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Autore: writinglove    04/07/2014    2 recensioni
E se l'apocalisse fosse arrivata?Se il male avesse raggiunto un paesino nello stato dell'Ohio?Se in una giornata qualunque,la vita di una ragazza qualunque fosse stata sconvolta nel peggiore dei modi?
Dalla storia :
L’azzurro si mischiò al nero per un istante interminabile,e quel nero non era l’oscurità della notte nella quale eravamo entrambe avvolte. Io non la stavo guardando e lei non mi stava guardando. La verità era che in quell’istante fermo nel tempo,che in quell’attimo pieno d’infinito e di emozioni,noi stavamo leggendo. […] Prima ancora che potessi capire altro,che un’ennesima certezza mi sfuggisse di mano,smisi di leggere. Ed era troppo quel che avevo visto,era tutto troppo…ogni cosa sapeva di una piacevole ed allettante esagerazione. Ma c’era una cosa che non mi scivolò via dalle mani come fosse semplice fumo,un’unica certezza imprescindibile : in quell’attimo la mia esistenza aveva ripreso ad esistere,ed il mio cuore a battere.
Genere: Drammatico, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Noah Puckerman/Puck, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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BETWEEN THE HUNGRY

Sprazzi di vita .

Quando avvertii il rumore dei passi,sussultai. Aprii gli occhi e la vidi. Sapevo che sarebbe venuta,eravamo d’accordo,ma non ero mai troppo rilassata ed i nervi già tesi di primo pomeriggio,provvedevano a rendermi suscettibile ad ogni tipo di rumore.

«Scusi,per il bagno dove si va?» mi chiese Brittany con quel sorrisetto che le illuminava il viso.

Era raggiante come non l’avevo mai vista,e così lo ero anch’io. Era trascorsa un’altra settimana da quella notte,ed in ogni istante in cui i respiri nutrivano il mio corpo,non potevo fare a meno di ricordarla,sempre vivida come se l’avessi appena vissuta.

«Signorina,credo che stia sbagliando direzione.» dissi,sorridendo a mia volta «Per il bagno si va dall’altra parte».

Me ne stavo buttata a peso morto contro la corteccia di un albero,a gambe incrociate sull’umidità di quella foresta tranquilla. Le fronde di quell’enorme sequoia si diradavano abilmente sopra la mia testa,creando un tetto naturale che soltanto a spizzichi qua e là lasciavano trapelare i raggi del sole.

«Per quanto ancora dovremo comportarci come due quindicenni che si vedono in segreto?»

Sospirai e mi sollevai da terra per raggiungerla. Le diedi un piccolo bacio all’angolo della bocca e le accarezzai il braccio scoperto.

«Non è ancora arrivato il momento,Britt.» ammisi a malincuore «Lo sai,è successa quella cosa con Steven e…e non so mio fratello come potrebbe prenderla».

Lei storse la bocca e il suo viso si rabbuiò «pensi che potrebbe essere un problema il fatto che io sia una ragazza?»

Scossi la testa «non lo so» affermai,mordendomi un labbro.

Lei sbuffò e mi scansò una ciocca di capelli dal viso,poi mi prese per mano.

«Però è buffo,non trovi?» disse,tornando a sorridere.

«Cosa?» chiesi confusa.

«Che anche dopo la fine del mondo ci si debba curare di cose come queste. Voglio dire…l’umanità è stata sterminata da quelle “cose” e noi siamo ancora qui a preoccuparci di cosa potrebbe pensare la gente di noi due».

Annuii e mi sforzai di sorridere «lo sai che non è solo per questo…»

Lei alzò gli occhi al cielo e sospirò «già,c’è Steven».

«E’ solo che non voglio ferirlo,capisci?E’ stata tutta colpa mia se è successo quel che è successo».

Brittany si irrigidì e smise di parlare. Lo faceva ogni qual volta che veniva fuori l’argomento.

«Ehi,» dissi ad un soffio dal suo viso,dolcemente «lo sai che è solo acqua passata. Non serve che ogni volta torniamo a discuterne,ok?Non c’è niente da dire».

