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Autore: LilyLunaWhite    01/07/2014    1 recensioni
Due ragazzi apparentemente diversi, ma con un lato in comune: entrambi, indossano una maschera.
Due famiglie diverse.
L'odio di entrambi verso l'amore.
Però, cosa accadrebbe se i loro cuori cominciassero a battere?
Riusciranno, i due protagonisti, a imparare ad amare?
-Dalla storia.-
"Come ogni volta, quando incontravo il suo sguardo, notavo che erano privi di luce, spenti e questo mi metteva addosso un’inspiegabile tristezza.
Agii d’impulso, mi chinai e posai le mie labbra sulle sue. Constatai che erano fredde ma, allo stesso tempo, dolci.
Fu a quel contatto che riuscii a rispondere alla maggior parte delle mie domande.
"
Storia in fase di modifiche e sistemazioni.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo nove: Certezze.
 
P.O.V. Raffaele
 
«Non mi sarei mai aspettata questo discorso da te, questo lo ammetto. Dopo quello che era successo, ti credevo il solito ragazzo che si vuole solo mettere in mostra, uno che calpesta i sentimenti e che di essi se ne frega ed effettivamente sei così. Però hai anche detto che con me vuoi provarci realmente. Mi chiedo soltanto perché: perché all’improvviso hai cambiato idea? Perché all’improvviso mi ritrovo ad ascoltare una canzone di Ed dove si parla del ricominciare ad amare? Perché tutto questo? Hai detto che non riesci a definire la nostra relazione con i termini che io vorrei, eppure io avrei bisogno di certezze, vorrei essere sicura che il mio passato non si ripeta. Forse ti sarai chiesto perché mi nascondo dietro una maschera di apatia e freddezza, se vuoi la risposta è perché ho dato retta ai sentimenti e sono stata uccisa. Così mi sono isolata e ho pensato solo a me stessa e ai miei obiettivi. Non voglio morire di nuovo. Ho bisogno delle certezze e pare che tu, per ora, non sia in grado di darmele. Per questo non credo potrebbe mai funzionare tra di noi.», attesi che concludesse il suo discorso e la osservai mentre lei, a metà di quel monologo, abbassò il viso per evitare il mio sguardo e riuscire meglio a far uscire quelle parole che, ne ero sicuro, stavano facendo male ad entrambi.
Purtroppo, la verità non sempre è facile da accettare. Spesso, fa più male di una menzogna.
In quell’istante, temendo di poterla perdere di nuovo, decisi di fare una cosa che mai avevo fatto, almeno non per una ragazza. A parole non ero bravo a esprimere i miei sentimenti, però attraverso le canzoni riuscivo a mostrare parte di me, o almeno Walter mi aveva sempre detto questo quando silenziosamente mi ascoltava cantare a bassa voce le canzoni che, in quei momenti, descrivevano i miei pensieri o il mio umore.
La strinsi nuovamente tra le mie braccia e mi avvicinai al suo orecchio, cominciando a cantare a bassa voce una canzone che in quel momento esprimeva il mio tormento interiore.
«[…] You see her when you close your eyes,
Maybe one day you’ll understand why,
Everything you touch surely dies.                                                                 
But you only need the light when it’s burning low,
Only miss the sun when it starts to snow,
Only know you love her when you let her go. […]1»
 
