CAPITOLO 1|Building
up;
Anche se il cielo non poteva cadere a
pezzi, la terra sotto i piedi rischiava di tremare spesso, per la gente del
Giacimento. Accadeva a chi aveva paura, o era troppo stanco, infreddolito o
affamato per riuscire a scrollarsi di dosso l’impressione di precipitare nel
vuoto. La prima volta che provai una sensazione simile avevo più o meno cinque
anni. Era successo qualcosa di molto brutto a mio fratello e non sapevo altro,
se non che Prim e la signora Everdeen
si stessero prendendo cura di lui al Villaggio dei Vincitori. Mia madre era con
loro e a mettermi a letto, quella sera, fu Leevy. Non
riuscivo a prendere sonno e mi faceva male la pancia, nonostante avessi cenato
da poco. Avrei voluto addormentarmi fra le braccia di mia madre, ma avevo paura
che né lei, né Gale sarebbero tornati a casa da noi molto presto. Mi agitai nel
letto e chiamai i miei fratelli fino a quando Vick non venne a sedersi di
fianco a me. Lui e Rory riposavano nel letto a
fianco, ma la preoccupazione, probabilmente, stava tenendo svegli anche loro.
“Vedrai che mamma torna presto” mi
rassicurò Vick, accarezzandomi i capelli.
“Presto quanto?” gli chiesi,
appoggiando la fronte contro la sua spalla. “Io ho fame!”
“Posso prenderti del latte” propose con
gentilezza lui. Feci no con la testa e mi rintanai ulteriormente fra le sue
braccia.
“E se invece Gale e la mamma non
tornano più?” mormorai poi, rivelando la mia paura. In fondo era successa la
stessa cosa con papà, ancor prima che nascessi: forse, questa volta, sarebbe
toccato a nostra madre. Mio fratello mi strinse più forte.
“Torneranno: non ci lascerebbero mai”
rispose con quel suo tono di voce dolce e pacato a cui finivo sempre per
credere. “Vuoi che ti racconti una storia, mentre li aspettiamo?”
Annuii. Vick si sistemò nel letto di
fianco a me e avvolse entrambi con il lenzuolo.
“C’era una volta una principessa: una
principessa dai lunghissimi capelli rosa” incominciò, cingendomi le spalle con
un braccio; abbracciai la mia bambola e mi appoggiai a lui, stropicciandomi un
occhio con la mano libera. “Si chiamava Posy e viveva in un castello incantato
sui monti del Giacimento, vicino alle grandi foreste.”
“Sono io!” esclamai deliziata a quel
punto, tirandogli una manica. “La principessa sono io!”
“E il regno di cui parla la storia è il tuo
regno” confermò Vick, con un sorriso. “Casa nostra è il castello incantato.”
“E chi altro c’è nel regno di Posy?”
chiesi subito, ammaliata da quel racconto: era la prima volta che qualcuno mi
rendeva la protagonista di una favola.
“Ci siamo tutti” mi rassicurò subito lui,
sistemando meglio le coperte attorno ai nostri corpi. “Nel castello vivono i
reali della prestigiosa casata degli Hawthorne, come
la Regina Mamma e il cavaliere Vick il Vittorioso. Nelle Grandi Foreste,
invece, ci sono i folletti magici e gli orchi buoni, che difendono il regno dai
Draghi Pacificatori.”
“Prim c’è?”
volli sapere, sempre più coinvolta dalla favola.
“Certo! Lei è la dottoressa del regno:
lavora all’Ospedale dei Vincitori.”
“Sì!” confermai, battendo le mani:
quello mi sembrava proprio un lavoro adatto a Prim.
“E c’è anche Lilo” aggiunsi poi, sollevando la mia
bambola e facendola volteggiare per aria. “Lei è un soldato e può volare nel
cielo e saltare sulle stelle per spiare tutti i nemici che stanno a terra.”
“Mi piace!” si complimentò Vick,
abbozzando un sorriso. “Lilo sarà la nostra vedetta.”
“E io voglio essere una fata!”
proseguii con vivacità, facendo fare una capriola alla mia bambola. “Una fata
con i capelli rosa. E posso fare le magie con le bolle di sapone!”
“Pensavo fossi la principessa Posy” mi
ricordò mio fratello, con espressione divertita: aveva ragione, me ne ero
dimenticata. Ci pensai su per un po’, valutando i pro e i contro di entrambi i
ruoli.
“Mi piace di più fare la fata. Facciamo
che la principessa è Rory!” proposi infine con fare
pratico. Vick si mise a ridere.
“La principessa Rory
dai lunghi capelli rosa” mi diede corda. Questa volta ridemmo tutti e due.
“Ehi, voi due!” borbottò nostro
fratello con voce strascicata, dal letto a fianco. “Vi ho sentito!”
