra!»

«Come dei ladri?»

«È casa mia, se mi dicono qualcosa mostro le chiavi!»

«Le chiavi della finestra?»

«Ma certo che no! Quelle del… del… dove le usavo queste chiavi?»

Aoko sospirò: «Sei strano oggi, Kaito

Kaito le fece una smorfia mentre con un gesto atletico scavalcava la finestra: «E tu lo sei sempre, Aoko!»

Lei rispose qualcosa, ma il ragazzo non l’ascoltò. Controllò di avere in tasca sia qualche attrezzo da Kaito Kid che, soprattutto, la bacchetta. Avrebbe preferito non usarla, ma se c’era di mezzo la magia, era meglio averla con sé.

Aoko gli mise una mano sulla spalla e il ragazzo sussultò. Solo a quel punto si rese pienamente conto di avere un altro problema, molto più grande dei precedenti. Come avrebbe dovuto contrastare una magia con una babbana al suo fianco senza passare noie legali? E non con una babbana qualunque, ma con la figlia dell’ispettore Nakamori!

«Che strada prendiamo?»

Il ragazzo la guardò un po’ confuso: «Eh? Puoi ripetere?»

Aoko gli restituì lo sguardo stranito: «Cos’è che dovrei fare?»

Il prestigiatore la guardò preoccupata: «Ok, qui qualcosa decisamente non va. Ti ho solo chiesto di ripetere la frase che mi hai appena detto.»

Aoko continuò a guardarlo come se avesse appena parlato in aramaico e al ragazzo sorse il dubbio di aver usato involontariamente in inglese: «In che lingua ti sto parlando?»

«Giapponese… perché?»

«Bene, se mi capisci allora perché non puoi dirmi di nuovo quel che hai detto prima?»

La ragazza respirò sollevata: «Ah, era quello che mi dicevi! Ti ho chiesto che strada dobbiamo prendere per arrivare da Akako

Kaito si grattò una guancia: «Allora mi sa che è il mio giapponese ad essere arrugginito… non ho capito una parola… str… com’era?»

Aoko sbottò: «Da che parte andiamo?»

«Ah! A sinistra, Akako abita di là!»

Kaito s’avviò mordendosi un labbro. Perché improvvisamente non riuscivano più a capirsi? Forse l’incantesimo di Akako influenzava la comunicazione…

Akako era effettivamente vicino a casa sua, ma iniziò ad allontanarsi come se niente fosse. Kaito e Aoko le andarono dietro.

«Attento, Kaito, il semaforo è rosso!»

Il ragazzo mise un piede sulle strisce: «Cos’è che è rosso?»

«Attento!»

Aoko lo afferrò per un braccio e lo trascinò sul marciapiede appena prima che venisse investito. Kaito guardò l’auto stupito: «Stupido automobilista! Se vedi un pedone che attraversa fermati, no?»

«Veramente sei tu in torto… il semaforo era rosso.»

«Il che? L’unica cosa rossa che vedo è la lucina di quel coso… cos’è, un albero di Natale? A luglio?»

Aoko scosse la testa: «No, aspetta… i semafori li hanno anche in Inghilterra, non puoi esserti scordato anche questo!»

Kaito rimase sovrappensiero. Scordare… dimenticare…

 

«A meno che non conosciate un incantesimo per dimenticare quella schifezza di libro…»

«Ci sarebbe l’Oblivion, ma…»

 

Il prestigiatore si sbatté una mano sulla fronte. Ecco cos’era, un incantesimo di memoria! Fred e George gliene avevano parlato e probabilmente era quello che Allock aveva lanciato contro lui, Harry e Ron nella Camera, ma Akako aveva aggiunto una parola che probabilmente aveva cambiato qualcosa. In fondo lui e Aoko non avevano scordato tutto, solo qualcosa… una sorta di amnesia selettiva… ma doveva pur esserci un criterio per scegliere cosa dimenticare, non poteva essere del tutto casuale… anche se fino a quel momento sembravano aver scordato le cose più assurde…

Kaito si sedette su una panchina: «Ok, Aoko, siediti e ragioniamo.»

La ragazza rimase in piedi, mordendosi un labbro.

«Cosa c’è?»

