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Autore: skippingstone    09/07/2014    2 recensioni
"Mi avevano detto che pensare troppo fa male, mi avevano detto che sarebbe passato tutto eppure la testa mi scoppia, gli occhi bruciano e respirare sembra la cosa più difficile da fare. Rifletto sulla mia probabile morte e sorrido, almeno potremmo stare vicino. Posso affermare di aver combattuto per tutti quelli che non sono riusciti a farlo: ho combattuto anche per te.
Se, invece, riuscirò ad uscire da questa Arena, non sarò più lo stesso: tutte le cicatrici si stanno aprendo nell'interno della mia bocca lasciando un retrogusto di sangue e troppe sono nel cuore. Anche se uscissi da questa Arena, non ne uscirei vincitore. Ho già perso tutto.
Tutto tranne una cosa: la voglia di vendetta.
Possa la luce essere, ora, a mio favore!"
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Presidente Snow, Tributi edizioni passate
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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21. …di una rosa bianca
 
«Siamo come petali. Non pensi che siamo come queste rose?» – Livius mi fa vedere la rosa bianca che si è leggermente aperta  - «Amanda era così gentile e, ora, è così strana. È come questa rosa, fatta da mille petali. Ha perso quelli gentili, quelli che, toccandoli, sono soffici e delicati. Io non voglio diventare “Amanda, qua la zampa”, voglio restare una rosa bianca.»
«Dovresti smetterla di sentire queste strane storie, Livius. Ti rendono un po’ come “Amanda, qua la zampa”.»
Rido e lo fa anche lui ma, dopo, ritorna a guardare la sua rosa. La analizza, la studia, la ama. Vorrei guardare anch’io, in quello stesso modo, la rosa ma non ne sono capace. Tra me e lui, quello che ha occhi sempre lucenti, vispi e desiderosi del tutto è lui, non io.
 
«Sai,» - ci fermiamo - «a me non va nemmeno di ucciderti.»
La ragazza stanca ed evidentemente scossa si accascia al suolo. Inizia a toccarsi la tuta piena di sangue.
Flashback: Livius è a terra, io lo stringo a me e lui continua a sanguinare, a morire. Ricordo questo episodio nel vedere la ragazza scossa dall’aver ucciso un altro essere umano.
«Io non sono questo! Io non sono stupida e non sono una che uccide.»
Una lacrima le riga il viso. Io la guardo e mi stupisco di quel che sta accadendo. Un minuto fa la bionda stava progettando di uccidermi e, ora, sta piangendo perché ha ucciso non me, fortunatamente, ma un’altra ragazza.
«Tu, uccideresti?» - mi spara questa domanda come un proiettile improvviso.
«Io ho già ucciso.» – le rispondo e inorridisco perché io ho ucciso una persona, proprio come lei. La cosa più tragica, più brutta è che io non ho avuto rimpianti. Certo, ho ucciso uno stronzo ma era pur sempre un qualcuno, una persona che aveva una famiglia che lo aspettava, un essere dotato di un cervello, di un cuore. Il mio dov’è finito? Che sia diventato un pezzo di pietra?
«E non ti sei sentito così? Sporco?»
Flashback: io che urlo al distretto 2 che loro sono quelli sporchi del sangue di Livius, sono loro che hanno ucciso il mio migliore amico, è tutta colpa loro. Rabbrividisco perché sento la voce del Presidente Morse che mi sussurra di ricordare chi è il vero nemico. Gli occhi azzurri, lucidi della ragazza che mi è di fronte, però, non mi ricordano un nemico seppure, in questo contesto, lei lo è. Dovrei, dunque, ucciderla? 
«Non siamo noi quelli sporchi. Lo sono quelli che ci hanno buttato qua dentro. Noi eravamo puliti.»
«Io voglio essere pulita.»
Mi sento quasi in colpa per aver pensato in modo cattivo di questa ragazza. Dimentico che lei aveva intenzione di uccidermi e mi vien voglia di abbracciarla, di dirle che noi possiamo sempre pulirci da tutta questa merda. Così lo faccio. Mi sollevo da terra in modo molto cauto, mi avvicino a lei gattonando e le accarezzo il ginocchio.
Vedo, in lei, una rosa bianca. Lentamente i suoi petali si stanno schiudendo per mostrare il cuore del fiore. Questi Giochi, stranamente, mi fanno capire sempre di più che tutti noi non siamo ciò che sembriamo. Penso a Søren e le sue margherite, a Livius e le sue rose, a Loto, a mio fratello, a Morse (perché sì, anche lui ha mille petali) e non posso che sentirmi un qualcosa di enigmatico anch’io. Non posso che capire, ora, la storia di “Amanda, qua la zampa”. Riesco pienamente a vedere il mondo come lo vedeva Livius.