Vick ed io nascondemmo la testa sotto
le coperte, per smorzare il suono delle risate.
“Potrei essere il Re della casata degli
Hawthorne” osservò dopo un po’ Rory,
intrecciando le dita dietro la nuca. “Il mio nome significa re rosso.”
“Ci piacevi di più come principessa” lo
prese in giro Vick, per farmi ridere.
“Sta’ zitto, tu, Vittorioso!”
Al suono dei loro battibecchi si unì
presto quello del mio stomaco che brontolava.
“Ho tanto mal di pancia!” mi lamentai,
premendomi Lilo contro il petto. Vick si alzò e andò
in cucina, tornando poi con del latte e tre bicchieri. Accese la torcia per
farsi luce mentre li riempiva e tornò a sorridermi.
“Nel regno di Posy non si ha mai fame” rivelò a quel
punto. “Le pance si riempiono ogni volta che qualcuno fa un sorriso.”
Gli scoccai un’occhiata incredula,
sentendo poi il materasso piegarsi: Rory era venuto a
sedersi vicino a noi. Mi concentrai sul sorriso gentile di Vick, immaginando di
farmelo scivolare nella pancia, ma il mio stomaco continuò a brontolare.
“Non funziona tanto bene, io ho ancora fame!”
osservai, prendendo il bicchiere di latte.
Ma quando, venti minuti più tardi, mia
madre rientrò e si sistemò nel letto vicino a me, fui costretta a ricredermi.
Il mio mal di pancia era già diminuito e il suo sorriso rassicurante riuscì a
scacciarlo del tutto; finalmente riuscii ad addormentarmi.
*
Nei giorni a venire, Vick mi raccontò
altre favole ambientate nel Regno di Posy. A ogni storia il nostro piccolo
mondo immaginario cresceva, arricchendosi di particolari. Quando chiudevo gli
occhi riuscivo a visualizzarlo chiaramente nella mia testa, esteso e maestoso,
proprio come il cielo. Incominciai ad aggrapparmi a quell’immagine ogni volta
che la terra minacciava di tremarmi sotto i piedi. Perfino la paura e i mal di
pancia diminuivano, quando fingevo di percorrere le ampie stanze di un castello
incantato. Tuttavia, non se ne andarono mai del tutto. In quel periodo mi
ammalai di morbillo e fui costretta a restare a letto per diversi giorni, debole
e infastidita da tutto quel prudere. Quando finalmente riuscii a vedere mio
fratello Gale, rimasi molto turbata dalle bende che gli coprivano la schiena.
Avevo sentito dire da Rory che erano stati i
pacificatori a fargli del male e mi chiesi se non fossero proprio loro i draghi
nemici del nostro regno di cui parlava Vick. Ne avevo paura: ogni volta che
incrociavamo uno di loro per strada mi nascondevo dietro a mia madre. In casa
ero più tranquilla, ma la notte avevo spesso degli incubi. Sognavo dei draghi
infagottati in tute grigie, che volavano in circolo sopra di noi e scendevano
in picchiata per buttare giù la nostra casa. Quegli incubi mi turbavano molto e
mia madre impiegava sempre diverso tempo prima di riuscire a riaddormentarmi.
Il nostro castello incantato cominciava a non sembrarmi più molto sicuro.
Finché, un mattino, Vick non mi prese per mano e non mi portò nel piccolo
spiazzo di prato sul retro di casa nostra; lì ad aspettarci c’erano Rory e Prim. In mezzo a loro
torreggiava una colonna composta da cassette di legno ammonticchiate una sopra
l’altra. Erano state fissate con chiodi e nastro adesivo a formare una
struttura un po’ storta, ma tutto sommato stabile.
“Ogni castello incantato ha bisogno di
una torre” mi spiegò a quel punto Vick, appoggiandomi le mani sulle spalle. “La
soldatessa Lilo starà lassù di vedetta, così non
dovrai più preoccuparti per i draghi. Non riusciranno a entrare, non con lei
che ci protegge.”
“Nessuno può farti del male, nel regno
di Posy” aggiunse Prim con un sorriso. Mi fiondai
correndo verso la torre e Rory mi prese in braccio;
appoggiai la mia bambola sull’ultima cassa, sorridendo entusiasta.
“È bellissima!” dichiarai,
aggrappandomi al collo di mio fratello. “Grazie, principessa Rory!” aggiunsi, baciandolo sulla guancia. Lui arrossì e mi
guardò male.
“Non. Chiamarmi. Così” sillabò secco,
scoccando un’occhiata nervosa a Prim che, di fianco a
noi, rideva di gusto. Solo una cosa avrebbe potuto rendermi più felice di
quanto già non fossi in quel momento. E, come per magia, quella cosa arrivò.
