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Autore: letmepurr    17/07/2014    0 recensioni
Tratto dalla storia:
Si girò verso la sua destra: un ragazzo dagli skinny jeans neri faceva dondolare distrattamente la gamba accavallata sull'altra.
"Allora..." esordì quello.
Louis si voltò nuovamente e sotto la luce debole del lampione intravide il viso del ragazzo.
E ciò che vide lo lasciò sconcertato. Non sapeva dire però se in modo positivo o negativo. [...]
Il ragazzo dagli-occhi-tempesta - colpa di Zayn, davvero, lui e i suoi stupidi soprannomi che gli affibbiava, Louis non era così sdolcinato - alzò un sopracciglio in modo interrogativo e il piercing brillò catturando luce che non c'era.
"Be' - continuò il riccio - mi hai chiamato tu." [...]
"Mi hai chiamato, Louis, così forte e in modo irresistibile: non sono riuscito a star lontano da te per molto. Ed ora, come puoi vedere, eccomi qua, come hai richiesto."
***
Prima dell'Apocalisse sarai chiamato a scegliere: resterai dunque in piedi o cadrai nuovamente [...] ?
Harry!Demon Louis!Angel
Harry/Louis, possibili accenni Zayn/Liam
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Leggete le note d'autrice sotto pliiisss C: xx



Capitolo I

Platone non ha mai visto un demone, questo è sicuro.
«Una via di mezzo tra il divino e l’umano»,
è questo ciò che pensa, anche se
non l’ha mai incontrato realmente, così come
non ha mai visto un angelo.
E sicuramente nessuno, né oggi né allora,
ha mai visto un demone incontrare un angelo.
Platone dice che il demone è triste, povero, scalzo.
No, Platone decisamente non ha mai visto un demone.
-Angel, Dorotea De Spirito

 
 

Più di 4000 anni fa l’uomo primordiale aveva sperimentato la sua esistenza. Fu venerato come una divinità: ballavano intorno al fuoco durante i riti pagani ed gli offrivano tributi e sacrifici. Lo temevano.
Poi scomparve e non se ne ebbe più notizia.
I Maya però sapevano che non era scomparso né tanto meno aveva trovato una nuova dimora.
Costruirono dunque in suo onore la piramide di Kukulkann, uno dei suoi tanti nomi. Terribile era ciò che accadeva sul trecentosessantacinquesimo gradino ad ogni Luna di Sangue, pochi eletti che facevano di tutto per nascondere alla gente comune la minaccia.
A distanza di chilometri – presso la civiltà che aveva colonizzato la Valle del fiume Indo, da cui prese il nome – era chiamato Hara, colui che porta via e distrugge. Le persone ne erano terrorizzate, poiché immensa e tremenda era la sua gloria e sconfinato il suo potere.
Per i Greci, era la divinità sconosciuta cui non vollero attribuire un nome perché grande la paura che sedimentava nei loro cuori. Troppo impauriti per pronunciarlo, troppo spaventati per ricordarlo.
Era la creatura più temuta dalle tribù germaniche ed era ciò che i Celti definivano il dio dalle tre facce – guerra, pestilenza e morte.
Le popolazioni nordiche credevano si trattasse di Odino accompagnato dagli insaziabili lupi Geri e Freki, Avaro e Ingordo.
Alcuni, durante l’età repubblicana della Magna Roma, conferì al suo aspetto la divinità Marte Ultore e con lui Phobos e Deimos, i satiri che si nutrivano di panico e paura.
I sacerdoti romani placavano l’ira del dio con sacrifici di sangue vergine sotto una luna scura.
Trovarono un manoscritto. Risalente chissà a quale millennio dell’avanti Cristo; come e dove non ci è dato sapere nemmeno tutt’oggi.
S’ipotizzò che gli autori furono membri di una setta segreta. Personaggi famosi – ma né eruditi né stimati – ne fecero parte nel corso del tempo: si spazia da Erzsébet Báthory, conosciuta semplicemente come la Baronessa Sanguinaria, alla famiglia Bender di Cherryvale – e su ciò, davvero, non bisognerebbe spendere altre parole – ed a infine lo stesso Johann Schmidt*- o anche Red Skull -, confidente e generale a capo della divisione Hydra durante il regno d’incubo di Hitler.
Il codice, vergato su pelle di animali estinti da eoni, fu l’inizio della fine; quella che gli umani chiamano Apocalisse.
Un pentagono, parole di una lingua sconosciuta e da molti dimenticata, tributi di sangue e litanie strazianti completarono i l rituale.
E quando egli comparve, l’uomo comprese il significato originale del sostantivo ‘disfatta’.
Perché mai nessuno aveva osato mai convocare uno di loro e le conseguenze furono devastanti.
Mise la città di Roma – la Grande Roma – a ferro e fuoco.
E il più grande Impero della storia cadde per mano del Caduto.