Aoko deglutì rumorosamente: «Io… non ci riesco.»

«A fare cosa?»

«Non… non riesco a sedermi. Non… non ricordo più come si fa.»

Kaito sembrò illuminarsi: «Allora ho capito! Forse ci sono!»

La ragazza lo guardò perplessa: «Non so cosa tu abbia capito… ma dovrò stare in piedi tutta la vita?»

Con nonchalance Kaito le fece una mossa di karate e la costrinse a piegare le ginocchia e a mettersi seduta, senza smettere di ragionare ad alta voce: «Dimentichiamo parole comunissime apparentemente a caso, ma c’è una logica. Non scordiamo quasi mai la stessa cosa… ricapitoliamo: quali parole secondo te avrei dimenticato?»

«Strada e semaforo…»

«Che sono due parole comuni che prima conoscevo, giusto?»

«Giusto.»

«Sicura?»

«Ma certo che sì, le conoscono persino i bambini dell’asilo!»

«E tu hai scordato ripetere e sedersi… ed eri in grado di farlo… fino a che non te l’ho chiesto esplicitamente.»

Aoko sbuffò: «Vuoi dire che scordiamo il significato di ogni parola che sentiamo?»

Kaito continuò il suo ragionamento, con un piglio quasi da detective: «Eh no, a quest’ora avremmo perso metà del vocabolario e non riusciremmo a comunicare! C’è ancora qualcosa… qualcosa che mi sfugge…»

La ragazza ci pensò un po’ su, poi di decise a fare la domanda che la tormentava da un po’: «Ma cos’è poi che ci avrebbe fatto Akako? Cioè, anche se tu avessi ragione… come? Come può costringerci a dimenticare?»

Eccola, la domanda che Kaito temeva più di tutte.

«Credo che sia una qualche forma d’ipnosi… »

«E allora raggiungiamola e facciamoci disipnotizzare, no?»

Kaito armeggiò in tasca con la sua bacchetta: «Non credo che sia così facile, Aoko Akako è testarda, lo sai.»

«Chi?»

Kaito sbiancò: «Non ti ricordi più di lei… e l’hai nominata dieci secondi fa…»

Cosa aveva pronunciato di particolare negli ultimi dieci secondi? Quale parola aveva ripetuto più volte?

E la risposta gli arrivò improvvisa come un ceffone in pieno viso.

«I nomi… sono i nostri nomi! Scordiamo quello che sentiamo subito dopo i nostri nomi! Ho nominato Akako subito dopo averti chiamato! E probabilmente anche prima…»

Aoko s’illuminò: «Quindi se nessuno pronuncia i nostri nomi siamo a posto, no?»

Kaito sorrise: «Basterà fare un po’ di attenzione. Ma intanto dobbiamo recuperare ciò che abbiamo perso… su, andiamo!»

Il sorriso della ragazza divenne una smorfia imbarazzata: «Ci sarebbe solo un problemino… come faccio ad alzarmi?»

Kaito si paralizzò: «Oh, giusto… se non sai come sederti, immagino che non sai neanche alzarti… ok, adesso ti tiro su io e…»

«KAITO!!!»

Aoko lo tirò per un braccio, giusto in tempo per evitare di essere investito da una bicicletta che passava sul marciapiede.

Il ragazzo gli gridò dietro: «PIRATA DELLA STRADA! LE BICI DEVONO ANDARE SULLA CARREGGIATA!!!»

Aoko, invece, rimase immobile, con le mani sulla bocca.

«Cosa… oh, giusto. Hai detto il mio nome.»

La ragazza lo guardò con occhi sbarrati, ma Kaito cercò di sorriderle per rassicurarla.

«Non è una tragedia! Avanti, dì una parola qualunque, magari una poco usata, così ci togliamo il pensiero.»

Aoko lo guardò preoccupata, poi sorrise tristemente. Aveva in mente la parola perfetta per non rallentarlo ulteriormente, anche se le sarebbe costato molto pronunciarla.

Kaito l’incalzò: «Avanti, coraggio! Dì qualcosa!»

