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Autore: effe_95    17/07/2014    2 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Salvami, ti salverò.

77.Lascia a casa le pene, se me lo sono un po’ meritato.
 
Non appena Yulian aprì la porta di casa, Aleksej gli saltò tra le braccia.
Il biondo lo prese per un pelo prima che cadessero entrambi, il bambino nascose il viso sulla spalla del padre e rise gioiosamente. Yulian entrò in casa reggendo il figlio tra le braccia, dietro di lui Claudia lo seguiva, e osservava quella scena con il sorriso sulle labbra.
Francesco e Iliana erano in cucina, lei stava pulendo il resto del pranzo di Alješa, mentre il moro cercava inutilmente di togliersi una macchia di pappa dalla maglietta.
Alješa uscì finalmente allo scoperto e Yulian si accorse che aveva tutte le mani imbrattate di pennarelli, soprattutto quello nero e viola, mentre la magliettina era ricoperta di pastina e altro cibo. << Cos’è successo qui? >>
Iliana e Francesco si girarono contemporaneamente verso il biondo, erano sfiniti, sembravano aver combattuto la Guerra Mondiale.
<< Chiedilo a tuo figlio! >> Sbottò Francesco alzandosi in piedi, Claudia entrò in cucina proprio in quel momento, e di fronte le condizioni dei due quasi sposi, dovette trattenersi parecchio dal non ridere.
<< Alješa? Ma guardate un po’ come è conciato questo monello >> Commentò Yulian mettendo giù il bambino, che subito si fiondò verso Francesco per essere preso in braccio.
<< Vieni qui, monello! >> Sospirò il moro prendendolo in braccio, Aleksej cominciò a giocare subito con i suoi capelli.
<< Ha cominciato a fare i capricci non appena si è svegliato e non ti ha trovato a casa! Per farlo stare buono lo abbiamo messo a colorare, ma si è rivelato un disastro! Fargli fare il bagno poi, è stato un suicidio. Abbiamo lasciato perdere non appena ha rovesciato metà acqua fuori dalla vasca. Poi è arrivata l’ora  della pappa! >> Iliana disse tutto con la voce che andava mano a mano crescendo di tonalità, e concluse quella frase con isterismo.
Claudia e Yulian scoppiarono a ridere e Alješa fece lo stesso condizionato dalle risate altrui.
<< Adesso ci pensa il papà a questo piccolo Cosacco >> Yulian sorrise e fece l’occhiolino al figlio, che lo abbracciò stringendo le sue esili braccia intorno al collo del padre.
Francesco e Iliana si lanciarono uno sguardo veloce e sorrisero a loro volta.
<< Siccome ho finito di pulire la cucina, io e Francesco andiamo, perché abbiamo un mucchio di cose da fare >> Disse Iliana asciugandosi frettolosamente le mani sul panno della cucina, Yulian e Claudia annuirono.
<< Grazie di tutto >> Mormorò Yulian sulla porta, quando i due erano ormai ad un passo dalle scale, Francesco gli fece l’occhiolino e poi andò via.
Quando rimasero da soli, Aleksej sollevò finalmente lo sguardo e lo puntò su Claudia incuriosito, la riconosceva, ricordava quella ragazza dai capelli rossi che aveva disegnato sulla terra arida del parco, ma non osava fiatare.
<< Ecco, Alješa. Lei è Claudia >> Claudia gli sorrise affettuosamente, Aleksej la scrutò con un’aria indagatrice, poi protese le braccia verso la ragazza e si fece prendere in braccio.
Yulian guardò il figlio con interesse, non si aspettava che reagisse in quel modo.
Claudia lo prese in braccio con una certa apprensione, ma Alješa le sorrise teneramente.
<< Sei bella >> Le bisbigliò nell’orecchio in un italiano non del tutto comprensibile.