***

La comunità degli Angeli – perché di Angeli con la ‘A’ maiuscola si trattava, badate; non semplici esseri svolazzanti e svampiti, ma di guerrieri qui si parola – di Falls’ End era sempre stata chiusa e tradizionalista – e a ben dire – e guardava con sospetto i nuovi arrivati.
Nonostante Louis si fosse trasferito già da due anni, le occhiate curiose – ma più diffidenti che altro, e, be’, Louis cercava davvero di ignorarle, o almeno di cercare di metterle a tacere..ma essere punk era più forte di lui, e che importa di ciò che la gente pensa, giusto? – e le maldicenze erano ancora all’ordine del giorno.
Sospirò, fortemente abbattuto, torturando il piercing al sopracciglio che brillava catturando luce inesistente.
Sperava con tutto il cuore di esser presto o tardi – ma sempre meglio prima, e alla svelta, grazie – accettato dai compaesani.
In cuor suo sapeva di esser un ragazzo normale – per quanto normale possa essere un ragazzo tatuato che fumava canne..ok, forse era leggermente sopra le righe – che non avrebbe mai fatto del male nemmeno ad una mosca; be’ sempre se questa non lo infastidiva prima.
Sbuffò nuovamente, era un po’ di giorni che si sentiva strano, incolpò i pancake di sua sorella – perché, davvero, Lottie era una frana a cucinare, poteva far concorrenza a Isabelle Lightwood e Louis non scherzava.
Alzò lo sguardo al cielo aggrottando la fronte: il cielo rannuvolato lo faceva sentire a disagio.
Il ragazzo cercò di scacciar via l’irritazione e la frustrazione – vedi causa i pancake di.. - per la nebbia fitta.
Anche quella, riflettendoci attentamente, era da un po’ di giorni che sembrava essersi sedimentata in quel paesino sperduto; che si divertisse a far perdere la pazienza agli abitanti?
L’angelo scacciò via gli inutili pensieri e scostò , impaziente, la frangia che gli era andata negli occhi per colpa di un soffio di vento.
Accelerò il passo con la conseguenza di inciampare sui sampietrini sconnessi.
Bestemmiò mentre cercava di riprendere l’equilibrio agitando le braccia come un pulcino che aveva appena imparato a volare.
“Stupida vecchia città in cui tutto cade a pezzi” pensò Louis.
«E’ antica, non sta cadendo a pezzi» fece il verso pensando a ciò che gli diceva la madre ogniqualvolta lui si lamentava della decadenza del paese.
Sentì una risata.
«Chi è là?»
Si diede dell’imbecille da solo, quelli che ponevano questa domanda erano sempre i primi a morire nei film polizieschi – non che lui ne andasse matto o abbia provato a mettere su un’agenzia investigativa fallendo miseramente.
Girò su sé stesso incespicando nei suoi stessi piedi.
La voce ridacchiò ancora.
Louis fece un passo avanti tentando di scorgere qualcosa – qualsiasi cosa, o anche qualcuno che non gli facesse del male, grazie tante – nella nebbia.
Proprio quest’ultima sembrò spostarsi all’improvviso come spinta da una forza invisibile.
Tra le volute carezzevoli della foschia intravide una sagoma alta e longilinea che fu subito inghiottita da quel bianco ingordo.
Il ragazzo scosse nuovamente la testa pensando di avere le allucinazioni; la combinazione dei pancake di Lottie e della notte insonne appena trascorsa non gli faceva per niente bene, decise.
Si affrettò dunque lungo la strada: la comunità aveva indetto un’adunata per «Far fronte al cataclisma, ragazzi miei» aveva detto loro il coach. Stronzate. L’adolescente poteva essere pure eccentrico  ma non stupido, sapeva che qualcosa si nascondeva annidata nella nebbia – anzi, la scena di pochi minuti prima avrebbe anche potuto esserne l’ennesima testimonianza – ed era pronto ad attaccare ergendosi come un cobra del Nilo alla prima buona occasione.
Non si prospettava nulla di buono.

