3. La
ragazza sotto la luna
Poi c’era da
organizzare anche la selezione dei
chuunin che quell’anno si sarebbe tenuta di nuovo a Konoha
anche se erano certi
che sarebbe stata tenuta ad Iwa capitale del paese delle Rocce, ma dato
l’ultima scoperta delle Akatsuki tutti si erano rifiutati di
ospitare per
preparare le loro armate ninja così Tsunade ancora una volta
si ritrovava
sommersa da più lavori.
Naruto in quel momento era
seduto a mangiare una
ciotola di ramen, non capiva perché tutti quanti erano
spariti improvvisamente
e nessuno voleva affidargli missioni importanti, certo dopo
l’ultima volta
c’erano stati parecchi problemi, ma ora poteva vantare una
nuova potenza in
grado di affrontare anche i più temibili dei nemici. Dietro
di sé sentì una
presenza, un fruscio di capelli, si voltò come per
attaccarlo quando si ritrovò
davanti Hinata. La ormai non più piccola Hinata, la ragazza
era ferma a
guardarlo, le guance rosse per l’imbarazzo.
“Oh Hinata sei tu!
vuoi mangiare anche tu!”
Disse lui sorridendo e a quanto
pare sembrava un
invito vero e proprio, la ragazza non seppe cosa dire,
iniziò a guardare verso
il basso e ad attorcigliare le mani per il nervosismo, alla fine Naruto
capì,
pagò il conto stranamente ed uscì per
raggiungerla.
“Cosa volevi dirmi
Hinata?”
Chiese lui mettendole un braccio
intorno alle spalle
in fare affettuoso, la ragazza timida com’era ebbe un attacco
di calore e
svenne.
“Oh no! Hinata!
Hinata! Ci risiamo….” Sospirò lui per
i soliti attacchi della nera, ormai lui sapeva tutto eppure pensava che
lei se
ne fosse accorta invece continuava con questi trucchetti per
così dire. La
portò in braccio fino all’ombra di un albero,
così per lo meno avrebbe preso un
po’ d’aria fresca. Iniziò a sventolarle
le mani avanti per farla riprendere e
riuscì ad ottenere il suo risveglio.
“Oh…
Na… Naruto-kun…” balbettò lei.
“Finalmente ti sei
ripresa, mi hai fatto preoccupare!”
l’abbracciò di slancio, non si aspettava una
reazione del genere da parte del
ragazzo la tenera e dolce Hinata, invece ecco che lasciava alle spalle
la sua
timidezza per abbracciarlo a sua volta. Naruto rimase sorpreso e si
staccò
dolcemente.
“Hinata, mi spiace non
avertelo detto prima.”
La ragazza parve non capire.
“Come…?”
“Ti amo.”
La baciò con tutto il
suo stupore, stringendola
dolcemente tra le sue braccia. Lei rimase ad occhi aperti
però… in fondo lui
aveva ragione, ricambiò il bacio cambiando per sempre la sua
timidezza in puro
amore verso il ragazzo che tanto aveva desiderato al suo fianco.
Dal fianco opposto due persone
li guardavano
inteneriti, TenTen aveva spinto Hinata verso il ragazzo per farle
vincere la
timidezza, magari solo parlandogli ed invece aveva ricevuto un
risultato ancor
più grande, ovvero la dichiarazione di Naruto. Accanto a lei
Neji le stringeva
la vita affondando la testa contro la sua spalla per assaporare tutto
il suo
profumo. “Abbiamo fatto un ottimo lavoro!”
“Merito tuo
Ten.” Rispose il ragazzo voltandola verso
l’albero e baciandola con passione. Sì
l’amava e l’adorava, non poteva farci
nulla, persino lo zio aveva accordato le loro future nozze quando
sarebbero
stati in età più matura, ora dovevano andare
avanti con le missioni.
Quando aprì gli occhi
era già giorno, accanto a lei
non c’era nessuno solo la luce che filtrava dalla finestra,
si stropicciò gli
occhi ed uscì dalla sua stanza, il kimono era tutto
spiegazzato, ma poco male,
lo avrebbe aggiustato più tardi. Era passato circa un mese
da quando il piccolo
Nagato era nato, ora la prossima a dare alla luce due gemelli sarebbe
stata
Sarah, c’era una grande agitazione, ogni mattina si alzavano
presto e le
facevano il bagno, diceva sempre che era per purificarsi ed insisteva
anche per
rimanere sola. Dopo la usa uscita di testa Konan e le altre si erano
trasferite
tutto nel paese del Fuoco, il villaggio più vicino era
distante per lo meno
otto chilometri e l’unica che andava lì era Konan,
pagava, e veniva anche
ingaggiata per missioni, sotto falso nome, portava soldi a casa per i
bambini e
per loro, e presto lo stesso sarebbe toccato a Sarah. Michiko
uscì in giardino
e vide Mitsuki seduta a leggere, se l’era dimenticato, la
telepatica aveva
iniziato ad appassionarsi a quell’hobby quando Itachi le
diceva di starsene con
l’animo in pace ed ormai aveva preso il vizio del mukenin
ovvero quello di
rimanere sempre zitta. Invece lei era tutto il contrario, parlava
sempre anche
a rischio di fare monologhi con sé stessa, era troppo
abituata alle
chiacchierate con Deidara o ai battibecchi con Sasori.
Iniziò a camminare verso
di lei. La ragazza non alzò la testa dal suo libro, ma
sapeva che lei era
vicina, sentiva sempre più vicina la sua potenza spirituale.
