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Autore: Just Izzy    11/07/2014    6 recensioni
"Bene... Vi starete chiedendo perché queste cassette siano arrivate proprio a voi. Semplicissimo, siete una delle tredici ragioni del mio suicidio. Non allarmatevi, nulla di grave. Ogni volta che vi vedrete vi guarderete in cagnesco e poi vi imbarazzerete perché siete colpevoli anche voi e chissà cosa avrà sentito l’altra persona su di voi. Nulla di personale."
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Traccia seconda.

 

 

 

L' accoglienza di Speedy's rimane la stessa.

La stessa che ho trovato la prima volta che ho mangiato in questo posto con Sherlock.

È veramente tutto così accomodante e tranquillo rispetto al mondo esterno.

Mi tolgo una cuffia, più per rispetto per le persone che ho intorno che per me stesso.

Perché, se sono arrivato a sentire la storia di Sherlock, in tutti i minimi particolari, fino a questo punto, sono da considerare masochista. Mi siedo ad un tavolo.

No, non un tavolo.

Il tavolo.

Il nostro tavolo.

Quel tavolo accanto alla finestra che significava noi.

Un cameriere mi si avvicina.

-Cosa vuole ordinare?- mi mette il menu davanti.

-Aspetto un amico- gli dico, sorridendo e abbassando la testa.

-Quell'uomo riccio, alto, con gli occhi azzurri? Sherlock Holmes? Il falso genio suicida? È morto, lo sa?- mi dice cercando il contatto visivo.

Mi alzo di scatto, mi cade anche l'iPod e sbatto i pugni sul tavolo con tanta di quella violenza che il cameriere si allontana.

-Dannazione, lo so che quell'uomo è morto! Gesù... L'ho visto saltare da un palazzo, vuole che non ci arrivi? Ero il suo migliore amico, diamine! E lui mi ha lasciato qui, da solo. E no, non era un falso. Sherlock era una delle persone più oneste che esistessero al mondo!- gli urlo contro con tutto il fiato che ho in gola.

Riprendo fiato e mi risiedo.

Mi tengo la testa fra le mani e comincio a piangere silenziosamente. Il cameriere fa per avvicinarsi quando ci ripensa e se ne va.

-Sherlock ... Dove diamine sei? Perché mi hai lasciato qui, da solo? Ho bisogno di te- sussurro.

Riprendo l' iPod caduto, mi metto entrambe le cuffie e poi poggio la testa sulla tavola.

Tutti riprendono a mangiare e io premo PLAY.

 

PLAY.

Uhm, quindi ricominciamo? Okay, eravamo arrivati a Mike, giusto? Molti si staranno chiedendo che colpa abbia Mike Stamford in tutta questa storia. Bè, forse Mike è uno dei tre che ha più colpa di tutti. Infatti se lui non mi avesse fatto incontrare John, io forse non mi sarei avvicinato ai sentimenti. Non avrei provato l'amicizia, l'amore. Non ne parlerei con questa scioltezza, adesso.

Non sarei morto?

Non lo so, forse sì o forse no, chi lo sa? Sta di fatto che John è uno dei miei punti deboli.

IL mio punto debole.

Forse non sarei nemmeno sottoterra se non lo avessi conosciuto. O forse sì? Riempivo il mio corpo di tanta di quella nicotina che non ho idea di quanto avrebbe potuto resistere, davvero.

PAUSE.

 

 

Questo quasi-complimento mi lusinga. Mi sono sempre sentito come quello che non ha mai fatto nulla per Sherlock. Ed invece è il contrario.

A quanto sembra sono riuscito a tiralo fuori dal giro della droga.

A questo punto non so più cosa pensare. Bene.

Ma cosa c'entra Speedy's?

 

PLAY.

Ora mi piacerebbe vedervi fare una cosa, per me. Sempre che nell'aldilà io possa vedere qualcosa di ciò che succede nel mondo dei vivi e sempre se voi siate da Speedy's.

Andate dal direttore di questo posto e ditegli che questo posto è stato il mio rifugio. Ringraziatelo da parte mia perché io non ho potuto farlo da vivo.

Come ho detto prima, il mio cuore si è addolcito.

Oh diamine, mi sto rammollendo.

Segue una risatina.

Non posso fare a meno di ridere anche io.

PAUSE.

 

Mi asciugo le lacrime e mi alzo.

Vado nelle cucina e cammino imperterrito, senza fermarmi, facendo finta che lo chef capo non mi stia chiamando, di essere sordo ed immune a qualsiasi altro rumore o contatto esterno. Spalanco la porta dove c'è scritta la parola "Direzione, vietato l’accesso se non al personale autorizzato" a caratteri cubitali. Mi si presenta davanti un uomo sulla cinquantina, panciuto seduto su una sedia.

Sto per ripensarci quando mi ricordo di Sherlock.

-Questo posto è stato il rifugio di Sherlock Holmes ed il mio. Entrambi la ringraziamo- dico tranquillo.

Lo vedo rilassato, come se l' irruzione dentro il suo ufficio da parte un estraneo fosse una cosa che vede fare ogni giorno.

Lo guardo interrogativo.

-Lei è la tredicesima persona che me lo dice. È successo anche ieri, è successo una settimana fa e succede oggi, di nuovo, con lei. Lei era il suo fidanzato, non è vero?- mi chiede alzandosi dalla sedia.