***

«Tempi duri – aveva esordito il vecchio – si stanno abbattendo su di noi.»
Fece una pausa e scorse gli occhi sui presenti soffermandosi leggermente più a lungo su Louis.
«Dobbiamo restare uniti e far fronte comune, perché non si può mai sapere cosa potrebbe succedere. – l’uomo alzò il bastone nodoso per rafforzare il concetto - Tenetevi stretti la vostra famiglia e i vostri affetti, proteggete i bambini; un anno di…»
Louis smise d’ascoltare la solita ramanzina dell’anziano. Stessa storia ogni fottuto anno. Mai una volta che cambiasse – cioè, un po’ di originalità dai; ogni anno doveva spaventare i più piccoli con questi discorsi di morte e distruzione; Phoebe la scorsa volta aveva dormito con lui tremando tutta la notte.
Era sempre un continuo parlare di “Anni oscuri” e bla, bla, bla – a detta del vecchiaccio. Chiacchiere inutili a cui puntualmente seguiva una messa in scena teatralmente drammatica.
«--Una minaccia incombente…» Bla, bla, bla.
O ancora: vecchi miti che probabilmente si inventava sul momento.
Bah.
L’adolescente sbuffò con forza attirando sguardi di rimprovero e occhiatacce fulminanti.
“Peccato che Zayn sia dall’altra parte della sala circolare con la sua famiglia” si ritrovò a pensare.
Poteva vedere il ciuffo perfettamente curato del moro anche da quella distanza.
Si girò allora verso il suo amico Liam – 21 anni, sbarbato di fresco, occhi da cerbiatto e con un’insana passione per tutto ciò che riguardava la Disney.
Il suo ‘pelatino’ – i soprannomi patetici, infantili e “Fastidiosi da sentire” a detta dell’angioletto a cui era stato affibbiato l’imbarazzante nickname sopra citato, erano all’ordine del giorno ormai nella loro lunga amicizia – era attento a tutto ciò che veniva detto; probabilmente – anzi, togli il ‘probabilmente’ – si beveva tutto ciò che proferivano come fosse acqua della Fonte della Vita.
Louis alzò gli occhi al cielo: quel ragazzo era impossibile.
«Liam» bisbigliò.
Quello non lo sentì talmente era concentrato sulle chiacchiere dell’oratore o – Louis era più propenso per questa seconda opzione – lo ignorò.
Il punk gli diede una gomitata nelle costole che venne accolta con un sibilo infastidito.
“Centro” sogghignò sotto i baffi l’altro.
«Che c’è?» sbottò in modo sgarbato un oltremodo seccato Liam massaggiando la parte lesa.
«Io vado a fumarmi una sigaretta fuori.»
Liam sospirò esasperato: anni fa aveva cercato di cambiare Louis dandogli il buon esempio.
Inutile dire di aver fallito miseramente – non vuole rivangare la sua clamorosa sconfitta, ecco.

***

Il fumatore in questione – meglio noto come Louis Tomlinson – si alzò dal sedile in modo non molto felino attirando – di nuovo! – altre occhiatacce.
Si nascose il viso sotto il cappuccio e svicolò tra i gradoni dell’anfiteatro adibito a sala riunioni.
Scomparì in fretta e con tutta la nonchalance che poteva ostentare nonostante sentisse un sguardo bruciare sulla schiena.

