2.
Gatti sul tetto
7.00
del mattino.
Hilary
Tachibana
premeva con forza i tasti del telefono, come se volesse sfondarli.
E
batteva febbrilmente un piede a terra,
spazientita.
“
Fa che risponda qualcuno a questo maledetto
telefono…ti prego…” pensava,
attorcigliando il filo nero della cornetta attorno
il suo indice.
“
A quest’ora dovrebbero essere già
svegli…perché non…”
-
Pronto. Qui è la residenza Tachibana. Con
chi desidera parlare?- disse una voce femminile, molto professionale,
dall’altro capo della cornetta.
-
Rachel sei tu?- disse Hilary,a bassa voce.
Ci
furono alcuni secondi di silenzio e poi la voce parlo di nuovo.
- Miss…miss Hilary! Siete
voi?- fece la
voce, passando ad un tono più rilassato.
-
Oh Rachel sono così felice di sentire la vostra voce!-
-
Anche io signorina Hilary! Ma ditemi, come stanno andando le
cose all’istituto? Avete passato bene la vostra prima notte?-
Hilary
sospirò.
-
Era proprio di questo che volevo parlare. Papà e mamma
stanno
dormendo?-
La
cameriera esitò – Veramente miss Hilary sono
partiti questa
mattina presto. Li aspettavano oggi pomeriggio in Germania e non credo
che…-
-
Lo sapevo!- gridò Hilary, furiosa –
L’idea di spedirmi in questo
schifosissimo collegio era solo una scusa per viaggiare da soli attorno
al
mondo!-
-
Signorina Hilary si calmi, la prego…- cercò di
tranquillizzarla
la cameriera, fino a quando non la sentì singhiozzare
sommessamente.
-
Miss Hilary…-
-
L’ho sempre saputo di essere solo un inutile peso per loro.
Di
essere l’ostacolo che frena ogni loro divertimento
– e si asciugò le lacrime
con il palmo della mano – Scommetto che vedermi andare via
ieri mattina e
sapere di non avermi tra i piedi per un anno intero deve essere stato
un vero
toccasana per loro…-
La
cameriera cercò di rassicurarla – Su miss
Hilary…non dite così.
I vostri genitori le vogliono bene…-
-
Non è vero Rachel!- sbottò nuovamente la ragazza,
in prede al
pianto e alla rabbia – Sai benissimo anche tu che sono e
sarò per sempre ai
loro occhio lo sbaglio di una notte. Ho ascoltato i loro discorsi, so
che è
così…-
Rachel
si coprì la bocca con una mano.
-
Miss Hilary…- disse, a voce bassissima – Io non
sapevo che voi
foste a conoscenza di quei discorsi…-
Hilary
tirò su col naso – Credimi Rachel. Vorrei tanto
esserne
rimasta all’oscuro…-
E
seguirono diversi minuti di silenzio, nei quali la cameriera
ascoltò ogni singolo rumore proveniente dall’altro
capo della cornetta, con il
cuore a pezzi, tanto era l’affetto che provava per la
signorina Tachibana; e
Hilary si sfogò con un bel pianto liberatorio di tutti i
problemi che
l’assillavano da mesi, che le pesavano come un macigno sulla
coscienza.
-
Signorina Hilary…si sente meglio?- chiese ad un certo punto
la
cameriera, quando dal telefono non proveniva nient’altro che
silenzio.
-
Sì Rachel…grazie-
La
cameriera tirò un sospiro di sollievo.
-
Vorrei chiedervi una cosa, miss Hilary-
-
Ditemi…-
-
Come mai avete chiamato così presto? Sono appena le 7.40 del
mattino…-
Hilary
rise, ma di una risata triste e amara.
-
Se la cosa può consolarvi, questa notte non ho chiuso occhio-
-
E perché mai?-
-
Perché sono in camera con delle pazze psicopatiche, ecco
perché.
Una pervertita che prova costantemente a farmi partecipare ai suoi
giochetti
erotici e una specie di gangster al femminile che fuma dalla mattina
alla sera
e che appena arrivata mi ha fatto il resoconto di come funzionano le
cose qui
dentro: tieni la testa bassa e lascia fare a chi è meglio di
te- spiegò,
gesticolando freneticamente.
Alla
cameriera scappò da ridere diverse volte.
