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Autore: Dean Lucas    12/07/2014    1 recensioni
Delphi è la prescelta, poiché sul suo corpo è inciso il futuro degli uomini.
Gavri’el è il prescelto, poiché è destinato a trovare il Bastone di Adamo.
Sargon è il prescelto, perché è l’erede del regno di Akkad.
Matunde è il prescelto, perché è il gigante nero dell’impero nubiano.
Babu non è un prescelto, è solo un nano impertinente e pavido.
Lei invece è la Sfinge, altera e bellissima, la creatura più preziosa dell’universo.
Sullo sfondo di un mondo antico e misterioso, oltre le porte del tempo, un viaggio e la lotta contro un male che affonda le proprie radici nella Genesi.
Un viaggio che ha come meta la salvezza dei Figli dell’Uomo.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tary arrestò i cavalli davanti al cortile della lussuosa dimora, balzò agilmente a terra, e ordinò a un servo di occuparsi del carro da guerra e degli animali. Aveva appena accompagnato Gavri’el a casa ed era di buon umore.
Salutò allegra e spensierata gli schiavi all’ingresso, superò l’atrio dedicato al culto dei morti e corse tra le colonne di malachite di un ampio salone. Finalmente raggiunse la sala principale.
Adagiato su una panca di vimini, il padre muoveva nervosamente le pedine d’avorio lungo la piattaforma circolare del gioco del serpente. Agli angoli della stanza quattro ciotole di ceramica colme d’olio, su cui galleggiavano gli stoppini in fibra vegetale, diffondevano la luce mossa dal vento che penetrava da una grata sulla parete.
Tary si gelò sul posto.
Davanti al padre, in piedi, c’era un uomo. La sua tunica era ridotta a brani, il sangue non ancora coagulato strisciava sulle gambe e sui piedi, imbrattando il pavimento.
Tary riconobbe il precettore.
La sua schiena fu percorsa da un brivido quando il padre la salutò con indifferenza, senza alzare lo sguardo dalle pedine d’avorio.
«Bentornata, piccola mia.» Nella breve pausa che seguì, Tary si chiese se il genitore sapesse ogni cosa del suo piccolo inganno.
«Quando mi sono accorto che mancava un carro da guerra, ti ho fatto cercare dappertutto. Ero così in pena per te, piccola mia.»
La voce di Ephepi era fredda e inespressiva. «Ti avevo ordinato di non usare i miei carri da combattimento. Ti avevo raccomandato di non allontanarti per nessuna ragione dalle mura della città e dal tuo precettore. Ti avevo vietato di rivedere quei sudici ragazzini. Ma tu hai pensato che potevi trasgredire impunemente ognuna di queste regole, non è vero, piccola mia?»
Tary ingoiò il nodo che le si era formato in gola.
«Sei stata ancora con quel ragazzo, quel nemeh…» Ephepi pronunciò quella parola con tale disprezzo che gli angoli della bocca si deformarono in una smorfia di disgusto. «Tu insudici il mio nome!» urlò all’improvviso facendola sobbalzare per la sorpresa. «Disonori la tua famiglia! Ti circondi di lerciume, ti fai vedere insieme ai nemeh! Quale nobile potrà più avere interesse per te, piccola sgualdrina!»
«Padre, io…»
«Taci!»
Tary strinse i pugni lungo i fianchi. «Gavri’el diverrà un valoroso soldato e farà di tutto per essere degno…»
«TACI!» Il volto di Ephepi divenne paonazzo. «Pazza! Non nominare il nome di quel nemeh in casa mia! Non permetterò mai al mio sangue di mischiarsi con quei miserabili. Piuttosto ti cancellerò e ti toglierò il mio nome!»
Tary sostenne il suo sguardo con aria di sfida. «Prenditi il tuo nome. Non ho bisogno di essere Tary figlia di Ephepi per vivere felice!»
«Per vivere felice? Cosa m’importa della tua felicità? Tu mi obbedirai, piccola ribelle, a costo di frustarti come una schiava!»
La paura e la rabbia le artigliarono lo stomaco. «Fallo allora!» Tary sentiva il proprio corpo tremare, eppure sapeva che non avrebbe mai rinunciato a Gavri’el. Chiuse gli occhi e si voltò, porgendo al genitore la schiena.
Ephepi ruggì di rabbia. «Non mi sfidare!» Tary udì una frusta sibilare nell’aria, ci fu uno schiocco tremendo, e il rumore del cuoio che si abbatteva con violenza sul muro a poca distanza.
«No, non ti priverò adesso della tua grazia. Quant’è vero che mi chiamo Ephepi, nipote di Aphopis, che fu re degli hyksos, tu mi ricompenserai in futuro.» Il padre fece per andarsene, ma prima di varcare del tutto la soglia della stanza, aggiunse: «Se saprò che hai rivisto quel nemeh, giuro su Seth che lo ucciderò.»
  
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