«D’accordo,» rispose lei,tornando a guardarmi in viso «ma penso che dovrai chiarire la situazione prima o poi…sarà confuso».

«Lo farò» risposi,annuendo.

Il vento fece ballare le fronde della sequoia a suo piacimento e allora un raggio di sole illuminò il viso di Brittany. Gli occhi celesti che ormai sognavo e nel quale mi perdevo,divennero ancor più chiari e allora mi scappò un sorriso.

«Che c’è?» chiese lei,guardandomi,leggermente accigliata. Sapevo a che pensava.

«E’ che….non riesco a credere di averti trovata» risposi,osservandola intensamente.

Lei sorrise,lusingata con quel suo finto imbarazzo,ed aumentò la presa tra le nostre mani.

«Nemmeno io riesco a credere di aver trovato te».

Chiusi gli occhi ed a poggiai le mie labbra sulle sue,morbide e dal sapore di miele. Le diedi un piccolissimo bacio,poi mi allontanai lentamente e la guardai sorridere. Lei mi accarezzò una guancia,con dolcezza,e i nostri occhi si specchiarono gli uni negli altri. Azzerammo di nuovo la distanza e giocammo con le nostre lingue senza fretta,come se avessimo avuto il bisogno di vivere a pieno ogni singolo istante,per paura di perderlo.

 

«E’ tranquillo qui,mi piace» disse guardandosi intorno.

Annuii «è un buon posto per pensare. Sembra che niente sia stato intaccato,che sia tutto come prima».

Lei sorrise «Sì,è vero».

Avevamo camminato un po’,senza allontanarci troppo,ed avevamo trovato un tronco sul quale sederci. Le nostre mani ancora unite,adagiate sul muschio ruvido che di tanto in tanto ci solleticava la pelle.

«Che tipa eri prima di tutto questo?»

Lei mi guardò con un’espressione mista tra il divertito ed il sorpreso «che tipa ero?»

«Sì,» risposi convinta «com’eri tu e com’era la tua vita. Voglio sapere tutto di te : ogni minimo dettaglio».

Lei mi guardò ancora incuriosita da quella domanda inaspettata,e si schiarì la voce.

«Ero un po’ esaurita,a dire il vero».

Risi «esaurita?»

Lei annuì «sempre affaccendata,senza mai un attimo di respiro per rendermi veramente conto di come fosse la mia vita. Alle superiori ero piuttosto invisibile,portavo un paio di occhialoni in celluloide rossa,l’apparecchio ed ero…beh,sì,ero molto meno formosa».

Risi ancora «stai cercando di dire che adesso sei formosa?»

Lei mi diede una gomitata nelle costole e scoppiò a ridere «non ho detto questo!Dico solo che sembravo una tavola da surf,ecco».

«Come no…» risposi ironica.

«Ehi,niente interruzioni!» mi rimproverò con finta serietà.

Feci segno di chiudermi la bocca.

«Passai quattro anni infernali,i peggiori della mia vita. Ogni giorno era una tortura,ogni mattina quando aprivo gli occhi avevo soltanto voglia di piangere. Hai presente quell’angoscia che ti intorpidisce?»

Annuii. Sapevo bene di cosa stesse parlando.

«Beh,quella era la mia unica amica. Piuttosto triste,no?» fece una pausa e sospirò,improvvisamente presa dai ricordi. «I miei mi avevano istruita in un certo modo. Il loro motto era : “Lo studio porta al successo”. Così tutti i pomeriggi trascorrevo ore intere sui libri,mentre i miei compagni di classe si sballavano fumando marijuana o andando a ballare in discoteca. Ero una secchiona!Una di quelle che tutti prendevano in giro e che riempivano di scherzi sino a portare all’esasperazione».

«Probabilmente ti avrei presa in giro anch’io se tu fossi stata nella mia stessa scuola…» ammisi con amarezza.

