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Autore: giascali    18/07/2014    8 recensioni
Angela: vive in Texas, più precisamente in un riformatorio.
Satoshi: cresciuto in Giappone, dove è oggetto di desiderio delle coetanee, ha una madre "diversa".
Luz: brasiliana, ha una cotta per Alex. Progetta già il suo matrimonio con lui.
Micheal: la sua casa è l'Australia, ama fare a botte e tendono a giudicarlo un ragazzo difficile.
Serena: normale ragazza italiana che venera la musica.
Questi cinque ragazzi non hanno niente in comune, a parte il fatto che hanno sedici anni, che sono stati tutti adottati e che sono capaci di dominare i sei Elementi...
* dalla storia *
-Allora? Mi credi? – sembra ansia quella che ha nella voce.
Derek mi guarda leggermente in ansia.
Sembra strano per uno come lui. Ancora non parla. Devo capire bene la situazione. Ci siamo riseduti sulla panchina su cui ero quando l’ho visto stamattina. Derek si passa una mano tra i suoi capelli neri e poi sulla faccia pallida. La cosa è leggermente ironica, visto che non è lui la persona a cui hanno raccontato la storia che, se vera, sarebbe quella della sua vita prima di essere adottato.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tia.
 
La prima cosa che penso vedendola è “non le assomiglio per niente”, la seconda che forse abbiamo dei tratti in comune, come il volto rotondo, la terza è che forse sarebbe stato meglio se le Lune non si fossero intromesse ancora un volta. Insomma, noi cinque ci stiamo allenando da mesi per seguire il loro volere e cosa fanno? Interrompono la battaglia, lo scontro finale. È come se fossimo al cinema e ci fosse l’intervallo proprio al momento più bello.
Ugh. Ora mi è venuta voglia di pop corn.
Scuoto la testa e vengo investita da mia madre. No, veramente, avrei preferito vederla dopo che tutta questa storia fosse finita. Almeno non prenderei il suo abbraccio come una sorta di porta fortuna ma uno di congratulazioni.
Mi accontenterei anche di un biglietto, a questo punto. Tutto, pur di togliermi questo dente il prima possibile.
Chissà se anche gli altri vedono Rendak come un dente da estirpare. Un fastidiosissimo dente con una carie. Magari un canino.
Mia madre, Sulla, si alza sulle punte, anche se non ne avrebbe bisogno, siccome mi supera di circa cinque centimetri, a quanto pare sono veramente la più bassa di tutta Alias, come sostiene Eracl da quando siamo arrivati qui, e avvicina la bocca al mio orecchio. – Sono così fiera di te, Tia. Sei diversa da come mi aspettavo che saresti diventata ma meglio. Sei molto più forte, coraggiosa e intelligente. –
Okay, forse su quest’ultimo punto ha un po’ esagerato, ma chi sono io per contraddire mia madre?
 
Io e mia madre parliamo per troppo poco tempo ma in questi brevi istanti mi diverto, sentendola raccontare di come fosse goffo mio padre Nar con me appena nata e altri aneddoti.
Sulla mi abbraccia un’ultima volta, prima di dire: - Ricorda quello che ti ho detto, sii meno impulsiva. Le nostre azioni e parole hanno delle conseguenze. Ti voglio bene. –
La stringo ancor più forte a me, consapevole che questa sarà l’ultima volta che potrò toccarla.
-Anch’io, mamma. – le rispondo, sperando che Eracl non senta, perché inizierebbe sicuramente a lamentarsi del fatto che con lui sono molto meno affettuosa. Beh, brezza estiva, lei è morta, tu non ancora. Poi scompare, si vaporizza davanti i miei occhi. È come se all’improvviso perdesse consistenza e, qualche secondo dopo, sbiadisse.
Sarebbe inutile dire che mi si spezza il cuore.

