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Autore: VahalaSly    28/06/2014    6 recensioni
Tra una più che incasinata famiglia, due amiche che non si rivolgono la parola a vicenda e la sua incapacità di formare una frase di senso compiuto davanti al ragazzo che le piace, Amanda non desidera altro che un po' di tranquillità.
Ma quando quello che riteneva un amico le si rivolterà contro, scatenando una reazione a catena di problemi, Amanda si ritroverà a doversi appoggiare all'ultima persona che si sarebbe potuta immaginare...
/Attenzione: è presente romance tra un minore e un adulto/
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Breathe Into Me

Capitolo Diciottesimo:
Doccia Fredda

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Amanda salì con passo pesante le scale, fermandosi ad ogni pianerottolo per riprendere fiato. Dopo oltre due settimane che le faceva più volte al giorno, altro non le era rimasto che ammettere di essere decisamente fuori allenamento, continuando a sperare che riparassero al più presto l'ascensore. Quel sabato non aveva nemmeno la scusa della cartella pesante, poiché ormai la fine della scuola era alle porte e la quantità di libri da dover portare si stava riducendo al minimo.

La ragazza a quel pensiero si ritrovò a sorridere tra sé e sé, pregustando la libertà che quelle vacanze avrebbero portato con loro.

Automaticamente sollevò lo sguardo, osservando la porta dell'appartamento di Alessandro ad un paio di rampe da lei. Amanda aveva fatto proprio come le aveva suggerito Giulia, cercando di smettere di preoccuparsi e lasciando che le cose seguissero il proprio corso, e con il passare dei giorni il suo soggiorno a casa di Alessandro si era fatto sempre più piacevole, più quotidiano. L'uomo viveva una vita piuttosto tranquilla, uscendo solo per gli allenamenti di rugby e un paio di serate con gli amici, e presto avevano imparato a regolare i loro impegni in modo da riuscire a ritrovarsi insieme a pranzo e a cena; Amanda era arrivata ad aspettare quei momenti con ansia.

Finalmente arrivò alla porta, cercando di riprendersi prima di infilare la chiave nella toppa ed entrando in casa. Il suono di spari le arrivò prepotente alle orecchie, subito seguito da alcune imprecazioni e risate. Il sabato era il giorno libero di Alessandro, che evidentemente ne aveva approfittato per giocare all'XBOX. Amanda lo osservò divertita mentre tentava inutilmente di evitare una granata, notando poi una seconda persona seduta accanto a lui, anch'essa profondamente concentrata sul gioco. Individuò infine Roberta seduta poco distante dai due, osservando lo schermo piena di interesse.

Decise che si sarebbe presentata più tardi - sapendo bene che al momento probabilmente sarebbe riuscita a strappare dai due uomini poco meno di un cenno - e invece si diresse in camera, posando lo zaino e avvicinandosi per qualche secondo al ventilatore, lasciando che l'aria la colpisse in faccia. Flash, che sembrava l'unico ad essersi accorto dell'arrivo della ragazza, le arrivò alle spalle, sedendosi davanti a lei e aspettando pazientemente i suoi saluti. Amanda lo accontentò, grattandolo dietro le orecchie e sul collo, lasciandosi leccare il volto con una smorfia disgustata. Andò poi verso l'armadio, spalancandolo e frugando tra i suoi vestiti in cerca di una canottiera e un paio di pantaloncini, desiderosa di sfuggire a quel caldo torrido. L'armadio era stato riempito due fine settimana prima, quando Alessandro l'aveva accompagnata a casa di Eleonora a recuperare tutta la roba. Era stata una cosa veloce e indolore: la donna come suo solito non era in casa, e Amanda aveva velocemente recuperato tutto l'essenziale, lasciando ciò di cui sapeva né lei né Roberta avrebbero sentito la mancanza. In meno di un'ora avevano finito, e mentre alcune cose erano state sistemate nella camera degli ospiti, alcune scatole erano invece state riposte nel garage del condominio, ancora sigillate, in attesa di una sistemazione fissa.

Amanda aveva recuperato anche i soldi che le erano rimasti, ancora nascosti sotto il materasso, ma sfortunatamente sul suo libretto non aveva trovato niente. Aveva comunque insistito per dare 300 euro ad Alessandro, decisa a pagare almeno un minimo delle spese. L'uomo aveva inizialmente rifiutato, asserendo che quello di ospitarle era il suo modo per sdebitarsi con Amanda, ma fortunatamente aveva sembrato capire quanto l'idea di restare da lui come ospite la mettesse a disagio, accettando così i soldi della ragazza sotto la promessa che da quel giorno in poi si sarebbe comportata come fosse casa sua - poiché, teoricamente, per quel mese lo era davvero.