Scuoto la testa con un lieve sorriso.

-No. Non abbiamo avuto il tempo- sussurro semplicemente, la voce rotta.

Lui mi poggia una mano sulla spalla.

-Mi spiace- mi dice.

Sembra veramente provato. Faccio un gesto con la mano ed esco dalla stanza.

Mi dirigo verso l'uscita e con il cuore in mano mentre esco dal tepore del ristorante, dall'accoglienza, mi allontano dall'odore di fish&chips che riempie l'aria dell'intero locale. 

Riprendo in mano l'iPod e imbocco un vialetto per arrivare alla strada principale e prendere un taxi.

Non ho il tempo di alzare lo sguardo che un pugno mi si pianta in pancia.

Mi accascio a terra vicino un muro.

-Dacci quel maledetto iPod!- mi urla contro un ragazzetto. 

Mi guardo intorno, frastornato. È più di uno in realtà, sono un gruppo direi, a occhio e croce almeno dieci.

-Cosa vorreste farci? Non guadagnereste nemmeno trecento sterline per questo- dico alzandomi malamente da terra. Mi punta contro qualcosa di freddo.

Solo quando la trovo e tocco la canna che si trova vicina al mio addome capisco che si tratta di una pistola.

Vorrei urlargli di premere il grilletto, vorrei urlargli di uccidermi.

Ma non lo faccio. Lo guardo, preoccupato.

-Dacci l' iPod, coglione- mi sibila, lanciandomi una sfida.

Sto per tirargli un pugno quando una presenza alle loro spalle si mostra alla luce.

Ha i capelli grigi, brizzolati, il viso è moro ed è stanco. Gli occhi sono di colore nero.

-Ehi! Voi! Sono il D.I. Gregory Lestrade. Vi conviene lasciarlo in pace se invece di passare la vostra vita in gattabuia preferite spassarvela- dice con tono deciso mentre si avvicina con la pistola puntata e il distintivo in mano in bella vista.

Vedendolo, gli sorrido mentre la banda scappa.

-Grazie Greg.- gli dico avvicinandomi mentre lui posa di nuovo il distintivo (Dio, la prima volta che l'ho visto lo aveva Sherlock in mano, non lui) e la pistola e mi sorride a sua volta.

-Di niente, è il mio lavoro proteggere le persone. Cosa volevano da te, li conosci?- mi chiede guardandomi negli occhi interrogativo.

E se lui non avesse ascoltato? Se non fosse sulla lista? (Cosa improbabile visto che proprio lui mi ha portato la scatola)

Gli faccio vedere l' iPod e il suo sorriso si spegne.

-Oh, hai trovato anche tu la lista. Senti, appena arriverà il mio turno e sentirai la mia "colpa", ti prego di non guardarmi diversamente da prima. D'accordo? Io non volevo che Sherlock morisse. Davvero- mi dice avvicinandosi.

Sembra davvero triste, in colpa. Annuisco convinto.

-A chi sei arrivato?- mi chiede facendo un cenno con la testa indicando l'iPod.

 -Mike. Mike Stamford- gli rispondo, senza levare lo sguardo dal dispositivo.

Lo vedo annuire.

-Bè, se non ti dispiace, adesso vado al pub. Una birra mi ci vuole- mi dice sorridendo. Mi stringe la mano e poi mi abbraccia.

Non ho il tempo di ricambiare che si scioglie e se ne va.

Mi rimetto le cuffie dell'iPod nelle orecchie e mi dirigo verso la strada principale.

Chiamo un taxi e salto su.

-Per dove?- mi chiede il tassista.

Premo Play, mentre il tassista continua ad insistere seccato.

 

PLAY.

Ora potreste andare al Diogenes Club? Già, siamo arrivati a te.

 

 -Diogenes Club, per favore- mormoro al tassista, passandomi una mano sul viso stanco.

Ho un mal di testa che non se ne va e un senso di nausea continua, ma non posso lasciar perdere.

Anche se sarò io il prossimo non ho paura. Davvero.

 

Anthea!

Mia cara! Non ti aspettavi ci fossi anche tu, vero? Bene, ecco arrivato anche il tuo turno. Sei sorpresa credo. In verità sei anche noiosa e banale. Sempre con quel cellulare, sempre a digitare e premere tasti. Bè, non sapete cosa si nasconde dietro quell'aspetto quasi banale, noioso, che passa inosservato. Non sapete cosa si nasconde dentro quel cellulare. Si nasconde una vita soppressa. Non è vero, Anthea?

PAUSE.

 

 

Note dell' Autrice.

WOO.

Due storie in una settimana. Non posso farci niente, scusate. Non so nemmeno se la prossima settimana scriverò, quindi per adesso godetevi questi due capitoli. Bè ... niente. 

Grazie a tutti per le recensioni e tutto il resto blablablabla.

Grazie ad Inathia len per aver betato (PASSATE DALLA RAGAZZA QUI PRESENTE!).

E nemmeno pensavo che la storia avesse tutto il "successo" che sta avendo AHAHAHAHA.

Grazie a tutti :3 *si asciuga una lacrimuccia*

With so much love,

BAZINGAA! 

  
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