«Non diventeremo sporchi come loro.» – la particolarità di alcuni di noi, però, è che non siamo fatti da petali di un fiore qualunque. Noi vogliamo essere fatti di petali candidi, puliti, bianchi.
«Davvero?»
«Si. Non saremo sporchi tanto quanto loro e nemmeno più di loro. Se sarà necessario, ci puliremo e li puliremo.» – ecco cosa noi vogliamo essere: petali di rosa bianca.
«Scusa.»
«Di cosa?»
«Stavo per ucciderti prima.»
«Non preoccuparti di questo, ora.»
«Invece me ne preoccupo. È assurdo come questi Giochi ci rendessero…» – sbaglia a coniugare verbo ma non la blocco perché quel che dice è giusto - «…disumani, quasi bestie che, chiuse in uno spazio stretto e piccolo, si odorano e si divorano.»
Già solo dicendo queste parole, la sua voce assume nuovi colori. Non c’è più quella voce stridula e frivola che stonava all’udito, ma c’è una voce che infonde speranza.
«Ora andiamo a trovare un rifugio, va bene?»
La ragazza annuisce e, asciugandosi le lacrime, si alza.
«Grazie per non avermi ucci…» - una freccia colpisce il collo della ragazza che spalanca gli occhi, si strozza la voce e inizia a sputare sangue. Mi guarda e capisco che mi sta chiedendo un aiuto, che mi sta chiedendo come sia possibile una cosa del genere. Un’altra freccia la colpisce e, assumendo uno sguardo assente, cade. Provo a spostarmi ma è vana la cosa perché, oltre a tornare in modo insistente il mal di testa, lei mi crolla addosso.
«Snow!»
Delle voci soffocate si mischiano al fischio acuto che sento e che mi tormenta. Il fischio, poi, viene sostituito dal ripetersi del rombo del cannone che è appena scoppiato. Dopo aver spostato il peso che mi stava addosso, vengo girato e, con sorpresa, c’è Søren.
Mi agito e urlo: «So… Søren! Dobbiamo scappare da qui perché…» - Søren mi guarda e mi blocca.
«È morta.» - me lo dice con un tono tranquillo.
«È morta! Qualcuno l’ha uccisa, uccideranno anche noi… e lei…» - io le dico ciò con un tono agitatissimo.
«Snow, è tutto ok. Siamo solo noi.»
Mi alzo da terra con l’aiuto della ragazza, anche se molto lentamente. Sono felice di vedere Søren e Falloppio vivi ma… la ragazza del distretto 6 è morta. I ragazzi, invece, sorridono: saranno felici di scoprirmi vivo. Insieme a loro c’è anche un altro ragazzo, mi sembra sia il ragazzo del distretto 5. Mi giro e resto a guardare il corpo della ragazza morta.
«Dobbiamo andare via perché qualcuno l’ha uccis…»
«Snow, siamo stati noi.» – Falloppio mi mostra l’arco e le frecce.
«Perché l’avete uccisa?»
«Perché lei voleva ucciderti.» – risponde Falloppio.
«Non è vero!»
«Non lo è?» – mi chiede Søren.
«Già. Lei…» - sto per dire che lei è come una rosa bianca, ma mi fermo.
«Lei?»
«Lei voleva aiutarmi.» - mi volto per guardare quel corpo steso a terra.
I tre si guardano con fare basito.
«Snow, è impossibile.»
«Perché ne siete così certi?» – ritorno a guardare loro e sembrano così sicuri di questa loro teoria che mi fanno quasi arrabbiare. Perché non mi credono? In più c’è il ragazzo del distretto 5 che mi fissa, sta guardando dritto nelle mie pupille e parla a bassa voce tra sé e sé. - «E tu sei…?»
«Chimio, distretto 5, non abbiamo mai parlato insieme.»
«Ora lo stiamo facendo.»
«In te c’è qualcosa che non va.»
Aggrotto le sopracciglia chiedendomi cosa voglia intendere dicendo questa cosa: «In che senso?»
«Le tue pupille sono dilatate, hai un respiro non regolare e…» - mi prende per il polso - «…il battito del tuo cuore è molto accelerato.»
Tutti noi restiamo folgorati dall’abilità di Chimio e quasi ce ne spaventiamo.
«Snow, che ne dici se ci spostiamo da qua?»
 
È pomeriggio.
