Note dell’autore: Scusatemi per l’enorme ritardo, ma non riuscivo a mettere quattro parole in
fila. Tra il caldo, l’insonnia e il mal di testa mi veniva difficile sedermi al
PC a scrivere. Spero che l’attesa non sia stata vana.
Eccovi il
secondo capitolo di Midnight.
Beta: Paolettazza e Feyilin
Capitolo II
Il conforto di un’amica
Guardò ancora una volta il foglietto che stringeva in
mano e poi alzò lo sguardo sulla via in cui era. Aveva dovuto chiamare Mickey
per trovare ciò che cercava. Non era stato affatto semplice come pensava
inizialmente.
Adesso, però, non importava; era lì a Ealing davanti al
13 di Bannerman Road. Era un po’ indecisa, non sapeva cosa fare. Lei le aveva
detto di cercarla, ma adesso che si trovava a pochi passi, non era sicura che
fosse la cosa migliore per entrambe. Avrebbe dovuto chiudere completamente con
quella vita, ignorare quel senso di pressione e malessere che provava e
continuare la sua vita come nulla fosse.
Già, avrebbe dovuto fare così, peccato che non ci riuscisse.
Era sempre più difficile ignorare quella sgradevole sensazione di aver fatto
uno sbaglio.
Sospirò e mise in tasca il foglietto di carta sulla quale
aveva appuntato l’indirizzo, poi vide tre ragazzi uscire dalla villetta e si
fermò un attimo a chiedersi chi fossero e perché si trovassero lì. Scacciò
subito quelle domande e attraversò la strada.
Un muretto di mattoni rossi circondava la villetta a tre
piani, dietro i muretti si ergevano delle grandi e folte siepi verdi, quasi a
nascondere agli intrusi ciò che si trovava lì dietro. Sul vialetto vide una
macchina parcheggiata: verde pallido, una Nissan Figaro con la targa
personalizzata J337 KAE. Sorrise superandola e avvicinandosi alla porta
d’ingresso, un po’ nascosta da alcune piante, sul campanello nessuna indicazione
su chi abitasse lì. Rose sfregò le mani sui pantaloni, nervosa e si decise a
suonare. Per fortuna non dovette aspettare molto, solo qualche secondo e la
porta si aprì, il sorriso di Sarah Jane scomparve non appena la vide.
“Ciao Sarah Jane” disse con la voce più tremante di
quanto lei stessa credeva. Sarah la guardò attentamente e le andò incontro
abbracciandola.
A quello Rose non riuscì a resistere e iniziò a piangere
silenziosamente sulla sua spalla, mentre l’amica le accarezzava la schiena dolcemente
e le sussurrava parole di conforto.
Si bagnò nuovamente il viso per poi asciugarlo con il
soffice asciugamano che Sarah le aveva dato. Non voleva piangere. In quei giorni
era riuscita a resistere, da quando era scesa dal Tardis non aveva pianto, ma
appena Sarah l'aveva abbracciata era crollata. Tra loro non c'era stato bisogno
di parole e forse era proprio quello di cui lei, Rose, aveva bisogno.
Uscì dal bagno e
andò nel salotto, era una bella casa, così piena di foto e articoli, piena di
ricordi e di vita. Sul caminetto c'era una foto di Sarah con i tre ragazzi che
aveva visto uscire prima dalla villetta, vicino una giovane Sarah con accanto
un uomo in uniforme della UNIT.
"Un vecchio amico" le giunse la voce della
donna, si voltò, aveva un vassoio con del tè caldo.
"Anche tu lavoravi per l'UNIT?" Chiese
sorridendo e sedendosi sul divano con lei. "Non proprio, ma ci ho avuto
molto a che fare quando viaggiavo" spiegò versando l'acqua calda nelle tazze.
“Hai davvero una vita meravigliosa” disse perdendosi
nuovamente in quelle foto.
“Anche tu potrai averla, con il tempo” disse saggiamente
l’altra.