 

«Aoko…»

 

Un sussurro. Un lieve sussurro che giunse a malapena alle orecchie del ragazzo, giusto quel tanto che bastava. Per una frazione di secondo, Kaito rimase stupito, imbambolato. Se avesse avuto più tempo, probabilmente le avrebbe urlato che era una stupida. Ma l’incantesimo, implacabile e beffardo, non gli diede il tempo di realizzare tutte le implicazioni di quella parola e in meno di un secondo si ritrovò a fissare una ragazza sconosciuta, seduta su una panchina, che lo guardava con aria malinconica.

«Che…»

Che ci faceva lì? Non doveva perdere tempo, doveva raggiungere Akako e farsi dare il contro incantesimo! Fece per voltarsi e andarsene, ma la ragazza gli afferrò un braccio.

Kaito la fissò arrabbiato: «Scusa, ma, davvero, ho fretta! Se devi farmi sondaggi o pubblicità, io…»

«Quando hai finito, tornerai a prendermi, vero?»

«Eh?»

«Quando questa storia sarà finita e ricorderai tutto, verrai a prendermi. Io ti aspetterò qui.»

Kaito cercò di divincolarsi: «Ma chi ti conosce! Lasciami, per favore che devo…»

«PROMETTIMELO!»

Il ragazzo sussultò. Non aveva idea di chi fosse quella ragazza così determinata e insistente, però qualcosa non quadrava. Lei sapeva che stava perdendo la memoria. E se si fosse davvero scordato di lei come di tutto il resto? Non poteva saperlo e non poteva perdere tempo prezioso per scoprirlo.

«D’accordo. Tornerò.»

La ragazza annuì: «Io sarò qui ad attenderti. Buona fortuna.»

Kaito riuscì finalmente a divincolarsi dalla presa e iniziò a correre verso casa di Akako. Non sapendo neanche lui il motivo, si voltò ancora una volta a fissare la ragazza seduta sulla panca.

«Non muoverti, che poi torno!»

Lei sorrise e lo salutò con la mano da lontano, poi l’abbassò sospirando.

«E dove vuoi che vada, Kaito… non posso neanche alzarmi! E non so nemmeno più chi dobbiamo cercare, sarei stata solo un peso… è giusto così…»

Ma non riusciva a togliersi dalla mente lo sguardo di Kaito, che la fissava come se non l’avesse mai vista prima, mentre un groppo alla gola le annunciava che stava per scoppiare a piangere contro la sua volontà. E mentre affondava il volto in un fazzoletto per riprendersi, nella sua tasca, nascosto alla vista, qualcosa s’illuminò per un istante, per poi tornare normale.

Poteva solo pregare che Kaito tornasse presto a riprenderla.

 

Il prestigiatore correva, bacchetta alla mano, pronto a tutto. Non pensava più alla ragazza senza nome seduta ad attenderlo su una panchina, tutte le sue preoccupazioni erano per la strega e per il suo beffardo e implacabile incantesimo. Non poteva scordare tutta la sua vita solo per un suo stupido dispetto!

«Kaito»

Il ragazzo si voltò. Akako era dietro di lui, con quell’atteggiamento sensuale e beffardo che probabilmente avrebbe dovuto renderla affascinante, ma in quel momento gli pareva soltanto tremendamente odioso.

La strega sorrise: «La bacchetta non ti servirà, e tu lo sai. Non puoi opporti a me con quella, non sai quasi neanche come si usa.»

Kaito la guardò stranito: «Come si usa cosa? »

«Appunto. Raggiungimi sulla cima della Tokyo Tower. Lì ti dirò ciò che vuoi sapere.»

Akako girò su se stessa e scomparve. Kaito si precipitò sul punto del marciapiede dove fino a un istante prima la strega lo aveva beffeggiato, ma non trovò nulla, nulla di apparentemente magico o che avesse a che fare con la prestidigitazione.

Il ragazzo alzò lo sguardo al monumento rosso, dall’altra parte della città: «La Tokyo Tower, eh? Cosa avrai in mente, Akako

Solo a quel punto si rese conto di avere in mano un bastoncino bianco. Non capendo perché lo avesse raccolto, lo lanciò per terra e andò a prendere il pullman che lo avrebbe condotto alla sua meta.