***

«Un’antica leggenda narra…»
Le parole si mescolano tra loro diventando un unico insieme di confusione e creando in questo modo un gran baccano nella sua testa.
Si premette gli indici sulle tempie iniziando a muoverle in moti circolari.
Gli ci voleva una sigaretta, sì, concluse, così si sarebbe distratto dal mal di testa lancinante.
Demoni, mostri, guerre. Questo era il riassunto di ciò che veniva affermato solitamente durante quelle riunioni indette da un anno a questa parte.
Le paranoie di uno stolto; al diavolo, erano Angeli loro – con la ‘A’ maiuscola, c’è da ribadire – e, se permettete, mica tanto fragili – guerrieri dalla nascita.
“Già – pensò tristemente Louis – costretti alla guerra dalla nascita.”
Le parole dell’anziano penetrarono attraverso le mura: «Samahin è alle porte, dobbiamo solo sperare che -- »
La discussione si fece più infervorata aumentanto via via il livello del tono di voce. Gli adulti sembravano sempre più preoccupati e spaventati da un po’ di tempo a questa parte. L’angelo si accigliò, erano inquieti da quando era calata quella fumosa nebbia.
Prima…non aveva memoria del suo passato, constatò con un briciolo di panico, diede la colpa al mal di testa martellante che non lo faceva ragionare lucidamente.
Doveva esserci – per forza – un prima. Si sforzò di ricordare ma trovò solamente una distesa desertica di nero laggiù dove avrebbero dovuto essere i suoi ricordi – che strano.
Smise di provarci quando il mal di testa si acuì a tal punto da costringerlo a fermarsi ed ansimare.
Si sedette – o per meglio rendere l’idea, cadde a pelle d’orso – su una panchina scrostata e piena di disegnini indecenti fatti dai vandali – non che lui ne facesse parte, grazie tante, lui faceva dei murales stupendi con Zayn, la loro era sublime arte – affiancata da un lampione dalla luce fievole e sfarfallante.
“Difettoso – pensò – come tutto in questa città; tutto ciò che è vecchio è difettoso.”
Un fruscio lo fece destare dal torpore – o forse era noia? – in cui era caduto.
Si girò alla sua destra e mancò davvero poco che strillasse istericamente – non per questo Zayn lo prendeva in giro per “Essere una Sassy Queen mestruata” a sua detta; non era vero comunque secondo Louis - : un ragazzo dagli skinny jeans neri faceva dondolare distrattamente una gamba chilometrica accavallata su un’altra altrettanto lunga.
“Che schianto”, “Ciao, bellissimo”, “Sprecato se è etero” e “Ricci da accarezzare: userà quasi certamente l’Oréal, perché noi valiamo”. Questi pensieri si accavallarono confusamente nella testa di Louis in rapida successione.
Lo sconosciuto – perché di uno straniero si trattava e Louis avrebbe fatto bene a tenerlo a mente d’ora in poi; “Ma è talmente gnocco” sospirò la sua parte da Sassy Queen, forse doveva ricredersi su ciò che Zayn affermava, subito sedata però dalla sua razionalità stronza, aggiungerebbe – fece un sorrisino di chi la sa lunga come se sapesse esattamente cosa stesse pensando il ragazzo dagli occhi azzurri in quel momento.
Il liscio arrossì vergognosamente e distolse lo sguardo dissimulando.
«Allora…» esordì l’altro.
Louis si voltò così velocemente che sentì il collo scricchiolare e intravide sotto la debole luce del lampione il viso del ragazzo.
E ciò che vide lo lasciò sbalordito – parecchio, per intenderci.
Non seppe dire però se lo sconcerto fosse positivo o negativo.
Delle labbra di un rosso peccaminoso – ed è meglio non parlare della scena che queste lo portarono ad immaginare – sormontate da un paio di occhi verdi – no, “Color delle foglioline bagnate dalla rugiada mattutina” lo corresse la sua vena poetica.
E, davvero, Louis non aveva mai incontrato qualcuno di così scandalosamente bello.
Bello. Quella parola calzava a pennello sullo sconosciuto. Proprio come gli skinny jeans che indossava al momento – non che l’avesse attentamente radiografato, ma era piuttosto difficile non far caso alla camicia sbottonata fino allo stomaco che lasciava scorgere le due rondini tatuate sui pettorali; “E che pettorali..!” rimuginò la parte femminile di Louis (praticamente il 90% di lui togliendo, be’, là sotto).
Il riccio sogghignò – malignamente? Forse se l’era immaginato visto che lo straniero aveva ripreso la sua solita faccia imperturbabile; questo però non impedì all’angelo di provare un’ombra di paura che saettò velocemente nel suo animo – mettendo in mostra le fossette – che Louis, assolutamente no, non provarci, controllati, dannazione, non aveva provato l’impulso di infilare dentro un dito.
Il ragazzo dagli-occhi-mare-in-tempesta – colpa di Zayn (con l’ausilio di Liam che probabilmente si era voluto vendicare del suo di soprannome; vedete? I nickname imbarazzanti sono giornalieri ormai.), davvero, lui non era così sdolcinato – alzò un sopracciglio in modo interrogativo catturando col piercing luce che non c’era.
«Be’ – continuò quello – mi hai chiamato tu.»
Lo sconcerto di fece spazio sul volto dell’altro che lo guardò momentaneamente assente.
«Io? Credo che tu abbia sbagliato persona» ebbe l’ardire di rispondere.
Il dannatissimo gnocco – dannato sul serio, possedeva la bellezza di un angelo caduto – fece uno strano verso- derisione?
«Dicono tutti così…» mormorò enigmatico.
Vedendo che Louis non accennava a rispondere proseguì: «Mi hai chiamato tu, Louis, così forte e in modo irresistibile; non sono riuscito a star lontano da te per molto. Ed ora, come puoi vedere, eccomi qua, come hai richiesto.»
L’angelo trasalì spaventato nell’udire il suo nome scavò nella memoria per cercare di ricordare se gliel’avesse mai detto. Certe volte la sua iperattività unito al suo deficit di attenzione lo faceva impazzire. Tutto ciò era frustrante.
Non trovò nulla e di fatto domandò: «Come sai il mio nome?»
Il riccio fece un gesto noncurante con la mano.
«Come non è rilevante ciò che importa è che mi hai chiamato.»
«Ma io sono sicuro di non averlo fatto e poi – gli venne un lampo di genio – cosa dovrei volere da te?» ribatté prontamente Louis.
Occhi rugiada – Louis decise che quello sarebbe stato il suo nome finché l’altro non gli avrebbe rivelato il proprio; Dio, Zayn lo stava contagiando – ghignò furbescamente.
«Tu desideri la morte, Louis. – l’angelo s’irrigidì mentre il suo cuore sobbalzava aumentando la sua corsa furiosa – Ma tu non la vuoi per lo stesso motivo degli altri. Oh, no. Tu vuoi vedere la morte ma non certo per morire. Ecco perché mi hai chiamato. Ogni notte sempre più forte il tuo canto mi attirava a te come miele. Così dolce, così piccolo, così indifeso, così bello.»
Il riccio fece scorrere un dito lungo il suo viso fino alle labbra, Louis sospirò di piacere sommesso – quel ragazzo trasudava sesso da tutti i pori, decise.
Lo sconosciuto si avvicinò pericolosamente e gli sussurrò: «Ci vediamo presto, dolcezza.» E scomparve.
Louis giurò e spergiurò – non si sa a chi, ma ciò che conta è di averlo fatto, okay? – che nessun qualsivoglia brivido gli era sceso lungo la spina dorsale.
Si alzò barcollando un po’ stordito – forse più di un po’ -, la sigaretta mai accesa ancora in mano e a passo esitante si diresse verso casa attraverso le tenebre.
Non aveva ancora stabilito se essere sconcertato in modo positivo o negativo.

