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Autore: giascali    06/07/2014    9 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kori.
 
Mi guardo attorno. Siamo in un posto all’apparenza vuoto, bianco e inondato di luce. Aiuto Iris a rialzarsi, porgendole la mano ma non gliela lascio. La sento stringere forte la mia. neppure lei è tranquilla. Incrocio il suo sguardo. I suoi occhi mi guardano preoccupati e credo che lo stia facendo pure io. – Stai bene?- le domando. So che avrei potuto chiederglielo senza dirlo a voce alta ma voglio che mi risponda allo stesso modo, per risentire la sua voce.
Annuisce, prima di dire: - Sì, tranquillo. – mi sorride, scaldandomi il cuore. Fa per aggiungere altro ma Ilio attrae tutta la nostra attenzione con un incerto “Emh, ragazzi?”.
Ci voltiamo entrambi nella direzione che indica e, ne sono certo, impallidiamo tutti e due nello stesso momento, ovvero quando scopriamo che non ci siamo solo noi cinque in questo strano posto.
All’improvviso il petto mi si fa pesante, come se il mio cuore fosse diventato di cemento.
Aumento la presa alla mano di Iris, chiedendomi distrattamente se non le stia facendo del male. Faccio vagare il mio sguardo tra le altre cinque persone davanti a noi e non mi fermo finché non incontro degli occhi perfettamente identici ai miei ma marroni. Mi sento in balia di mille e più emozioni e dubbi. Come è possibile che siano qui? Siamo morti? Rendak? Che fine ha fatto? Abbiamo fallito? Dove siamo? Ma tutte queste domande si annullano quando Ilio interrompe il silenzio, un poco imbarazzante che si è creato tra noi dieci che, da quando abbiamo capito di non essere soli, abbiamo tenuto, guardandoci con espressioni incredule e commosse.
-Mamma. – mormora, le lacrime agli occhi e la mano destra alla bocca, forse per impedire di crollare a piangere.
Kara fa un sorriso enorme, anche lei con gli occhi azzurri lucidi, e spalanca le braccia tra cui Ilio non esita un attimo a buttarcisi. Continua a mormorare, come una dolce litania, “mamma”.
Un secondo dopo mi ritrovo abbracciato a mia madre. La sua pelle è leggermente fredda ma morbida e liscia, piacevole. Il suo abbraccio mi conforta, è come una ricompensa per tutto quello che abbiamo passato fino ad adesso. Mi sta stringendo come se volesse compensare tutti i sedici anni in cui non ha potuto neanche sfiorarmi ed io la ricambio.
La sento sussurrarmi all’orecchio quella che sembra una ninna nanna ma non l’ho mai sentita. Parla delle fiamme che proteggono e portano calore. Che sia tipica della nostra Discendenza?
-Ah, come sei cresciuto. – bisbiglia mia madre, che strano pensarlo, all’orecchio. – Fra un po’ dovrò alzarmi sulle punte per guardarti negli occhi. – ridacchia poi, staccandosi da me.
-Cosa… cosa ci fate qui? – lancio uno sguardo di sfuggita agli altri. Anche loro sembrano aver posto la stessa domanda alle loro madri. – E dove siamo? – aggiungo quando riporto il mio sguardo su Eileen.
Incrocia le braccia al petto e mi fa un sorrisetto furbo, come se lei sapesse qualcosa che io non so ed in effetti è così. – le Lune hanno un immenso potere, Kori. –
Aggrotto la fronte. – Cosa? –
Alza la mano sinistra e me la posa su una guancia. Con il pollice mi accarezza dolcemente lo zigomo, esattamente identico al suo. – Ci hanno concesso un po’ di tempo per stare con voi, Kori. – mi spiega con voce dolce. – Ci sono un po’ di cose da spiegare, no? –
Annuisco. – Perché non ci avete detto che Rendak è… -
-Il fratello minore di Talia e lo zio di Iris? Che importanza avrebbe avuto? Voi avreste dovuto spodestarlo lo stesso. – stacca la mano dal mio volto ed assume un’espressione malandrina, come se ne avesse combinato qualcosa e volesse sfidarmi ad accusarla. – Vuoi sapere altro? –
Faccio cenno di sì. – Dove siamo? – mi guardo attorno. È ancora tutto bianco e luminoso. Siamo in una stanza o in un luogo aperto?
-Le Lune hanno creato, per un tempo ristretto, un posto solo per noi. Sapevano che avreste avuto bisogno di noi. –
-Perché ci siete solo voi? –
Inizia a tormentare una delle sue ciocche nere, rigirandosele attorno alle dita. Volge il suo sguardo ai piedi e guarda le sue dita pallide. – Vorrei tanto che tu incontrassi tuo padre, Kori, ma le Lune hanno deciso così. Bisogna accontentarsi ogni tanto, no? – fa un sorriso minuscolo, non molto convinto.