Claudia gli sorrise e poi gli accarezzò la testa.
<< Grazie Alješa. Che ne dici se andiamo a lavarci le manine e a cambiarci la maglietta? >> Propose la rossa sistemando un po’ meglio la maglia del bimbo che si era sollevata quando l’aveva preso in braccio.
Aleksej annuì lentamente e lanciò un’occhiata al padre, Yulian sorrise e incrociò le braccia al petto. << Non ci credo, cos’è tutto questo ascoltare, Alješa ? Claudia ti piace eh? >>
Il bimbo fece una buffa espressione con la boccuccia e poi abbracciò goffamente Claudia, che ridacchiò divertita.
Alješa era un bambino davvero bellissimo, Claudia non poteva smettere di pensare che dopotutto assomigliasse moltissimo a Yulian, aveva gli stessi capelli biondi, e gli occhi erano un misto tra l’azzurro e il turchese, Claudia non aveva conosciuto Svetlana, e non poteva dire con certezza quanto quel bambino avesse preso anche di lei, le lentiggini sicuramente e forse le labbra e il nasino. Più lo teneva in braccio, più lo aiutava a muovere i primi passi, più cominciava ad amarlo, e odiarlo non avrebbe mai potuto farlo.
Lo aiutò a cambiarsi la maglietta, lo pettinò e gli sciacquò la faccia, Yulian era entusiasta, e se Claudia non avesse saputo la verità, loro tre così, sembravano davvero una famiglia.
Quando il bambino fu ben sistemato e si mise a giocare da solo sul tappeto, Claudia e Yulian si misero a cucinare qualcosa di commestibile.
<< Cosa vuoi mangiare? >> Domandò il ragazzo aprendo il frigorifero, Claudia osservò con fare critico gli ingredienti, inquadrò delle uova, del prosciutto, dei formaggi e qualche verdura. << Devi andare a fare la spesa >> Costatò accarezzandosi il mento, Yulian incrociò le braccia al petto e si appoggiò al frigorifero.
<< Faccio del mio meglio, io! Ma non sono un genio della cucina >> Claudia gli regalò un bel sorriso e afferrò uova, prosciutto e altri ingredienti appoggiandoli sul tavolo.
<< Nemmeno io, tuttavia ad Alješa preparo un bel piatto di pasta al sugo e la frittata, noi ci accontentiamo di una carbonara e contorno di verdure >>
Prepararono la cena insieme, punzecchiandosi ogni tanto, Yulian finì per tagliarsi il dito affettando le melanzane e Claudia si scottò il braccio con l’olio quando provò a girare la frittata del bambino, tuttavia per le nove riuscirono a servire a tavola qualcosa di commestibile. Aleksej era morto di fame, e non faceva altro che camminare tra le loro gambe lamentandosi.
Yulian lo prese in braccio e lo mise seduto a tavola.
Mangiarono e poi, mentre Claudia faceva la cucina, Yulian portò il bambino a dormire nonostante le mille proteste, tuttavia Aleksej si addormentò pochi minuti dopo completamente sopraffatto dalla stanchezza e dal sonno.
Quando Yulian tornò in cucina, Claudia stava sistemando le ultime cose sul ripiano, lui si fermò ad osservarla sullo stipite della porta, era strano vederla intenta ad occuparsi della casa, l’ultima volta che l’aveva vista così presente, aveva sedici anni ed era preoccupata di fare una versione di greco troppo complicata.
Lei si girò con fare distratto, probabilmente perché si sentiva osservata, lui le sorrise e la raggiunse, aiutandola a posare le pentole nel posto giusto.
C’era silenzio nella cucina, e l’unico rumore proveniva dalla radio accesa in sottofondo che mandava musica, Yulian si era completamente dimenticata di averla lasciata accesa, fece per avvicinarsi e spegnerla, ma le parole che gli arrivarono all’orecchio lo bloccarono.
 