 

 

 Look at me, look at me, I’m a cool kid

 
Ricapitolando i nostri personaggi principali:
  • Il misterioso straniero di cui non si sa molto che provoca una fitta di inquietudine a Louis - ma anche altro.. Estremamente stronzo ed egocentrico – si capisce dal ‘sorrisino di chi la sa lunga’ mh? Solo gli stronzi egocentrici ce l’hanno. *Annuisce convinta* . E fooorse – chi lo sa ;) – il nostro cattivo; ma ricordatevi che a giocare a far la parte del cattivo si capisce meglio cosa sia la gentilezza ..o almeno, è ciò che dice Tom Hiddleston (Loki in Thor, per intenderci) ^_^
  • Loulou il nostro angioletto punk iperattivo con un piercing al sopracciglio (adooooro *_*). Una strana propensione a bestemmiare e fangirlare, altresì pure una Sassy Queen per buona pace del nostro Zayn
Eccoli qua la nostra accoppiata preferita :3
Be’ che dire? Sono assolutamente gasata per le 4 (e non 3! Cioè ma scherziamo?) recensioni del Prologo..pensavo di morire d’infarto. :D
Bene, pipol, grazie mille a coloro che recensiscono e mi fanno tornare la voglia di continuare questa assurda mini-long..
Vi piace il banner? *-* Ringraziate quella splendida ragazza del gruppo “My real first crush was Louis Tomlinson” anche @lovenothide on twittah!
Grazie ancora moltissime per darmi motivazione di scrivere i miei pensieri da qualche parte! :*
Un grosso abbraccio a
Shelovesherreh, halfaheartwithoutlou,
Anna__34 e
Lucatiamo. Grazie per i vostri commenti <3
Lasciatemi qualche commento su! Il prossimo capitolo lo metterò a 6 recensioncine se ce la facciamo!
Xoxo,
@letmepurr on twitter ;)
Ps. Scusate per l’orario ma ci ho messo più del dovuto per trascriverla dall’agenda – perché io sono una persona all’antica (ma non decrepita come Falls’End per fortuna :P ) tsk.
  
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