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Autore: Kary91    25/06/2014    8 recensioni
{Posy Hawthorne|Mini Long di 5 Capitoli}
Questi sono i ricordi che conservo di quel periodo; non sono certa che ogni cosa sia andata esattamente come l’ho memorizzata. In fondo, all’epoca, avevo solo cinque anni. Questo è semplicemente il modo in cui ho scelto di ricordare ogni cosa. Osservai incantata la pila di casse di legno e chiusi gli occhi, immaginandola dipinta blu. Sorrisi; una torre color del cielo era impossibile da buttare giù: il cielo non crollava mai.
Ed io, nemmeno.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gale Hawthorne, Posy Hawthorne, Primrose Everdeen, Rory Hawthorne, Vick Hawthorne
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Figli del Giacimento - The Hawthorne Family.'
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«It takes ten times as long to put yourself back together as it does to fall apart.»

 Suzanne Collins. Mockingjay.

dimi

 

 

 

    Il

         cielo

                   non

                            crolla

                                                   

                                                         

                                                            (ed io nemmeno)

 

 

 

 

PROLOGO|Foundations;

 

Fin da quando ho memoria mi è sempre piaciuto guardare il cielo. Da bambina, se non riuscivo a dormire, sgattaiolavo spesso fino alla finestra per ammirare le stelle. Il cielo mi piaceva perché non cambiava mai, non importava quanto a lungo restassi ferma a fissarlo. Quando sollevavo la testa, trovavo sempre la stessa immagine a rispondere al mio sguardo: quella di una distesa gigantesca e immobile, scura come le piume di un corvo di notte e azzurra come il mare di giorno. Mi faceva sentire al sicuro, guardarla. Sembrava una coperta sistemata sopra le nostre teste perché non prendessimo troppo freddo. Non ho mai detto a nessuno come sia nata questa mia fissazione per il cielo, ma credo sia dovuta a qualcosa che mi disse una volta Prim. Ho pochi ricordi dei miei primi quattro anni di vita, ma in uno di quelli a cui sono più affezionata ci siamo io e lei, sdraiate a pancia in su nel piccolo prato dietro casa Everdeen. Era estate e sono sicura che fosse tardi, perché stava incominciando a fare buio e il cielo era tappezzato di puntini luminosi. Non so perché fossimo lì, né ricordo dove fossero i nostri fratelli. Ciò che mi è rimasto più impresso di quella sera sono le risate di entrambe e i gridolini con cui esordivo quando Prim mi faceva il solletico. Ero molto piccola – tre, quattro anni al massimo – eppure ricordo ancora bene la spensieratezza e l’allegria di quel momento. Se qualcuno mi chiedesse oggi come ci si sente ad essere felici, probabilmente risponderei descrivendo quelle due bambine con le trecce sfatte e le guance rosse per il troppo ridere. Distendemmo le braccia nell’erba per riprendere fiato e ci mettemmo a guardare le stelle, tracciando linee immaginarie con le dita per unirle. E poi Prim disse qualcosa, una frase che lì per lì non compresi, ma che nel giro di pochi anni divenne la base su cui scelsi di fondare tutto ciò in cui credevo.

“Vorrei essere il cielo” mormorò con un sorriso e lo sguardo ancora rivolto verso l’alto. “Il cielo è forte e non crolla mai. E poi è bellissimo: guarda quante stelle!”

Con l’ultima parte mi trovavo d’accordo: quei puntini luminosi erano un’autentica meraviglia. Il resto della frase lo compresi solo qualche anno più tardi, quando fui grande a sufficienza da rendermi conto che molte cose, intorno a me, erano spesso sul punto di crollare. Accadeva a certe persone: quelle più povere, che avevo visto accasciarsi a terra per le strade, distrutte dalla fame e dagli stenti. E accadeva anche alle miniere, ai tetti di roccia che si sgretolavano sui minatori, impedendo loro di tornare a casa dalle proprie famiglie, come era successo con mio padre.

Grazie a queste riflessioni e alle parole di Prim, il cielo divenne per me una specie di eroe: era un gigante buono che sorvegliava le persone dall’alto e resisteva anche alle tempeste più violente. Non crollava mai ed io, proprio come Prim, avrei voluto essere uguale a lui.

 

Nota dell’autrice.

Questa storia è stata scritta per il quarto turno del contest 1 su 24 ce la fa, indetto da ManuFury e per il contest Dolci e Dolorosi Ricordi indetto da SignoraKing.

Ed eccomi tornata con la mia ennesima storia un po’ bizzarra incentrata sulla famiglia Hawthorne e, in particolare, sulla piccola di casa, Posy. La storia, che è già conclusa,  avrà in tutto  due o tre capitoli oltre a questo e racconterà un periodo dell’infanzia di Posy che è collocabile fra “La Ragazza di Fuoco” e “Il Canto della Rivolta”, quando lei aveva più o meno 4/5 anni. Incomincia, insomma, poco dopo la fustigazione di Gale e arriva a fino dopo la rivolta. A raccontare è una Posy adulta (di circa vent’anni) che troveremo anche nell’epilogo del racconto. La citazione iniziale è una frase di Finnick che ho scelto di inserire perché credo che si adatti molto bene a questa storia, e lo si noterà specialmente nel terzo capitolo. Credo che sia tutto, per ora! Nel prossimo capitolo faranno comparsa anche gli altri fratelli Hawthorne, oltre a Posy e a Prim. In seguito faranno brevi apparizioni anche altri personaggi della saga.
Grazie infinite a chiunque passerà a leggere questa storia!

Vi ricordo di fare un saltino nel gruppo The Capitol, dedicato alle fan fiction su Hunger Games e al fangirlaggio di gruppo.

Un abbraccio!
Laura

 

 

 

   
 
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