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Autore: Emaggie    14/07/2014    1 recensioni
INTRODUZIONE
E se la tua vita fosse perfetta, ma il destino la prendesse in mano accartocciandola? Se avessi una famiglia meravigliosa, ma un misterioso incidente d'auto ti strappasse via i tuoi genitori, lasciandoti da sola con una sorellina di cui occuparti? E se il dolore per la loro scomparsa fosse così forte da toglierti il fiato ogni volta che pensi a loro, e se fossi costretta a vivere affidata a una lontana cugina totalmente menefreghista? Come affronteresti la situazione?
“-Si sono portati tutto ciò che più amo nella tomba. Mi hanno abbandonata, capisci? E ora mi sento così... vuota. Come un buco nero, sta risucchiando tutto il colore dalla mia vita.- ammetto, senza il coraggio di incontrare i suoi occhi.
-E io posso riempirti nuovamente, lo sai? Posso improvvisarmi pittore e ridipingere i muri della tua esistenza.
-Lo faresti?
-Non sarei qui a dirtelo.
-Quindi...promesso?
-Promesso.”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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~~CAPITOLO 17. “PERDERE IL CONTROLLO”

-Che stai...- inizio, ma lui non mi lascia finire, mettendomi un dito sopra le labbra.
-Sssh.
-Tristan, fermo.- cerco inutilmente di spingerlo via, ma mi blocca i due polsi in una mano e mi alza le braccia sopra la testa, immobilizzandomi. Cerco qualcuno in questo parchetto, ma a parte noi, non c'è nessuno. -Tristan!
-Non gridare, ho mal di testa...- si lamenta, abbassandosi su di me.
-Lasciami, non ti voglio, devi finirla di fare il coglione!- cerco di divincolarmi dalla sua presa, chiaramente senza ottenere risultati.
-Come non mi vuoi? Merda, ferisci i miei sentimenti se continui così.- ridacchia. La paura mi consuma, anche se urlassi non mi sentirebbe nessuno, lo so per certo, come so per certo di non essere in grado di fermarlo. E' troppo forte per me, può farne quello che vuole di me.
-Tri...- non riesco a finire il suo nome, che le sue labbra si scontrano con le mie. I suoi denti mi mordono il labbro inferiore, e la sua lingua approfitta di un mio mugolio per entrare nella mia bocca. E' tutto così diverso dal bacio di oggi di Lucas, eppure così uguale. Lucas l'ha fatto per gioco, per deridermi, Tristan lo sta facendo per divertirsi, per dimostrarmi quanto sono debole rispetto a lui. A nessuno dei due importo veramente, mi stanno usando entrambi, non valgo per nessuno. Il peso di questa realizzazione grava su di me togliendomi il fiato, mentre la mano libera del biondo si infila sotto la mia maglietta, provocandomi dei brividi. Accarezza la pelle nuda della mia pancia, infila scherzosamente un dito nel mio ombelico mentre sposta la sua bocca sul mio collo e la sua lingua inizia a tracciare figure immaginarie.
-Basta, Tristan.- ansimo, non ho la forza per combattere anche lui. -Ti prego.
-Ma come, abbiamo appena cominciato, non ti diverti?
-No...
Le sue labbra tornano a placcare le mie, mentre il suo bacino inizia a muoversi avanti e indietro sul mio corpo, disgustandomi. Posso sentire la sua eccitazione premere dura fra le mie gambe, e tutto ciò a cui riesco a pensare è “non lo farà, si fermerà prima. Si fermerà prima.”
Sento le lacrime congelarsi agli angoli degli occhi e mi viene da ridere, perché piango perché un ragazzo mi bacia, e non per la morte dei miei genitori.
-Su, partecipa un po'...- si lamenta, la sua mano corre veloce fino al mio petto, e mi afferra un seno attraverso il top che indosso.
-Fottiti.- sputo.
-Perché ti faccio divertire? Per questo mi insulti? Senti qua.- la sua mano si allontana dal mio seno, scende giù, giù, giù, lentamente, torturandomi, la sua lingua mi accarezza lo stomaco lasciando piccole strisce umide e le sue dita si fermano sul cavallo dei miei jeans.
-Ti prego...- piagnucolo -Ti prego Tristan. Tu non sei così...
-Tu non mi conosci, io sono così.
Il suo pollice preme contro la mia parte sensibile, facendomi sussultare.
-Lo vedi? Ti piace.- mi accusa, riportando la sua bocca sulla mia. Provo a mordergli la lingua, ma prevede le mie intenzioni e mi morde lui, facendo  spargere nelle nostre bocche il sapore metallico del mio sangue.
-Sta' buona.- mi ammonisce, mentre la sua mano mi accarezza fra le gambe, creando movimenti circolari che eccitano il mio corpo senza che io lo voglia. Mugolo di un piacere incontrollato sulle sue labbra e posso sentire il suo sorriso sornione crescere, mentre la sua erezione aumenta e prende posto alle sue dita, sfregandosi contro di me. La sua lingua lecca via le lacrime dalle mie guance e soffoca occasionalmente i miei singhiozzi, infilandomisi in gola.