-
Scusate miss Hilary ma siete troppo divertente!-
Hilary
sospirò – Oh Rachel se sapessi come stanno le cose
qua
dentro ti si accapponerebbe la pelle. Un branco di maniaci! E poi
c’è un
ragazzo che…-
E
si bloccò.
-
Avete già trovato un ragazzo che vi piace, miss Hilary?-
chiese
Rachel, con un pizzico di malizia.
-
Sì…cioè no. È troppo serio
per i miei gusti- affermò la ragazza,
con decisione.
-
Ma i ragazzi tenebrosi hanno un certo fascino!- fece la
cameriera, con una risatina.
Hilary
sbiancò – Rachel! Voi non dovreste dire certe
cose!-
-
Scusate miss Hilary, ma non ho saputo trattenermi!-
-
Per questa volta vi perdono, ma la prossima…- disse Hilary,
sorridendo – Oh no! Sono in ritardò pazzesco! E
devo ancora vestirmi!-
Infatti,
Hilary Tachibana era ancora in pigiama: una canottiera lilla
che le arrivava fino all’inguine e dei pantaloncini corti,
sempre in tinta, con
le relative ciabatte coordinate.
-
Scusa Rachel ma devo andare! Ti richiamo il prima possibile!-
-
Arrivederci signorina Hilary. Vedrete che non è poi
così
terribile come sembra-
E
chiuse il telefono, dirigendosi verso la sua camera.
******************************************************
- Perché non sei venuta a colazione?- le chiese Claire, la
bionda,
non appena entrò in camera.
Hilary
fece spallucce – Non avevo fame…-
-
Per caso il cibo della mensa non lo ritieni adatto al tuo rango,
Hilly?- chiese la ragazza dai corti capelli corvini, arrivandole alle
spalle,
accompagnata dalla caratteristica puzza acre del fumo. Solo che questa
volta
teneva in mano anche una bottiglia di birra presa chissà
dove.
Gli
occhi di Claire si illuminarono – Oh Norah posso bere anche
io? Posso? Posso?-
E
Norah le passò la bottiglia, senza nemmeno risponderle.
-
Io adoro il cibo delle
mense, solo che…-
Norah
le scoccò una occhiata omicida – Sarà
meglio per te Hilly.
La mattina sono piuttosto nervosa…-
E
uscì dalla stanza, spegnendo prima la sigaretta a terra,
pestandola.
-
Hilary posso aiutarti a metterti la divisa se vuoi!- disse
Claire, con voce suadente, abbassandole una spallina della canottiera.
Hilary
si allontanò da lei in un lampo.
-
No grazie. Non ho bisogno del tuo aiuto-
E
così anche Claire se ne andò, sconsolata, dalla
stanza.
“Finalmente
sola…” pensò Hilary, buttandosi sul suo
letto.
Stette
alcuni istanti ad occhi chiusi, assaporando il silenzio che
l’avvolgeva, e poi fissò la divisa che le aveva
dato la direttrice.
Non
era brutta.
Era
semplicemente rivoltante.
Camicia
bianca con tanto di cravatta nera e lo stemma
dell’istituto cucito all’altezza del petto.
Gonna
marrone scuro a balze che arrivava poco più su del ginocchio
e calze lunghe che coprivano buona parte del polpaccio.
Infine,
come tocco finale, simili mocassini a quelli che calzava
la direttrice, erano le sue scarpe.
Hilary
represse un coniato di vomito.
Tuttavia,
sebbene riluttante, mise lo stesso quella divisa.
“Bhè…addosso
fa un altro effetto…sembra più
gradevole” pensò,
mentre si lisciava la gonna con entrambe le mani, posando davanti allo
specchio.
Prese
la borsa e fece per uscire, ma si ricordò di una cosa.
Afferrò
un elastico da sopra il comodino e legò i suoi bei capelli
in una coda di cavallo.
La
direttrice voleva i capelli legati e lei l’avrebbe
accontentata.
A
questo punto uscì veramente, pronta per affrontare il suo
primo
giorno di scuola.
**********************************************
8.15 di mattina.
-
Dov’è questa maledetta classe?- urlò
Hilary Tachibana al nulla
assoluto, puntando i piedi in un qualsiasi corridoio di un qualsiasi
piano
dell’istituto.
“Calma
Hilary…devi stare calma…”
pensò, guardando l’orologio “Cosa!
Sono già quindici minuti in ritardo!
Porca…”
-
Hey ciao!-
La
ragazza si voltò e si trovò faccia a faccia con
una strana
ragazza dai capelli rosa confetto, quasi sicuramente tinti.