Così, dopo essersi cambiata, fatta una veloce coda e sciacquata il viso, Amanda tornò in salone, andando verso il frigorifero e prendendo una bottiglia d'acqua. Stava bevendo quando i suoni dell'XBOX si interruppero, e nonostante fosse di spalle capì che Alessandro doveva essersi accorto della sua presenza.

"Sei tornata" disse infatti con voce appena affannata, reduce dal gioco. Amanda annuì, voltandosi e posando il bicchiere sopra il tavolo della cucina.

"Abbiamo ordinato la pizza" aggiunse Alessandro, indicando il cartone posato sopra il tavolino.

Amanda fece per seguire la sua indicazione, ma il suo sguardo intercettò la figura seduta accanto ad Alessandro, fermandocisi sopra. I biondi capelli erano più lunghi dell'ultima volta in cui lo aveva visto, e la canottiera questa volta era beige, ma sarebbe stato impossibile non riconoscerlo.

"Stefano?" si ritrovò ad chiedere, incredula. L'uomo sembrava tanto sorpreso quanto lei, osservandola curioso. "Amanda!" esclamò, aprendosi in un enorme sorriso.

Alessandro osservò lo scambio tra i due con aria confusa, spostando lo sguardo dall'uno all'altro. "Vi conoscete?"

"Il ragazzo delle montagne russe"

"La ragazza che mi ha dato buca"

Amanda arrossì appena, abbassando lo sguardo. Ops.

"Aspetta, è lei la tipa che stavi aspettando al bar?" domandò Alessandro, inarcando le sopracciglia. Stefano annuì, chiaramente divertito.

"Proprio lei"

Amanda spostò lo sguardo su Alessandro. "Allora tu sei l'amico depresso"

L'uomo la guardò ancora più confuso di prima, ma Stefano strinse le spalle. "E tu la causa della sua depressione. Com'è piccolo il mondo, eh?"

Alessandro osservò l'amico con espressione corrucciata. "Non mi avevi detto si chiamasse Amanda."

"Se è per questo nemmeno tu me l'hai detto. Non sono mica un veggente".

"Uh, io mi sa che sapevo di te, Stefano" disse Amanda, sentendosi un po' colpevole, "Ma non ho proprio collegato". E per forza! Tralasciando quanto scarse erano le probabilità che un tizio conosciuto su una giostra potesse essere il migliore amico dell'uomo che stava cercando di dimenticare, lo Stefano che aveva davanti decisamente non dimostrava ventisei anni, età che invece Amanda sapeva l'amico di Alessandro avesse. Tuttavia, ora che sapeva chi fosse, non le fu difficile ricordare dove l'aveva già visto: in una lontana giornata di febbraio, in un campo di rugby. Era lui il ragazzo che aveva richiamato l'attenzione di Alessandro, facendo poi l'occhiolino a Michela.

"Sei quello che è andato a sbattere contro una macchina della polizia, giusto?" domandò poi, cercando di unire tutte le informazioni che ricordava su di lui.

Questa volta fu il turno di Alessandro di ridacchiare. "Proprio lui"

"Questa storia me la tirerai dietro proprio fino alla morte, vero?" borbottò Stefano, arricciando il naso. Si riprese qualche secondo dopo, un sorriso inquietante sul volto. "La mia offerta è ancora valida, comunque" disse ad Amanda, facendole l'occhiolino. Era proprio una mania.

Alessandro scosse la testa, sollevando gli occhi al cielo. "E' troppo giovane per te, vecchio maniaco".

"Anche per te, ma questo non ti ha impedito di guardarle il sedere giusto due minuti fa".

Fortuna che Amanda aveva già inghiottito l'acqua, perché altrimenti probabilmente a quel commento avrebbe finito per sputarla. Alessandro spalancò gli occhi, sconvolto. "Non ho fatto niente del genere! Io-" spostò lo sguardo su Amanda, "Giuro che non l'ho fatto".

Stefano sghignazzò, afferrando una fetta di pizza. "Con le bugie sei perfino peggio che con l'XBOX".

"Sei il peggior pezzo di str-" si voltò verso Roberta, intenta ad osservare lo scambio tra di loro con fervido interesse. "-aaada... che abbia mai avuto la sfortuna di conoscere".