Finora non abbiamo ricevuto nessun attacco e la cosa mi sembra molto strana. I flashback ed il mal di testa si son calmati. Søren e Falloppio sono davanti. Parlano tra di loro a bassa voce, si girano qualche volta e decidono dove andare. Questo rapporto tra i due, stranamente, mi infastidisce un po’. Quando sono diventati così amici? Se, durante l’Addestramento, Søren perdeva tempo convincendomi di diventare suo alleato e Falloppio si divertiva a smontare le cose, quando si sono conosciuti così tanto da diventare amici?
«Come sei scappato?» – cerco di distrarmi parlando con Chimio.
«Grazie a loro due. Erano venuti per salvare te perché è successo tutto un casino, una storia lunga.»
«Ehi, abbiamo, per caso, poco tempo?»
«Beh, ero uscito sano e salvo dalla Cornucopia. Io mi son ritrovato nel gruppo dei Favoriti grazie a Medusa e Steno. Ermen mi chiama cervelloide…» – nel dirmi questo il suo sguardo diventa lucido - «…e stavamo seguendo Søren e Falloppio ma io ho sentito dei rumori. Suggerisco, così, di seguire quei rumori credendo che fossi tu ma, invece, era Carso, il tributo del distretto 7. Lo abbiamo catturato perché credevamo sapesse dove ti eri nascosto, ma non ci rispondeva. Così Level ha proposto di tormentarlo, di rendergli la vita impossibile per ricevere delle risposte. Arrivati in quella che forse era una grande fontana, ci siamo accampati e lì ho sentito altri rumori tra i cespugli: erano Søren e Falloppio. Loro erano lì perché credevano che tu fossi il nostro prigioniero.» – sorrido perché penso al coraggio e alla forza di quei due ragazzi che hanno rischiato la loro vita per poter difendere me. - «Loro stessi sono stati fatti prigionieri ma Medusa e Steno hanno perso il controllo della situazione ed è iniziata una battaglia. Era da cardiopalma quella situazione. Ti giuro, sembrava essere uno di quei video delle vecchie edizioni. Søren era scappata per salvare te. Alcuni di loro erano feriti ma Level ha cercato di sparare contro Falloppio senza riuscirci. Così è morta Medusa mentre Falloppio ed io siamo scappati.»
«Come mai sei scappato con Falloppio?»
«Ermen è cattiva. Cattiva davvero. Io ho aiutato Falloppio, io l’ho colpita.»
«L’ha colpita anche bene!» – Falloppio si intromette nella conversazione e sorride, fiero e orgoglioso di Chimio.
Si gira anche Søren che sorride, il suo è un sorriso triste.
«Che c’è Søren?» – le chiedo.
«Sono successe molte cose da quando siamo qui e… abbiamo perso Loto, Carso e…»
«E… stiamo uccidendo.» – è questa la mia affermazione che smuove le acque. – «Io ho ucciso Tacito, Falloppio ha ucciso quella ragazza e io sto ancora aspettando una vostra risposta! Perché, prima, eravate così sicuri che lei volesse uccidermi?»
«Perché sapevamo che non era una tua alleata.» – Falloppio risponde.
«E perché…»
«Søren! Avevamo deciso che glielo avremmo detto più tardi!» – Falloppio cerca di bloccare la ragazza ed io, ora, sono più curioso di scoprire cosa abbia da dirmi.
«Di cosa parlate voi due?» – i due si guardano, evitano il contatto con i miei occhi.
«Tu sai cosa sta succedendo, Chimio?» – anche lui evita il mio sguardo.
Søren si avvicina a me e, guardandomi negli occhi, sputa il rospo: «Al diavolo! Glielo devo dire. La sera dell’intervista, dopo lo spettacolo, tutti noi siamo stati convocati da Morse in persona.»
«Io non c’ero.» – ripenso a quella sera, io ero da Victor.
«Già. Tu non c’eri perché Morse…» - si blocca, prende un respiro e ritorna a parlare. – «…non so neanche come dirtelo. Vedi, Snow, Morse ha promesso dei vantaggi alla persona che ti avrebbe ucciso!»
Al sentire la notizia rido. È una cosa assurda da fare, no? Che senso ha mettere una “taglia” sulla mia testa?
«State scherzando? È troppo insana come cosa.»
Le facce dei tre ragazzi, però, sono fin troppo serie. Mi guardano come se fossero dispiaciuti per me perché sanno che tutti hanno un motivo in più per volermi morto.
«È di Morse che stiamo parlando, Snow. Non è già insano mettere in atto questi Giochi?»
Smetto di ridere. Divento serio e, pensandoci bene, tutto si fa chiaro. Capisco perché le due ragazze volevano uccidermi ad ogni costo, capisco perché Chimio ha dirottato il gruppo dei Favoriti verso il ragazzo che credevano essere me invece di seguire Falloppio e Søren.
Capisco di essere fottuto!
  
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