Stringo i pugni. Le Lune scelgono a quale Discendenza apparteniamo, chi sarà il sovrano tra due pretendenti al potere. Perché dovremmo assecondarle? Sono loro che ci hanno portato a tutto questo. La Luna del Buio ha scelto che Talia sarebbe stata la sovrana della sua Discendenza, scatenando l’ira di Rendak, e sempre la stessa ha rovinato la vita di Iris. Perché dovremmo fidarci di loro?
Mia madre mi afferra il polso. I suoi occhi scuri fiammeggiano, sebbene non siano più rossi. Perché? – Kori, non osare pensarlo. – Spalanco i miei. Come ha fatto a capire a cosa stessi pensando? – Le Lune cercano di fare quello che credono sia il bene per i loro Discendenti. A volte sbagliano ma chi non lo fa? Le Lune ci hanno dato la vita e ci aiutano. Non pensare mai più a quello che stavi pensando. Chiaro? Altrimenti giuro che ti inseguo per tutta Alias. Con la morte avrò pur perso i miei poteri, ma sappi che so usare ancora la lancia egregiamente. –
Dalla mia bocca esce un verso stridulo di sorpresa. Chi l’avrebbe mai detto che mia madre assomigliasse di carattere a quella che mi ha cresciuto?
Guardando la mia espressione, mia madre ridacchia. Mi getta le braccia al collo ed abbraccia di nuovo. – Sei identico a tuo padre Jeiin. – mi dice all’orecchio. – Entrambi non riuscite a capire quando scherzo. – poi il suo tono si fa più serio. – Ma sono seria. Se metti in dubbio le Lune, ti inseguo per tutta Alias. –
-E lo Spirito? È ancora là fuori. –
Non mi risponde ma il fatto che si stia torturando il labbro inferiore mi fa capire che la risposta è “sì”. Merda. Ho fallito. Per colpa mia, c’è ancora in giro uno psicopatico assetato di sangue e vendetta.
Mia madre mi accarezza ma prima che possa dire qualcosa, una voce si intromette nella conversazione: è Talia del Buio. – Non è colpa tua, Kori. Posso parlarti? –
Eileen, dopo averla guardata per qualche secondo con un’espressione a dir poco stupita in volto, annuisce e si allontana. Quando è abbastanza lontana, la madre di Iris incatena il suo sguardo al mio. – Ormai le cose sono andate così, Kori del Fuoco. Non dannarti troppo per lo Spirito. Non darà fastidio per molto tempo. –
Ah, adesso dare fastidio vuol dire creare dei Riflessi delle persone per ucciderne delle altre e aiutare Rendak?  Il suo sguardo si rabbuia. – La situazione non è così semplice. – dice, facendomi capire che ha compreso a cosa stessi pensando. Sono così limpido? – Comunque, sta’ accanto a mia figlia. Ne avrà bisogno. –
Annuisco. Lo avrei fatto anche senza il suo consiglio.
-E non azzardarti più a fare giochetti come quello della torre. – aggiunge con cipiglio serio. Arrossisco, non trovando nulla da replicare.
Talia si lascia scappare un sorriso. – Però so che l’hai fatto per Iris e ti ringrazio. Aaron è entusiasta che il figlio della sua migliore amica sia innamorato di sua figlia. – scuote la testa mentre il suo sorriso si allarga. Poi riassume un’espressione più seria. – Buona fortuna. – mi augura, prima di tornare da sua figlia. Con la coda dell’occhio la vedo abbracciare Iris, stanno piangendo entrambe.
Mia madre lancia un’occhiata ad Iris, a pochi metri da noi, quando mi raggiunge di nuovo. – È diventata molto bella… - dice sorridendo maliziosa.
-Già. – replico con la gola improvvisamente secca. Il cuore mi si gonfia per la semplice consapevolezza di sapere che mi ama.
-Hai buon gusto. – ghigna. –Però sai che è complicata, vero? – Annuisco e faccio un sorriso piccolo. -  Testarda. – continua lei, al ché io compio un altro gesto d’assenso. – E che non devi più leggerle la mente senza… -
-Mamma! – la interrompo. – Ti prego non anche te! –
Mi stupisco all’istante di ciò che ho detto: “mamma”. È straordinario chiamarla “mamma”, nonostante per anni io abbia pensato che non avrei mai avuto l’occasione per rifermi così alla persona che lo è veramente, o quanto meno per me.
Ridacchia. – Per tutte le Lune! Sei peggio di Jeiin e Silan messi insieme! -  il suo sguardo si fa dolce. – Però è stato bello sentirtelo dire. –


Note dell'autrice:
Avrei voluto veramente aggiornare prima ma ho avuto da fare, vi chiedo scusa. Ho avuto da fare e infatti sono indietro con molte storie che sto seguendo. Da domani provvederò a recensire e a rispondere alle recensioni, scusate ancora.
Un grazie a tutti e chiedo venia in anticipo per i possibili errori nel capitolo, ho voluto pubblicarlo non appena l'ho finito di scrivere.

 
   
 
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