Dopo che le nostre madri scompaiono, tocca a noi andarcene da… qui. Non saprei in che altro modo definirlo. Diamine, il mio maggior problema, fino a tre mesi fa circa, era di farmi invitare ad uno stupido ballo scolastico da un tizio con un nome ancora più banale, adesso invece quello più innocuo è di trovare una definizione per un posto in cui mi sono ritrovata mentre stavo combattendo con il colpevole della morte dei miei genitori.
Suona ancora più strano, pensandoci.
Non dirlo a me, pensa Kori, fino a tre mesi fa dovevo solo preoccuparmi di non farmi scoprire addormentato durante le lezioni di matematica e che Ito Kasami mi lasciasse in pace.
Chi è Ito? Si intromette Iris, con tono confuso.
Emh…
Scusa ma non stavamo per fare qualcosa di più importante che parlare di una ragazza che aveva una cotta per Kori? Commenta Ilio.
Definisci importante, la esorta Eracl, con la coda dell’occhio lo vedo ridacchiare. Kori, invece sta diventando sempre più rosso.
Combattere contro un tiranno che tormenta da sedici anni Alias, gli risponde Ilio che solleva gli occhi al cielo ed incrocia le braccia, prima di scomparire. Che abbia assunto quella posa per aggiungere più effetto alla sua “uscita di scena”? Cavolo, voglio anch’io fare qualcosa del genere.
Allora questo è solo divertente, ridacchia ancora Eracl, prima che Kori ed Iris, ormai del tutto disinteressati alla nostra conversazione, svaniscano anche loro.
Do un pugno alla spalla di Eracl. Idiota.
 
