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Autore: Isandre    15/07/2014    1 recensioni
Le giratempo sono un'antica tecnologia dei Signori del Tempo. La loro distruzione durante la battaglia al Ministero ha creato dei problemi nel flusso temporale, che solo il Dottore può sistemare.
La Seconda Guerra Magica è finita da qualche mese e Hermione Granger si gode la ritrovata tranquillità e il suo ultimo anno di scuola finché in un pomeriggio di Novembre non si imbatte in qualcosa di strano: cosa ci fa una vecchia cabina telefonica della polizia nell'unico villaggio completamente magico della Gran Bretagna?
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric, Hermione, Granger, Priscilla, Corvonero, Salazar, Serpeverde, Tosca, Tassorosso
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo 4: Mortlach
 
 
 
«Benvenuta nella mia nave, il Tardis. Sta per Tempo e Relativa Dimensione Interna allo Spazio, con questa possiamo viaggiare dove vogliamo nell’universo, per caso vuoi assistere al Big Bang?»
Hermione si guardò intorno: si trovava in una stanza a forma di cupola, con al centro quella che sembrava una console di comandi di forma esagonale. Dal centro della console partiva un enorme cilindro di vetro che arrivava fino al soffitto, dal quale pendevano degli enormi cavi.
«No, direi che non ci tengo. Prima chiudiamo questa faccenda, prima posso tornare ai miei MAGO» rispose la ragazza.
Il Dottore parve un po’ deluso. «Non noti niente di strano, cioè più strano del resto?» chiese con un sorrisetto.
Hermione diede un’altra occhiata intorno. «No, direi di no»
«È più grande all’interno! Come hai fatto a non accorgertene? E dovresti essere geniale?» esclamò il Dottore incredulo.
«Capirai… Incantesimo estensivo irriconoscibile, lo so fare anche io» rispose la ragazza in tono neutro.
Il Dottore la guardò indispettito. «Ecco perché non mi piacciono i maghi» sbuffò «mai un po’ di entusiasmo! Dov’è lo stupore? Dov’è la meraviglia?»
Hermione roteò gli occhi. «Ma l’universo non era in pericolo? Vogliamo sbrigarci o no?»
«Ah già, l’universo!» disse il Dottore come se se ne fosse appena ricordato. Iniziò ad armeggiare con i comandi. «Vedi la magia manda un po’ in confusione il Tardis, riesce a percepire la GiraTempo ma non riesce a capire dove sia esattamente» indicò a Hermione uno schermo dove si susseguivano una serie di numeri che cambiavano in continuazione «ma avendoti a bordo potrà estrapolare le tue onde temporali, isolare quelle che sono riconducibili alla GiraTempo e rintracciare quella che stiamo cercando».
«Ok e cosa devo fare?» chiese Hermione, cominciando a preoccuparsi.
«Niente, basta che stai lì»
La ragazza osservò il Dottore innescare leve, premere pulsanti, digitare lunghe stringhe di numeri, correndo intorno alla console.
«Bingo! Ci siamo» disse con tono anche troppo entusiasta. Hermione non poté fare a meno di sorridere. Era proprio come un bambino la mattina di Natale, anche se sicuramente aveva viaggiato con quel Tardis per anni. Invidiò il suo entusiasmo e si chiese dove fosse finito il suo, se l’avesse mai avuto o se la Guerra si fosse portata via anche quella parte di lei.
«Ok, adesso tieniti forte. Si parte!» il Dottore abbassò un’ultima leva.
La ragazza afferrò la ringhiera dietro di lei mentre un rumore che non riusciva ad associare a niente che conoscesse, si diffondeva per la stanza che iniziava a muoversi e a vibrare forte. Era fatta, non poteva più tornare indietro.
 
Il Dottore spalancò la porta del Tardis tutto allegro. «Mortlach, Scozia. Anno 985. Siamo molto vicini al villaggio da cui siamo partiti, anche se non credo che esista già. Vuoi dare un’occhiata?»
Hermione era rimasta dietro di lui, sbirciando il panorama dalla sua spalla. Era pietrificata: nessun aveva mai viaggiato così indietro nel tempo, è un possibilità che le persone, anche i maghi, possono solo sognare. Eppure eccola li, quasi mille anni prima della sua nascita, e non poteva far a meno di chiedersi se mettere un piede fuori da quella cabina avrebbe creato un paradosso tale da riscrivere l’universo. Ma il Dottore sembrava non preoccuparsi di questo, quindi decise di fidarsi.
 «Non dovremo fare qualcosa per passare inosservati? Non possiamo mica andarcene in giro per il decimo secolo vestiti così!» disse attraversando la porta. L’universo restò intatto, quindi poté guardarsi attorno: erano in una radura ai margini di un bosco; in lontananza si vedeva un villaggio, più vicino, sul lato opposto, un lago.
«Effettivamente i tuoi abiti non si addicono molto a una fanciulla di questi tempi, almeno non a quelle rispettabili» Hermione gli scoccò un’occhiata scocciata «la porta in fondo alla sala comandi è un armadio, prendi quello che vuoi io cerco di capire come arrivare in città» così dicendo il Dottore si allontanò. A Hermione non rimase altro da fare che rientrare dentro il Tardis e cercare dei vestiti adatti.
 
