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Autore: Espen    02/07/2014    2 recensioni
Anno 2060.
Dopo la Terza Guerra Mondiale il Giappone è sotto una rigidissima dittatura.
Ogni libertà di pensiero e parola viene soppressa.
La popolazione vive nella povertà e soffre la fame, mentre il Sommo Imperatore e i suoi soldati nel lusso e ricchezza.
Tutti sono contro di lui, ma tacciono per paura della morte.
Il Giappone è avvolto dall’oscurità, ma una nuova luce sconvolgerà la vita di tutti.
Questa è la storia dei Ribelli.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Breve riassunto dei capitolo precendenti: i Ribelli muovono i primi passi verso la loro ribellione, uccidendo soldati e aiutando i cittadini, a loro si unisce Gazel, soprannominato il Vento del Nord, un ragazzo proveniente dall'Hokkaido e che entra subito in conflitto con Nagumo. Nel frattempo Atsuya e Afuro scappano dal castello del Sommo Imperatore, per ricominciare una nuova vita a Tokio, ma appena entrano nella panetteria di Shirou, Atsuya sviene. In parallelo si svolgono le vicende di Hakuryuu, Shuu e i loro amici (tra cui Tayou che gestisce -illegalmente- un giornale) che vedono nei Ribelli degli eroi che ridarranno a tutti la libertà.
 
Capitolo cinque
Ricordi nostalgici, mercato nero e centro d'allenamento




Le gote del bambino erano leggermente rosse a causa del freddo.
Ti osservava, con quegli occhi grigi uguali ai tuoi.
Guardandolo, infagottato in quella giacca vecchia con una sciarpa che gli avvolgeva il collo candido, non potevi che provare un profondo affetto per lui.
-One-chan, facciamo un pupazzo di neve?-
 
Non può essere.
Shirou continuava a ripetersi mentalmente quella frase osservando il ragazzo svenuto, trasportato sul pavimento della piccola dispensa del negozio.
Aveva la carnagione pallida e i capelli di una tonalità che non riusciva a definire, tra l’arancio chiaro e il salmone. Inoltre, quando aveva perso i sensi,  quel ragazzino biondo lo aveva chiamato con il suo nome, nel tentativo di farlo rinvenire.
È solo una coincidenza, Atsuya è morto anni fa’, fattene una ragione.
-Potete rimanere qui fino a quando non si riprende, probabilmente non è niente di grave.-
Non era la prima volta che qualcuno sveniva nel suo negozio, chi per la stanchezza o chi per la fame, ormai a quel tipo di situazione ci aveva fatto l’abitudine.
Il ragazzo, inginocchiato accanto all’amico svenuto, lo guardò con gli occhi rossi, dello stesso colore del sangue vivo, e lo ringraziò, il tono fievole e preoccupato.
-Comunque-:  parlò questo dopo qualche istante di silenzio:-il mio nome è Afuro Terumi, e lui- indicò Atsuya con lo sguardo:-è mio cugino*, Atsuya.-.
Visto Shirou? Non hanno lo stesso cognome, lui non è tuo fratello.
anche se la sua espressione impassibile non lo esprimeva, Shirou fu per un momento deluso da quella notizia, aveva sperato che quello fosse davvero il suo gemello Atsuya Fubuki, scomparso tredici anni fa’ nelle valli innevate dell’Hokkaido, come il resto della famiglia.
-Il mio nome è Shirou Fubuki.-: rispose semplicemente con un tono che non lasciava trasparire nulla del suo disagio inferiore.
Poi aprì la porta della dispensa e ritornò nel negozio, controllando con lo sguardo che tutti i prodotti fossero al loro posto e che nessuno fosse entrato e  avesse rubato qualcosa durante la sua assenza.
Attendeva con impazienza l’arrivo di qualche cliente, in modo da non pensare al sosia di suo fratello, a pochi passi da lui.
 