Nessuno è qui, e nessuno mi aiuterà. Io non valgo per nessuno, non varrò mai per nessuno, e lo capisco solo ora: sono sempre e solo stata un fottuto oggetto impolverato, usato da tutti solo nelle necessità, e Tristan me lo sta dimostrando adesso, non sono niente, sono solo divertimento per lui, e non potrò mai fare niente per cambiare i fatti.
-Tristan!- sento dire a qualcuno, ma non riconosco la voce. Sono troppo stanca per pensare, troppo stufa di tutto questo, e l'adrenalina che avevo prima in corpo sta sparendo, sostituita prima dalla paura, poi dalla rassegnazione, mentre sento gemere il ragazzo accanto al mio orecchio. Vorrei che finisse tutto ora, mi ritrovo a sperare di, semplicemente, finirla di vivere. Sarebbe tutto più semplice, basta sofferenze, non sarei più un peso per nessuno.
-Merda, Emma!- urla ancora la voce. Il corpo di Tristan è strappato via dal mio prepotentemente e mi sento più leggera, mi sembra quasi di volare, è strano. Quanto tempo è stato sopra di me? Apro lentamente gli occhi e osservo le stelle, proprio come stavo facendo prima che arrivasse Tristan. Chissà se è vero che dopo la morte si diventa stelle... chissà se i miei genitori fanno parte di quella distesa luminosa, così lontana da me. Se così fosse, allora vorrò diventare uno di quegli astri così luminosi che si possono vedere anche di mattina presto, mentre il sole sorge. Anche se forse non me lo merito, non ho fatto nulla di particolare per avere questo privilegio, sono sempre e solo stata una delusione, sia per i miei genitori che per me.
-Emma.- mi chiama qualcuno, un'ombra appare sopra di me, impedendomi di continuare a studiare il cielo e infastidendomi. -Emma...- ripete. Delle dita mi sfiorano una guancia, e io non voglio che mi tocchi, non voglio che ricominci tutto. Sento un braccio infilarsi sotto le mie ginocchia, e un altro alzarmi la testa. Ho la vaga sensazione che il mio corpo si sollevi dalla panchina, e prima di perdere conoscenza, il mio cervello assembla i dati raccolti: la voce, l'azzurro, il profumo di menta. Lucas.

Quando riapro gli occhi, impiego qualche secondo per capire dove sono: dentro la casetta in legno dello scivolo.
-Ehi- mi saluta dolcemente una voce, a pochi centimetri dal mio orecchio. Mi giro di scatto: Lucas è sdraiato accanto a me, i capelli neri spettinati.
-Ehi.
-Che ci facevi là?
-Guardavo le stelle.
Lo sento ridacchiare, ma faccio finta di niente.
-Guardavi le stelle.- ripete. -E cosa ti ha spinto ad andare in un parco da sola a mezzanotte e mezza?
-Non era mezzanotte e mezza.
-Sì che lo era. Avrai perso la cognizione del tempo, a tuo solito.
-Perché eri lì, Lucas?
-Seguivo Tris.
-Seguivi Tristan? E quanto tempo ci hai messo per raggiungerlo? Perché non l'hai fermato prima?
-Perché non me ne ero accorto.- si giustifica.
-Perché lo stavi seguendo, allora?
-Ho un milione di motivi per farlo, non che ti riguardino, comunque.- replica acido. So che sta mentendo, che mi sta nascondendo qualcosa, ma non voglio litigare. Questa giornata è stata davvero molto... lunga.
-Non...non ti ha... toccata, vero?- balbetta. Mi giro sul fianco per guardarlo, e lui inclina la testa nella mia direzione. -Cioè, ti ha solo... solo baciata, no?- i suoi occhi azzurri sono troppo intensi da sopportare, quindi alzo lo sguardo al tettuccio in legno, lo sguardo mi cade sulla scritta incisa: “DRAMA CLUB”. Il gruppo. Il loro gruppo, a cui vogliono aggiungermi. Scommetto che Tristan ne appartiene da molto tempo, e chi sono io? La nuova arrivata che fa bubusattete e compare all'improvviso, pronta a buttare fuori a calci in culo gli altri? Io non sono nessuno per giudicare Tristan, Tristan è venti volte meglio di me. E' vero, i miei sono morti, ma probabilmente lui sta passando cose ben peggiori, ed è un pregio che riesca ad affrontarle, e non a lasciarsi andare. Quello che ha fatto, è successo solo perché era ubriaco. Una vocina mi ricorda che Lucas non ha un atteggiamento del genere, nonostante tutto, ma la metto subito a tacere. Tutti pensano già che Tristan stia esagerando, se dirò la verità verrà certamente abbandonato da tutti, e non voglio che succeda. Non se lo merita, non è colpa sua se è finito in questa situazione. Ultimamente ho solo pensato a me stessa, mi sono convinta di star subendo il peggio, ma questi ragazzi mi hanno dato una svegliata, e mi rendo conto che certo, poteva andarmi meglio, ma poteva anche andarmi molto peggio. Forse è arrivato il momento di mettere da parte i miei dilemmi e pensare anche agli altri.