 

La Tokyo Tower era deserta. Opera di Akako, senza alcun dubbio. Aveva tutta l’aria di essere una trappola, ma non aveva scelta. Controllò di avere in tasca un po’ dell’armamentario di Kid e salì sull’ascensore. All’ultimo piano raggiungibile l’attendeva la strega, vestita come al suo solito, di nero con un mantello rosso.

«Ti aspettavo, Kaito

Il ragazzo la fissò, serissimo: «Anch’io ti aspettavo, Akako. Piantiamola qui, il gioco è bello finché dura poco. Anche i trucchi di un prestigiatore non durano mai a lungo.»

La ragazza lo guardò beffarda: «La prestidigitazione, dici? Cosa potrà mai contro di me?»

Kaito le restituì il sorriso beffardo: «Magari questo!»

Fu un attimo. Il ragazzo estrasse la pistola spara carte di Kaito Kid e lanciò un paio di colpi; quasi contemporaneamente Akako prese la bacchetta e disse qualcosa che il ragazzo non capì. Seppe solo che la pistola gli volò via dalle mani, giù dalla torre, irraggiungibile.

«E così hai capito il trucco, eh? Ti senti tanto furbo, tanto intelligente, mio prestigiatore da quattro soldi? Peccato che ti conosca un pochino, Kaito, e so che non sei affatto stupido… Accio tappi! »

«NO!»

Kaito non poté fare nulla per impedire al cotone che aveva nelle orecchie di volare nelle mani di Akako.

«… sei solo un po’ ingenuo. Pietrificus Totalus!»

Il ragazzo non riuscì più a muovere un muscolo. Era in balia di quella strega.

Akako iniziò a girargli attorno: «Hai letto il labiale senza ascoltare, per essere immune al mio incantesimo… bella mossa, ma inutile. Ora sei mio, Kaito, e né trucchi, Kaito, né magia alcuna, Kaito, né acrobazie alla Kid ti potranno salvare… oh, giusto, ma tu sai chi sia, Kaito, Kid? »

Akako fissò soddisfatta gli occhi sbarrati di Kaito. Ormai non era che un bambolotto alla sua mercé. Sciolse l’incantesimo e lo guardò soddisfatta alzarsi barcollando.

«Ora sei mio.»

Il ragazzo si allontanò, confuso. Si avvicinò alla ringhiera e la strinse con forza. Akako non avrebbe saputo dire cosa gli passasse per la testa in quel momento, se la vedesse come un essere umano o come una dea, ma gli si avvicinò.

Kaito, dopo un attimo di titubanza, si voltò verso di lei: «Fammi capire bene… tu mi hai cancellato tutta la memoria… in cambio di cosa?»

«Di te.»

«Capisco… ma vedi… avrai cancellato i miei ricordi e le mie abilità…»

Akako non capiva dove volesse andare a parare.

Kaito sorrise un po’ tristemente: «… ma non il mio orgoglio.»

«NOOO!!!»

 

Fu un istante, forse anche meno. Il ragazzo scavalcò la ringhiera e si lanciò nel vuoto. Akako si sporse subito dopo. No, non avrebbe mai pensato che quel pazzo, folle ragazzo, pur di non cedere al suo ricatto, si sarebbe lanciato nel vuoto. Poteva, doveva ancora salvarlo! Ma dove…

In un attimo Akako si ritrovò ammanettata alla ringhiera.

«Eh?»

«E ora vediamo di finire i giochi.»

La ragazza si voltò sconvolta: «Kaito?»

Sì, era proprio lui, lì, di fronte a lei.

«Ma come…»

Il ragazzo la zittì infervorato: «No, come lo dico io! Come si scioglie questa maledetta magia? Come? Non posso lasciare ancora per molto Aoko su quella panchina da sola e spaventata…»

Akako sorrise tristemente: «Sì è già sciolta… durava solo un paio d’ore…»

Kaito la guardò sorpreso: «Eh?»

La ragazza sospirò, sfinita: «Volevo farti bere un filtro d’amore prima di quel limite… ma a quanto pare non ho fatto in tempo… vai, Kaito, per oggi basta così. Mi arrendo, sono stanca.»

Il ragazzo la fissò severamente: «Bene. Spero che non farai più giochi così pericolosi. Ci abbiamo quasi rimesso la pelle.»

Kaito fece per allontanarsi, ma Akako lo fermò ancora una volta: «A proposito, come hai fatto a salvarti da quella caduta?»