Stefano annuì. "E sono il tuo migliore amico. Questo la dice lunga".

Amanda guardò i due uomini sinceramente divertita, cercando con tutte le sue forze di dimenticare il commento di Stefano, decisa a non lasciarsi distrarre così da quella che era sicuramente stata una battuta. E dire che ormai avrebbe dovuto saperlo che non era proprio capace di dimenticare niente.

Si riempì nuovamente il bicchiere, andando poi a sedersi accanto a Roberta e Flash sul tappeto e afferrando affamata un fetta di pizza.

"Sei il proprietario del Planet?" domandò a Stefano. L'uomo annuì, non cercando di nascondere la sua espressione fiera.

"L'ho comprato lo scorso novembre, lo vendevano per un fesseria. Appena l'ho visto ho capito che aveva potenziale. Dovresti vedere com'è diventato!"

"Sì, ci sono stata qualche mese fa" disse Amanda, lanciando una veloce occhiata ad Alessandro. "Mi piacevano le lampade".

Cosa stai dicendo?

Stefano comunque sembrò apprezzare il complimento, gonfiandosi un poco. "Belle, vero? Le ho scelte personalmente. Sei andata in bagno? Quelle sono le migliori".

"Va bene, direi che è ora di cambiare argomento" annunciò Alessandro con l'aria di uno che aveva assistito a quella scena centinaia di volte, ignorando l'espressione vagamente offesa dell'amico. Decisero all'unanimità di riprendere a giocare all'XBOX, Stefano e Alessandro che cominciarono a spiegare ad Amanda come giocare, solo per poi vedersi inevitabilmente morire sotto i colpi della pistola di quest'ultima. Se a giocare con Giulia si imparava qualcosa, era che farsi sottovalutare era il modo migliore per vincere.

Arrivò anche il turno di Roberta, che si accanì particolarmente contro Stefano. Non sapeva cosa fosse successo tra quei due prima che arrivasse, ma ad Amanda non sfuggirono le occhiate di fuoco che continuavano a scambiarsi, senza contare che poche volte in vita sua Roberta era stata così silenziosa.

Alla fine la curiosità ebbe la meglio, e lentamente si sporse verso Alessandro, facendogli segno di abbassarsi e chiedendogli in un sussurro quale fosse il problema tra i due.

"Prima che arrivassi stavano giocando a Mario Kart. e lui le ha rubato il controller, facendola perdere" le spiegò lui, le sue labbra a pochi centimetri dal suo orecchio. Lei dovette concentrarsi particolarmente per riuscire a capire cosa le stesse dicendo, sentendo un brivido attraversarle il collo. "Non è quello che si dice una persona sportiva".

Sollevò lo sguardo verso di lui, allontanando appena il volto quando si accorse di quanto fosse vicino. Lui le sorrise, i suoi occhi incatenati a quelli di lei, poi si risollevò, tornando ad osservare la feroce partita sullo schermo della televisione.

Amanda rimase ferma ancora per qualche istante, chiudendo gli occhi. Ecco un'altra cosa che in quelle due settimane aveva abbondato: giochi di sguardi, frasi appena sussurrate, innocui quanto indimenticabili sfioramenti. Quello tra lei ed Alessandro sembrava essere diventato un gioco che nessuno dei due era in grado di controllare, ma di cui non avevano mai abbastanza.

Non sapeva più nemmeno lei cosa voleva, e ciò la stava facendo ammattire. Alessandro, non Alessandro? Rischiare o no?

Sospirò, posando la testa sul bordo del divano, proprio a pochi centimetri da dove penzolava la mano dell'uomo. Quella vicinanza delle volte sapeva essere un vero e proprio tormento.

La battaglia tra Roberta e Stefano andò avanti per buona parte del pomeriggio. L'uomo si stava chiaramente divertendo un po' troppo a provocare la bambina, mentre quest'ultima aveva una spaventosa luce omicida nello sguardo. Mai Amanda l'aveva vista così arrabbiata; Stefano doveva avere proprio un talento speciale.

Alla fine Amanda decise di intervenire, proponendo di guardare un film tutti insieme e lasciar perdere per un po' la console, sperando così di placare la sanguinosa faida. Seguì Alessandro in camera sua, scacciando con prepotenza il nervosismo e frugando con fare esperto tra suoi DVD, storcendo di tanto in tanto il naso.

