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Autore: Utrem    13/07/2014    4 recensioni
Post VII stagione. Buffy non vuole più soffrire e si rifugia laddove crede d'essere circondata solo da ciò che è bene. Senza più i suoi amici, in procinto di sposarsi, dopo l'incontro con qualcuno riuscirà a riformulare le sue priorità non solo come cacciatrice, ma anche come persona.
Dal prologo: "Si era ripristinata in tempo. Stava bene, benissimo in verità, anche se era ovviamente scioccata dai pensieri aberranti appena avuti. Era stata evidentemente raccattata da una temporanea follia. [...] Equipararsi a una cacciatrice brancolante nella notte, perennemente sola, equivaleva a una condanna a una permanenza nell’ Inferno. Lei amava il suo Paradiso. Il suo imperfetto Paradiso. [...]"
Genere: Introspettivo, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Buffy Anne Summers, Nuovo personaggio, Un po' tutti, William Spike
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Normal again.



Vacillava.
Lo sapeva da quella mattina. Da quando aveva visto una goccia di caffelatte traboccare dalla tazza. La perfetta similitudine.
Lo negava, ritenendolo impossibile. Ma, anche mentre negava, continuava a vacillare.
Sarebbe bastata una combinazione di circostanze, anche non troppo particolare.
Un corridoio buio attorno a lei; porte socchiuse; forme indistinguibili.
La perdizione la trapassò in un istante.
Procedette tranquilla in quell’oscurità rimpicciolita, caduca, fittizia, e si sentì a casa. Sicura. Felpata e rapida. Sinuosa e scattante. Mordente e fatale.
Fece slittare un piede in avanti, con cautela, usando l’altro come perno.
Attendeva un suono. Un segnale. Un riscontro.
Sentiva l’odore acre della putrefazione, il cigolare d’una porta in lontananza.  I suoi sensi guizzavano da un punto a un altro, senza sosta. Instancabile.
D’istinto gettò una mano in avanti, ma non toccò nulla: invece si sbilanciò e fece sfregare una ciabatta sul pavimento, emettendo così un lungo, strano e acuto fischio.
A seguire tale evento, uno scrosciare di applausi proveniente dalla TV, nel salotto.
Buffy s’irrigidì. Sbuffò. Aveva la testa annebbiata e non sapeva dove girarsi, cosa fare.
Fece due eterni passi e si ritrovò sulla soglia della stanza. Intravide una nuca – quella di Ryan – sbucare dal divano.
Gli occhi, anormalmente disabituati alla luce, le si offuscarono al rinnovato contatto con essa. Non se ne sorprese.
Si sentiva strappata e rattoppata in un posto a cui non apparteneva.
Percepiva i muscoli pulsare ed esplodere, a causa dell’ozio e dell’inattività.
Che le stava succedendo?
Si strinse il petto con vigore. Il freddo la intirizziva e i brividi la percuotevano a ogni battito di ciglio, ma lei era forte abbastanza.  Poco importava che ci fosse un altro paio di braccia ben disposto a eseguire lo stesso lavoro. Il fulcro del suo sviluppo, della sua individualità era la sua forza. Come poteva averlo mai dimenticato? Come si stava consumando? A cosa badava, più? Chi la attorniava? Perché?
Soffiò per l’ennesima volta, gli occhi umidi. Avrebbe voluto rannicchiarsi in un angolo a singhiozzare e a piangere, disperatamente, per prendere meglio consapevolezza del suo stato, e soffocarsi nel rimorso di aver rinunciato ad essere…
“Buffy! Stai bene? Hai freddo? Siediti sul divano, c’è una coperta” Ryan la chiamò, un’espressione costernata che gli sfigurava il volto.
Le sue braccia si slegarono.
Si avvicinò al divano e vi si immerse, coccolata dai cuscini e dalle effusioni.
Si era ripristinata in tempo. Stava bene, benissimo in verità, anche se era ovviamente scioccata dai pensieri aberranti appena avuti. Era stata evidentemente raccattata da una temporanea follia.
Salutava due anni di felicità con Ryan, il suo futuro marito e ne riviveva ogni singolo giorno in quel suo abbraccio, che da sola non era in grado di fornirsi. Il suo calore la faceva ridere e sanava il battere dei denti. I suoi occhi erano luce abbagliante, puri come un vestito bianco.
Equipararsi a una cacciatrice brancolante nella notte, perennemente sola, equivaleva a una condanna a una permanenza nell’ Inferno.
Lei amava il suo Paradiso. Il suo imperfetto Paradiso.
Gli sorrise, e lui ricambiò.
Le voci del buio muggirono ed infine tacquero.

 
   
 
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