Lei mi sorrise «senz’alcun dubbio. Avevo un’unica grande passione : la danza. L’ho sempre amata più di ogni altra cosa,da quando avevo cinque anni. Nonostante fossi abbastanza goffa,ero piuttosto brava. Finito il liceo mi ero illusa che tutto il mio impegno avrebbe convinto i miei genitori a permettermi di realizzare i miei sogni,ma presto mi resi conto che non c’era verso di cambiarli. Sarà brutto dirlo dopo averli persi,» ammise con tristezza «ma ho passato un’intera vita ad essere oppressa da loro. Obbedivo e basta,senza riuscire a vivere realmente. In quattro anni non ho fatto altro che studiare e studiare e studiare. Non avevo mai baciato nessuno,non ero mai andata ad un ballo di fine anno,non avevo mai neppure avuto una vera amica».

«Cavolo» la interruppi «è triste…la mia adolescenza al confronto sembrerebbe la vita di Lindsay Lohan!»

Brittany rise «lo immagino.» fece una pausa,e poi tornò a raccontare «Quando i miei mi costrinsero a seguire giornalismo alla Columbia,nonostante la tristezza,iniziò la mia vera vita. Durante l’estate precedente ero cambiata : avevo tolto l’apparecchio,avevo messo su qualche chilo,e avevo tolto anche gli occhiali».

«In poche parole sei diventata una figa!» esclamai,sorridendo.

Brittany scoppiò in una fragorosa risata. Quel suono melodioso si unì al cinguettio degli uccellini,quasi fossero un tutt’uno.

«In poche parole sì.» ammise ancora sorridendo «Stando lontana da casa imparai ad essere più sciolta,meno impacciata,e tutta quella insicurezza sparì non appena capii di essere circondata da delle persone che mi apprezzavano. Non mi sentii mai libera come allora,mai. Per l’ennesima volta avevo obbedito ai miei,ma in un certo senso diventai autonoma,finalmente».

Le sue parole risuonavano ancora nella mia mente,quando ebbi voglia di farle un’altra domanda. Il desiderio di conoscerla era così forte,che avrei passato l’intera giornata a scoprirla e a studiarla,con un solo pensiero nella testa : la amo.

«Così non hai avuto una grande vita amorosa,eh?»

Lei mi guardò e scosse la testa,sorridendo della mia curiosità.

«Quando hai scoperto che…»

«Che mi piacciono anche le ragazze?» mi interruppe,togliendomi le parole di bocca «Non saprei dirlo con precisione…però c’è stato un momento in cui ne presi pienamente coscienza».

Vedendo che taceva,con lo sguardo basso come fosse imbarazzata e un sorrisetto timido stampato sulle labbra,non potei fare a meno di incitarla a parlare «Racconta!»

Lei scosse la testa e sempre sorridendo,si portò le mani sul viso. Vederla in quel modo mi faceva venire voglia di abbracciarla forte forte o strizzarle teneramente le guance. Sembrava un innocente e tenerissimo cucciolo.

«Ti prego» la supplicai,congiungendo le mani come in preghiera.

Lei sbuffò,fingendo di essere contrariata e cedette «e va bene!»

Risi.

«C’era questa ragazza che frequentava il mio stesso corso di biologia,si chiamava Kate Danko. Aveva delle lunghe gambe chiare e una cascata di capelli neri che le incorniciava il viso. Ma quel che mi piaceva di più di lei,erano i suoi occhi : di un marrone cioccolato con delle lunghe ciglia nere».

«Gli occhi,certo…»

Un’altra gomitata mi colpì alle costole e soffocai una risata.