"Come tu mi vuoi, davvero?" domandò, tirando fuori il DVD e tenendolo con due dita. Alessandro fece una smorfia, affrettandosi ad afferrarlo e gettarlo sul letto.

"Quello era davvero di Lara" disse, scuotendo la testa. "Non giudicarmi".

"Anche Il Diario di Bridget Jones lo è?"

"Oh no, quello è mio. Me lo guardo ogni domenica sera mangiando gelato al cioccolato".

Amanda scoppiò a ridere. "La prossima volta pretendo un invito allora" disse, continuando poi a frugare tra le custodie riposte ordinatamente - forse l'unica cosa in tutto l'appartamento - sulla mensola.

Alla fine optarono per L'Era Glaciale, l'unico film nel mucchio che potesse andare bene sia per Stefano che Roberta, e tornarono di là con dei cuscini e alcune coperte, stendendosi poi tutti insieme a terra mentre Alessandro faceva partire il DVD.

Dopo che le serrande furono abbassate e le luci spente, Alessandro si unì agli altri, sdraiandosi accanto ad Amanda e sistemandosi un cuscino sotto la testa.

“Sai” sussurrò lui verso metà film, ispirando profondamente. “Era da anni che non facevo più una cosa simile”.

“Guardare un film?”

Alessandro sogghignò. “Passare un intero pomeriggio a non fare nulla. In genere ho sempre avuto qualcosa da correggere, o una lezione da preparare, e quando arrivavano le vacanze ci pensava Lara a tenermi occupato”.

“Da quanto stavate insieme?” domandò Amanda, lanciandogli un'occhiata di sottecchi.

“Poco meno di quattro anni” disse Alessandro, sollevando appena le spalle. “Ci siamo conosciuti attraverso alcuni amici. Io ero appena uscito dall'università, lei invece lavorava in uno studio notarile. Siamo usciti insieme per quasi due anni prima di... rendere le cose ufficiali”.

Quasi sei anni, quindi. Le sembrava un tempo lunghissimo.

“Voglio che sia chiaro” disse improvvisamente lui, girandosi sulla pancia e poggiandosi sui gomiti, così da poter guardare Amanda negli occhi, “Che la relazione tra me e Lara era ormai finita da anni, per entrambi. Quello che è successo tra di noi-” la sua voce, già un sussurro, divenne ancora più bassa. “Mi ha solo aiutato a capire che quello che avevo con lei non era reale, non era abbastanza. Non è stata la causa dalla mia rottura con Lara” scosse appena la testa. “Lo è stata, ma non direttamente, ok? Lo è stata in un modo positivo”.

Amanda annuì, mordendosi gentilmente il labbro inferiore. Per quanto lui stesse cercando di rassicurarla, lei non riuscì a non sentirsi un po' colpevole – se non nei confronti di Alessandro, nei confronti di Lara. Non le era mai davvero passato per la mente che il loro bacio era stato anche un tradimento, ma l'idea la stava solo facendo sentire peggio.

“Lei hai detto...”

Alessandro scosse la testa. “No, non l'ho mai detto a nessuno” disse, e il modo in cui la guardò nel pronunciare quella frase la fece sentire come se le mancasse l'aria.

“Io l'ho-”

“Detto a Giulia, sì” mormorò lui, sorridendo appena. “Ed è giusto così. Mi dispiace di essermela presa, all'inizio. Ero solo un po'... spaventato, credo”.

“Mi dispiace di averti messo così a rischio” sussurrò Amanda. “Mi dispiace di farlo ancora adesso”.

Alessandro piegò appena la testa, corrucciando le sopracciglia. “Dispiace a te? Sono io che...” si fermò, forse insicuro su come continuare, poi si passò una mano tra i capelli. “Tutto quello che è successo è stato una mia scelta, e continua ad esserlo”.

“Ed è anche mia” disse lei, ispirando. “Ho sempre saputo quello che volevo, Alessandro, molto prima che lo sapessi tu. Solo non credevo sarebbe mai potuto accadere davvero. E... anche io ero spaventata, e non capivo. Non capisco tutt'ora”.

Lui la osservò in silenzio, il suo respiro lento e pesante, poi con un movimento veloce tornò a sdraiarsi. Erano ormai talmente vicini, però, che la sua testa finì per posarsi sulla spalla di Amanda. Quando se ne accorse, Alessandro sollevò il volto verso di lei, ma la ragazza si limitò a sorridere dolcemente, chiudendo gli occhi quando lui tornò a guardare il film, annusando l'odore di shampoo dei suoi capelli, lasciando che i morbidi riccioli le accarezzassero il collo.

