Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Bloomsbury    16/07/2014    10 recensioni
[Storia in revisione] Capitoli revisionati: 14/35.
Jay era un ragazzo come tanti, con qualcosa in più o in meno degli altri, un ragazzo normale, un ragazzo omosessuale: particolare insignificante per ogni persona di buon senso.
Si vergognava di tante cose, tranne che di questo.
Jay bramava la luce, la libertà.
Fece la scelta sbagliata nel contesto meno appropriato e quel particolare insignificante diventò la spada che lo uccise, la macchia scura che lo inghiottì.
«Mio figlio è morto il giorno stesso in cui ha tradito la natura che gli ho donato con orgoglio.»
«La natura che mi hai donato è quella che ti ho confessato…»
«È una natura che mi fa ribrezzo!»
Così comincia la storia di Jay Hahn, fatta di dolori, di abbandoni, di amore, di amicizia, di segreti, di bugie, di tempesta.
E le tempeste intrappolano nel proprio occhio ogni cosa, risputandoti fuori lacerato, diverso, un mostro.
Jay uscirà ed entrerà da quelle raffiche di vento, diventerà lui stesso la tempesta e annienterà ogni cosa al suo passaggio.
Compreso se stesso.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"It's real early morning
no-one is awake
i'm back at my cliff
still throwing things off
i listen to the sounds they make
on their way down
i follow with my eyes 'til they crash
imagine what my body would sound like
slamming against those rocks

and when it lands
will my eyes
be closed or open?"

Hyperballad- Björk 

 
 


24. Hyperballad
 
 
I dolori nel fisico scemarono lentamente, ma il disappunto continuò a farlo sentire abbastanza vivo da permettergli di affrontare la prima notte da solo.
Si era addormentato covando rancore e così facendo aveva messo a tacere il cuore, nel quale Izaya soffocava travolto dalla voluttuosa coltre di indifferenza che avrebbe fatto soccombere ogni ricordo.
Aveva dormito senza riposo, braccato dagli incubi, ma era riuscito comunque a chiudere occhio.
Il cellulare suonò all’impazzata per tutta la mattina e Jay, disturbato dall’ennesimo squillo, lo afferrò sull’orlo della nevrosi. «Chi è?»
«Cerco Jay Hahn.»
«Sono io, Jay Hahn!»
«Buongiorno. Sono Brad».
Il silenzio che seguì fu la risposta che si aspettava.
Sapeva che presto sarebbe uscito da quella conversazione non ancora avviata ricoperto di insulti.
Aveva sbirciato nei documenti di Jay per sapere chi fosse, aveva rubato il numero di telefono senza ricevere alcun consenso e aveva deliberatamente acquistato la notte passata con duecento sterline.
«Ciao, mi fa piacere sentirti!»
Stavolta fu proprio Brad a rimanere senza parole. Jay lo aveva preso di sorpresa, di nuovo. «Anche a me fa piacere. Come va?» chiese per tastare il terreno e cercare di capire cosa passasse per la testa del ragazzo.
«Tutto bene. Volevo chiamarti ma non avevo il tuo numero, sono felice che tu abbia deciso di annotare il mio.»
«Sei arrabbiato?» domandò con la massima attenzione, sperando di non attirarsi le ire del giovane che, più di una volta, gli aveva intimato di stargli alla larga.
«Affatto, anzi: ti volevo ringraziare per le duecento sterline; non sapendo come fare, avevo intenzione di venire stasera all’Escape e, magari, ritornare insieme nel tuo appartamento».
Erano passate quasi ventiquattro ore dal loro ultimo incontro e Brad capì quanto potesse fare la differenza un giorno passato senza pressioni.
Jay, certamente, aveva avuto modo di riflettere su di lui e fu il ragazzo stesso a dargliene conferma: «Ammetto che in un primo momento di stizza ho preso i tuoi soldi e li ho bruciati, ma poi mi sono reso conto che tu hai solo cercato di darmi una mano. Io ti avevo parlato, al bar, dei miei problemi finanziari e tu hai voluto renderti utile, mi dispiace se li ho bruciati. Vorrei rimediare.»
«I soldi erano tuoi, te li sei guadagnati. Potevi farci quello che volevi, mi spiace solo che tu abbia deciso di disfartene quando avresti potuto usarli per cose più impellenti.»
«Già!» Jay rimase in ascolto per qualche istante, stringendo nella mano il nuovo biglietto della padrona di casa, recapitato da sotto la porta, che gli intimava di farsi vedere il prima possibile.
Aspettava che Brad lo invitasse nel suo appartamento per poter mettere fine ai suoi problemi. E infatti: «Che ne dici se ci vediamo a casa mia per cena? Ti piace la cucina giapponese?»
«Sì, mi piace.»
«Bene! Allora, ci vediamo per le otto qui da me. Così potremmo chiacchierare un po’ e, chissà, far rinascere quelle duecento sterline dalle ceneri. Potrebbero diventare anche trecento, trecentocinquanta, quattrocento… tutto dipende da te.»
«D’accordo. A stasera, allora.»
«A stasera, piccolo. Aspetta!» Brad lo fermò prima che potesse riattaccare «Volevo dirti che sono stato bene l’altra notte. Spero la cosa sia reciproca.»
«Certo che lo è. Stanotte potremmo ripeterci…»
«Oh, sì! Sarebbe fantastico.» concluse con soddisfazione. Prima di terminare la conversazione, però, cambiò tono di voce con il fine di rilassare gli animi ed indirizzarli verso un approccio più intimo: «Mi manca la tua pelle…»
«Rimandiamo i commenti sulla mia pelle a stasera. A dopo, Brad.» tagliò corto.
«A dopo, bellezza».
Nonostante Jay l’avesse sorpreso, arrivò alla conclusione che quel ragazzo non fosse poi così diverso da tanti altri.
Alcuni ragazzini dell’Escape offrivano il proprio corpo per soldi da sempre e Brad, sebbene non gli servisse pagare per adescare, preferiva di gran lunga farlo, poiché pagare significa possedere. E chi possiede ha il potere di disporre della vita degli altri senza discussioni.