Era appena uscita dalla cabina blu e si era incamminata nella direzione in cui aveva visto andare il Dottore. Di lui non c’era traccia e non ce la faceva proprio ad aspettarlo, voleva vedere questa vecchia epoca, questo nuovo mondo. Nell’armadio che le aveva indicato il Dottore aveva trovato il vestito perfetto. Ora indossava un abito azzurro con gli orli dorati, le gonne erano di un rosa tenue. Il corpetto azzurro dagli inserti dorati le avvolgeva la vita per poi lasciare il vestito scendere dolcemente sui fianchi fino ad arrivare ai piedi. Sopra aveva indossato il mantello della scuola, anche se l’armadio era pieno di mantelli di mille colori, aveva preferito tenere il suo.
Al vestito era abbinato un velo dorato, come prevedeva la moda del momento, ma lei aveva lasciato la testa scoperta. Così adesso, coi capelli scossi dal vento risaliva la collina verso il villaggio che riusciva a vedere in lontananza, cercando di individuare il Dottore.
Camminava da un po’ quando sentì la sua voce portata dal vento, stava parlando con qualcuno. Superò un’ultima salita e riuscì finalmente a vederlo: era con le spalle appoggiate a un carro e un uomo alto e grosso lo minacciava con una bacchetta mentre una bella ragazza bionda guardava la scena con aria scocciata.
«Avanti Bryok, perché non la smetti con questa sceneggiata, prima che arrivi qualcuno?»
«La smetterò quando il signore si deciderà a sfoderare la bacchetta, c’è in gioco l’onore del nome dei Peverell»
La ragazza roteò gli occhi al cielo e Hermione, che si stava chiedendo cosa avesse combinato il Dottore stavolta, rimase pietrificata nell’udire quel nome.
«Avanti secco, tirate fuori la bacchetta, fatemi vedere che sapete fare»
«Veramente, signore, credo di non averla a portata di mano in questo momento» disse il Dottore cercando di levarsi dall’impaccio.
«Lo sapevo!» urlò l’uomo premendo la bacchetta sul viso del Dottore «Sapevo che stavate mentendo. Nessun mago andrebbe in giro senza la sua bacchetta. Che ti avevo detto Esyld?»
«Ok avevi ragione, ora puoi confonderlo prima che faccia notte?» disse la ragazza che evidentemente stava perdendo la pazienza.
«No che non posso, prima devo scoprire perché ha cercato di fingersi un mago. Potrebbe essere uno di quei fanatici che dà la caccia ai pagani, potrebbe essere una spia mandata per Ric»
«Accusato di cospirare qualcosa per bene due volte in meno di due ore. Oggi faccio faville» commentò il Dottore con soddisfazione.
«Ok spiritosone, ora vi tolgo quel sorrisetto dalla faccia. Volete dirmi cosa stavate combinando o devo costringervi?!» l’uomo, Bryok, sembrava davvero fuori di sé.
«Davvero signore, io non sto combinando niente stavo solo…»
«In questo caso» lo interruppe l’altro. «Cru..»
La bacchetta gli volò di mano andando a finire dritta in quelle di Hermione. L’incantesimo non verbale che aveva lanciato fu abbastanza potente da farlo cadere, anche se la ragazza non era sicura di poter ottenere lo stesso risultato senza l’aiuto dell’effetto sorpresa.
L’uomo si voltò verso di lei e Hermione riuscì a vedere la sua espressione passare dalla ferocia all’incredulità, fino a qualcosa che la ragazza indovinò fosse imbarazzo, quando si accorse che era stata lei a mandarlo a gambe all’aria.
Lo fissò senza sapere cosa dire, sentendosi un po’ in colpa, ma cercando di mantenere la sua solita determinazione.
Poi alle sua spalle, la ragazza iniziò a ridere a crepapelle.
«Smettila Syd» borbottò l’uomo rimettendosi in piedi.
«Non ce la faccio» biascicò la donna con le lacrime agli occhi «dovresti vedere la tua faccia»
«Dovresti vedere la tua» la rimproverò Bryok «non si addice a una fanciulla ridere così sguaiatamente»
Ma Esyld continuava a ridere così tanto da doversi tenere a una ruota del carro per non finire a terra.
«Posso sapere perché lo avete fatto?» l’uomo si rivolse a Hermione con un tono gelido.
«Stavate per affatturare mio… zio, un uomo disarmato, era il minimo che potessi fare» rispose la ragazza con altrettanta freddezza.
«Esattamente» intervenne il Dottore che, Hermione aveva capito, odiava non essere al centro dell’attenzione «E questo la dice lunga suo onore»
Bryok si voltò verso di lui, di nuovo in preda alla collera e pronto a colpirlo.
«Signore» lo fermò Hermione prima che iniziasse a prenderlo a pugni «mi scuso per mio zio, è un uomo eccentrico ma non è cattivo. Solo che è molto sbadato»
«Quindi non ha mentito, è davvero un mago?» chiese l’uomo senza smettere di guardare male il Dottore.
«Si, certo. È un mago»
«Allora dov’è la sua bacchetta?»
«Ecco vede…»
Hermione si bloccò un attimo, cercando di pensare in fretta a qualche buona scusa.
«Le ho detto che è sbadato. Evito di fargliela tenere quando siamo in viaggio perché tende a dare un po’ troppo nell’occhio» disse sottovoce cercando di essere credibile. Sorrise e porse a Bryok la sua bacchetta in un gesto che sperava esprimesse buona fede.
L’uomo la prese rilassandosi un po’ ma senza smettere di stare sulla difensiva. «Ed esattamente dov’è che una strega dotata come voi e il suo eccentrico zio starebbero andando?»
Hermione continuò a sorridere, aveva già pensato a come rispondere a questa domanda. «È per perfezionare la mia istruzione. Viaggiamo di città in città alla ricerca di maestri che mi aiutino a migliorare nelle arti magiche»
«Fortuna allora che vostro zio si è imbattuto in mio fratello» disse la ragazza che era riuscita finalmente a ricomporsi «conosciamo le persone che fanno proprio al caso vostro»
   
 
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