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Autore: Kary91    29/06/2014    8 recensioni
{Posy Hawthorne|Mini Long di 5 Capitoli}
Questi sono i ricordi che conservo di quel periodo; non sono certa che ogni cosa sia andata esattamente come l’ho memorizzata. In fondo, all’epoca, avevo solo cinque anni. Questo è semplicemente il modo in cui ho scelto di ricordare ogni cosa. Osservai incantata la pila di casse di legno e chiusi gli occhi, immaginandola dipinta blu. Sorrisi; una torre color del cielo era impossibile da buttare giù: il cielo non crollava mai.
Ed io, nemmeno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Posy Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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CAPITOLO 1|Building up;

 

Anche se il cielo non poteva cadere a pezzi, la terra sotto i piedi rischiava di tremare spesso, per la gente del Giacimento. Accadeva a chi aveva paura, o era troppo stanco, infreddolito o affamato per riuscire a scrollarsi di dosso l’impressione di precipitare nel vuoto. La prima volta che provai una sensazione simile avevo più o meno cinque anni. Era successo qualcosa di molto brutto a mio fratello e non sapevo altro, se non che Prim e la signora Everdeen si stessero prendendo cura di lui al Villaggio dei Vincitori. Mia madre era con loro e a mettermi a letto, quella sera, fu Leevy. Non riuscivo a prendere sonno e mi faceva male la pancia, nonostante avessi cenato da poco. Avrei voluto addormentarmi fra le braccia di mia madre, ma avevo paura che né lei, né Gale sarebbero tornati a casa da noi molto presto. Mi agitai nel letto e chiamai i miei fratelli fino a quando Vick non venne a sedersi di fianco a me. Lui e Rory riposavano nel letto a fianco, ma la preoccupazione, probabilmente, stava tenendo svegli anche loro.

“Vedrai che mamma torna presto” mi rassicurò Vick, accarezzandomi i capelli.

“Presto quanto?” gli chiesi, appoggiando la fronte contro la sua spalla. “Io ho fame!”

“Posso prenderti del latte” propose con gentilezza lui. Feci no con la testa e mi rintanai ulteriormente fra le sue braccia.

“E se invece Gale e la mamma non tornano più?” mormorai poi, rivelando la mia paura. In fondo era successa la stessa cosa con papà, ancor prima che nascessi: forse, questa volta, sarebbe toccato a nostra madre. Mio fratello mi strinse più forte.

“Torneranno: non ci lascerebbero mai” rispose con quel suo tono di voce dolce e pacato a cui finivo sempre per credere. “Vuoi che ti racconti una storia, mentre li aspettiamo?”

Annuii. Vick si sistemò nel letto di fianco a me e avvolse entrambi con il lenzuolo.

“C’era una volta una principessa: una principessa dai lunghissimi capelli rosa” incominciò, cingendomi le spalle con un braccio; abbracciai la mia bambola e mi appoggiai a lui, stropicciandomi un occhio con la mano libera. “Si chiamava Posy e viveva in un castello incantato sui monti del Giacimento, vicino alle grandi foreste.”

“Sono io!” esclamai deliziata a quel punto, tirandogli una manica. “La principessa sono io!”

 “E il regno di cui parla la storia è il tuo regno” confermò Vick, con un sorriso. “Casa nostra è il castello incantato.”

“E chi altro c’è nel regno di Posy?” chiesi subito, ammaliata da quel racconto: era la prima volta che qualcuno mi rendeva la protagonista di una favola.

 “Ci siamo tutti” mi rassicurò subito lui, sistemando meglio le coperte attorno ai nostri corpi. “Nel castello vivono i reali della prestigiosa casata degli Hawthorne, come la Regina Mamma e il cavaliere Vick il Vittorioso. Nelle Grandi Foreste, invece, ci sono i folletti magici e gli orchi buoni, che difendono il regno dai Draghi Pacificatori.”

Prim c’è?” volli sapere, sempre più coinvolta dalla favola.

“Certo! Lei è la dottoressa del regno: lavora all’Ospedale dei Vincitori.”

“Sì!” confermai, battendo le mani: quello mi sembrava proprio un lavoro adatto a Prim. “E c’è anche Lilo” aggiunsi poi, sollevando la mia bambola e facendola volteggiare per aria. “Lei è un soldato e può volare nel cielo e saltare sulle stelle per spiare tutti i nemici che stanno a terra.”

“Mi piace!” si complimentò Vick, abbozzando un sorriso. “Lilo sarà la nostra vedetta.”

“E io voglio essere una fata!” proseguii con vivacità, facendo fare una capriola alla mia bambola. “Una fata con i capelli rosa. E posso fare le magie con le bolle di sapone!”

“Pensavo fossi la principessa Posy” mi ricordò mio fratello, con espressione divertita: aveva ragione, me ne ero dimenticata. Ci pensai su per un po’, valutando i pro e i contro di entrambi i ruoli.