***
 
Arrivato all’ultimo piano del palazzo, stringendo nelle mani una bottiglia di vino trovata in casa, si diresse verso l’appartamento di Brad.
La mattina in cui era scappato non aveva fatto caso al lusso traboccante che impreziosiva ogni particolare del condominio. Anche solo gli stucchi rifiniti a mano del soffitto parevano urlare il proprio valore per tutto il tragitto.
Era cresciuto nel lusso, eppure aveva totalmente dimenticato i tempi in cui camminava per gli uffici della Gray’s Inn, sedendosi alla possente scrivania in legno scuro di suo padre, giocando a fare l’avvocato.
Ravvivò i capelli, dandosi un’occhiata alla vetrata del corridoio e, sistemata la T-shirt neanche troppo elegante per l’occasione, suonò al campanello.
L’attesa non fu lunga, gli occhi azzurri di Brad fecero capolino, colpendo Jay in pieno viso, costringendolo a balbettare un saluto impacciato.
«Entra, sei il benvenuto!» lo accolse calorosamente, afferrando la bottiglia per poi porla al centro del tavolo apparecchiato per la cena.
Strofinandosi le mani, fissandolo con occhi trionfanti, Brad gli fece segno di avvicinarsi cercando di mettere a tacere l’imbarazzo che percepiva provenire dal giovane uomo che aveva bramato con tutte le sue forze.
Ciò che, però, rendeva Jay impacciato, non era imbarazzo, ma attesa.
«Perché non ti avvicini, piccolo? Aspettando la cena potremmo accomodarci sul divano e sorseggiare un buon champagne».
Non se lo fece dire due volte e, infatti, avvicinandosi al tizio fatto di prosopopea e di sorrisetti trionfanti, la sua espressione cambiò e in pochi attimi Brad fu sul pavimento, steso con un pugno, prima che potesse accorgersene.
«Ti ho fatto male, Brad? Scusa, sono inciampato alla rozzissima jacuzzi al centro del tuo salotto.» lo sbeffeggiò massaggiandosi il pugno con il quale aveva messo fine al sorriso che sentiva di odiare dal profondo del suo stomaco.
Dopo essersi ripreso dal colpo inaspettato, l’uomo si sedette sul pavimento, tastandosi il viso con stupore.
Era bastato un destro ben assestato per fargli crollare tutta l’infrastruttura della sua finta ed ostentata raffinatezza: «Ma che cazzo fai? Che ti prende?»
«Te l’ho detto, non l’ho fatto apposta.» rispose sedendosi sul divano, sorseggiando lo champagne dalla bottiglia.
Il malcapitato si mise in piedi, scrutando con incredulità il ragazzo che, con estrema soddisfazione, lo fissava esibendo una certa sgarbatezza nei modi.
Permaneva, stravaccato sul divano, a gustarsi la scena, cercando il più possibile di ostentare la propria estraneità al fatto appena accaduto.
Brad fingeva di essere un elegante uomo d’affari, Jay, al contrario, giocava a fare il ragazzino dei bassifondi, celando ciò che in realtà era sempre stato: un ragazzo ricco caduto in miseria.
«Tu sei un farabutto, un delinquente. Tornatene nella tua topaia di Soho e non farti rivedere.» gridò con disprezzo, premendo la mano sulle labbra sanguinanti.
«Ma come? Abbiamo già finito? Credevo volessi far rinascere dalle ceneri quelle duecento sterline o, magari, trecento, quattrocento… avevi detto che sarebbe dipeso da me. Pensavo di aver fatto del mio meglio per guadagnarmeli.» ironizzò con falsa delusione.
«Sai cosa sei, Jay Hahn? Un piccolo stronzo che gioca a fare l’innocente. Sei stato tu, di tua spontanea volontà, a venire a letto con me. Mi hai chiesto tu di invitarti qui, se avessi avuto qualcosa in contrario mi avresti detto al telefono di non farmi più rivedere. Invece sei qui a stuzzicarmi, a farmi…»
«Avevo già notato le tue tendenze manesche a letto, ma se leggi questo “piccolo colpo” che ti ho dato come un corteggiamento sei più preoccupante di quel che credevo.»
«Sei un poveraccio.» bofonchiò Brad digrignando i denti.
«È una mera questione di prospettive, vecchio mio. Dal mio canto, il poveraccio sei tu.» concluse mutando la sua espressione; stavolta rese chiaro il suo disgusto, squadrandolo dalla testa ai piedi «Dico sul serio, Brad. Volevi comprarmi? Volevi assicurarti altre due o tre scopate pensando che mi sarei piegato al tuo volere per soldi? Mi hai portato in questo nauseante appartamento sperando che io mi lasciassi abbagliare da cotanto sfarzo, credendo di potermi comprare con l’esibizione della tua ricchezza, ma ti sei tradito. A letto sei uno dei più nauseabondi animali e il giochetto dei soldi non ha fatto altro che palesare cosa sei veramente: un viscido poveraccio che crede che con i soldi si possa comprare tutto. Cosa c’è, Brad? Hai fatto soldi in così poco tempo da credere che con quelli tu possa comprare anche le persone? Non sei abituato ad essere ricco, non sei nato in questo sfarzo, ti atteggi ad uomo facoltoso per trovare il tuo posto nel mondo e, fermami se sbaglio, compri i corpi dei ragazzini per bearti del tuo potere e poter dirti, guardandoti allo specchio: “Non c’è niente che io non possa avere”. Se non è così, allora, ci sono delle cose che non mi spiego. Perché pagare un ragazzo per una notte quando sai benissimo che puoi trovarlo senza comprare il suo corpo?»
Brad rimase in silenzio per tutto il tempo, lo lasciò finire senza interromperlo.