Il sole splendeva alto nel cielo azzurro, coprendo con i suoi caldi raggi Tokio. Ad Hakuryuu sembrava che il tempo si facesse quasi beffe della condizione degli abitanti, che si trascinavano in una frustante giornata dove cercavano di sopravvivere alla fame e ai soprusi dei soldati. Osservò i banchi del mercato nero, pieni di beni esteri ottenuti illegalmente, salutando, di tanto in tanto, qualche mercante.
Hakuryuu era conosciuto in quei luoghi poiché li frequentava abitualmente.                   
Le persone come lui venivano definite vagabondi, coloro che non erano né mercanti né informatori, ma, con questi, scambiavano merci rare in cambio di soldi e che non avevano una dimora fissa. Hakuryuu, per esempio, dormiva in qualche motel o a casa di qualche amico. Giravano molte voci su di lui, spesso infondate, ma Hakuryuu non aveva mai fatto niente per smentirle, in fondo si divertiva a sentire le persone fare supposizioni su di lui.
Osservò ancora qualche bancarella, quando il suo sguardo si posò su quella persona. Era in piedi vicino a un banco, i capelli mori un po’ spettinati e gli occhi neri come la notte osservanti dei fumetti esposti.
Hakuryuu gli si avvicinò subito, circondandogli le spalle con un braccio.
-‘Giorno Shuu.-
Il ragazzo a quel contatto improvviso di irrigidì, rilassandosi dopo qualche secondo, dedicandogli un dolce sorriso.
-Buongiorno Haku-chan!-
Il più grande diede una veloce occhiata al bancone, dove erano esposti dei vecchi manga, non più editi in Giappone perché, secondo le regole del Sommo Imperatore, portavano messaggi contro gli ideali del giusto governo dello stato e corrompevano, quindi, le menti dei giovani.
D’altronde la morale di certi manga, che esprimevano la ricerca della libertà o il voler lottare contro un sistema sbagliato, andava contro le regole di un regime totalitario.
-Vuoi comprarti qualcosa?-
A quella domanda Shuu posò lo sguardo, leggermente imbarazzato, sul volume che si stava rigirando fra le mani.
-Vorrei… ma non ho soldi.-
L’espressione un po’ rassegnata del più piccolo fece perdere un battito al cuore di Hakuryuu.
L’albino avrebbe fatto qualsiasi cosa per l’amico, che sia salvargli la vita o comprargli un manga. Shuu, con i suoi sorrisi rassicuranti e i suoi baci dolci, lo aveva aiutato nei momenti più sconfortanti della sua esistenza.
Per questo Hakuryuu ce l’aveva con sé stesso, sapeva che il moro meritava più amore di quanto sapesse dargli lui, ma, allo stesso tempo, non riusciva a rinunciare all’affetto che Shuu gli donava ogni giorno.
Hakuryuu, in certi momenti, si sentiva davvero egoista.
Sorridendo persuasivo, rivolse i suoi occhi rossi al venditore.
-Ehi, ti interessa uno scambio?-
Il commerciante lo guardò con aria indagatrice, socchiudendo leggermente gli occhi e stringendo la sigaretta fra le labbra screpolate.
-Che tipo di scambio?-
 L’albino tirò fuori dalla tasca della consumata giacca un pacchetto di sigarette, mostrandogliela.
-Sono sigarette americane, della miglior qualità. In cambio di queste tu mi dai il manga che stava guardando il mio amico.-
Il suo interlocutore si sporse leggermente dal bancone per osservare meglio il prodotto, assicurandosi che non fosse contraffatto.
-Come sei riuscito a procurartele?- il tono  era sospettoso, in fondo non era la prima volta che qualche ragazzino provava a rifilargli un falso.
Hakuryuu sogghignò.
-Sono un vagabondo, trovare merci del genere è il mio lavoro.- 
 A quell’affermazione gli occhi dell’uomo si spalancarono leggermente, come se fosse stato colto da un pensiero rivelatore improvviso.
-Tu sei Hakuryuu vero? Molte persone qui parlano di te.-
L’albino si limitò ad annuire, per poi richiedere se accettava o meno lo scambio.
Trenta secondi dopo Shuu teneva fra le mani il suo nuovo manga.
 
 
-Atsu-kun sei sicuro di stare bene?-
-È già la quinta volta che me lo chiedi Afuro, sì sto bene. Quello svenimento era dovuto alla stanchezza; come ti ho già ripetuto, è da giorni che non dormo bene a causa degli incubi.-
Il biondino si limitò a sorridere leggermente, sollevò lo sguardo al cielo, dove i raggi del sole gli riscaldavano il viso pallido. Nonostante avesse visto lo stesso cielo limpido un milione di volte tra le mura della reggia, gli sembrò diverso in quel momento, finchè camminava per quelle vecchie strade con accanto il suo migliore amico.
-Piuttosto- la voce calma di Atsuya lo ridestò dai suoi pensieri –quel commesso, Fubuki Shirou, è stato davvero gentile.-
E freddo, gli ricordò una vocina che rimbombava nella testa dell’albino.
La sua espressione impassibile e il tono fermo non erano mai mutati durante la loro, seppur breve, conversazione. Non che avessero parlato di chissà quale argomento.
 Dopo esser rinvenuto, Fubuki gli aveva chiesto come si sentiva e, finchè Afuro sgranocchiava la pagnotta di pane appena comprata, non ricorda bene come, era saltato fuori che cercavano casa. Shirou allora gli aveva scritto su un foglio un indirizzo, spiegandoli che si trattava di un appartamento in affitto e che, una volta arrivati sul luogo indicato, dovevano chiedere di Nagumo Haruya.
Nonostante quell’atteggiamento distaccato, ogni volta che Atsuya aveva guardato negli occhi l’albino, gli si proiettava nella mente la neve che cadeva sul paesaggio già innevato dell’Hokkaido.
E lui non ne capiva il motivo, non era nemmeno mai stato in quella regione!
Per il momento preferiva tenere i suoi dubbi per sé, non voleva far preoccupare ulteriormente Afuro; e poi doveva concentrarsi su come iniziare una nuova vita, lontano da quel castello che per anni gli aveva nascosto la verità.
 