Non ritorniamo nello stesso punto della stanza da cui siamo spariti ma in un angolo, nascosti da una cortina d’ombra creata da Iris. Ha le braccia spalancate e dai suoi palmi fuori escono delle strisce sottili di nebbia nera, che si aggiungono al velo che ci sta nascondendo.
Mi rialzo da terra, rendendomi conto che Iris sta usando i suoi poteri da Discendente del Buio. È una sorta di miracolo.
Ragazzi, una volta che l’abbasso, ci vedrà. Siete pronti? Ci chiede, il suo tono è leggermente insicuro, mi rendo conto solo dopo che è terrorizzata. Siete i migliori amici che potessi desiderare, voglio che lo sappiate.
Si vede che non hai avuto molti amici.
Giuro che un giorno di questi ti prendo a calci, Eracl.
Quello è il mio compito, Ilio!
Okay, Iris, fallo e lascia perdere questi imbecilli.
Sembra quasi che non stiamo per rischiare la vita.
Iris chiude le mani a pugno e lascia cadere le braccia ai fianchi, nello stesso momento, la barriera che ci ha nascosto inizia a scomparire e a renderci visibili agli occhi di Rendak. Chiudo i miei e mi concentro sul mio Elemento. Quando li riapro, sul pavimento della stanza sono comparsi tanti piccoli germogli che si stanno facendo sempre più alti e robusti. Con la coda dell’occhio vedo che anche gli altri stanno facendo lo stesso: Kori è letteralmente in fiamme, Ilio sta maneggiando una grande sfera d’acqua, modellandola con attenzione, Iris sembra una luce intermittente, un attimo brilla, quello dopo sembra scomparsa, chissà cosa le ha detto la madre per convincerla ad usare a pieno i suoi poteri, ed Eracl è nell’occhio del suo personale ciclone, piccoli detriti, foglie, pezzetti di mattoni ed altro, vengono sollevati dal vento e girano attorno a lui. I suoi capelli grigi sono mossi dall’aria e il suo sguardo è minaccioso. Non mi è mai sembrato più bello e pericoloso di adesso.
Non appena ci individua, sul volto di Rendak compare un sorriso maligno. – Finalmente vi ho trovato, mocciosi. – nella sua mano sinistra compare un’altra ombra che, man mano che il braccio di Rendak si alza, diventa sempre più stretta ed affilata, poi, schizza verso di noi e in aria inizia a dividersi in tanti piccoli dardi.
Prima ancora che io possa erigere una barriera per proteggerci, o che ci pensi Iris o chiunque altro di noi cinque, le ombre vengono deviate. Da altre ombre solide. Mi volto verso Iris ma dalla sua espressione sorpresa capisco che non è lei la responsabile.
Riporto lo sguardo davanti a me. Le ombre ora si sono trasformate in degli animali. Due felini, per la precisione. Una è una pantera, l’altra un leone, due volte più grosso della prima. Il leone si lancia contro l’avversaria ma questa sguscia via prima di venire ferita.
Guardo affascinata i due felini combattere, lo fanno in maniera elegante e calcolata, studiando i movimenti dell’avversario prima di attaccare.
Proprio quando il leone sembra che stia per sopraffare la pantera, questa gli dà una zampata sugli occhi e si allontana dall’avversario con un balzo, poi si rilancia contro di lui, lo morde ad un fianco e il leone scompare.
La pantera ci lancia uno sguardo disinteressato, come se ci avesse salvati solo perché gli andava e non perché gli importi veramente qualcosa di noi, si volta verso la porta, su cui si affacciano due figure maschili in contro luce, una snella ed un’ altra bassa con una spada imponente, annuisce e svanisce.
-Nei miei allenamenti eri più duro, padre. – dice con voce divertita quello basso.
Solo in un secondo momento capisco chi sia. Shade. Fa un passo in avanti e così ora riesco a vedere meglio il suo volto. È sporco e unto, i suoi capelli arruffati e ha un sorriso folle, che lo fa sembrare ancora più minaccioso, vista la spada enorme che sta tenendo in mano con una disinvoltura inquietante. È come se ci giocasse fin da bambino e non mi stupirei se fosse così, visto quello che mi ha raccontato su di lui Ilio. Ce lo vedo quasi, a cinque anni, venire messo a letto dal padre e dirgli con voce seria che la sua spada potrebbe mettersi a piangere se non dormiranno insieme. Sempre che Shade abbia mai usato tale scusa. Io lo facevo sempre con la mia madre adottiva, anche se la pregavo di farmi di dormire con una pianta, al posto della spada. – Sorpreso? – dice poi Shade. Alza l’arma. – Pure io, sinceramente. –
Il viso di Rendak non lascia trasparire alcuna emozione, anche se scommetterei che è abbastanza sorpreso. Io lo sono. Per qualche minuto non parla, si limita a restarsene fermo, sbalordito e con la bocca socchiusa. Poi, quando sembra intenzionato a prendere la parola, si odono per tutto il castello delle urla, dei passi e dei rumori di battaglia. Rendak richiude la bocca e serra le labbra, prima di parlare: - Cosa sta succedendo? – sul suo volto compare una smorfia infastidita. Pare quasi che questo fracasso infernale sia solo una mosca tediosa che gli ronza davanti agli occhi.
Anche Elias fa un passo in avanti, pure lui ha il volto sporco e noto alcuni nuovi graffi sul braccio. Il Discendente della Terra fa un sorriso soddisfatto, prima di rispondere al padre: - I Discendenti della Luce avevano una gran voglia di uscire. –