Scrollò il capo con un’espressione annoiata, come se non riuscisse a scorgere i tratti del suo essere nelle parole appena udite.
Non avrebbe dovuto dare alcuna spiegazione, ma decise di contrattaccare, non per ferirlo, ma per raggiungere comunque i suoi scopi: «Credi quello che vuoi di me ma, se permetti, vorrei esporti i miei pensieri. Vuoi sapere cosa vedo io quando ti guardo?» prima di iniziare a demolirlo poco a poco, si sedette sulla poltrona. Fissò il pavimento per un breve istante come se cercasse di raccogliere delle idee che già aveva elaborato in precedenza e dopo aver fatto un lungo sospiro, incrociando le mani, cominciò a spiattellargli tutte le parole che sapeva l’avrebbero messo al tappeto: «Vedo un ragazzo triste e solo, senza arte né parte; un ragazzo bello ed intelligente ma senza alcun futuro. Vedo un tipo sveglio e agguerrito, ma privo di ogni entusiasmo. Un ragazzo freddo e scostante che ha deciso di voler vivere la propria vita senza l’aiuto di nessuno, né morale né pratico. Sei triste, Jay. Sei patetico, lamentoso e arrogante.» proseguì nel giudicarlo, mentre Jay, dirigendo gli occhi verso il basso, si riempiva di frustrazione. Era evidente che il ragazzo si stesse piegando sempre di più, ma Brad, non contento, continuò a torturarlo mettendo in pratica il suo ultimo tentativo di irretirlo: «Non ti ho dato quei soldi per comprarti, ma per darti una possibilità. È vero, sono un uomo che ha raggiunto una posizione in pochissimo tempo ma mi sono fatto con le mie mani e voglio aiutarti. Il sesso è un’atra cosa, nessuno ti costringe, ma ho pensato che prenderti sotto la mia ala, farti conoscere un nuovo mondo, un nuovo stile di vita, potesse risvegliarti dal torpore che ti sta risucchiando. Tu mi piaci molto e contavo su di te; contavo sul fatto che, insieme, avremmo potuto fare delle grandi cose. Pagarti una prestazione sessuale non significa comprare il tuo corpo, voglio darti l’opportunità di rimettere insieme la tua vita. Tu sarai mio tanto quanto io sarò tuo e finché non troverai un lavoro io vorrò solo darti una mano. Possiamo non fare sesso, se vuoi, ma dammi l’opportunità di aiutarti.».
Jay aveva già affidato il suo futuro ad un altro uomo ma in modo del tutto diverso.
Con amore e stima si era dato completamente ad Izaya, non per raggiungere una soddisfazione personale né un futuro di successi, ma per condividere la sua vita con un uomo che ammirava con tutto se stesso.
Quel periodo della sua vita, però, si era concluso tragicamente lasciandogli nelle mani solo dolore e sabbia. Con Izaya aveva costruito un amore, un rapporto, ma non la sua vita.
Consegnarsi a Brad, sperando che lui potesse raccogliere quella sabbia e trasformarla in qualcosa, sarebbe stato impensabile.
Per Brad non c’era amore, né ammirazione né fiducia, ma quegli occhi azzurri del tutto inaffidabili che lo scrutavano con pazienza avevano qualcosa che lo induceva a mettere in dubbio le sue stesse idee.
Nello sguardo di Brad c’era determinazione, quella stessa che aveva permeato le iridi scure di Izaya quando, con lo zaino di Jay sulle spalle, lo aveva preso per mano per portarlo in quella che sarebbe stata la loro casa, la loro nuova vita.
Quei pensieri confusi trovarono il loro sbocco nella lacrime quiete che gli rigarono il volto, dipingendo sul viso di Brad un sorriso che sapeva di compimento, di successo; l’uomo, però, cercò di non darlo a vedere e, avvicinandosi a Jay, affondò la lama: «Hai un’alternativa che possa salvarti?»
Jay strinse i pugni, non voleva arrendersi né ammettere di essere così debole ma, pensandoci a fondo, sapeva di non avere ancora le forze di combattere «C’è sempre un’alternativa» mentì. Se c’era, ancora non l’aveva trovata.
«Al momento hai solo bisogno di far tacere la rabbia, la delusione, la tristezza. Per trovare le soluzioni c’è sempre tempo, ma devi trovare un sistema per far passare quel tempo nel modo più indolore possibile. Io posso aiutarti.» azzardò senza sapere di cosa stesse parlando.
Stava giocando, stava tirando ad indovinare e l’espressione assente difronte a lui gli suggerì di essere sulla strada giusta. «Non essere sempre così diffidente. Ammetto di non essere un soggetto così affidabile a primo acchito, ma credimi: posso aiutarti.»
«Me lo ripeti di continuo e ancora non afferro cosa intendi.» disse con la voce rotta in gola.
«Sei come un’anima in pena, devi trovare pace e serenità ed i problemi pratici ti stanno condannando a rimanere fermo, non ti evolvi, questo perché non stai pensando a te. Io ti sto offrendo tempo. Il tempo di pensare, di riflettere, di trovare il modo di agire. Affidati a me, mi prenderò cura dei tuoi problemi, mi farò carico delle tue spese e non è solo una questione di soldi, me li restituirai quando avrai trovato la tua serenità ma in cambio dovrai darmi qualcosa…»
«Cosa vuoi?»
«Niente di che, solo te stesso. Stai con me, frequentami, dammi una possibilità e non te ne pentirai. Permettimi di metterti in salvo, qui con me.»
“Solo te stesso”. Se avesse dato valore a se stesso, Jay avrebbe sicuramente avuto qualcosa da ridire. Non ebbe nulla in contrario.