-
Ciao…- disse, un po’ imbarazzata per la figuraccia
appena fatta.
Sicuramente doveva essere stata attirata dalle sue grida.
La
ragazza/caramella sorrise, facendo dondolare la coda di
cavallo.
-
Tu devi essere Hilary Tachibana, giusto?- chiese la sconosciuta,
tendendole la mano – Io mi chiamo Mao. Sono nella tua stessa
classe-
-
E come fai ad esserne sicura?- chiese Hilary, dubbiosa.
Mao
sorrise nuovamente – Primo: sono capoclasse e se qualcuno
viene aggiunto dalla direttrice sono la prima a saperlo. Secondo: la
tua è la
tipica reazione di un nuovo arrivato – Hilary divenne rossa
in viso, sicura che
parlasse delle sue grida – E terzo: ormai qui tutti sanno il
tuo nome. Sei una
specie di “novità”-
-
“Novità?”- domandò, curiosa.
-
Ma sì…la ragazza appena
arrivata…carina da far perdere la
testa…quella sulla quale farci un pensierino…hai
presente?- spiegò Mao,
gesticolando.
Hilary
annuì.
-
Bene…adesso che ti ho trovato ti mostro la strada per
raggiungere la classe!-
E
così le due ragazze si incamminarono, formando una minuscola
fila indiana con a capo Mao, che camminava con passo svelto e spedito.
In
realtà, la strada da dove Hilary era stata presa dal panico
e
la sua classe non era tanta, ma in momenti come questo è
difficile mantenere la
giusta lucidità per rendersi conto di queste cose.
Hilary
camminava in silenzio, guardando le porte di tutte le
classi alle quali passava davanti.
Improvvisamente
una di queste si aprì.
Kai
le fu davanti in un lampo.
I
due si fissarono per istanti che sembrarono eterni, fino a che
il ragazzo se ne andò nell’altra direzione.
-
Hey Hiwatari!- lo chiamò Mao, gridando per il corridoio.
Ma
lui era già lontano.
Mao
si rivolse a Hilary, facendo spallucce – Non farci caso. Fa
sempre così. Non riesco mai a fargli seguire una lezione-
Ma
Hilary non la stava ascoltando.
Come
poteva, dopotutto?
Quegli
occhi erano in grado di esternarla dalla realtà con una
facilità impressionante.
-
Hilary sbrigati! La tua classe è di qua!-
La
voce di Mao la fece sobbalzare, e dopo alcuni istanti, si
decise a seguirla di nuovo.
-
Ecco qua!- esclamò la ragazza, con un misto di soddisfazione
–
Ora devi sono piegare la maniglia ed entrare!-
E
così fece, ritrovandosi in un baleno davanti ad una ventina
di
volti scocciati, per niente entusiasti di darle il benvenuto.
-
Ciao! Io sono Hilary Tachibana e…- cominciò a
presentarsi,
facendosi coraggio, sfoggiando uno sfavillante sorriso.
-
Vuoi venire a letto con me, piccola?- disse subito una voce
maschile a caso, scatenando alcune risatine.
-
Non è giusto!- protestò un’altra
– Stavo per chiederlo io! Ma
scommetto che farlo con entrambi non ti creerà problemi,
vero Hilly?-
Stavolta
le risate furono di più, e contagiarono anche le ragazze.
-
Hey tu!- disse una ragazza dai tratti piuttosto mascolini,
alzandosi e puntandole un dito contro – se provi a rubarmi il
ragazzo ti prendo
a calci!-
-
Sì pure io!-
-
Non provare a sedurre i nostri ragazzi, stupida ragazza ricca!-
Hilary
voleva solo sparire.
Di
solito sapeva ribattere a queste accuse, ma proprio non ce la
faceva.
Continuava
a subire, immobile, mentre tutti vomitavano sentenze.
Neppure
la conoscevano e già dicevano queste cose.
Fortunatamente
Mao la invitò a sedersi accanto a lei, ma fu lo
stesso una lezione infernale.
Chi
la fissava con uno sguardo capace di perforare la schiena, chi
le tirava minuscoli pezzetti di gomma da cancellare tra i capelli e chi
inviava
bigliettini minatori tutti più o meno simili, sul fatto che
avrebbe dovuto
lasciare perdere e andarsene a casa.
Le
arrivarono anche una decina di bigliettini che le intimavano di
lasciare perdere Kai. Alcuni di questi veramente
convincenti.