P.O.V. Jenny
 
Restai senza parole. Mi stava cantando una canzone e in quelle parole scorgevo dei messaggi rivolti a me. Pareva come se egli mi stesse parlando attraverso essa. Quando terminò, non accennò a lasciarmi andare, continuando a stringermi forte a lui e io chiusi gli occhi e cominciai a riflettere.
Avevo paura, però da quella canzone compresi che anche per lui tutta quella situazione era nuova e che stava provando a lasciarsi andare ai sentimenti, cosa che, da quello che ero riuscita a capire grazie alle sue parole, era una cosa che egli non aveva mai fatto.
Mi allontanai leggermente da lui solo per riuscire a guardarlo negli occhi, ora più chiari rispetto a prima, ma prima che potessi parlare lo fece lui sorprendendomi nuovamente.
«Ti ho persa una volta e per riaverti al mio fianco ho dovuto aggiungere un secondo rapimento alla mia lista dei reati. Ti prego, non sparire di nuovo, non lo sopporterei. Ricordi? Mi hai promesso di non sparire mai.»
I suoi occhi, in quel momento, erano così sinceri che mi disarmarono. Ai miei occhi pareva un bambino, un ragazzino che aveva paura di stare da solo e in quel momento mi chiesi se, in realtà, non fosse realmente proprio così. Se quel ragazzo sempre sfacciato, in realtà, non avesse paura di restare solo. Però, quando ricordai quella sera al parco e gli innumerevoli amici, tra cui Walter, compresi che non poteva realmente essere così. Allora, per l’ennesima volta, mi domandai perché Raffaele aveva costruito quella maschera. Però, a quanto pareva, non era intenzionato a farmi entrare nel suo mondo e questo mi paralizzava dalla paura e lasciava spazio alle mie incertezze e ai miei timori.
«Raffaele, se non mi dai certezze io non reggerei, sono sincera. Non vuoi nemmeno farmi conoscere il mondo dal quale vieni perché dici di volermi proteggere, ma quel mondo rappresenta una piccola parte di te e quindi in qualche modo mi stai negando la possibilità di conoscerti. Se non fosse per queste mie incertezze, ti direi anche di provarci, ma non so nulla di te e tu non sai nulla di me. Affrettare le cose non porterà a nulla di buono o almeno io penso questo.»
Osservai il suo sguardo e notai come egli si era leggermente rabbuiato.
«Sei arrabbiato?», chiesi titubante.
«Si, ma non con te. Con me stesso. Comunque facciamo così. Definiamo la nostra relazione come amicizia, solo che tu resti mia.»
Nell’udire quelle ultime parole, scoppiai a ridere, «Sei molto possessivo?»
«Possessivo si, ma è la prima volta che mi succede con una ragazza. Quindi, a quel termine aggiungerei anche geloso. Complimenti mia cara Jenny, mi hai appena fatto conoscere due sentimenti a me sconosciuti.»
Quando terminò di parlare, mi guardò in modo serio per poi scoppiare a ridere e unirsi a me.
Finalmente la tensione che aleggiava tra noi in precedenza sembrava stemprata.
Quando le risate cessarono, mi porse la mano e lo guardai confusa.
«Amici?»
«Amici.», gli risposi con un sorriso.
Dopo anni, stavo permettendo ad una persona di entrare nella mia vita e sapevo bene che quella mia scelta non avrebbe portato ad una via semplice, però volevo rischiare e credere in quel ragazzo, anche se non sapevo cosa mi spingesse a compiere un tale gesto sconsiderato e avventato.
Avevo mille domande da porgli, ma quando l’ora si fece tarda gli chiesi se poteva accompagnarmi a casa. I miei genitori non avrebbero avuto nulla da ridire, anzi sarebbero stati felici che io avessi ripreso ad uscire, però non li avevo avvertiti e non volevo farli preoccupare più del necessario.
Come le altre volte, mi feci aiutare ad indossare il casco e salii in moto, dietro di lui, ma senza fare le mie solite storie. Cinsi con un braccio i suoi fianchi e con l’altra mano reggevo il mio skateboard, mentre Raffaele guidava la moto fino a casa mia.