“Non so, a volte penso di aver fatto uno sbaglio a
lasciarlo andare” disse sinceramente, abbassando lo sguardo verso il liquido
dorato nella tazza.
“Ho questo senso di oppressione e ansia nel petto che mi sovrasta.
Sono stata cresciuta sapendo che, per sentirmi bene, non avevo bisogno di un
uomo che mi guidasse, ma ora senza di lui che mi prende per mano, non so più
che strada prendere” disse tutto di un fiato, con la voce tremante, senza mai
alzare lo sguardo dalla sua tazza di tè che non aveva ancora bevuto.
“Resta qui stanotte” disse dolcemente Sarah
accarezzandole le mani con le sue. Rose la guardò negli occhi, con lo sguardo
velato dalle lacrime, quel tocco e quell’invito stranamente le riscaldarono il
cuore e le fece capire di essere compresa.
Rose ringraziò mentalmente il tatto di Sarah di non
assillarla con domande o altro per sapere di più riguardo quello che era
successo.
Paura, un forte senso d’impotenza la pervase, la paura
non faceva altro che aumentare sempre di più, trasformandosi quasi in qualcosa
di primordiale, sentiva urla attorno a lei, voci di persone che neanche riconosceva.
“Sbarazzatevi
di lui. Ora”
Sentiva che il suo corpo era trascinato da qualcosa, o da
qualcuno, cercava di urlare ma non ci riusciva, sentiva le labbra muoversi, ma
le parole non erano le sue, la voce non era più sua.
“Gettatelo
fuori”
Non poteva morire così, non voleva, aveva ancora così tante
cose da vedere, così tante persone da incontrare, doveva ancora rivedere lei
per l’ultima volta.
Non sapeva da dove venivano questi pensieri, ma le
riempirono la mente, proprio come la paura.
Sentiva il corpo cercare di resistere a qualunque cosa la
stesse trascinando, ma era difficile, la paura era più forte.
“Gettatelo fuori. Nel sole. Nella notte. "
Quella voce, quelle parole le gelavano ancora di più il
sangue, non aveva armi, non sapeva con cosa aveva a che fare, non sapeva come
tirarsi fuori da quella situazione.
“Rose”
Qualcuno invocava il suo nome e lei non sapeva come
rispondere a quel richiamo, stava per essere soprafatta dalla paura.
“Il sole
attende, e il vuoto, nel cielo di Midnight”
Sempre più vicina alla porta, ora la forza o le persone
che la trascinavano, erano di più o più forti, non capiva.
“Rose”
Ancora una volta qualcuno la invocava, ancora una volta
si aggrappavano al suo nome come una preghiera.
Poi all’improvviso, un senso di liberazione e un urlo
riuscì a scuoterla, liberandola dalla sensazione di impotenza. Si sentiva come
se fosse stata liberata da delle catene.
Urlò e si svegliò di colpo nel letto. Le ci volle un
attimo per capire dov’era, Sarah Jane la teneva per le spalle mentre Luke era
dietro di lei con l’aria preoccupata.
“Era solo un incubo, tranquilla, sei al sicuro qui” la
voce calma di Sarah Jane sembrò calmarla un attimo, ma sapeva, sapeva che non
era un incubo, aveva già provato sensazioni del genere, ed era sveglia quella
volta.
“Rose, tranquilla ora è tutto a posto” disse la donna
accarezzandole le braccia.
“Vado a fare un po’ di camomilla, credo che l’aiuterà”
disse il giovane Luke uscendo dalla stanza.
Qualcosa di brutto era successo al suo Dottore e non
sapeva come, ma lei era stata partecipe di quell’attimo di paura e sconforto
per lui, era come se il loro collegamento fosse ancora attivo e questo le
faceva un po’ paura.
Fine
Note finali: Quando ho iniziato
a scrivere credevo che sarei riuscita a concludere in solo due capitoli ma
andando avanti, mi sono resa conto che non potevo, quindi aspettate per leggere
il terzo e ultimo capitolo.
Alla
prossima.