Angolo Autrice.
Ecco un nuovo aggiornamento. Aspetto di sapere cosa pensate di questo nuovo risvolto della storia che, come ho già detto altre volte, forse può essere un po' difficile da digerire o comprendere. Sono felice che ci sia stato qualcuno che già, prima della pubblicazione di questo capitolo, abbia compreso le dinamiche psicologiche che hanno spinto Jay a questo punto.
Ringrazio Ghost infinitamente per la sua attentissima lettura e la sua capacità di comprendere appieno ciò che scrivo. Grazie a Babbo Aven che si pone le giuste domande, cercando il più possibile di entrare nella mente di Jay. Grazie a Bijouttina che, più chiunque altro, vive questa storia profondamente, commuovendosi, incavolandosi e provando in prima persona la vasta gamma di emozioni e sentimenti che voglio trasmettere. Tu mi fai capire che, in qualche modo, riesco a trasmettere le tanti sfaccettature che compongono il carattere e la psicologia di Jay. Ringrazio LadyWolf il mio teSssoro, DarkViolet92, Ally_M che ha iniziato la storia da pochi giorni ma che ha già compreso perfettamente. Grazie a Oxymoros che legge con tanta passione e mi fa presente ciò che pensa by chat  in tempo reale:P Ringrazio tutte quelle che stanno indietro e che a poco a poco si stanno mettendo in pari: Julie, la Shore, Moloko... e se dimentico qualcuno indicatemi con il dito senza pietà.
Grazie a chi ha inserito la storia nelle seguite/ricordate/preferite.
Grazie a tutti davvero.
Un abbraccio.
Bloomsbury
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Bloomsbury