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Autore: Fabi_    16/07/2014    1 recensioni
"La leggenda narra che un giorno, tanto tempo fa, un uomo stava attraversando il lago su una barca a remi; pioveva molto forte, l’uomo cercava di avvicinarsi alla riva perché ormai era buio e la piccola barchetta cominciava a imbarcare acqua. Il cielo era scuro a causa delle nuvole e lui non vedeva nulla, non una luce a indicargli un punto per attraccare; arrivò vicino alla montagna, ma fu costretto ad allontanarsi perché la corrente lo spingeva lontano. Allora, nel buio, vide una luce verde. Iniziò a remare per raggiungerla e, indovinate un po’? La luce portava esattamente qui.”
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò qualche giorno, Marta aveva preso d’assalto la biblioteca dei nonni per cercare qualcosa da leggere, ma non conteneva molte letture adatte a una ragazza della sua età, quindi aveva mollato quasi subito. Si limitava a lasciarsi trascinare dalla nonna e dal fratello, giocando anche con lui per passare il tempo.

Il lago era sempre stato piacevole per lei, era l’unica cosa che la convincesse che stare con la nonna non fosse così male, però Marta non sapeva nuotare. Tutta colpa della sciocca paura dell’acqua che si trascinava dietro sin da quando era solo una bambina; riflettendo si rese conto che in effetti non era passato troppo tempo.
Vedere il suo fratellino che si sbracciava ridendo sotto lo sguardo attento della nonna, la faceva sentire una nipote di serie b. Da piccola aveva avuto un piccolo trauma, infatti proprio durante una vacanza dalla nonna era caduta nel lago, da allora si teneva a debita distanza da ogni fiume, lago o piscina che vedeva in giro.

Per questo si allontanò dalla riva e iniziò a vagabondare lungo le strade. Il paese era tranquillo e la nonna le aveva raccomandato di non perdersi, di seguire solo le strade che conosceva. Marta era abbastanza responsabile da capire che la nonna era preoccupata per quello che le sarebbe potuto succedere, quindi non intendeva fare sciocchezze, però non riusciva a dimenticare la leggenda che le aveva raccontato Simone, quindi decise di tentare di raggiungere il luogo nel quale la prima casa fu costruita.

Non aveva molti indizi a disposizione, senza contare che si sentiva molto stupida a fondare la sua ricerca su una leggenda che probabilmente era stata in parte romanzata ad arte da suo cugino; però credette di fare una buona cosa a trovarsi un impegno, almeno in questo modo non si sarebbe annoiata troppo.
Così iniziò a camminare, intenta a cercare il simbolo che il cugino le aveva descritto: una ghianda con due onde a farle da sfondo. Doveva cercarla su un tronco? Su una parete? Lei continuava ad andare casa per casa, osservando ogni casa, ogni sporgenza e ogni dettaglio delle case e dei giardini che incontrava sulla sua strada.

Fece tutto il giro del paese nei tre giorni che seguirono e ormai si era quasi convinta che forse non era tra le case che doveva cercare, quando notò una baracca che pareva disabitata. Sapeva che non avrebbe dovuto avvicinarsi, ma l’istinto le diceva che quello era il posto giusto.

Procedette cauta fino a quando si trovò di fronte delle mattonelle che avevano impresso un disegno di due onde. Erano vecchie mattonelle di terracotta: lise, ma coperte da uno strato fresco di vernice a proteggerle. Sembravano essere state sistemate da poco e la cosa la stupì, visto che tutto quello che stava intorno a quel piccolo tappeto di terracotta dava l’idea di abbandono totale.
Al centro della stradina di mattonelle, c’era una fila di lettere alternata a una di ghiande: l'aveva trovato, era il posto giusto.
S I L E S I A, Silesia, questo era il nome della fata.

Improvvisamente seppe cosa doveva fare, conoscere il nome le aveva acceso qualcosa dentro*. Prese a camminare lungo una strada che portava al confine del paese,  si sentiva stranamente guidata da qualcosa dentro di lei che la stava portando sempre più lontana dal centro, sempre più vicina a un’insenatura su cui troneggiavano tre alberi molto antichi.

Lei girò intorno al primo senza vedere niente di interessante; il secondo invece, quello centrale, sembrava essere proteso verso il lago, in un movimento che probabilmente era stato definito dal vento e non da una fata, ma Marta decise di salire sull’albero  iper cercare la ghianda.
Non la trovò. In compenso quando fu a un metro e mezzo da terra vide una luce verde muoversi in cima all’albero.

Dopo un primo momento d’incredulità, provò a chiedere: “Sei tu la fata Silesia?” Non ricevette risposta. Si sentiva stupida a parlare con una lucetta verde, ma anche se non credeva che la fata fosse davvero lì, le faceva piacere sperarlo, quindi continuò a chiamarla.

“Ti vedo. Dai, rispondimi, sono buona io!” Ancora niente.

“Sei tu che hai aiutato l’uomo sulla barca, tanto tempo fa?” La luce si mosse appena e pulsò, per poi affievolirsi.

“Non scappare! Mi fai vedere dove abiti?”  Il bagliore si fece più vivo.

“Non credo che tu voglia sapere dove abito, avresti paura.”
Una piccola fatina coi capelli color grano se ne stava appoggiata sul ramo di fronte a lei, aveva delle ali che ricordavano una farfalla, delle ghiande appese alle spalle e un paio di orecchie a punta. Il suo sguardo era dolce e simile a quello di una bambina, ma non era più grande di un gatto.

Marta la fissava sconcertata: “Perché alla fine hai deciso di farti vedere?”

“Perché quest’albero è casa mia e tu sei venuta qui con l’intento di cercarmi, era il minimo che potessi fare visto che sei stata così gentile.”

“Davvero! Gentile…” Si avvicinò ancora, concentrando lo sguardo sulle sue ali diafane, eppure luminose. Il suo vestito pareva tessuto con dell’erba e del muschio. Marta non credeva ai suoi occhi, protese una mano verso lo strano essere che aveva di fronte, che la toccò lievemente con un dito. La sensazione di calore che la ragazza sentì a quel tocco era… magica.

Silesia si avvicinò a Marta e le sussurrò: “Potrei farti vedere dove vivo, però devi fidarti di me.”

Marta s“Cosa devo fare?” avrebbe fatto qualunque cosa, ormai aveva deciso.

“Questa notte, quando la luna sarà alta nel cielo, Sali su quest’albero. Quando sarai in cima, chiamami per nome e una strada si rivelerà a te. Potrai stare nel mondo delle fate solo per un’ora, devi ricordarlo perché se non esci in tempo rischi di diventare come noi. E non è una cosa brutta, ma forse non ti va. Io dovevo dirtelo.** Ora ti saluto, ciao.”

“Ciao!” Quando Marta riuscì a risponderle, la fata era già svanita nel nulla.


 
* Secondo le leggende, conoscere il nome di un essere magico rende facile trovarlo, in questo caso Marta conosce il nome della fata, quindi lei le si presenta.
** le fate non sono buone, per questo Silesia la avvisa una volta sola e quasi per caso.

   
 
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