«Si era appena trasferita dal Canada ed era diventata da subito l’attrazione della scuola. Sai,i newyorkesi sono abbastanza chiacchieroni. Parlano di ogni cosa che non riguardi i fatti loro,e Kate era un’indiscutibile novità. Passavo le ore a guardarla. Biologia divenne il mio corso preferito ed ogni volta che incrociavo i suoi occhi,mi batteva il cuore all’impazzata. Mi ero presa una cotta bella e buona,ma all’inizio credevo fosse soltanto ammirazione. Pensavo di desiderare di essere come lei e pensavo che fosse normale che una persona così bella avesse un simile effetto su di me.» fece una pausa e sorrise,come a voler dire povera illusa «il bello venne quando ci ritrovammo per puro caso nella stessa ora di educazione fisica. Io,che come un’ebete me ne stavo in disparte a fissarla mentre giocava a pallavolo,non riuscii a rivolgere nemmeno una volta la parola. Quando negli spogliatoi si cambiò,mi ritrovai a fissarla provando una strana sensazione che arrivava dal basso ventre sino alla bocca dello stomaco. Tornai a casa e cominciai a fare due più due e alla fine rimasi sconcertata. Nemmeno immagini quante paranoie mi sia fatta o quanto abbia sofferto per quella situazione. Non avevo nessuno con cui parlarne e sapevo che i miei genitori non l’avrebbero mai accettato. Ero…ero a pezzi».

Osservai i suoi occhi tristi e le ripresi la mano,poi le baciai una guancia.

«Arrivata al college conobbi una ragazza. Frequentava buona parte dei miei stessi corsi e a dirla tutta era molto amica di Jake. Era di origini italiane ed era molto,ma molto bella. Mi chiese di uscire quasi subito,mi corteggiò,ed io sempre impacciata e timida non mi spiegavo come una ragazza così bella desiderasse uscire con me. Restammo quattro mesi insieme,poi finii per vari motivi. Fu con lei che persi la verginità,fu a lei che diedi il mio primo bacio. Intanto i miei genitori si chiedevano per quale diavolo di motivo fossi così felice ogni volta che andavo a trovarli. Mi facevano battutine e mia madre mi faceva l’interrogatorio ogni volta che la chiamavo. Un giorno,mentre eravamo a pranzo,dissi semplicemente :” ma’,pa’…sto con una ragazza!”. Mio padre cominciò a tossire e per poco non si sentì male. Mia madre mi disse semplicemente di non azzardarmi più a dire certe cose a tavola perché rischiavo di farli soffocare con il cibo.» si fermò e rise,scuotendo la testa «Da quel momento non ne riparlammo più ed io fui libera di vivere la mia vita».

«Wow» ammisi,sorridendo «certo che sei una tipa interessante,eh?»

Lei fece spallucce con disinvoltura.

«Sei stata anche con dei ragazzi?»

Brittany mi guardò ed annuì «Poco dopo Sara ho incontrato Brian,ma è durata un mesetto scarso. Non ero realmente innamorata e dopo un po’ l’infatuazione sparì. Non faceva altro che bere e bestemmiare…Dio,era disgustoso» ammise facendo una smorfia «ancora non capisco come abbia fatto a mettermi con lui. C’era una differenza abissale tra Sara e Brian».

«Del tipo?» chiesi,curiosa.

«Sara era una persona fantastica. C’era intesa tra di noi,ci capivamo con uno sguardo e poi…» si fermò,con un sorrisetto malizioso «a letto era tutta un’altra storia».

Risi compiaciuta da quella sua affermazione «ah sì?»

Lei si avvicinò con il viso,annuendo «senza alcun dubbio».

«Vieni qui» le sussurrai,avvicinandomi a mia volta.

Le nostre labbra si incontrarono,così come le nostre lingue. Quel bacio però prese una piega immediatamente diversa. Non era più tenero come quello di poco prima,ma disinibito,sfacciato…eccitante. Brittany adagiò le sue mani sulla mia schiena e poi scese,sino ad infilarle nel pantalone della tuta,e poi ancora nelle mutandine. A quel punto avvertii il desiderio impellente di possederla in quel modo,e le mie mani si insinuarono nella sua maglietta. Le accarezzai la pelle vellutata,i fianchi,ma non era abbastanza. Salii sino ad incontrare i suoi seni e allora strinsi tra le mie mani le coppe del reggiseno. Lei gemette sulle mie labbra. La baciai con più passione di prima,avvertendo quel desiderio che mi scaldava come un fuoco perenne ed avvolgente al basso ventre,e allora lei strinse il tessuto della mia maglietta tra le dita,e lo sollevò. Gettò come fosse uno straccio quell’inutile pezzo di stoffa e prese a baciarmi il collo. Baciò la mia pelle,la morse,la succhiò,poi mi slacciò il reggiseno e scese ancora.