Il film terminò quasi un'ora dopo, ma Amanda non era riuscita a seguirne nemmeno un minuto, troppo concentrata a pensare ad Alessandro ed al calore della sua pelle, al desiderio che provava di sentire i suoi capelli tra le dita. Quando l'uomo si alzò a sedere, la ragazza sentì immediatamente una sensazione di vuoto, come se avesse appena perso qualcosa. Voleva tenerlo stretto a sé, voleva sentirlo tra le sue braccia senza mai lasciarlo andare, e questo la spaventava enormemente. Aveva deciso che l'avrebbe dimenticato, eppure eccola lì, a desiderarlo più che mai.

“Sembra che darsi battaglia all'XBOX sia più faticoso del previsto” mormorò Alessandro, sogghignando.

Amanda seguì il suo sguardo, ridacchiando a sua volta: Roberta e Stefano erano profondamente addormentati, il braccio destro della bambina posato sulla faccia dell'uomo, che non ne sembrava affatto disturbato.

“Sono carini” disse Amanda, cercando di contenere le risate. Alessandro la osservò scettico, sollevando un sopracciglio, ma non commentò l'affermazione. Spense la televisione, sorpassando poi i due con una lunga falcata e raggiungendo la cucina.

Il più silenziosamente possibile cominciò a tirare fuori qualche padella e alcuni ingredienti dagli armadietti, posando tutto sul bancone. Amanda lo raggiunse veloce, accendendo una delle piccole luci sistemate sulla cappa così che solo la cucina restasse illuminata.

“Posso darti una mano?” domandò poi, adocchiando il guanciale e gli spaghetti sistemati sul bancone. Alessandro annuì, passandole un cartone di uova appena tirate fuori dal frigo. “Pensavo di fare una carbonara, veloce e semplice. Puoi occuparti tu di separare il tuorlo dall'albume? Quattro uova”.

“Certo” mormorò lei, afferrando due vaschette e cominciando a rompere le uova. Cercò di concentrarsi su quello che stava facendo, ma proprio non riusciva a smettere a lanciare delle veloci occhiate ad Alessandro, alla maglietta a maniche corte che indossava, i muscoli che guizzavano ad ogni suo movimento, le spalle che sembravano ancora più larghe del solito. Poteva ancora sentire il suo odore nelle narici, ma, ancora peggio, proprio come ogni volta che cucinavano insieme, non riusciva a smettere di pensare alla volta in cui avevano preparato insieme i biscotti, quel sabato di Marzo a casa sua, e come era andata a finire. Se si concentrava, non era difficile riportare alla mente la sensazione delle labbra di lui premute contro le sue, le mani sulla sua vita, il corpo così stretto al suo da renderle difficile perfino respirare. E in quei momenti, tutto ciò che riusciva a fare era chiudere gli occhi, assaporando il ricordo e maledicendosi per essere incapace di smettere di pensarci.

“Tutto ok?” domandò una voce spaventosamente vicina al suo orecchio, facendola sobbalzare. Amanda si voltò di scatto, pentendosi immediatamente del suo gesto non appena si ritrovò a pochi centimetri da Alessandro, il quale la stava osservando con espressione curiosa. La ragazza annuì furiosamente, abbassando lo sguardo e cercando di nascondere il rossore che ora le colorava le guance.

“Ero sovrappensiero, tutto qui” mormorò, schiarendosi appena la voce e voltandosi poi nuovamente verso il bancone. Continuò a sentire chiaramente la presenza di Alessandro alle sue spalle per ancora qualche secondo, e dovette usare tutto l'autocontrollo possibile per non semplicemente girarsi e nascondere il volto nell'incavo del suo collo. Quando lo sentì di nuovo muoversi tra le pentole espirò profondamente, cercando di concentrarsi sul guanciale che stava tagliuzzando.

Quando la cena fu pronta e il tavolo apparecchiato, fu il momento di svegliare i due bei dormienti. Roberta si lasciò trascinare al tavolo mentre si strofinava gli occhi, sbadigliando profondamente, ma Stefano tirò ben tre cuscini addosso ad Alessandro prima di convincersi ad alzarsi.

“Abbiamo pranzato tipo due ore fa” si lamentò l'uomo, passandosi le mani sul volto.

“Sei ore fa, in realtà” disse Alessandro. “Avete dormito parecchio”.