 
-Ghiacciolo, si può sapere dove ci stai portando? È da ore che camminiamo tra queste catacombe.-
-Tulipano, se non vuoi diventare più forte, puoi andartene. E poi sarà al massimo da mezz’ora che camminiamo, non ti credevo così fiacco.-
-Cosa? Come cazzo ti permetti-
- Burn finiscila.-
-Ma Ryuuji, è lui che mi ha provocato! Io ho fatto solo un innocente domanda.-
-Tu sei tutto tranne che innocente.-
- Ha parlato il Santo! Guarda che lo so benissimo cosa fate tu e Ryuuji prima di venire qui, rosso pervertito!-
-Quello che faccio col mio fidanzato non è affar tuo, stupido tulipano!-
-Hiroto, non ti ci mettere anche tu.-
-Scusa Ryuuji.-
Hitomiko sospirò rassegnata.
-A volte mi sembra di badare a dei bambini, invece che a dei ragazzi pronti a combattere per la propria libertà.-
La mano pallida di Shirou si posò sulla sua spalla, come a confortarla; nell’altra mano teneva una torcia che illuminava le vie intricate delle catacombe.
-È un bene che siano così rilassati, troppo stress è controproducente.-
Shirou analizzava tutto con un’oggettività disarmante, era una delle caratteristiche che preferiva di più nel ragazzo.
-Piuttosto- l’albino ricominciò a parlare –dove stiamo andando?-
Quella notte, alla riunione dei Ribelli, Gazel aveva detto all’intero gruppo di seguirlo perché voleva farli vedere una cosa che li avrebbe resi più forti. Tutti, chi perplesso chi più fiducioso, avevano cominciato a marciare dietro l’albino, pieni di curiosità.
-Presto lo scoprirai, siamo quasi arrivati.-
Fubuki si limitò ad lanciarle un’occhiata.
-Ribelli, siamo arrivati.-
La voce gelida di Gazel rimbombò tra le strette pareti di terra, davanti al gruppo si imponeva un’enorme porta d’acciaio.
-Oltre questa porta-  a parlare fu Hitomiko –si trova un Centro di Allenamento creato, finanziato dalla sottoscritta e  in assoluta segretezza, per noi. Qui potremo rafforzare le tecniche di combattimento e le tattiche da adoperare contro i soldati. Ovviamente di questo posto non dovete farne parola con nessuno.-
Shirou, udendo quella breve spiegazione, ghignò leggermente.
Ora nessuno avrebbe fermato i Ribelli.    
 
                                                                                                                                    Erano sdraiati sulla neve, le piccole mani intrecciate e gli occhi al cielo plumbeo.
I fiocchi di neve continuavano a cadere, in quella danza bellissima e incantatrice.
Voltò lo sguardo verso il fratello, che a sua volta lo guardò con quegli occhi così simili ai suoi.
-Shirou?-
-Sì, Atsuya.-
-Sai, i tuoi occhi mi ricordano la neve.-
-Sei davvero strano.-
-Anche tu.-
E una risata allegra alleggiò nell’aria.



Angolino dell'autrice super-ritardataria
Buongiorno popolo! *le lanciano pomodori, sedie, porte e dizionari (?)*
Ehm...sì, me ne rendo perfettamente conto: ad aggiornare sono più lenta di un bradipo rimbambito in letargo.
Spero  prometto di aggiornare prima il prossimo capitolo.
Passando a questo capitolo, sarò onesta: non mi entusiasma molto, ma siccome non volevo far passare ancora più tempo dall'ultimo aggiornamento, l'ho pubblicato lo stesso. 
Ed è orribilmente corto, ne sono consapevole, ma tenete conto che è un capitolo di "passaggio", dal prossimo che devo ancora scrivere si entrerà nel vivo della vicenda e spiegherò meglio cos'è il Centro d'Allenamento.
Per chi non l'avesse capito le parti in corsivo a inizio e fine capitolo sono episodi passati dei gemelli Fubuki -nei prossimo capitoli chiarirò anche questa vicenda-.
Ora vi saluto prima di scrivere un papiro
Un abbraccio abbraccioso
Ice Angel

 
  
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