«Britt…» biascicai,posseduta dal piacere e dall’eccitazione.

Lei non rispose. Si limitò a scendere tracciando la mia pelle con la lingua.

«Sei mia,Santana» disse con voce seducente.

Allora tremai.

«Sono tua» risposi mentre la sua bocca si faceva a mano a mano sempre più audace.

Divorò ogni mio centimetro di pelle. Lo conquistò secondo dopo secondo,senza paura. Dapprima il seno,a cui dedicò particolare attenzione,stuzzicandolo con labbra,denti e lingua. Poi scese ancora e…ancora e mi calò rapidamente i pantaloni con un gesto istantaneo e brusco,costringendomi a sollevarmi dal tronco. Osservò la mia eccitazione dalla stoffa delle mutandine nere,e baciò il tessuto mentre morivo di desiderio.

«Dios mios» sussarrai,mordendomi le labbra.

Afferrò la stoffa nera tra i denti e,aiutandosi con le mani,scoprì l’ultima parte di me. Il fuoco si nascondeva proprio lì,e lei era sia benzina che acqua.

«Mi desideri,non è vero?» chiese,come fosse un diavolo tentatore venuto dritto dall’inferno per provocarmi.

Annuii,perché non avrei potuto parlare.

«Voglio sentire la tua voce».

«S-sì!Ti desid…ti desidero».

«Bene» disse secca.

Non appena pronunciò quell’unica parola,la sua lingua si trasformò nel più abile strumento in grado di regalare piacere. Le infilai le mani tra i capelli biondi mentre mi mordevo le labbra incontrollatamente,tra i respiri rapidi ed insoddisfacenti,e li spostai dal suo viso. Ma l’eccitazione cresceva assieme al piacere,ed ogni parte di me avrebbe voluto urlare quanto diavolo stessi bruciando di desiderio.

«Oh,merda» fu l’ultima cosa che riuscii a dire.

Il suono della natura venne sovrastato da un unico grido liberatorio,che non ero sicura fosse mio. Distesi la schiena sopra il tronco,avvertendo la corteccia ruvida graffiarmi la pelle,e mi portai le mani sul viso. Brittany percorse la distanza tra lo stomaco e il collo con la lingua,rapidamente,e ricongiunse le sue labbra con le mie.

«O mio... Dio» biascicai,ancora sovrastata da quel piacere intenso che mi aveva strappato via ogni traccia di lucidità.

Brittany rise e disse «te l’avevo detto!Le donne sono le migliori».

Mi sollevai appena per guardare quel suo sorrisino sfacciato,e poi ricaddi a peso morto sul tronco,ridendo.


Lettori e lettrici,buonasera (o buongiorno o buon pomeriggio)!

Come avete potuto notare,questo è un capitolo interamente dedicato al "Brittana" e mi auguro con tutta me stessa che vi sia piaciuto. E' molto semplice,ed è come se le due protagoniste siano avvolte da un velo protettivo che le isola da tutto quel che hanno intorno. Era questo il mio scopo : fare una pausa dal mondo brutale nel quale la vicenda si svolge,e dedicarmi a quest'amore in piena nascita,molto protettente. Dunque,senza annoiarvi troppo,vi chiedo come al solito di scrivermi nelle recensioni tutto quel che pensate,senza alcun timore o freno. Non vi mangio mica,eh!

ATTENZIONE : dal prossimo capitolo vedremo delle evoluzioni fondamentali per la storia. Qualcosa di grosso succederà,e spero che voi continuiate a farmi compagnia sempre presi e incuriositi come mi auguro che siate. 

Beh,allora non mancate!Ringrazio tutti coloro che hanno deciso di seguire questa folle storia e coloro che decideranno di seguirla. Un grazie speciale va alle meravigliose persone che mi hanno supportata sino ad oggi recensendo,e spingendomi di capitolo in capitolo nel cercare di migliorare,sempre con passione.

Alla prossima!Vi aspetto...

  
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