«Eh? Ma non sei stata tu?»

«No… pensavo che con qualche trucco…»

Kaito scosse la testa: «Non avevo con me tutta quella attrezzatura. E con la magia non avrei saputo come fare… oh cavolo! La bacchetta! L’ho lanciata in giro quando non sapevo cosa fosse!»

Akako alzò la sua: «Accio bacchetta di Kaito!»

In un attimo un bastoncino bianco arrivò nelle mani della strega, che lo lanciò al ragazzo.

«Grazie!»

Akako ridacchiò: «Hai ancora il coraggio di ringraziarmi?»

Kaito mise in tasca la bacchetta e si avviò verso l’ascensore: «Sono pur sempre un gentiluomo… e tu non sei poi così cattiva.»

Akako, rimasta sola, si accasciò sul pavimento. Con un colpo di bacchetta, si liberò dalle manette e si massaggiò il polso. Maledetto Kaito, l’aveva sconfitta su tutta la linea. Come poteva non piacerle un ragazzo così?

Ma un dubbio le era rimasto. Osservò ancora una volta giù. Come aveva fatto a salvarsi?

 

Kaito corse per le strade di Tokyo. Dov’era, dove…

Eccola, finalmente. Aoko era lì, seduta sulla stessa panchina dove l’aveva lasciata, che lo salutava con la mano. Il ragazzo corse verso di lei, pronto ad alzarla di peso, ma lei, con grazia, lo fece da sola.

«Aoko! Sei…»

La ragazza annuì: «Anche tu.»

Kaito tirò un profondo sorriso di sollievo. Era finita.

Solo quando furono di nuovo a casa di Kaito, davanti a una tazza di tè i due ragazzi iniziarono finalmente a rilassarsi.

«Scusa, ma tu non eri venuta per chiedermi un favore?»

Aoko si sbatté una mano sulla fronte: «Giusto! Volevo chiederti se mi potevi prestare una foto!»

«Una foto?»

«Sì, mia cugina non crede che ho conosciuto il famoso prestigiatore Toichi Kuroba, ma non trovo più la foto che avevamo scattato insieme a tuo padre quand’eravamo piccoli…»

Kaito sorrise: «Nessun problema, te la prendo subito!»

«Grazie, sei molto gentile!»

«Figurati, per così poco.»

Il prestigiatore accompagnò l’amica nel salotto e prese un album di fotografie, estraendone una.

«È questa che volevi, no?»

Aoko s’illuminò: «Grazie mille, te la riporterò al più presto.»

Kaito sorrise e l’accompagnò alla porta. Poi, prima di riporre l’album al suo posto, quasi senza accorgersene iniziò a sfogliarlo. Quel giorno i ricordi avevano proprio deciso di tormentarlo, eh?

Una pagina dopo l’altra, mentre la nostalgia per un attimo lo assaliva, Kaito divorava le immagini con gli occhi. Fino a circa metà album.

«Ma… e questa?»

 

Buongiorno a tutti!

Cominciamo con un paio di note a questo capitolo: la trama è liberamente tratta dalla storia “Zio Paperone in: Un problema di memoria” di Don Rosa, dove Amelia lancia questo incantesimo su Paperone e Paperino, con effetti tragicomici, che in parte ho ripetuto, e da cui in parte mi sono discostata. Avete notato che c’è un apparente errore? C’era anche nell’originale, ma vedrete che qui le cose non sono come sembrano...

Detto questo, mi spargo il capo di cenere e mi scuso con darkroxas92, autore del bigliettino dello scorso capitolo, che non ho citato. E vi annuncio che finalmente sono in vacanza anch’io e che avrò più tempo per scrivere (per la vostra disperazione o gioia, a voi la scelta). E che sto mettendo le mani anche su altri progettini lasciati in sospeso da fin troppo tempo...

Dunque, ringrazio ancora Bumbix, Giorgia_Weasley, darkroxas92 e i nuovi arrivati zeze3000 e Cicci12 per le recensioni.

Prossimo capitolo? Il ritorno a Hogwarts, ovviamente! Ma filerà tutto liscio?

Alla prossima!

 

CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

 

Hinata 92

 

  
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