-
Lascia perdere- le disse Mao, mentre si sedeva dopo essersi
alzata a buttare l’ennesima manciata di bigliettini
– Fanno così con tutti i
nuovi arrivati-
Hilary
annuì, ma fu lo stesso durissimo superare quelle ore di
lezione.
L’unica
cosa che la consolò fu il suono stridulo della campanella.
Infatti,
la prima a lasciare l’aula dopo aver salutato Mao, fu
proprio lei, sbattendo la porta.
**************************************************************
9.30 di sera.
-
Hilly posso usare il bagno?-
La
voce melensa di Claire, che ormai era abituata a sentire,
riempiva la stanza già da alcuni minuti.
-
Ti ho detto di no – rispose Hilary per la decima volta
– Va a
fare i tuoi bisogni nel bagno di qualcun altro!-
E
così Claire, spazientita, uscì sbattendo la porta
alle sue
spalle, mormorando qualcosa sul fatto che le ragazze ricche sono
più irascibili
delle altre, probabilmente letta su qualche rivista.
Ma
Hilary nemmeno la sentì, occupata com’era a
piangere.
Si
era rintanata lì subito dopo le lezioni, saltando il pranzo
e
la cena.
A
dir la verità, era stata praticamente a digiuno per tutto il
giorno, per essere precisi, dato che la pausa per la colazione
l’aveva
impiegata per telefonare a Rachel, e non si sentiva ancora pronta per
affrontare di nuovo tutte quelle persone, sia a pranzo che a cena.
Almeno
per oggi.
Si
soffiò nuovamente il naso e poi uscì, stanca
morta.
Ma
appena messo il pigiama si rese conto di non avere sonno, e che
in realtà, la stanchezza di prima era data dal lungo pianto
che aveva fatto fin
ora.
Così,
infilando sopra il pigiama un maglione lungo fino ai
ginocchi color panna, uscì a fare una passeggiata.
Il
cielo era sereno, quella sera.
Tirava
solo una leggera brezza autunnale, che la faceva
rabbrividire, di tanto in tanto.
Non
sapeva dove si trovasse, ne come fare per ritornare in camera,
ma non le importava.
Si
sedette a terra e sospirò.
“
Perché devo essere così?”
pensò, fissando
Tutto
ad un tratto, qualcosa di peloso si strofinò sulla sua
gamba, per poi scappare.
Hilary
sussultò per lo spavento, ma curiosa com’era,
decise di non
perderlo di vista, spiandolo da dietro il muro.
“
È solo un gatto…” disse, sconsolata,
osservando il micio bianco
e nero leccarsi una zampa.
“
Ho perso solo tempo…” pensò,
voltandosi, pronta per andarsene.
Ma
un nuovo rumore attirò la sua attenzione, e la fece voltare
nuovamente.
Kai
Hiwatari, ancora in divisa, stava perfettamente immobile a
pochi metri dal gatto, intento a fissarlo.
“Oddio!”
pensò Hilary, preparandosi al peggio “Cosa vorrai
fargli?”
Invece,
il ragazzo la stupì.
Sul
suo volto si stampò un piccolo sorriso, ma non beffardo come
quello che aveva rivolto a lei appena l’aveva incontrata,
bensì piuttosto
rilassato.
Si
sedette poco lontano dall’animale,
l’accarezzò sulla nuca, e
tirò fuori dalla tasca della divisa una busta di plastica,
contenente qualcosa
di indefinito, da dietro al muro dove stava spiando Hilary.
-
Guarda che non ti mangio – disse Kai,
all’improvviso – puoi
smetterla di spiarmi-
Hilary
si sentì gelare, e colta in flagrante, uscì dal
suo
nascondiglio.
-
Ciao…- disse timidamente, cercando di iniziare una
conversazione.
Kai
non rispose.
Così
si sedette anche lei accanto al micio, fissandolo mangiare
dei piccoli pezzetti di carne.
“Probabilmente
era quello che conteneva quel sacchetto di
plastica…” pensò, con un sorriso.
-
Perché stai sorridendo?- chiese Kai, lanciando i pezzetti di
carne.
-
Sei gentile a portare da mangiare a questo piccolo gattino. Non
me lo sarei mai aspettato-
Kai
non rispose.
-
Vieni qui tutte le sere?-
-
Qualche volta…-
Ancora
silenzio.