Credo che il mio mento abbia appena toccato il pavimento. Ehi, fa pure rima!
Se Rendak sembra sorpreso, non lo da a vedere di certo. Ugh, è così frustrante. Il suo volto non lascia trasparire niente di quello a cui sta pensando. Tipo Eiran. Anzi, sorride perfino.
-Quindi adesso ti sei convinto pure te, Shade? Secondo te merito di morire? –
Il quattordicenne stringe ancora di più le mani attorno all’elsa della spada, le sue nocche diventano, se possibile, ancora più pallide. Riesco quasi a distinguere le vene bluastre. Passano alcuni minuti di silenzio, in cui Shade non risponde. Elias ha in volto un’espressione indecifrabile. Che stia dubitando della risposta del fratello?
Poi il Discendente del Buio fa un respiro profondo e le sue spalle sembrano rilassarsi. Chiude gli occhi e le ciglia sono così lunghe che gli sfiorano gli zigomi, non appena lo fa. Realizzo con sorpresa che è identico alla madre di Iris, Talia del Buio. Shade apre gli occhi e si appoggia allo spadone con un’ altezzosità che potrebbe usare solo un principe. Ed in effetti lo è stato, per quattordici anni. Si lecca le labbra sottili, prima di rispondere al padre: - Hai paura di morire, padre? Non è così? Tutti hanno paura di qualcosa. – qui la voce gli trema un poco ma poi riprende il tono da adulto alla mano. – Credo che tu conosca la mia, come io so qual è la tua. È questo il fine degli ultimi quattordici anni, eh? Avevi già in mente che al tuo piano ti sarebbe servito un figlio della tua stessa Discendenza. Per questo hai lasciato Demes. Lo Spirito ti aveva già detto a quale sarebbe appartenuto Elias. Volevi qualcuno da poter sfruttare, qualcuno che ti sarebbe rimasto fedele. Davvero furbo, padre. Davvero. Fin da quando sono nato, hai già tessuto le trame del mio futuro. Cosa sarei, insomma? La tua vittima sacrificale o la tua guardia del corpo, siccome ti aspettavi che ti avrei aiutato, se si fosse presentata una situazione del genere? Forse è per questo che sapevo usare i miei poteri ancor prima dei dieci anni. –
A queste parole, Iris sussulta. Mi giro verso di lei, ha gli occhi spalancati. – Anche tu? – mormora con sorpresa nella voce. Shade la ignora ma credo che questo breve scambio abbia fatto capire una cosa importante ad entrambi: non sono soli. In un secondo momento mi rendo conto che ha smesso di brillare, come Kori ha finito di essere veramente la Torcia Umana, e Ilio, Eracl e me abbiamo cessato di manipolare i nostri Elementi
- Tu mi stai chiedendo se meriti di morire. Io non sono un dio, un essere superiore o altro. Non ho il diritto per deciderlo, quindi neanche per farlo. In fondo sei stato mio padre, mi hai voluto bene, o quanto meno me lo hai fatto credere. Sei stato la mia famiglia. Non si uccide la propria famiglia se non con un motivo più che valido. Io non ce l’ho. – si stacca dalla spada. La guarda un attimo, prima di lanciarla ad Eracl. – Loro sì. Sono sicuro che saranno dei sovrani mille volte meglio di te. –
Dopo di ché, si volta indietro e scambia uno sguardo con il fratello. Elias annuisce e dal pavimento spuntano altri germogli, altre radici che vanno ad attorcigliarsi alle caviglie di Rendak, ancora fermo su sé stesso. Poi delle ombre vanno ai suoi polsi e all’improvviso è come se gli pesassero una tonnellata, perché Rendak cade in ginocchio, le mani a terra.
Shade fa un passo indietro, mentre noi ci accerchiamo attorno a Rendak. Eracl si passa tra le mani la spada. Ora non sembra così grossa. La alza e punta sul torace di Rendak, però non l’affonda. Capisco all’istante cosa sta pensando: dobbiamo farlo insieme.
La abbassa leggermente, per permettere a me e ad Iris di poter impugnare l’elsa anche noi. Prima che lo facciamo, che diamo un senso al nostro ritorno ad Alias, anche se non abbiamo mai saputo che fosse questa casa nostra, Iris dice qualcosa: - Vorrei tanto che tu fossi stato diverso. –
Non posso fare a meno di concordare.

Note dell'autrice:
Questo capitolo è stato un parto. Mi dispiace di pubblicare solo adesso ma, ecco, ho cambiato idea così tante volte che non sono sicura se la maniera in cui l'ho scritto sia "quella giusta". L'idea originale era di scrivere di una gran battaglia eccetera ma poi, boh, mi è uscita così, la fine di questo capitolo. E sinceramente non mi dispiace neanche. Non so che pensare al riguardo. Credo sia meglio così, siccome il mio parere non è propriamente obbiettivo. Mi fa ancora strano che i capitoli che devo ancora scrivere si contano in neanche le dita di una mano, davvero. 
Che ne pensate del capitolo? Qui Tia diventa molto più riflessiva, verso la fine ma penso che non sarebbe potuto essere altrimenti, visto quello che succede. 
Grazie a chi ha recensito lo scorso capitolo e chi segue/preferisce/ricorda questa storia.
p.s. Rendak... Mi piace pensare che si sia lasciato uccidere così facilmente per le parole di Shade, ma se voi lo trovate strano, vi capisco, anche una parte di me lo pensa.


 
   
 
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