Ti porto a cena con me, il tuo passato non è invitato. Lascia a casa le pene, se me lo sono un po’ meritato. Ti porto a cena perché vorrei che tu mi togliessi il fiato, riaverlo indietro da te, come se fosse il mio compleanno, il mio regalo.
 
Claudia si girò a guardarlo, non disse niente, ma Yulian vide che i suoi occhi parlavano da soli, se n’era accorto, l’aveva sentito, che probabilmente erano quelle le parole che Claudia avrebbe voluto dirgli, che nel silenzio c’era molto, molto di più.
 
Avrei voluto scriverti una lettere, anche se ormai si usa poco, se fosse contagiosa la felicità, adesso è fuori moda. Vorrei che tra le righe, tu capissi che, che nonostante il mio sorriso, non tutto è stato semplice, ed anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via con te.
 
Lei si appoggiò al bancone della cucina, incrociò le braccia al petto e continuò a guardarlo sempre in silenzio, lui la imitò, ma si appoggiò al muro, le stava dicendo qualcosa, stava parlando un’altra persone per lei.
 
Ti porto a cena perché, nel caso avessi dimenticato il mio coraggio. Avrei voluto scriverti una lettera, anche se ormai si usa poco, se fosse contagiosa la felicità, adesso è fuori moda. Vorrei che tra le righe tu capissi che, che nonostante il mio sorriso, non tutto è stato semplice, ed anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via con te.
 
Yulian chiuse gli occhi e li riaprì. Claudia aveva smesso di guardarlo, e probabilmente stava ricordando, ricordando delle cose brutte, delle cose tristi. Yulian provò l’impulso di strappare via il dolore, ma non avrebbe mai potuto farlo, perché c’era lui in quei ricordi.
Era lui che le causava dolore.
 
La verità, è che mi sento morire dentro, e la bugia è che non mi importa poi così tanto, così tanto. Avrei voluto scriverti una lettera, anche se ormai si usa poco, se fosse contagiosa la felicità, adesso è fuori moda. Vorrei che tra le righe tu capissi che, che nonostante il mio sorriso, non tutto è stato semplice, ed anche se nascondo il peggio, è perché il meglio è andato via con te. Via, con te.
 
Yulian spense improvvisamente la radio, e Claudia si svegliò dallo stato di trans.
Lui avrebbe davvero voluto mettere da parte il passato, far finta che non c’era Svetlana dietro di lui, far finta di non aver mai detto quelle parole quella fredda sera di tre anni fa.
La verità però, era che Yulian non aveva dimenticato il coraggio di Claudia, era stato quel ricordo a dargli forza.
Si avvicinò a lei e le strinse le mani, lei lo guardò un po’ stanca.
<< Claudia, perché non ci sposiamo? >> Gli era venuto dal cuore, e Claudia non rimase sorpresa, non saltò dalla gioia, ne fece versi fastidiosi o saltelli altezzosi.
<< Mi sembra ora no >> Rispose lei sorridendogli, lui le regalò un bacio a timbro e poi l’abbracciò.
<< Io me lo ricordavo il tuo coraggio, lo ricordavo Clo >> Gli sussurrò lui all’orecchio, lei lo strinse più forte.
<< Lo so, Yul. Lo so, ero io che non lo ricordavo >>
<< Lo lascio andare il passato, lo lascio andare >>
<< Va bene >>
 
 
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Effe_95

Buongiorno a tutti.
Allora, so di aver promesso che avrei aggiornato in tempo, e so di aver fatto tardi come al solito invece, tuttavia, ho riscritto questo capitolo almeno tre volte.
Il fatto è che non ero mai vermente soddisfatta di ciò che scrivevo, e tutt'ora non mi piace per niente, comunque, ho deciso di postarlo perchè altrimenti non l'avrei fatto mai più, quindi spero possiate perdonare l'orrore del capitolo e il mio ritardo.
La canzone che fa da colonna sonora a questo capitolo, e anche da titolo, si chiama " Ti porto a cena con me" ed è di Giusy Ferrero.
Detto questo grazie mille, alla prossima.
 
  
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