-
Ti piacciono i gatti dunque…-
-
Se non mi piacessero non porterei loro da mangiare tutte le
sere-
Kai
finalmente le rivolse uno sguardo.
-
Sembra che tu stia per andare a letto- disse, alludendo al suo
pigiama.
Hilary
arrossì – In effetti volevo andarci, ma poi non
avevo più
sonno e sono andata a fare una passeggiata. Ma non volevo passeggiare
al
chiuso, così sono uscita, ho camminato un po’ e mi
sono seduta. Poi questo
gattino mi si è strofinato su una gamba e mi ha fatto
prendere un colpo. Però
all’inizio non sapevo che fosse un gatto, così
l’ho spiato da lontano. E poi
sei arrivato tu e…-
“Modo
più cretino di spiegargli cosa è successo non
potevi
trovarlo, vero Hilary Tachibana?”
Tuttavia Kai
sembrò non
farci caso, e continuò ad accarezzare il gatto, che sotto il
suo tocco, faceva
le fusa.
“Com’è
dolce…” pensò la ragazza, osservandolo
“Forse mi ero fatta
una idea sbagliata su di lui. Forse potrebbe
anche…”
-
Hai intenzione di fissarmi ancora per molto?- chiese,
incrociando i suoi occhi color ametista con quelli nocciola di Hilary.
La
ragazza scosse la testa.
Improvvisamente
Kai si alzò e le tese la mano.
Un
chiaro invito ad afferrarla per alzarsi.
Ed
infatti Hilary l’afferrò, sorridendo.
-
Io devo andare- disse Kai, carezzando un’ultima volta il
gattino
– Tu resti ancora per molto?-
-
No – fece Hilary, scuotendo la testa – Stavo per
andarmene anche
io-
-
Buonanotte-
E
Kai sparì, risucchiato dalle tenebre notturne.
**********************************************************
- Hilly! Hilly! Hilly!-
Claire,
appoggiata sullo stipite della porta, la chiamò da lontano.
La
porta era stranamente chiusa.
-
Perché non entri?- le chiese la mora, sbadigliando.
-
Perché non posso- fu la semplice risposta della bionda.
Hilary
fece un pesante sospiro.
-
Se hai le chiavi puoi aprire la porta. E dato che tu hai le
chiavi…-
Claire
sorrise – Il problema è proprio questo: non ho le
chiavi-
-
Come fai a non avercele!- esclamò Hilary, spazientita.
Claire
sorrise ancora – Norah me le ha sequestrate. Dice che
questa sera non vuole essere disturbata-
-
E perché non vuole essere disturbata? Cosa starà
mai facendo?-
-
Sesso- rispose tranquillamente Claire, attorcigliandosi una
ciocca di capelli.
Hilary
boccheggiò – Se…sesso?-
-
Sì…con un ragazzo. Ha detto che non voleva essere
disturbata,
perciò mi ha preso le chiavi. Ma parliamo di te: dove sei
stata fino adesso?-
Hilary
fece spallucce – Sono stata fuori. Ed ho incontrato Kai
Hiwatari
–
Claire
sgranò gli occhi.
-
Pensavo fosse un cattivo ragazzo, invece si è rivelato molto
diverso…-
A
questo punto, la bionda scoppiò a ridere.
-
Noooo! Non mi dire che l’ha fatto anche con te!-
-
Fatto cosa!-
-
Svegliati Hilly!- disse Claire, assumendo un’aria stranamente
maliziosa, passandosi la lingua sulle labbra – la sua
è solo una subdola
tattica per portarti a letto. Infondo, ci sono solo due cose che
interessano a
Kai Hiwatari: il BeyBlade e le sfide. Tu non sei altro che la sua
prossima
sfida, dal regolamento talmente semplice che mi stupisco che tu non lo
abbia
capito: riuscire a portarti a letto prima della fine del quadrimestre-
Hilary
sbiancò – Tu…tu sati scherzando, vero?-
Claire
ghignò furbetta – In queste sfide, Kai Hiwatari
non ha mai
perso, Hilly…-
Angolo
autrice:
Finalmente
il secondo capitolo è fatto!
Purtroppo
non ho tempo per ringraziare tutti quelli che hanno
recensito sia il capitolo precedente, sia la flash-fiction
“Maionese”, perciò
vi dico solo grazie…grazie davvero!
Per
me il vostro parere conta più di qualsiasi altra cosa.
Dico
davvero!
Bye =3