Stefano fece una smorfia. “Non stavo mica dormendo” borbottò. “Riflettevo ad occhi chiusi”.

“Con tutto il tempo che ci hai messo, mi aspetto di leggere il tuo trattato filosofico a breve”.

“Oh, ma tu la mia filosofia la conosci perfettamente” disse Stefano con un ghigno, voltandosi poi a guardare Amanda. Alessandro si limitò a grugnire qualcosa in risposta, sollevando gli occhi al cielo.

Mangiarono con calma, chiacchierando del più e del meno. Stefano sembrava piuttosto curioso di sapere come funzionasse la convivenza tra i tre, e Amanda si sforzò di non arrossire quando chiese come facessero con il bagno.

“Cosa?” domandò quando vide la faccia di Alessandro, che non sembrava per niente contento della domanda. “Ci sono rimasto chiuso dentro due volte. Io non mi fiderei affatto a chiudere a chiave”.

“Non è che abbiamo altra scelta” sibilò l'altro, lanciandogli un'occhiata di fuoco.

Stefano si strinse le spalle. “Potreste lasciarla aperta, tanto visto come stanne le cose...”

Amanda corrucciò le sopracciglia. “Come stanno... come?”

“Uh, beh, credevo che... insomma, se non ora prima o poi”.

Alessandro sollevò le braccia. “Si può sapere cosa vai farneticando?”

“Mi state dicendo che voi due non avete ancora... approfondito il rapporto?” domandò Stefano, voltandosi poi verso Roberta. “Tu forse dovresti andare a letto”.

“Sono le otto!” sbottò la bambina, incrociando le braccia al petto. “E non ho nemmeno finito di mangiare”.

“Non c'è bisogno che vada da nessuna parte” disse Alessandro, schiarendosi appena la voce. “Perché non c'è proprio niente da dire”.

“Quindi è un no. Ok. E progettate di farlo prima o poi?”

Amanda, che in quel momento mangiando della pasta, cominciò a tossire, rischiando di strozzarsi, guardando Stefano con espressione incredula. Non credeva sarebbe mai arrivato il giorno in cui l'avrebbe detto, ma quell'uomo era perfino peggio di Giulia.

“Questi non sono affari che ti riguardano” disse Alessandro, osservando l'amico come se fosse completamente impazzito – reazione piuttosto comprensibile. L'altro comunque si limitò a sporgersi ancora di più sul tavolo, avvicinandoglisi. “E' un sì?”

“No!” sbottò l'uomo, evitando palesemente lo sguardo di Amanda. “Assolutamente no”.

Stefano annuì, posando la schiena sulla sedia. “Quindi non sei interessato a lei in quel modo, giusto?”

Alessandro si schiarì appena la voce, passandosi una mano dietro il collo. “...no.”

“Ne sei proprio sicuro, per niente?”

“La smetti di fare queste domande?!”

“Va bene” fece Stefano, palesemente soddisfatto. “Allora non ci sono problemi se invito Amanda fuori a cena, vero?”

Difficilmente Amanda avrebbe mai dimenticato l'occhiata che lanciò Alessandro all'amico, talmente infuriata che la ragazza per un istante fu sicura che gli sarebbe saltato al collo, cercando di strozzarlo. Niente del genere accadde. Dopo qualche secondo, Alessandro strinse le labbra, abbassando lo sguardo, non prima di averlo spostato per qualche istante su Amanda. “Nessun problema” disse infine.

“Ottimo!” esclamò Stefano, battendo le mani come un bambino a cui avevano appena servito il dolce. “Allora direi che si può fare. Tu ci stai Amanda, vero?”

“Ehm” mormorò lei, incerta. “Credo di sì?”

“Perfetto. Domani ho un impegno, e il prossimo sabato sera lavoro, ma che ne dici della prossima domenica?”

Amanda fu tentata di spostare lo sguardo su Alessandro, ma si convinse del contrario. Non doveva chiedergli certo il permesso. Inoltre, non aveva forse già accettato una volta di uscire con Stefano? Era anche giusto farsi perdonare per la volta precedente. E lui le piaceva, le piaceva davvero. Giulia aveva detto che le cose sarebbero venute da sé, e non era forse quello il caso?

E Alessandro. Troppo c'era in gioco con Alessandro. Lui stesso aveva appena detto di non essere interessato a lei in quel modo, giusto? La situazione era perfetta così, nessuno dei due ne avrebbe sofferto e tutti sarebbero potuti essere felici. Era quello che voleva, giusto?