-Sì.- mento -Mi ha solo baciata.
-Oh. Per fortuna. E... e come...com'è stato?
-Cosa?- mi sollevo su un gomito per poter vedere la sua espressione, stupita dalla sua domanda. Non può avermelo chiesto davvero.
-Com'è stato baciarlo, cos'hai prov...
-Sì, ho capito.- lo interrompo -Solo, è una domanda strana.
-Ok, ma non è difficile. Devi solo dirmi se ti è piaciuto o no.- esige irritato, mettendosi seduto.
Piaciuto? Come può essermi piaciuto? Ovvio, lui non sa che Tristan si è spinto più avanti, ma comunque dovrebbe essere abbastanza ovvio che non mi sia piaciuto. E invece lui è qui, a una spanna di distanza da me, a chiedermi cos'ho provato. La mia mente torna alla sua espressione di qualche ora fa, quando arretrando sono andata a scontrarmi con lui che mi ha tenuto accanto a sé per un bel po' prima di accorgersi di quello che stava facendo e mi ha poi spinto via, disgustato. Disgustato da me.
-Non ho sentito niente.- decido poi di rispondere. -Niente, come sto pomeriggio con te.- Non è vero che non ho provato niente quando mi ha baciata lui, ma voglio farlo soffrire, come lui ha fatto soffrire me. Anche se probabilmente questo non è il modo giusto, perché Lucas non è innamorato di me come io di lui, quest'attacco verbale non funzionerà, ma almeno posso provarci.
-Niente?- i suoi occhi si incatenano ai miei, e posso dire dal suo tono che sembra quasi... ferito? -Non pensi sia un po' da troia andare in giro a limonare con due ragazzi nell'arco di poche ore e non provare niente in entrambi i casi?- sputa con veleno. Cazzo, colpita e affondata.
-Beh, non ho scelto io di baciare nessuno di voi due.- cerco di difendermi pateticamente, ma deve aver funzionato. Lucas si sdraia, e lo sento respirare pesantemente nel buio della notte.
-Io dormirò qui, Emma. Se non vuoi tornare nel posto dal quale sei scappata, sei libera di restare. Altrimenti ciao.
Come fa a sapere che è da quella casa da cui sono scappata? Deve essere evidente. Guardo il suo corpo sdraiato e penso che ho sonno, che voglio dormire subito, che voglio farlo vicino a lui, nonostante tutto. Non voglio tornare a casa, a sentir piangere Zoe, a farmi sgridare da Amalia. Voglio scappare da tutto questo, e per farlo mi accontenterò di passare la notte nella casupola di uno scivolo di un parco sperduto, sdraiata su delle assi di legno scomode e al freddo, ma con accanto Lucas. E posso dire che lui sopporta tutte queste condizioni per motivi molto più validi dei miei, ma voglio essere egoista e pensare solo a me stessa, stanotte. Ho già fatto una buona azione per Tristan, o almeno spero che quella fosse stata l'azione migliore che io potessi fare per lui, in questo momento.
Mi sdraio nuovamente accanto a Lucas e chiudo gli occhi, finalmente. Nel silenzio posso sentire il ronzio del confusionario canto dei grilli, proveniente da chissà dove, e il vociare lontano di un gruppo di persone. Non mi sento a mio agio qui, ma scommetto che non mi sentirei a mio agio nemmeno nel 'mio' letto, accanto a mia sorella.
-Com'è?- mi domanda Lucas all'improvviso, il volume di voce troppo alto ora che mi ero abituata a quei rumori tenui.
-Cosa?- appoggio le mani sulla pancia, sempre tenendo gli occhi chiusi, prima di toglierle di scatto. Il pensiero della saliva di Tristan sul mio stomaco mi disgusta, e non voglio metterci sopra le mani. Vorrei potermi fare una doccia, per togliermi di dosso il suo odore.
-Vivere con delle regole.- spiega finalmente Lucas, dopo almeno un minuto di silenzio. -Nel senso, quando... quando avevi una famiglia. Com'era? A che ora dovevi tornare a casa la sera? Dovevi apparecchiare la tavola? Andare a salutare i nonni, o sistemare la tua stanza?- domanda. La sua voce è maschile, profonda, ma dietro a queste richieste si nasconde un velo di ingenuità, di curiosità infantile. Lui non ha mai avuto niente di tutto questo, ha sempre vissuto così, senza regole, ha sempre potuto dormire in un parco senza poi dover rispondere delle proprie scelte a qualcuno. E ora mi sta chiedendo com'è, come se avesse sempre desiderato di viverlo sulla propria pelle, come se la mia descrizione potrebbe farglielo provare in prima persona. Ha ragione lui, ha sempre avuto ragione lui: meglio una caramella dolce, che molte amare. Ho perso il controllo con il mio egoismo, e non giudicherò mai Tristan per averlo perso con dell'alcol. Anche se non dimenticherò facilmente quello che mi ha fatto.

  
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