Il viaggio non fu lungo come l’andata a causa della sua guida da pazzi: sembrava che egli amasse spingere la moto fino ai limiti e, ricordandomi dell’unica gara motociclistica in cui venni immischiata, compresi che effettivamente era così. Raffaele pareva essere un ragazzo che amava spingersi ai limiti e rischiare sempre. Questo mi preoccupava un po’ e mi metteva in agitazione ma, per quella volta, decisi di non dare voce ai miei pensieri per non rovinare l’atmosfera serena che si era creata tra noi.
Una volta giunta a casa, scesi dalla sua moto e gli porsi il casco, aspettando che anche lui lo facesse.
«Grazie di tutto.», sussurrai a bassa voce, in modo impacciato.
Non mi trovavo in una situazione simile da troppo tempo e non sapevo come comportarmi e né tantomeno cosa dire. Eppure, pur di rompere quel silenzio, gli avevo detto la prima cosa che mi era venuta in mente.
«Domani hai da fare?», mi domandò in un sussurro.
«Dovrei portarmi avanti con lo studio. Non vorrei restare troppo indietro e dover recuperare tutto in pochi giorni.»
«Domani mattina, alle nove, ti passo a prendere. Fatti trovare pronta e con i libri. Studiamo insieme tutta la mattina e parte del primo pomeriggio. Poi sappi, però, che ti voglio solo con me.»
Nel sentire la sua proposta e l’audacia con cui aveva pronunciato quelle parole, arrossii leggermente e sperai che quel gesto involontario passasse inosservato.
«Va bene, mi farò trovare pronta ma non vorrei disturbare.»
«Tranquilla, anche io e Walter abbiamo da studiare.»
«Ci sarà anche lui?»
«Si, se per te non è un problema. E poi, resta con noi solo per il tempo che trascorreremo con lo studio.»
«Nessun problema.», abbassai il viso imbarazzata.
Calò un leggero silenzio tra di noi e la mia curiosità mi spinse ad alzare nuovamente il viso per comprendere cosa stesse passando per la testa del ragazzo che in quel momento si trovava di fronte a me.
Non scorsi nulla: era di nuovo enigmatico e questo mi rattristò un po’, però, come in precedenza, non ci badai.
Lo osservai mentre indossava nuovamente il casco e accendeva la moto, senza tuttavia andare via.
«Non mi saluti?», mi domandò divertito.
«Si, scusa. Buona notte, a domani.», mi affrettai ad aggiungere impacciata.
Odiavo quella situazione  e lui sembrava averlo capito e si divertiva particolarmente a vedermi in difficoltà.
«Mi devi dare anche un abbraccio. Gli amici dimostrano il proprio affetto anche con i gesti.», mi disse lui divertito ricevendo un’occhiata tremenda da parte mia.
«Ti stai divertendo?», domandai arrabbiata.
«Abbastanza. È bello vederti impacciata. Di solito sei così sicura di te.», scoppiò in una risata leggera. «Comunque, un abbraccio lo vorrei davvero. Me lo concedi?»
Sbuffai irritata e lo abbracciai leggermente, venendo poi stretta dalle sue braccia.
«Notte Jenny, a domani.», mi sussurrò con un sorriso all’orecchio, prima di lasciarmi andare e dare gas alla moto.
Quella sera, rientrai a casa con il viso in fiamme e con due genitori che mi scrutavano e sorridevano come non mai, segno che avevano assistito alla scena successa fuori dalla nostra abitazione, cosa che non contribuì a farmi smettere di arrossire.
 
1 Traduzione:
“La vedi quando chiudi gli occhi,
Forse un giorno capirai perché,
Tutto ciò che tocchi muore.
Ma tu hai bisogno della fiamma solo quando si sta spegnendo,
Ti manca il sole solo quando sta cominciando a nevicare,
Ti rendi conto di amarla solo quando la lasci andare.”
[Let Her Go – Passenger.]

~Angolo autrice.~
Eccomi qui, in perfetto orario e con questo nuovo capitolo che spero possiate apprezzare. ♥
Come sempre ringrazio Lucia per aver corretto la storia, chi recensisce qui e su fecebook e tutti quelli che mi seguono. Siete fantastici. ♥
Alla prossima settimana. ♥
Lily.

Ps. Appena trovo un po' di tempo prometto di rispondere alle varie recensioni.
   
 
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