“Domenica mi sembra perfetto” disse, cercando di sorridere il più sinceramente possibile. “Passi tu?”

Ma niente era perfetto.

 

 

Quella notte si girò e rigirò per ore nel letto, incapace di chiudere occhio. Non riusciva a smettere di pensare all'espressione di Alessandro, al suo tono di voce. Per quanto volesse fingere che non fosse così, la bugia nelle sue parole era stata incredibilmente palese, perfino per lei. Aveva davvero fatto bene ad accettare l'invito di Stefano? E se non l'avesse fatto, poi cosa ne avrebbe ricavato? La situazione tra lei e Alessandro era così confusa che oramai nulla la sembrava giusto. Tra loro non c'era niente, eppure le sembrava comunque di star facendo qualcosa di sbagliato. Forse avrebbe solo voluto che Alessandro rispondesse che sì, la vedeva come un qualcosa di più. Però poi cosa sarebbe successo? Lui le aveva già confessato i suoi sentimenti, e lei invece continuava a dirsi che avrebbe dovuto passare oltre. Era lei quella che si stava tirando indietro, eppure continuava a mettere in dubbio Alessandro. Non aveva proprio senso.

Si alzò dal letto con uno sbuffo, asciugandosi il sudore dalla fronte e avvicinandosi alla finestra in cerca di un po' d'aria. Roberta stava dormendo tranquilla, avvolta come suo solito dalle lenzuola, e Amanda si ritrovò ad invidiare la sua capacità di dormire con qualunque temperatura. A lei bastava qualche grado di troppo, qualche fastidioso pensiero, ed ecco che poteva dire addio ad un'intera notte di sonno.

Sbuffò pesantemente, afferrando l'elastico che aveva al polso e usandolo per legarsi i capelli in una crocchia, gesto che servì solo a farle notare quanto il suo pigiama si fosse ormai appiccicato alla pelle.

Lentamente uscì dalla camera, entrando silenziosamente in bagno e chiudendo la porta. Stava per girare la chiave, quando le parole di Stefano sull'essere rimasto chiuso dentro le tornarono in mente. L'idea di dover svegliare Alessandro per riuscire ad aprire la porta non le piaceva per niente – considerato sopratutto quanto dormiva pesantemente - così lasciò perdere.

Aprì il rubinetto dell'acqua fredda della vasca (assicurandosi che fosse quello giusto, visto tutte le volte che aveva finito per scottarsi negli ultimi giorni), e si sedette sul bordo mentre quest'ultima si riempiva, lasciando i piedi a mollo e godendosi la sensazione di fresco che le si diramò per il corpo. Quando il livello dell'acqua fu sufficientemente alto si spogliò, immergendosi nell'acqua gelida e trattenendo il respiro quando questa le sfiorò la pancia, facendola ritrarre. Alla fine si lasciò scivolare tutto di colpo, trattenendo a stento un gridolino ma sentendo immediatamente il senso di caldo e appiccicaticcio abbandonarla, facendole emettere un mugolio felice.

Chiuse le tendine della vasca, posando poi la testa sul bordo e chiudendo gli occhi, chiedendosi tra sé e sé se sarebbe stato un problema se avesse dormito lì, la mente che già cominciava ad annebbiarsi.

Probabilmente finì davvero per addormentarsi, perché quando il rumore della porta le fece aprire di scatto gli occhi le ci volle qualche istante per riordinare i pensieri, ricordandole dove si trovava. Si guardò attorno per qualche istante, ancora mezza addormentata, poi la luce del bagno venne accesa, facendola pietrificare.

C'era qualcuno nel bagno.

Fu tentata di chiedere chi fosse, sia per sapere se era Roberta che per avvertire della sua presenza, ma si ritrovò incapace di emettere un solo suono. La figura che si muoveva oltre la tendina chiaramente non era Roberta, e invece di convincere finalmente Amanda ad avvertire che c'era già lei in bagno, la scoperta riuscì solo a immobilizzarla ancora di più. Perché, perché non aveva chiuso la porta? Sarebbe stato mille volte meglio rimanere chiusa dentro che ritrovarsi nuda in bagno con Alessandro.

Oddio, era nuda. Nuda!

E a giudicare dai rumori che sentiva, anche lui era in procinto di spogliarsi. Dì qualcosa! Qualunque cosa!

Ma invece di parlare, la curiosità la spinse a scansare leggermente la tenda, sbirciando aldilà di essa.