“Ben
svegliata.”
“Oggi
il sole splende. Questa notte Sarah darà alla
luce Hidan e Kakuzu.”
Mitsuki alzò lo
sguardo dal libro, nessuna di loro se
non la stessa Sarah sapeva quando i bambini sarebbero nati, lei era
l’unica che
poteva prevederlo.
“Non è luna
piena, ma la settimana scorsa Tsukuyomi mi
ha dato un segno.”
Mitsuki la guardò
annuendo, era chiaro che il Dio le
parlasse poiché lei proveniva dal villaggio della Luna.
Già e non voleva
nemmeno sentirne parlare, l’avevano maledetta, prevedere la
morte di una persona cara non è mai un bene, per ogni
previsione una stessa persona moriva.
“Michiko. Quanta gente
è morta questa volta?”
“Nessuna. Il mio
sangue è stato sufficiente.”
Annunciò lei
inginocchiandosi contro l’albero, poi
sentì il braccio afferrato, accanto a le i Sayuki le aveva
preso il braccio
scoprendolo dalla manica del kimono. Un taglio profondo e rosso si
stata
cicatrizzando, Michiko gemette non poco per la brutalità con
il quale era stato
preso.
“Sei forse impazzita?
Devi stare in forze! Non donare
sangue come se niente fosse!”
Non si era mai vista la dolce e
pacata Sayuki in
quello stato, era pallida inoltre era molto arrabbiata per quello che
aveva
fatto la kunoichi.
“Dovevamo sapere no?!
Così per lo meno Sarah non dovrà
soffrire.”
“La mia sofferenza non
ti deve interessare.”
Sarah era in giardino per
passeggiare, una tunica ed
una vestaglia come indumento e le mani sotto il grembo.
“Perdendo sangue come
credi di sopportare il peso del
parto eh?”
“Io…”
la ragazza non seppe come rispondere, si sentiva
in imbarazzo per quello che era successo.
“Io non sono debole!
Per cosa pensate che serva? Solo
per essere presa a schiaffi? Non sono entrata nell’Akatsuki
per questo o
sbaglio? Il mio compito è questo. Sono troppo isolata per
prendere vittime.
Così ho usato il mio sangue! Sono libera di fare
ciò che voglio!”
Michiko si alzò rossa
in volto per la sfuriata che
aveva fatto alle altre, poi iniziò a camminare a passo
svelto fuori dall’abitazione.
“Michiko
fermati!”
Konan con il piccolo in braccio
l’aveva richiamata, ma
quella testarda era già troppo lontana per poter sentire.
Camminava tra gli alberi,
sentiva solo il fruscio di
quelle foglie, sapeva come difendersi, sapeva come combattere, non
aveva
bisogno della balia. L’importante per lei era far nascere i
suoi bambini,
quindi nessuno l’avrebbe toccata finché lei era
lucida. Come potevano pensare
le altre che fosse così debole? Era stata inserita con
Deidara e Sasori ed il
secondo era stato molto duro con lei, le aveva spiegato il significato
dell’arte,
l’aveva allenata al meglio e tre creature dentro di lei non
potevano fermarla,
lei era una geisha, aveva ancora il suo sguardo di ghiaccio ed il suo
corpo per
incantare. Un gonfiore non era sufficiente a fermarla.
“Forse siamo state dure con lei.”
“Deve farsi la pelle.
La sua reazione è stato l’esempio
che sta crescendo, piano piano sarà pronta ad affrontare il
parto.”
Michiko tornò verso
sera, aveva il volto arrossato
segno della lunga camminata, non si muoveva come si deve da troppo
tempo ora
che ne aveva avuto la possibilità… era
soddisfatta.
-Cara Hokage,
qualsiasi aiuto nei suoi confronti verrà accolto, la ragazza
merita la morte
per aver tradito il villaggio, e il suo potere è troppo
pericoloso per tutti
noi. La ballata di Tsukuyomi non deve più essere cantata.-
“Preghiamo
affinché Jashin assista al mio parto,
accogliendo il suo figlio prediletto.”
Michiko le strinse la mano e le
baciò la guancia poi
sia alzò.
I bambini di Sarah iniziavano a
fremere per uscire,
Michiko iniziò ad intonare una litania di preghiera mentre
ballava in cerchio
intorno all’albero, aveva lo sguardo rivolto verso
l’alto, la luna splendeva nel cielo, la mezza luna guardava
la partoriente e le imprimeva coraggio.
“Sarah! Ora!”
Konan le teneva la testa, mentre
la ragazza si piegava
per il dolore, iniziò a spingere per farli uscire, Sayuki le
bagnava la fronte,
le sue urla riempivano l’aria mentre il vento iniziava a
soffiare
scompigliandole i capelli, Michiko continuava a cantare ed a muoversi
in
circolo. Il tempo era giunto ed il primo dei gemelli uscì
scoppiando in
lacrime, ma non tutto era passato, ora mancava l’altro, il
figlio di Hidan
doveva nascere ancora.
“Jashin!”
urlò Sarah mentre anche l’altro nasceva da
lei.
La luna guardava ancora la partoriente e Sarah la
guardava a sua volta sorridendo per la grazia che le era stata
concessa. Ora anche
lei aveva la possibilità di ringraziare il mondo per il bene
che le aveva dato.
Le due creature le vennero date
tra le braccia, occhi
chiusi e pugnetti stretti, due bambini, i suoi bambini. Hidan e Kakuzu.