“Principessa? Pensavo che Rory fosse il giullare di corte!” esclamò una voce,
facendomi voltare di scatto. Gale mi stava sorridendo con espressione divertita
e le mani appoggiate sulle spalle di Vick “Ce lo vedrei bene come buffone!”
proseguì poi, strizzandomi l’occhio. Rory gli rivolse
un’occhiata irritata, esordendo in un sarcastico ah ah. Il mio sguardo si accese di gioia.
“Sei guarito!” gridai, correndogli incontro:
era la prima volta che tornava a casa da giorni. Se Gale provò dolore, mentre
mi prendeva in braccio, non lo diede a vedere. Mi strinse forte come faceva
sempre e si avvicinò alla torre di legno.
“Ci sono anch’io in questo regno?”
chiese poi, circondando le spalle di Rory con un
braccio. Annuii con vigore, sistemando meglio Lilo
sulle cassette.
“Tu sei un orco e ci proteggi tutti!”
sentenziai solenne, facendo ridere Prim. “Uno buono,
però: non mangi i bambini!” precisai poi.
“Niente bambini, mangio solo le
principesse” rispose lui, dando un colpetto sulla nuca a Rory.
“Piantatela con questa storia!” si
inalberò il mezzano dei miei fratelli: più Prim
rideva e più lui arrossiva. Oh, Rory. Credo si fosse preso una bella cotta per lei; ci
divertivamo sempre un mondo a punzecchiarlo.
Tornai a spostare la mia attenzione
verso la torre e ne tastai deliziata il legno. Nella mia mente me la figuravo
ancora più bella: alta, solida e imponente.
“Devi dirci di che colore vorresti che
fosse” commentò Vick, con un sorriso. “Così possiamo immaginarcela per bene
anche noi.”
Non mi sfuggirono le occhiate complici
dei miei fratelli: probabilmente si aspettavano che avrei detto rosa, poiché
era da sempre il mio colore preferito. Mi schermai gli occhi con la mano per
guardare Lilo, che se ne stava seduta sulla cima.
Tutto a un tratto mi sentii veramente al sicuro; con quella torre di legno, una
bambola soldato e i miei fratelli, nessun drago avrebbe più potuto
raggiungermi.
“La voglio blu” annunciai infine con
decisione. “Blu come il cielo: così non crollerà mai!”
Ammirai il nostro regno con aria
soddisfatta, soffermandomi sui volti allegri dei suoi abitanti. I loro sorrisi
mi riempirono lo stomaco e il mal di pancia sembrò diminuire ancora una volta.
Osservai incantata la pila di casse di legno e chiusi gli occhi, immaginandola
dipinta blu. Sorrisi; una torre color del cielo era impossibile da buttare giù:
il cielo non crollava mai.
Ed io, nemmeno.
Nota dell’autrice.
Ed ecco qui il primo capitolo! So che in questi giorni sto pubblicando e
aggiornando a manetta, ma domani incomincio a lavorare e avrò poco tempo per
stare dietro a questi discoletti, perché sarò impegnata a rincorrere dei
pargoletti in carne ed ossa, così ho pensato di portarmi un po’ avanti questa
settimana!
In questo primo capitolo fanno comparsa, come anticipato in precedenza, gli
altri fratelli Hawthorne. Come dirà anche Posy nel
prossimo capitolo, la scena della torre è uno dei pochi ricordi felici che conserva
di quel periodo in cui tutti i suoi fratelli (e, in particolare, Gale) sono
sereni. Di Vick e Rory sappiamo molto poco (e anche
del rapporto fra i quattro fratelli Hawthorne) quindi
ho potuto fantasticare un po’ nel caratterizzarli e nel rendere le loro
dinamiche. Vick, come si nota anche nei racconti precedentemente scritti in cui
fa comparsa, l’ho sempre immaginato come quello più tranquillo e mite fra i
fratelli. È premuroso, volenteroso e molto dolce. “Vick il Vittorioso”, il nome
che affibbia alla sua controparte immaginaria, fa riferimento al significato
del suo nome, e al racconto in cui se ne parla: “The winner
loses it all”. Rory lo immagino anche
come il tipico ragazzetto che cerca di atteggiarsi un po’ da “grande” ,
cercando di fare il duro, ed è anche per questo che i fratelli si divertono un
po’ a punzecchiarlo :P Mi piace anche immaginare che Rory
e Prim fossero molto uniti come i due fratelli
maggiori e che Rory avesse una cotta per Prim, come era già stato menzionato in How to Catch a Comet e viene approfondito in E.Y.E.S. O.P.E.N.
Ecco spiegati i piccoli accenni “Prory”.
Il prossimo
capitolo sarà molto corto e sarà il penultimo. Ne seguirà un terzo e poi il
tutto si chiuderà con l’epilogo! Grazie infinite alle persone che hanno
commentato lo scorso capitolo! Corro a rispondervi!
Un abbraccio e a presto!
Laura