Alessandro era di spalle e senza maglietta, e Amanda si ritrovò ad osservargli i muscoli della schiena a bocca aperta e occhi spalancati. Doveva essere merito del Rugby, senza dubbio, perché non credeva altrimenti sarebbe stato possibile avere un fisico del genere. Era talmente distratta che non si rese conto che l'uomo si stava sfilando i pantaloni finché non li posò sul lavandino, restando solo in boxer.

Era un attacco cardiaco quello che stava avendo? Le sembrava proprio di sì. Non le sarebbe dispiaciuto morire così però, decise.

Capì di aver raggiunto un punto di non ritorno quando le dita di Alessandro si fermarono all'elastico delle mutante, cominciando a sfilare anche quelle. Con uno scatto Amanda richiuse la tendina, schiaffandosi una mano sulla bocca per impedirsi di emettere suoni di cui poi si sarebbe amaramente pentita.

Con il suo balzo però rovesciò la boccetta di bagnoschiuma nell'acqua, che cadendovi fece un rumoroso splash. Immediatamente dopo, nel bagno scese un profondo silenzio, interrotto solo dalle gocce che di tanto in tanto cadevano dal rubinetto sull'acqua.

“Amanda?” chiese finalmente Alessandro, incerto. La ragazza ringraziò il cielo che ci fosse una tendina tra loro due che gli impedisse di vedere quale colorazione di rosso fosse riuscita a raggiungere.

“Sì?” sussurrò in un tono decisamente troppo alto, posandosi poi le mani sugli occhi. Sentì l'uomo emettere un suono di sorpresa, poi dai rumori di stoffa capì che si stava rivestendo.

“Che ci fai qui?”

“Avevo caldo, volevo farmi un bagno”

Lo sentì deglutire. “Sei... dentro la vasca?”

La domanda che non aveva voluto fare aleggiò comunque per l'intera stanza, facendola arrossire ancora di più. “Di solito è così che si fa il bagno”

“Giusto. Domanda stupida.” mormorò lui. “Perché non ti sei chiusa a chiave?”

Ecco, quella era una domanda da un milione di dollari.

“Stefano ha detto... non lo so, ho pensato...”

Un sospiro. “Stefano ti stava solo prendendo in giro. La serratura ha sempre funzionato benissimo”.

“Ah”

“Già”

Di nuovo silenzio. Nessuno dei due si mosse.

“Ora esco e ti lascio il bagno libero” disse Amanda. “Ci metto due minuti”.

“Certo”.

Amanda aspettò qualche secondo, poi si schiarì la voce. “Se puoi... uscire un attimo”

“Oh, certo!” disse l'uomo, con il tono di uno che si è appena risvegliato da un lungo sogno. “Esco subito”.

Amanda si tolse finalmente le mani da davanti agli occhi, osservando la sua ombra dirigersi verso la porta. Dopo che ebbe abbassato la maniglia, comunque, si fermò, abbassando appena la testa.

“Per quello che è successo stasera” cominciò, esitando per qualche istante. “Lo sai che ho mentito a Stefano, vero?”

Amanda si morse il labbro inferiore, chiudendo gli occhi. “Lo so” sussurrò alla fine. L'uomo annuì, schiarendosi di nuovo la voce e uscendo dal bagno, chiudendosi la porta alle spalle.

Con un enorme sospiro, Amanda si lasciò scivolare sotto il pelo dell'acqua, che ormai non le sembrava più così gelida.




NdA: Scusate tantissimo per il ritardo, ma il mio computer/ la mia connessione internet mi odiano. Ieri avevo quasi finito il capitolo, ma ovviamente il mio pc è impazzito e si è spento, cancellandone una buona metà. Oggi poi la mia connessione ha deciso di smettere di funzionare, quindi ho dovuto aspettare finchè non ha deciso di concedermi un po' di ADSL. Me la sta dando comunque con il contagocce, roba che sto navigando a qualcosa come 60 kb al secondo. Un pianto.
Comunque, ecco qui il capitolo. Non succede molto, ma sono sicura che almeno qualcosa vi piacerà. EHEH.
Ahem, tornando a noi, mi dispiace di avervi fatto aspettare, e spero che il capitolo vi piaccia! Grazie mille a chiunque ha aggiunto questa storia tra le preferite, le ricordate o le seguite, e ovviamente a tutte le mie fantastiche recensitrici!
A presto :D

 

  
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