“Mi piace di più fare la fata. Facciamo che la principessa è Rory!” proposi infine con fare pratico. Vick si mise a ridere.

“La principessa Rory dai lunghi capelli rosa” mi diede corda. Questa volta ridemmo tutti e due.

“Ehi, voi due!” borbottò nostro fratello con voce strascicata, dal letto a fianco. “Vi ho sentito!”

Vick ed io nascondemmo la testa sotto le coperte, per smorzare il suono delle risate.

“Potrei essere il Re della casata degli Hawthorne” osservò dopo un po’ Rory, intrecciando le dita dietro la nuca. “Il mio nome significa re rosso.”

“Ci piacevi di più come principessa” lo prese in giro Vick, per farmi ridere.

“Sta’ zitto, tu, Vittorioso!”

Al suono dei loro battibecchi si unì presto quello del mio stomaco che brontolava.

“Ho tanto mal di pancia!” mi lamentai, premendomi Lilo contro il petto. Vick si alzò e andò in cucina, tornando poi con del latte e tre bicchieri. Accese la torcia per farsi luce mentre li riempiva e tornò a sorridermi.

“Nel regno di Posy non si ha mai fame” rivelò a quel punto. “Le pance si riempiono ogni volta che qualcuno fa un sorriso.”

Gli scoccai un’occhiata incredula, sentendo poi il materasso piegarsi: Rory era venuto a sedersi vicino a noi. Mi concentrai sul sorriso gentile di Vick, immaginando di farmelo scivolare nella pancia, ma il mio stomaco continuò a brontolare.

 “Non funziona tanto bene, io ho ancora fame!” osservai, prendendo il bicchiere di latte.

Ma quando, venti minuti più tardi, mia madre rientrò e si sistemò nel letto vicino a me, fui costretta a ricredermi. Il mio mal di pancia era già diminuito e il suo sorriso rassicurante riuscì a scacciarlo del tutto; finalmente riuscii ad addormentarmi.

*

Nei giorni a venire, Vick mi raccontò altre favole ambientate nel Regno di Posy. A ogni storia il nostro piccolo mondo immaginario cresceva, arricchendosi di particolari. Quando chiudevo gli occhi riuscivo a visualizzarlo chiaramente nella mia testa, esteso e maestoso, proprio come il cielo. Incominciai ad aggrapparmi a quell’immagine ogni volta che la terra minacciava di tremarmi sotto i piedi. Perfino la paura e i mal di pancia diminuivano, quando fingevo di percorrere le ampie stanze di un castello incantato. Tuttavia, non se ne andarono mai del tutto. In quel periodo mi ammalai di morbillo e fui costretta a restare a letto per diversi giorni, debole e infastidita da tutto quel prudere. Quando finalmente riuscii a vedere mio fratello Gale, rimasi molto turbata dalle bende che gli coprivano la schiena. Avevo sentito dire da Rory che erano stati i pacificatori a fargli del male e mi chiesi se non fossero proprio loro i draghi nemici del nostro regno di cui parlava Vick. Ne avevo paura: ogni volta che incrociavamo uno di loro per strada mi nascondevo dietro a mia madre. In casa ero più tranquilla, ma la notte avevo spesso degli incubi. Sognavo dei draghi infagottati in tute grigie, che volavano in circolo sopra di noi e scendevano in picchiata per buttare giù la nostra casa. Quegli incubi mi turbavano molto e mia madre impiegava sempre diverso tempo prima di riuscire a riaddormentarmi. Il nostro castello incantato cominciava a non sembrarmi più molto sicuro. Finché, un mattino, Vick non mi prese per mano e non mi portò nel piccolo spiazzo di prato sul retro di casa nostra; lì ad aspettarci c’erano Rory e Prim. In mezzo a loro torreggiava una colonna composta da cassette di legno ammonticchiate una sopra l’altra. Erano state fissate con chiodi e nastro adesivo a formare una struttura un po’ storta, ma tutto sommato stabile.

“Ogni castello incantato ha bisogno di una torre” mi spiegò a quel punto Vick, appoggiandomi le mani sulle spalle. “La soldatessa Lilo starà lassù di vedetta, così non dovrai più preoccuparti per i draghi. Non riusciranno a entrare, non con lei che ci protegge.”

“Nessuno può farti del male, nel regno di Posy” aggiunse Prim con un sorriso. Mi fiondai correndo verso la torre e Rory mi prese in braccio; appoggiai la mia bambola sull’ultima cassa, sorridendo entusiasta.

“È bellissima!” dichiarai, aggrappandomi al collo di mio fratello. “Grazie, principessa Rory!” aggiunsi, baciandolo sulla guancia. Lui arrossì e mi guardò male.

“Non. Chiamarmi. Così” sillabò secco, scoccando un’occhiata nervosa a Prim che, di fianco a noi, rideva di gusto. Solo una cosa avrebbe potuto rendermi più felice di quanto già non fossi in quel momento. E, come per magia, quella cosa arrivò.

