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Autore: Endanger    02/07/2014    2 recensioni
Margherita e una malattia troppo scomoda a cui badare, la sua famiglia la chiama “il male”, sua nipote Alice “la cosa” e i medici “leucemia”. Lei non le ha mai dato un nome, troppo difficile persino realizzarne la presenza. A 32 anni scoprirsi fragile, mollare tutto, perdere le speranze e poi ricominciare, ripercorrere la propria vita, accettare un destino troppo duro e definitivo. Scoprire che alla domanda «perché a me?» non c’è una vera e propria risposta. Scoprire il modo per restare accanto a sua nipote ma, soprattutto, scoprire un modo per vivere e rivivere.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Elena passeggia lentamente nella sala d’attesa, è esausta, non ha chiuso occhio tutta la notte, aveva ripensato a sua sorella, Margherita, chiusa in una stanza d’ospedale, gli occhi tristi di chi inizia a rendersi conto di quello che le accade in torno, il viso pallido incorniciato dai lunghi capelli mossi e neri che lei continuava a toccare, ad attorcigliare, a guardare. Forse immaginava il momento in cui li avrebbe persi con l’inizio della chemioterapia, o forse ripensava ai pomeriggi estivi, quando il caldo era estenuante, in cui ripeteva «prima o poi li faccio a zero» o a quella volta che di ritorno dal parrucchiere, che li aveva accorciati, aveva giurato che non li avrebbe più tagliati.
Finalmente arriva l’infermiera, come un controllore di un treno, ad avvertire che può entrare.
«Buongiorno Marghe» lo dice e non se ne accorge, cerca di sorridere.
«Ehi ciao»
«Come hai passato la notte? Se vuoi posso portarti da casa il tuo cuscino o una coperta in più.»
«Ho dormito come un sasso. E no, non ce ne bisogno. Sto bene..davvero Elena»
«Più tardi passo da casa per prendere dei documenti.. hai bisogno che ti porti qualcosa?»
«Qualche libro e l’ipod»
«Va bene, allora io vado a lavoro, ci vediamo più tardi» e le stampa un bacio sulla fronte.
«Ciao»
«Grazie Elena» sussurra ma sua sorella è già andata via.
E’ di nuovo sola tra le mura gialline e impersonali dell’ospedale, aveva mentito a sua sorella, non era riuscita ad addormentarsi, aveva tanti pensieri per la testa che, come un vortice, giravano in continuazione, producendone di nuovi e più complessi e senza riuscire a soffermarsi davvero su ognuno di essi.
Aveva ripensato al primo giorno come insegnante in un liceo di una città vicina, dopo tante prove e ripensamenti aveva indossato un tailleur nero che, in un giorno caldo come quello, non avrebbe mai voluto indossare. Aveva paura di fare una cattiva impressione presentandosi con qualcosa di più leggero e, data la giovane età, voleva essere presa sul serio.
Era entrata in classe e aveva detto «buongiorno ragazzi» sempre un po’ rigida e impacciata ma fissando quelle faccette più impaurite di lei si era allargata in un sorriso e tutto era scivolato via.
Aveva ricordato il giorno della laurea quando aveva aspettato diligentemente il suo cognome e quando aveva sentito pronunciare «Lombardi Margherita» aveva trattenuto il fiato e non ci aveva capito più niente fin quando non vide suo padre abbracciarla e dirle «110 e lode, non avevo dubbi».
Sforzandosi di andare ancora più indietro nella memoria gli era apparso il giorno della maturità, «Fatti valere Marghe» le aveva detto Isa, l’amica di una vita.
Era entrata e aveva parlato della donna, la donna che si ribella, le suffragette e le femministe, la donna che conquista il voto, la donna nelle poesie, la donna schiava, e pensava a sua madre che non prendeva mai decisioni senza il consenso di suo padre e a sua nonna che indossava sempre gonne blu.
Ci pensa anche adesso al suo lavoro e a tutti i sacrifici compiuti.
Pensa ai compiti di letteratura, ancora da correggere, lasciati sul tavolo della cucina, alla borsa di pelle marrone accasciata su una sedia, a quel tailleur chiuso nell’armadio con la naftalina.

Angolo Endanger

Il prossimo capitolo sarà più lungo,
a presto.


   
 
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