“Principessa? Pensavo che Rory fosse il giullare di corte!” esclamò una voce, facendomi voltare di scatto. Gale mi stava sorridendo con espressione divertita e le mani appoggiate sulle spalle di Vick “Ce lo vedrei bene come buffone!” proseguì poi, strizzandomi l’occhio. Rory gli rivolse un’occhiata irritata, esordendo in un sarcastico ah ah. Il mio sguardo si accese di gioia.

 “Sei guarito!” gridai, correndogli incontro: era la prima volta che tornava a casa da giorni. Se Gale provò dolore, mentre mi prendeva in braccio, non lo diede a vedere. Mi strinse forte come faceva sempre e si avvicinò alla torre di legno.

“Ci sono anch’io in questo regno?” chiese poi, circondando le spalle di Rory con un braccio. Annuii con vigore, sistemando meglio Lilo sulle cassette.

“Tu sei un orco e ci proteggi tutti!” sentenziai solenne, facendo ridere Prim. “Uno buono, però: non mangi i bambini!” precisai poi.

“Niente bambini, mangio solo le principesse” rispose lui, dando un colpetto sulla nuca a Rory.

“Piantatela con questa storia!” si inalberò il mezzano dei miei fratelli: più Prim rideva e più lui arrossiva. Oh, Rory. Credo si fosse preso una bella cotta per lei; ci divertivamo sempre un mondo a punzecchiarlo.

Tornai a spostare la mia attenzione verso la torre e ne tastai deliziata il legno. Nella mia mente me la figuravo ancora più bella: alta, solida e imponente.

“Devi dirci di che colore vorresti che fosse” commentò Vick, con un sorriso. “Così possiamo immaginarcela per bene anche noi.”

Non mi sfuggirono le occhiate complici dei miei fratelli: probabilmente si aspettavano che avrei detto rosa, poiché era da sempre il mio colore preferito. Mi schermai gli occhi con la mano per guardare Lilo, che se ne stava seduta sulla cima. Tutto a un tratto mi sentii veramente al sicuro; con quella torre di legno, una bambola soldato e i miei fratelli, nessun drago avrebbe più potuto raggiungermi.

“La voglio blu” annunciai infine con decisione. “Blu come il cielo: così non crollerà mai!”

Ammirai il nostro regno con aria soddisfatta, soffermandomi sui volti allegri dei suoi abitanti. I loro sorrisi mi riempirono lo stomaco e il mal di pancia sembrò diminuire ancora una volta. Osservai incantata la pila di casse di legno e chiusi gli occhi, immaginandola dipinta blu. Sorrisi; una torre color del cielo era impossibile da buttare giù: il cielo non crollava mai.

 Ed io, nemmeno.

 

Nota dell’autrice.

Ed ecco qui il primo capitolo! So che in questi giorni sto pubblicando e aggiornando a manetta, ma domani incomincio a lavorare e avrò poco tempo per stare dietro a questi discoletti, perché sarò impegnata a rincorrere dei pargoletti in carne ed ossa, così ho pensato di portarmi un po’ avanti questa settimana!

In questo primo capitolo fanno comparsa, come anticipato in precedenza, gli altri fratelli Hawthorne. Come dirà anche Posy nel prossimo capitolo, la scena della torre è uno dei pochi ricordi felici che conserva di quel periodo in cui tutti i suoi fratelli (e, in particolare, Gale) sono sereni. Di Vick e Rory sappiamo molto poco (e anche del rapporto fra i quattro fratelli Hawthorne) quindi ho potuto fantasticare un po’ nel caratterizzarli e nel rendere le loro dinamiche. Vick, come si nota anche nei racconti precedentemente scritti in cui fa comparsa, l’ho sempre immaginato come quello più tranquillo e mite fra i fratelli. È premuroso, volenteroso e molto dolce. “Vick il Vittorioso”, il nome che affibbia alla sua controparte immaginaria, fa riferimento al significato del suo nome, e al racconto in cui se ne parla: “The winner loses it all”. Rory lo immagino anche come il tipico ragazzetto che cerca di atteggiarsi un po’ da “grande” , cercando di fare il duro, ed è anche per questo che i fratelli si divertono un po’ a punzecchiarlo :P Mi piace anche immaginare che Rory e Prim fossero molto uniti come i due fratelli maggiori e che Rory avesse una cotta per Prim, come era già stato menzionato in How to Catch a Comet e viene approfondito in E.Y.E.S. O.P.E.N. Ecco spiegati i piccoli accenni “Prory”.

Il prossimo capitolo sarà molto corto e sarà il penultimo. Ne seguirà un terzo e poi il tutto si chiuderà con l’epilogo! Grazie infinite alle persone che hanno commentato lo scorso capitolo! Corro a rispondervi!

Un abbraccio e a presto!

Laura

 

   
 
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